di Mario Lavia
Niente Matteo Renzi, niente Benedetto Della Vedova,
niente Carlo Calenda, niente Emma Bonino, niente Giorgio Gori. A Bologna, Letta cerca il suo popolo e il suo popolo cerca qualcosa che non ha ancora ben chiaro. Nel dubbio meglio stringere a sinistra
A Bologna si è aperta ieri la Festa nazionale dell’Unità, Festa abbastanza monstre per sforzo organizzativo e quantità di dibattiti e ospiti. La prima Festa di Enrico Letta a occhio sarà molto di sinistra, malgrado l’accorto uso del bilancino che gli organizzatori tradizionalmente sanno usare per accontentare tutti a livello di ospiti, anche se è evidente il maggior peso della sinistra doc rispetto ad altre forze riformiste e di centro.
Niente Matteo Renzi, niente Benedetto Della Vedova, niente Carlo Calenda, niente Emma Bonino, niente Matteo Richetti, Marco Bentivogli in un dibattito sul lavoro, niente Carlo Calenda, avversario ormai acerrimo di Roberto Gualtieri a Roma. A parte la ministra Elena Bonetti (ma ci sarà praticamente tutto il governo, con la luminosa eccezione di Mario Draghi), saranno Riccardo Magi, sulla legalizzazione delle droghe leggere, e Maria Elena Boschi, in un tradizionale dibattito sulle riforme, a rappresentare quel mondo, e tanto basti.
Letta cerca il suo popolo, il suo popolo cerca qualcosa che non ha ancora ben chiaro. Nel dubbio meglio stringere a sinistra.
E infatti la sinistra di ogni ordine e grado ci sarà alla grande. È vero che il mood delle Feste dell’Unità è sempre un po’ così. Stavolta di più. Ecco Romano Prodi e Rosy Bindi, e saranno successi di pubblico, Pier Luigi Bersani, Elly Schlein, Roberto Speranza, Nicola Fratoianni, Maurizio Landini (che discuterà con Andrea Orlando), Laura Boldrini, Gianni Cuperlo, che dialogherà con Adriano Sofri, ospite non abituale, sull’11 settembre … leggi tutto
(Bianca Ackermann)