Bologna 2021 – Non voterò Lepore perché … (FB)

di Carlo Terrosi

Non voterò Lepore perché:
– Perché con lui la città rimarrà ferma nei prossimi 5 anni. E questo è un lusso che nessun territorio si può permettere. A Bologna c’è ricchezza, e non ci si accorgerà subito del ritardo accumulato nel progettare il futuro. Ma la sveglia, prima o poi, suonerà.
– La città sarà ferma perché non ci sono più buone idee in quel mondo della cooperazione da cui Lepore viene (è stato dirigente Legacoop prima di fare l’assessore), e di cui è il rappresentante politico. E’ un mondo vecchio (anche anagraficamente), in crisi. Le associate a Legacoop Bologna sono diminuite dalle 295 del 2001 alle 175 del 2020 (meno 120 cooperative in 20 anni). Non è un mondo aperto ai giovani, alle nuove idee imprenditoriali (tanto per dirne una: non ha saputo intercettare e proporre il modello cooperativo al fenomeno delle “start up”).
Le uniche “grandi opere” del decennio Merola/Lepore sono targate coop: la ripavimentazione di via Rizzoli e via Ugo Bassi (Coop Costruzioni, fallita poi con un buco di 252 milioni); FICO (Coop Alleanza, che ha cumulato un passivo di quasi 600 milioni negli ultimi 3 esercizi); il people mover (Consorzio Cooperative Costruzioni, anche lui in deficit negli ultimi anni per decine di milioni di euro). Il rischio è che il vantaggio per l’impresa non coincida più col vantaggio per la comunità. Anzi, al contrario, che idee imprenditoriali vecchie si aggrappino al pubblico, per cercare di evitare la rovina.
Un esempio pratico è proprio il people mover, per cui il Comune si è impegnato a versare ogni anno e per più di 40 anni fino a 1,5 milioni di euro al gestore se questi non arriva a fare 545.000 biglietti. L’eventuale guadagno è privato, il buco invece lo copre il pubblico. Così son buoni tutti a fare gli imprenditori.
– La vocazione di Bologna, sede della più antica Università, e di una creatività diffusa, è la cultura.
E invece Lepore ha puntato sul “food”: la Bologna che come Assessore è andato a presentare a New York è la “city of food”. La città di FICO, dei taglieri, dei supermercati, come il nuovo Conad in via Indipendenza o la coop in via Barberia. O del pallone. Lepore ha stanziato 40 milioni per il restyling dello Stadio. E ha tagliato la cultura. Da 2 anni ha soppresso il bando da 160.000 euro per le attività culturali in piazza Verdi, e ha dimezzato i fondi per l’istituzione Bologna Musei. … leggi tutto

Bologna 2021 – LA STRATEGIA DEL CUCULO…E LE ELEZIONI BOLOGNESI (FB)

di Cesare Masetti

Come si sa, il Cuculo (Cuculus Canorus) è un 
uccello parassita.

Depone il suo unico uovo nel nido di altri uccelli insettivori, generalmente molto più piccoli di lui. Una volta nato, il suo ardimentoso pulcino si occuperà di defenestrare uova o altri fratelli acquisiti. Da qui in poi, per i piccoli genitori adottivi che ormai saranno caduti nel suo inganno, sarà un figlio unico sempre più ingombrante e vorace.

Una volta cresciuto se ne andrà, senza tanti ringraziamenti. E’ una strategia evolutiva su cui non ha senso esprimere un giudizio morale, ma forse ha qualche cosa in comune con quello che è accaduto e accadrà attorno alle prossime elezioni bolognesi. Conoscendomi, non sarà difficile immaginare a quale “cuculo” mi riferisco.

La strategia trasformistica   applicata da quest’ultimo per giungere al fine elettorale del suo camuffamento è sicuramente più raffinata e forse non pienamente coincidente con quella del suo parente “pennuto”, ma il risultato finale sicuramente sì. All’inizio e in gran parte dei dieci anni di presenza attiva e di spicco nell’amministrazione comunale, il nostro “volatile” è stato un coerente rappresentante della sua specie.

Come il suo sindaco, è stato promotore e protagonista del processo di involuzione privatistica e mercantile della città. In giunta ha sposato tutti i progetti urbanistici di cementificazione della città. Dalla fallimentare “trilogia Navile”, alla prima ipotesi di disboscamento e costruzione del bosco urbano dei Prati di Caprara, che lui stesso definì “verde percepito”, in contrapposizione al Comitato dei Cittadini che nel frattempo stava cominciando a lottare per quell’area verde.

Ha sostenuto, e continua a farlo, quel mostro fallimentare di “FICO”; ma soprattutto ha portato a termine il disegno strategico del suo predecessore, con una inedita ed insidiosa privatizzazione degli strumenti di indirizzo urbanistico della città.

Inedita, perché per la prima volta non veniva privatizzato un servizio (anche perchè c’era rimasto poco da privatizzare), ma un pezzo di gestione e controllo amministrativo in un settore strategico dell’amministrazione comunale. Insidiosa, perché si tratta della creazione di un soggetto sostanzialmente privato, che sfugge ai controlli ed ai meccanismi della rappresentanza democratica e che sposta fuori da questa stessa rappresentanza e dagli organi amministrativi pubblici le politiche di indirizzo e controllo della città.

Sto parlando di quel mostro che da Urban Center è diventato la Fondazione Innovazione Urbana. Si potrebbe definire un primo caso di privatizzazione della politica.

Un bidone, fatto, riempito e costantemente rifornito, con soldi in gran parte pubblici, che ha sottratto spazi a servizi e uffici Comunali (oggi gran parte del piano terra del Palazzo Comunale è occupato dalla Fondazione, cortili compresi), ma che soprattutto ha bypassato la politica e l’amministrazione nel rapporto diretto con i cittadini sui temi dell’urbanistica e non solo … leggi tutto

Bologna 2021 – Consorte ai candidati sindaci: “Basta con i libri dei sogni” (ilrestodelcarlino.it)

di ROSALBA CARBUTTI

L’ex numero uno di Unipol: 

“Lepore e Battistini ignorano i problemi degli anziani. Ma non mi schiero, sono post-ideologico. Stefanini? Non è Unipol”

Sulla scrivania del suo ufficio in pieno centro, i programmi elettorali di Fabio Battistini e Matteo Lepore. Pagine e pagine sottolineate con l’evidenziatore e, a margine, note scritte a penna (di colore verde, come usava Togliatti). Giovanni Consorte, il ’finanziere della sinistra’, ex numero uno di Unipol, è stato capace di ristrutturare molte coop rosse, i conti dei Ds e del Bologna calcio, fino a diventare protagonista di scalate bancarie.

Oggi, con il piglio di allora, ha analizzato punto per punto le idee per la Bologna che verrà. Risultato: “Mi paiono libri dei sogni. Enunciazioni astratte, senza numeri, tempi di realizzazione dei progetti, contezza dei reali investimenti, le priorità e l’attuale situazione finanziaria di Palazzo d’Accursio. Il Comune non è un partito politico, lo sanno Lepore e Battistini?”, provoca Consorte, oggi alla guida della società Network Consulting & P.E, che opera nei servizi di consulenza in vari settori economici e del private equity.

Ma l’ex finanziere, in completo blu d’ordinanza, è impegnatissimo anche con l’associazione Slw (Sviluppo, lavoro e welfare), della quale è presidente e fondatore. Uno dei primi dossier è sugli anziani: “Non ne parla nessuno. E dire che la ‘silver economy’ in Europa è un motore di sviluppo economico e d’innovazione”.

Alle primarie ammise di simpatizzare per la Conti. Oggi chi sceglie: Lepore o Battistini?

“Anche altre donne, come ad esempio la capolista di Forza Italia Ilaria Giorgetti, godono della mia simpatia… Comunque non mi schiero, sono in una fase post-ideologica: guardo i risultati. Ogni anno bisognerebbe verificare se il sindaco ha realizzato ciò che aveva promesso…” leggi tutto

Elezioni Bologna, anche Conti «scarica» gli esclusi Pd: «Non decido io» (corrieredibologna)

di Francesco Rosano

La sindaca di San Lazzaro e i dem che l’avevano 
sostenuta alle primarie:

«Avevo fatto un appello per l’unità». Il sindaco Merola: «Nessuna epurazione»

«Io non sono una dirigente del Pd e non ho alcun titolo per dire o imporre ciò che dovrebbe fare». Isabella Conti non dichiara guerra al suo ex partito. Dopo l’esclusione dalla lista dem della minoranza che l’ha sostenuta alle primarie (Base riformista e l’area cattolica di PerDavvero), la sindaca di Italia viva si tira fuori dalla faida interne. «Non c’è nessuna epurazione, non bisogna confondere un progetto politico con le persone», puntella la posizione il sindaco Virginio Merola, ospite con la collega di San Lazzaro alla Festa dell’Unità.

L’arrivo di Letta e la mediazione

Oggi toccherà al segretario nazionale Enrico Letta, atteso al Parco Nord per le Agorà Democratiche, tentare di chiudere la ferita che si è aperta sotto le Torri. Nessuno, in realtà, si aspetta miracoli. Nemmeno la minaccia di un addio al Pd, agitata ieri sul Corriere di Bolognadall’assessore Virginia Gieri, sembra preoccupare i vertici dem bolognesi. «Sarebbe un peccato», commenta il candidato sindaco Matteo Lepore, che non si straccia le vesti di fronte alle accuse dei «ribelli» esclusi dalle candidature.

«Credo sia importante in questo momento concentrarsi sulla campagna elettorale. Con settembre — dice — inizia il mese nel quale dobbiamo presentare i nostri progetti alla città ed è giusto iniziare a parlare di idee e contenuti». Telegrafico il commento di Merola. «Ci auguriamo tutti che Gieri non lasci il Pd», concede il sindaco, che non vuole sentir parlare di epurazioni. «Un tentativo di mediazione è stato ampiamente fatto, se poi uno risponde dicendo “o io, o niente” significa che, oltre al progetto politico, ci sono in gioco troppi interessi personali che non vanno bene».

La minoranza Pd ancora sulle barricate

L’esclusione della minoranza dalla lista, insieme al veto sugli assessori Alberto Aitini e Virginia Gieri, però brucia ancora. Giuseppe Paruolo, leader dell’area cattolica PerDavvero, è un fiume in piena.

«Virginia Gieri è stata offesa e scaricata da un partito i cui vertici dovrebbero semplicemente vergognarsi, solo perché il candidato sindaco voleva impedire ai cittadini di scegliere fra i consiglieri comunali anche qualcuno che lui non considerasse un proprio fedelissimo» … leggi tutto

Purghe democratiche – La non candidatura di due “eretici” a Bologna evidenzia un problema irrisolto del Pd (linkiesta.it)

di Mario Lavia

Che senso ha fare le primarie se poi chi sostiene 
un candidato di un partito piccolo della 
coalizione viene epurato dalle liste del partito 
grande della stessa coalizione? 

Se le cose stanno così, peraltro, Calenda ha fatto bene a non misurarsi con Gualtieri in un voto interno al centrosinistra

Hai appoggiato alle primarie una candidatura diversa da quella indicata dal Partito? E il Partito non ti ricandida. Succede a Bologna, città che va al voto il 3 e 4 ottobre senza particolari patemi d’animo – vincerà Matteo Lepore forse già al primo turno – e dove si tennero primarie di un certo interesse perché a contendere la vittoria al candidato del Pd era la renziana Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro di Savena.

Lepore vinse e Conti promise sostegno al vincitore. Tutto molto corretto e lineare. Bene. Al momento di comporre la lista del Pd, però, è venuto fuori il “no” a due ex assessori dem, Alberto Aitini e Virginia Gieri, che alle primarie avevano sostenuto Conti. Non sono stati ricandidati. Il motivo non può che essere il “tradimento” a favore della sindaca proposta da Matteo Renzi.

A quanto pare (Il manifesto, 26 agosto) c’è stato il veto proprio del candidato sindaco Lepore. Adesso si sta cercando di calmare le acque perché è evidente che si è cucinata una frittata indigesta. E anche se parlare di purghe staliniane è fuori misura, non è certo una bella storia.

La vicenda rimanda alla questione della fattibilità delle primarie. La domanda è la seguente: ha senso fare le primarie in assenza di una vera coalizione, dunque accettando serenamente le conseguenze della votazione? Da quel che succede a Bologna si direbbe di no. Infatti se il militante o dirigente del Pd che sostenesse un nome espresso da un altro partito (visto come un nemico e non come parte della coalizione) venisse poi epurato, è chiaro che d’ora in poi qualunque esponente dem si guarderà bene dall’incorrere nell’“eresia” come è capitato ad Aitini e Gieri: perché se sei fuori linea sarai colpito.

Alla luce dei fatti bolognesi, viene dunque da pensare che a Roma Carlo Calenda abbia fatto bene a non partecipare alle primarie. Perché se questo è il clima, il segnale che viene da Bologna è che un iscritto e soprattutto un dirigente del Pd “deve” votare per il candidato del Partito. Altrimenti rischia.

In altri termini, se Bologna “facesse giurisprudenza”, sarebbe un colpo forse mortale alle primarie, dato che, se saranno così irrigimentate, vincerà sempre il candidato ufficiale del partito più forte, cioè il Pd … leggi tutto

Comunali Bologna, ‘ribelli’ fuori dalla lista Pd? Si tratta per l’accordo o sabato sarà battaglia (dire.it)

di

Veto del candidato sindaco Lepore alla presenza 
in lista dei dem che hanno sostenuto Isabella Conti 
alle primarie, 

si cerca un accordo in extremis

Trattative ancora in corso per trovare un accordo sulla lista del Pd alle comunali di Bologna: la deadline corrisponde all’assemblea cittadina convocata per sabato, ma se non si arriverà ad un’intesa dell’ultim’ora quella di dopodomani sarà una giornata ad alta tensione che potrebbe sancire una frattura inedita sull’approvazione dell’elenco dei candidati.

Il nodo da sciogliere resta quello dei dem che alle primarie non hanno appoggiato l’attuale candidato del centrosinistra Matteo Lepore (Pd), bensì la sua avversaria Isabella Conti (Iv): dopo il passo indietro di Marco Lombardo, sul tavolo restano in particolare i nomi degli assessori Alberto Aitini e Virginia Gieri e dei consiglieri uscenti Giulia Di Girolamo e Vinicio Zanetti.

Lepore non li vuole nella lista Pd e ieri i ‘ribelli’ venivano dati di fatto fuori, con al massimo la possibilità di una mediazione sui soli consiglieri o di un salvagente nella lista Conti. Nel fronte dei possibili esclusi, però, viene letto favorevolmente l’andamento delle ultime assemblee territoriali svolte ieri sera.

Al Porto-Saragozza, al Borgo-Reno e al San Donato-San Vitale sarebbe prevalsa l’indicazione di ritrovare l’unità del partito e decidere se candidare gli amministratori uscenti solo in base al giudizio sul lavoro svolto. Tra gli ‘isabelliani’ viene letta così anche la riunione del giorno prima al Santo Stefano, mentre Navile e Savena avevano puntellato la lista Lepore.

Va detto che in ogni caso si tratta di interpretazioni, perché alla fine delle assemblee non si vota. Vale anche per altri segnali colti dagli ex sostenitori di Conti, come la gara per la candidatura alla guida del Porto-Saragozza: Francesco Massarenti (vicino ad Aitini) avrebbe qualche consenso in più dell’uscente Lorenzo Cipriani; un riscontro positivo l’avrebbe avuto anche Rosy Davidde per il Consiglio.

Al Borgo-Reno, invece, si sarebbe espressa una maggioranza per la ricandidatura a presidente di Vincenzo Naldi, anche lui vicino ad Aitini (ma dallo scontro alle primarie si era chiamato fuori), lasciando indietro l’alternativa Tommaso Petrella. Al San Donato-San Vitale avrebbero conquistato un via libera per la corsa in Consiglio il presidente uscente Simone Borsari e Loretta Bittini (entrambi con Lepore), però anche Zanetti.

Fatto sta che, dicono ufficiosamente i ‘ribelli’, le trattative non sono chiuse e i pontieri (soprattutto a Roma) sono al lavoro per trovare un punto accordo, che comunque al momento è lontano e non si prevede per ora un nuovo incontro Lepore-Aitini. Se l’intesa non sarà raggiunta, i ‘ribelli’ sono pronti a dare battaglia sabato e a votare contro la lista che sarà presentata dal segretario Luigi Tosiani: l’esito non è discussione perché i “no” potrebbero pesare per un 30%, ma per il Pd bolognese rischierebbe di essere la prima approvazione non unitaria della lista per le comunali.

(Nik’s)