Il recupero delle vecchie colonie lungo la riviera romagnola (euronews.com)

di Luca Palamara

A Rimini, sulla riviera romagnola, le le 
vecchie colonie possono rappresentare il 
simbolo della rinascita del Paese appena 
uscito da oltre due mesi di lockdown.

Sin dal 1933 e fino agli anni 70, migliaia di bambini hanno trascorso le loro vacanze in questo posto. Per molti di loro, la prima possibilità di vedere il mare.

Un gruppo di sindaci della città metropolitana di Bologna sta portando avanti un progetto di restauro di queste imponenti strutture, contribuendo così al ritorno alla tanto agognata normalità, in una delle Regioni più colpite dall’epidemia … leggi tutto

La casa post-covid esiste già. Ed è vuota (glistatigenerali.com)

di Alessandro Coppola

Come da molti rilevato, l’attuale crisi interroga 
in modo fondamentale la dimensione dell’abitare. 

Questa è una crisi globale, con un forte andamento domestico e in misura significativa dalla qualità del nostro spazio abitativo è dipeso il livello di benessere dell’esperienza di questa lunga quarantena.

Come inevitabile, e con una certa mancanza di prudenza, si sono subito levati gli appelli da parte di architetti e promotori immobiliari riguardo la necessità di pensare la casa post-covid. Imprudenti perché ovviamente siamo ben lontani dal poter valutare quanto la presente crisi muterà nel medio periodo gli stili di vita, e soprattutto gli stili di vita urbani.

Ma anche perché allo stato delle cose la casa post-covid assomiglia giù molto alle abitazioni dei ceti superiori, che hanno rapidamente scoperto che il disporre di abitazioni di grandi dimensioni, con spazi aperti e dotate di elevati livelli di confort rappresenti un vantaggio che, nel contesto di un regime di confinamento cui siamo stati costretti, diviene un vantaggio propriamente strategicoleggi tutto

Il tempo e lo spazio della convivenza con la COVID-19 (iltascabile.com)

di

Le dinamiche di convivenza con il nuovo 
coronavirus hanno investito concretamente 
il tempo e lo spazio delle nostre vite. 

Già oggi ne percepiamo le conseguenze dopo settimane di chiusura nelle nostre abitazioni, improvvisamente trasformate anche in uffici, aule, palestre e sale riunioni.

Quasi un secolo fa Le Corbusier, nel suo manifesto teorico Verso un’architettura, definiva la casa moderna come una machine à habiter, coniando secondo Aldo Rossi “la definizione più rivoluzionaria del Movimento Moderno”, ovvero quella complessa espressione culturale che nella prima metà del secolo scorso ha dato forma, interpretazione artistica e filosofica all’istituzione di una nuova società industriale.

La casa macchina è diventata il modello del nostro abitare contemporaneo, improntata all’efficienza e all’ottimizzazione degli spazi, alla ricerca di un existenz minimum capace di garantire un alloggio sicuro e igienico alle migliaia di persone che, lasciata la campagna, si riversavano nelle neonate città industriali … leggi tutto

Una casa da godere insieme agli altri (ilmanifesto.it)

di

Le misure restrittive e di quarantena imposte in queste settimane stanno avendo un impatto specifico anche su una serie particolare di esperienze e pratiche dell’abitare condiviso, solitamente richiamate sotto le espressioni ombrello di housing sociale e co-housing. 

Si tratta di realtà variamente strutturate che si sono imposte negli anni, oramai anche in Italia e specialmente nei paesi nordici, come sperimentazioni innovative, soluzioni diverse nel determinarsi della relazione oggi così evidente a tutti tra casa e società.

Sono, perlopiù, interventi residenziali dove spazi e servizi vengono condivisi con i propri vicini per svolgere attività legate alla vita quotidiana, dove gli inquilini co-progettano iniziative nei locali comuni e collaborano nella gestione.

Rossana Zaccaria, presidente di Legacoop Abitanti, ci racconta le molte ricerche in questo campo, anche nell’ambito del progetto Cambiare l’Abitare Cooperando, nonché le possibili pratiche di gestioneleggi tutto