Ci sono conflitti senza indignazione (italiaoggi.it)

di Valter Vecellio

Filo di nota

Un giorno è il sindaco di Bologna che espone la bandiera palestinese sulla facciata del Comune; il giorno dopo la stessa bandiera viene issata sul Duomo di Milano…

per non dire delle manifestazioni, delle occupazioni di aule universitarie. Commuove e indigna quello che accade a Gaza e patisce la popolazione palestinese.

È giusto. Meno giusto non aver esposto i manifesti con i volti degli ebrei rapiti, torturati, uccisi da Hamas. Lo ha detto una volta Paolo Mieli: se si tratta di ebrei commozione e indignazione durano tre giorni (quando va bene).

Su ordine di Putin sono stati rapiti circa ventimila bambini ucraini, letteralmente deportati, vittime di una brutale e sistematica opera di “rieducazione”. Se ne occupa solo la diplomazia vaticana, con cautela e discrezione; magri i risultati: ne sono tornati per ora solo poche centinaia. Sono oltre un milione i minori in fuga dalle bombe russe in Ucraina. Per loro nessuna commozione, indignazione.

Sono 200 milioni i minori che vivono in zone dove si combattono guerre e si affrontano livelli di fame senza precedenti: dal 2020 il loro numero è aumentato di quasi il 20 per cento. Conflitti a causa dei quali milioni di persone muoiono, e nessuno si commuove, indigna. Non si parla più di Afghanistan dove i talebani hanno riconquistato il potere dopo il ritiro degli Stati Uniti. Si uccide e si muore in Nigeria. Si uccide e si muore in Myanmar: l’hanno definita “la guerra più sconosciuta del mondo”, un conflitto “a bassa intensità.

In Siria la guerra è cominciata con le proteste nel 2011 contro il regime di Bashar al-Assad; migliaia di civili massacrati e non se ne vede la fine. In Etiopia si combatte e si muore dal novembre 2020. In Yemen la guerra tra sciiti e sunniti secondo l’Onu, ha provocato almeno 400mila morti. Un elenco sterminato di guerre dimenticate.

Se ne può ricavare amarissima lezione: per questi conflitti non ci si può scagliare contro gli Stati Uniti e/o Israele. Dunque, non hanno diritto alla nostra commozione, alla nostra indignazione.

Bologna 2021-26. Il sindaco filo-palestinese Lepore scaricato pure dai pro-Pal

di F. S.

A Bologna c’è un eroe, un senza paura, uno che 
non si inginocchia di fronte a nessuno, a 
cominciare dalla comunità ebraica. 

Sembra incredibile ma si tratta di un rappresentante istituzionale, il sindaco della città Matteo Lepore, che crede di essere lui l’uomo – da premio Nobel – che restituirà la pace al mondo. La sceneggiata della bandiera palestinese issata sul palazzo municipale gli ha restituito la notorietà che era stata offuscata dal limite di velocità a 30 chilometri all’ora.

Adesso che ha imbandierato il Comune con il vessillo palestinese è tutto orgoglioso e crede di entrare nei libri di storia. In realtà lo sfottono un po’ tutti, persino il suo Pd, che proprio a Bologna espone la foto dello storico incontro tra Rabin e Arafat che fece sperare nella pace.

È vero, gli dà una pacca sulla spalla (sinistra, ovviamente) il deputato Andrea Orlando. Ma per il resto sono fischi. E non solo dall’opposizione in consiglio comunale.

La comunità ebraica innanzitutto, che è tormentata dai corteo antisemiti che si svolgono in tutta Italia e vede nel sindaco di Bologna una calamita del dissenso antisraeliano di cui proprio non si avverte il bisogno. Ma Lepore è considerato uno speculatore elettorale persino da parte dei giovani filopalestinesi: è «un’azione tardiva, che sa di mossa elettorale, e decisamente insufficiente rispetto a quanto sta accadendo».

Giovani palestinesi di Bologna bocciano il gesto del primo cittadino di esporre la bandiera palestinese a Palazzo D’Accursio. Non basta, insomma, issare il vessillo della Palestina. «Se davvero il sindaco Lepore e il Comune di Bologna hanno finalmente deciso di sostenere la popolazione palestinese lo dovrebbero fare concretamente», suggeriscono i Giovani palestinesi, «iniziando con l’adesione alla campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele, dicendo chiaramente che non si possono intrattenere rapporti e non si può finanziare in alcun modo una entità coloniale e genocida». Sempre più uno, non basta mai.

Lui, comunque va avanti, e l’elmetto che indossa metaforicamente gli serve – tuona – per «respingere e smentire l’interpretazione secondo cui esporre la bandiera del popolo palestinese rappresenti oggi un sostegno ai terroristi e un gesto antisemita. È una cosa falsa che va rigettata e respinta».

A Palazzo D’Accursio deve essersi smarrita l’eco delle manifestazioni di questi mesi, dove si è inneggiato anche in modo esplicito ad Hamas e al massacro del 7 ottobre (“dal cielo al mare…”, a simboleggiare la volontà di sterminio del popolo ebraico).

Ma Lepore non sente ragioni e dice appunto di «non volersi inginocchiare a nessuno»: con chi ce l’ha il sindaco di Bologna, proprio con la comunità ebraica? «Dobbiamo tutti accettare che esistono il diritto internazionale, la giurisprudenza europea e la Dichiarazione universale dei diritti umani che ci pongono condizioni che insieme dobbiamo sapere non solo accettare ma anche perseguire». Il 7 ottobre era una festicciola, per caso, o un massacro che proprio il diritto internazionale persegue?

Lepore assicura di voler «continuare a ricercare il dialogo, come già fatto nei giorni scorsi parlando con De Paz, verso cui nutro profonda stima e rispetto», ma anche «contattando Noemi Di Segni», cioè la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane. Il Comune dialogherà «con tutti gli interlocutori che vorranno svolgere un ruolo positivo, ma per favore- è l’appello del sindaco- «evitate di accusare l’amministrazione e la città di essere a fianco dei terroristi solo perché abbiamo un’opinione». Sta a vedere che si offende pure.

A quella bandiera palestinese ci tiene troppo e degli ebrei, in fondo, che se ne fa… Ci parla senza ascoltarli. Quella del sindaco di Bologna non è equidistanza, ma schieramento totale a favore di una parte in conflitto con l’altra. È la sinistra peggiore.

Bologna 2021-26. La Comunità Ebraica attacca Lepore: “Incita all’antisemitismo, la legge italiana lo vieta” (bolognatoday.it)

di Noemi di Leonardo

Alzata di scudi della CEB:

“Un sindaco che non ha mai esposto le bandiere dei curdi, delle vittime del regime iraniano, dei sudanesi massacrati, dei milioni di siriani cacciati dalle loro città e men che meno quella di Israele quando viene attaccato”

“Divisione, questo l’unico risultato che può ottenere la scelta del Sindaco Lepore a esporre la bandiera palestinese su Palazzo Comunale”. È la netta posizione della Comunità Ebraica di Bologna che rigetta la decisione “senza se e senza ma, Una scelta che pone il Comune di Bologna in un dibattito che oggi è tutto tranne che bilaterale” si legge nella nota.

Per la CEB si tratta di “una scelta evasiva rispetto alla matrice del problema del conflitto tra Israele e Hamas che ha nelle sue intenzioni lo sterminio del popolo ebraico, ribadito nel suo statuto siglato nel 1998, art. 7 paragrafo 6. Ciò che sta accadendo in Israele e a Gaza è la terribile conseguenza di una situazione che la leadership palestinese in ottant’anni non ha mai avuto sincero interesse a risolvere. Non andrebbe chiesto anche il cessate il fuoco ad Hamas? O questo non serve perché Israele è in grado di difendersi?” chiedono.

“Implicita adesione alla volontà genocidaria di Hamas”

“Il diritto dei Palestinesi a uno Stato deve passare attraverso il loro riconoscimento del diritto di Israele di esistere e di difendersi. La Palestina dovrebbe da subito dichiarare di accettare i principi di democrazia e di diritti uguali per tutti i suoi cittadini, uomini e donne – quindi d’iniziativa del Comune – in assenza di queste garanzie costituisce un’implicita adesione allo slogan ‘dal Giordano al mare’ e quindi alla volontà genocidaria di Hamas – tuona la Comunità Ebraica Bolognese – Questo è un incitamento all’antisemitismo, che mette in forte pericolo la presenza ebraica e israeliana nella nostra Città e non giova nemmeno ai palestinesi”.

“Come cittadini che aderiscono ai principi etici e culturali europei e occidentali – continua la nota – pensiamo sia giusto riconoscere i diritti dei Palestinesi ad avere il loro stato, ma nell’ambito di un percorso di reciproco riconoscimento e di volontà di pace”.

Dal 1947 a oggi

“Non possiamo scordarci che ai palestinesi fu offerto uno stato nel 1947, nel 1967, nel 1979 e che nel 2000 a Camp David, alla presenza di Bill Clinton, Arafat rifiutò l’offerta di Ehud Barak e che nel 2008 Abu Mazen rifiutò uno dei piani di pace in assoluto più avanzati, offerto da Ehud Olmer – da notare CEB – entrambi i piani, con diverse sfumature, prevedevano la costituzione di uno Stato Palestinese con Gerusalemme est capitale, con la restituzione del 93% della Cisgiordania, occupata da Israele nel 1967.

Nel 2005 Gaza (anch’essa occupata nel 1967) era stata completamente sgomberata dagli Israeliani. Israele ha sempre dimostrato di saper accogliere una disponibilità alla pace ed ha trattati di pace con Egitto, Giordania, Marocco e altri Paesi arabi che durano in alcuni casi da decenni e saprà far pace coi palestinesi che lo vorranno”.

“Siamo addolorati nel constatare che il Comune di Bologna riporta automaticamente solo le versioni di una parte (Hamas) – osserva la Comunità – senza tentare di ricostruire la realtà anche sulla base delle posizioni israeliane.
Così come siamo colpiti da come l’opinione pubblica si aspetti che in una guerra che Israele non ha scatenato le vittime debbano essere “equilibrate” (cosa che ben raramente accade in guerra) e che non tenga conto che Hamas usa cinicamente i Palestinesi come scudi umani e si avvalga del numero
di vittime come di un punto a suo favore”.

“La legge italiana lo vieta”

“Il Sindaco Lepore parla di dialogo, ma il dialogo va promosso escludendo azioni faziose e preconcetti. Dialogo tra Israele e Hamas, con la restituzione degli ostaggi e fine del lancio di missili da Gaza e dal Libano, come primo passo per arrivare al cessate il fuoco – esorta la Comunità – Un Sindaco che fino a oggi non ha mai esposto le bandiere dei curdi, delle vittime del regime iraniano, dei sudanesi massacrati da oltre vent’anni, dei milioni di siriani cacciati dalle loro città rase al suolo e men che meno quella di Israele quando viene attaccato.

La legge italiana vieta l’esposizione di bandiere di stati esteri tranne che in occasione di visite di Stato, e l’esposizione di bandiere di parte su edifici pubblici perché essi sono di tutti. Servirsi del bene pubblico per promuovere la causa palestinese nel presente conflitto a Gaza, in un contesto di crescente violenza e manifestazioni sempre più di carattere squadrista è un gesto non di pace.

Qualunque riprovazione verso il governo israeliano non giustifica l’incitamento all’odio. Esporre entrambe le due bandiere oggi significherebbe che Bologna sostiene i diritti di entrambi i popoli, ponendosi ad esempio nei confronti di altre città italiane e ribadendo la tradizione di dialogo della nostra Città. La Comunità Ebraica è sicura che i Cittadini bolognesi siano dotati di una consapevole conoscenza su fatti e storia a favore di un dialogo costruttivo” concludono.