di ANDREA ZANCHI
l Tar boccia l'assegnazione di vicolo
Bolognetti a Làbas,
sollevando questioni amministrative e politiche. Il silenzio del Pd e le sfide della giunta nell’affrontare il mondo dei collettivi.
Nessuno è al di sopra della legge. Il principio, ovvio e quasi banale in uno stato di diritto, è stato ribadito pochi giorni fa dalla sentenza con cui il Tar ha bocciato l’assegnazione di vicolo Bolognetti a Làbas, accogliendo il ricorso della cordata concorrente sconfitta nel bando del 2019.
Una sentenza che ha fatto scalpore per le motivazioni e per gli effetti politici, ben manifestati dal tentativo del sindaco di derubricare la questione come una che sta “al centesimo posto rispetto ai problemi dei cittadini”.
Sul tappeto restano alcuni problemi che, se non al primo posto, sicuramente stanno a cuore a una fetta non trascurabile di bolognesi, compresi tanti che hanno votato per Lepore.
Il primo è di tipo tecnico-amministrativo, ma che va a toccare la qualità complessiva della vita civile e partecipativa della città: se è vero, come dice la sentenza, che la decisione della commissione ha avuto aspetti “manifestamente irragionevoli” e che non ha considerato che l’offerta dell’associazione afferente a Làbas aveva “sottostimato di 161mila euro il costo del canone di locazione” allora significa che nella macchina amministrativa del Palazzo c’è qualcosa che non va. Forse molto.
Sul punto sarà interessante vedere cosa dirà il Consiglio di Stato, a cui il Comune ha fatto prontamente ricorso. Poi c’è il problema politico, ovvero il rapporto tra l’amministrazione e il mondo dei collettivi. Colpisce, ma non stupisce, il silenzio del Pd sulla vicenda, a testimonianza di un partito che, salvo qualche eccezione, pare avere smarrito del tutto la dialettica interna e aver messo al bando le posizioni più moderate.
Non colpisce la corsia preferenziale che Coalizione Civica vorrebbe dare ai collettivi: d’altronde è entrata in maggioranza (anche) per quello. Intriga, infine, sapere come la giunta pensa di risolvere il problema: non tanto quello di vicolo Bolognetti (lì ci penserà la magistratura), ma quello della ‘postura istituzionale’ verso il mondo antagonista. Una cosa è sicura, e non perché le Europee incombono: il tempo delle scelte è più vicino che mai.