La proposta del sindaco: cambiare nome al Pd. “Chiamiamolo partito democratico e del lavoro”
Congresso Pd, manciata di firme sindaci per Bonaccini, ma Lepore non c’è
Venerdi' scorso,
L’ex Mercatone occupato: «Ci andiamo ad abitare, il Comune è ipocrita»|Foto
Nuova occupazione in via Stalingrado: attivisti dentro un magazzino
Lepore: «Il Pd deve diventare popolare o scomparirà»
Bologna, Lepore convoca i vertici dell’aeroporto: «Troppi voli di notte»
Bologna: sfitti, vuoti, in ristrutturazione. Mille alloggi pubblici non hanno inquilini
Il Cua occupa l’aula Roveri di via Zamboni 38
Ambientalisti bloccano il ponte di via Matteotti: “Camminiamo come sonnambuli sul precipizio”
Congresso Pd, i dubbi di Lepore sulle primarie
Nuova occupazione di una palazzina in via Stalingrado a Bologna
Manifestazioni e imbrattamento sede Confindustria. Lepore: “Si mantenga rispetto dovuto alla città”
di Gregorio Dimonopoli (diario.world)
Le fughe della Lep(o)re
Nel fine settimana un’improvvisato corteo del CUA ha attraversato il centro storico della città proponendo una serie di azioni di dubbio gusto, tra le quali l’impiccagione di un manichino che rappresentava il presidente del consiglio.
Ovviamente si è scatenata una canea di reazioni, giustificabili, sul messaggio violento. Reazione ben più soft da parte della maggioranza politica di Bologna avvenne invece quando, qualche anno fa, accadde una medesima esposizione macabra con il “mostro” Salvini in occasione di una polemica visita ad un campo Rom.
Detto tutto ciò , colpisce la spianata di richieste urlate a tutti i media di punizioni ferree per i protestatari da parte del nostro primo cittadino. La sua vicesindaca, non la mia, ha aspettata solo la sera successiva di quella giornata per stigmatizzare l’impiccaggione, nonostante nella mattina si era tenuto un question time in consiglio comunale e dove tutti i consiglieri, anche di maggioranza, iniziavano il proprio intervento con una nota di biasimo contro il CUA.
Due coincidenze? Può darsi, ma…
Nella mia istintiva diffidenza nel confronti di questa giunta, dovuta ad una frankestiana amalgama di forze politiche in antitesi tra loro, il pensiero è scattato subito verso l’ipotesi che il terrore di poter perdere due infrastrutture (tram e passante) possa aver fatto scattare l’ansia del sindaco schierandosi con inusuale tempismo con il governo. Della serie: io mi sono fatto eleggere per inaugurare la di ogni e questo viene prima di ogni “amicizia” passata e tollerante verso una certa sinistra (?). Basterebbe ricordarsi della vergognosa vicenda dell’XM 24.
Marcel Jacobs farebbe bene a guardarsi alle spalle, c’è chi può correre molto più veloce.
Ma forse sbaglio.
Pesci
La sardina Mattia Sartori ha deciso di iscriversi alla costituente del PD; poi – ha dichiarato – se il risultato finale non gli piacerà, non si iscriverà al PD.
In cosa per lui un partito differisca da un autobus è una domanda credo legittima. Come prenderanno le sue parole gli altri costituenti – in estrema sintesi: “discutiamo pure, ma se il risultato finale non mi piacerà, me ne andrò” – è per me ragione di curiosità.
Del resto la sardina – che peraltro mi è molto simpatico, anche per questa sua irregolarità – ha buoni maestri, i Bersani, i D’alema, che dopo una vita in maggioranza, essendosi trovati per la prima volta, e già in tarda età, in minoranza, se ne uscirono dal PD, distruggendo per sempre – non ci crederete, ma me ne dolgo – l’idea di un partito plurale in cui si co-opera e spesso ci si sopporta in nome di più alti valori: right or wrong, my party.
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Sul bilancio del primo anno di mandato piovono anche le critiche della minoranza riformista del Pd marginalizzata alle amministrative
Non ci sono solo le critiche del centrodestra a mettere in discussione il bilancio del primo anno di mandato presentato dal sindaco di Bologna Matteo Lepore. Anche la minoranza riformista del Pd, marginalizzata ai tempi delle Amministrative e rimasta da allora un pungolo nel partito a trazione leporiana, il 18 ottobre ha deciso di dire la sua.
«Mi pare che, al di là del gigantesco sforzo narrativo, in questo primo anno di mandato la montagna abbia partorito un topolino. C’è tanto su cui lavorare. Tanto», ha scritto sui social l’ex assessore Alberto Aitini, incassando oltre 200 mi piace. Tra i commenti anche quello della coordinatrice bolognese di Italia Viva, Lina De Troia. «Neanche il topolino, basta guardare in giro. Lo spazzino di quartiere? Bologna la zozza. Poliziotto di quartiere? Risse, stupri, furti in aumento. Il resto fuffa — scrive la renziana — ma siamo la città più progressista d’Italia».
«Il Bologna-centrismo si è acuito»
Dario Mantovani, sindaco di Molinella che all’ultimo congresso del Pd bolognese ha rappresentato l’area riformista, invita ad allargare lo sguardo al territorio metropolitano.
«Basta guardare la cartina per rendersi conto che i Comuni con le fragilità più alte sono quelli dove il centrodestra vince o va avanti», sottolinea Mantovani, per cui «dopo un anno, a parte un po’ di scelte nominalistiche o simboliche, siamo ancora sulla china. Non mi sembra ci sia stato un cambio di passo». Anzi, sottolinea il sindaco che allo scorso congresso sfidò l’attuale segretaria del Pd Federica Mazzoni, «il Bologna-centrismo, invece che diminuire, mi sembra si sia solo acuito». Un esempio? Il Pnrr.
«Si sperava che portasse grandissime risorse su tanti Comuni sotto i 15 mila abitanti. È successo in parte per quelli un po’ più strutturati, ma la maggior parte dei Comuni — dice il leader della minoranza dem — ha avuto difficoltà a raggiungere queste risorse e i soldi nei piani integrati della Città metropolitana si sono concentrati quasi tutti sui progetti del capoluogo». Il divario tra centro e periferia insomma, sostiene Mantovani, si è acuito. Il voto per la giunta Lepore dunque è insufficiente? «Io pongo temi politici, non do voti. C’è una questione che riguarda la Città metropolitana. A un certo punto le politiche vanno sostanziate con i fatti».
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