Elezioni Bologna, anche Conti «scarica» gli esclusi Pd: «Non decido io» (corrieredibologna)

di Francesco Rosano

La sindaca di San Lazzaro e i dem che l’avevano 
sostenuta alle primarie:

«Avevo fatto un appello per l’unità». Il sindaco Merola: «Nessuna epurazione»

«Io non sono una dirigente del Pd e non ho alcun titolo per dire o imporre ciò che dovrebbe fare». Isabella Conti non dichiara guerra al suo ex partito. Dopo l’esclusione dalla lista dem della minoranza che l’ha sostenuta alle primarie (Base riformista e l’area cattolica di PerDavvero), la sindaca di Italia viva si tira fuori dalla faida interne. «Non c’è nessuna epurazione, non bisogna confondere un progetto politico con le persone», puntella la posizione il sindaco Virginio Merola, ospite con la collega di San Lazzaro alla Festa dell’Unità.

L’arrivo di Letta e la mediazione

Oggi toccherà al segretario nazionale Enrico Letta, atteso al Parco Nord per le Agorà Democratiche, tentare di chiudere la ferita che si è aperta sotto le Torri. Nessuno, in realtà, si aspetta miracoli. Nemmeno la minaccia di un addio al Pd, agitata ieri sul Corriere di Bolognadall’assessore Virginia Gieri, sembra preoccupare i vertici dem bolognesi. «Sarebbe un peccato», commenta il candidato sindaco Matteo Lepore, che non si straccia le vesti di fronte alle accuse dei «ribelli» esclusi dalle candidature.

«Credo sia importante in questo momento concentrarsi sulla campagna elettorale. Con settembre — dice — inizia il mese nel quale dobbiamo presentare i nostri progetti alla città ed è giusto iniziare a parlare di idee e contenuti». Telegrafico il commento di Merola. «Ci auguriamo tutti che Gieri non lasci il Pd», concede il sindaco, che non vuole sentir parlare di epurazioni. «Un tentativo di mediazione è stato ampiamente fatto, se poi uno risponde dicendo “o io, o niente” significa che, oltre al progetto politico, ci sono in gioco troppi interessi personali che non vanno bene».

La minoranza Pd ancora sulle barricate

L’esclusione della minoranza dalla lista, insieme al veto sugli assessori Alberto Aitini e Virginia Gieri, però brucia ancora. Giuseppe Paruolo, leader dell’area cattolica PerDavvero, è un fiume in piena.

«Virginia Gieri è stata offesa e scaricata da un partito i cui vertici dovrebbero semplicemente vergognarsi, solo perché il candidato sindaco voleva impedire ai cittadini di scegliere fra i consiglieri comunali anche qualcuno che lui non considerasse un proprio fedelissimo» … leggi tutto

Purghe democratiche – La non candidatura di due “eretici” a Bologna evidenzia un problema irrisolto del Pd (linkiesta.it)

di Mario Lavia

Che senso ha fare le primarie se poi chi sostiene 
un candidato di un partito piccolo della 
coalizione viene epurato dalle liste del partito 
grande della stessa coalizione? 

Se le cose stanno così, peraltro, Calenda ha fatto bene a non misurarsi con Gualtieri in un voto interno al centrosinistra

Hai appoggiato alle primarie una candidatura diversa da quella indicata dal Partito? E il Partito non ti ricandida. Succede a Bologna, città che va al voto il 3 e 4 ottobre senza particolari patemi d’animo – vincerà Matteo Lepore forse già al primo turno – e dove si tennero primarie di un certo interesse perché a contendere la vittoria al candidato del Pd era la renziana Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro di Savena.

Lepore vinse e Conti promise sostegno al vincitore. Tutto molto corretto e lineare. Bene. Al momento di comporre la lista del Pd, però, è venuto fuori il “no” a due ex assessori dem, Alberto Aitini e Virginia Gieri, che alle primarie avevano sostenuto Conti. Non sono stati ricandidati. Il motivo non può che essere il “tradimento” a favore della sindaca proposta da Matteo Renzi.

A quanto pare (Il manifesto, 26 agosto) c’è stato il veto proprio del candidato sindaco Lepore. Adesso si sta cercando di calmare le acque perché è evidente che si è cucinata una frittata indigesta. E anche se parlare di purghe staliniane è fuori misura, non è certo una bella storia.

La vicenda rimanda alla questione della fattibilità delle primarie. La domanda è la seguente: ha senso fare le primarie in assenza di una vera coalizione, dunque accettando serenamente le conseguenze della votazione? Da quel che succede a Bologna si direbbe di no. Infatti se il militante o dirigente del Pd che sostenesse un nome espresso da un altro partito (visto come un nemico e non come parte della coalizione) venisse poi epurato, è chiaro che d’ora in poi qualunque esponente dem si guarderà bene dall’incorrere nell’“eresia” come è capitato ad Aitini e Gieri: perché se sei fuori linea sarai colpito.

Alla luce dei fatti bolognesi, viene dunque da pensare che a Roma Carlo Calenda abbia fatto bene a non partecipare alle primarie. Perché se questo è il clima, il segnale che viene da Bologna è che un iscritto e soprattutto un dirigente del Pd “deve” votare per il candidato del Partito. Altrimenti rischia.

In altri termini, se Bologna “facesse giurisprudenza”, sarebbe un colpo forse mortale alle primarie, dato che, se saranno così irrigimentate, vincerà sempre il candidato ufficiale del partito più forte, cioè il Pd … leggi tutto

Comunali Bologna, ‘ribelli’ fuori dalla lista Pd? Si tratta per l’accordo o sabato sarà battaglia (dire.it)

di

Veto del candidato sindaco Lepore alla presenza 
in lista dei dem che hanno sostenuto Isabella Conti 
alle primarie, 

si cerca un accordo in extremis

Trattative ancora in corso per trovare un accordo sulla lista del Pd alle comunali di Bologna: la deadline corrisponde all’assemblea cittadina convocata per sabato, ma se non si arriverà ad un’intesa dell’ultim’ora quella di dopodomani sarà una giornata ad alta tensione che potrebbe sancire una frattura inedita sull’approvazione dell’elenco dei candidati.

Il nodo da sciogliere resta quello dei dem che alle primarie non hanno appoggiato l’attuale candidato del centrosinistra Matteo Lepore (Pd), bensì la sua avversaria Isabella Conti (Iv): dopo il passo indietro di Marco Lombardo, sul tavolo restano in particolare i nomi degli assessori Alberto Aitini e Virginia Gieri e dei consiglieri uscenti Giulia Di Girolamo e Vinicio Zanetti.

Lepore non li vuole nella lista Pd e ieri i ‘ribelli’ venivano dati di fatto fuori, con al massimo la possibilità di una mediazione sui soli consiglieri o di un salvagente nella lista Conti. Nel fronte dei possibili esclusi, però, viene letto favorevolmente l’andamento delle ultime assemblee territoriali svolte ieri sera.

Al Porto-Saragozza, al Borgo-Reno e al San Donato-San Vitale sarebbe prevalsa l’indicazione di ritrovare l’unità del partito e decidere se candidare gli amministratori uscenti solo in base al giudizio sul lavoro svolto. Tra gli ‘isabelliani’ viene letta così anche la riunione del giorno prima al Santo Stefano, mentre Navile e Savena avevano puntellato la lista Lepore.

Va detto che in ogni caso si tratta di interpretazioni, perché alla fine delle assemblee non si vota. Vale anche per altri segnali colti dagli ex sostenitori di Conti, come la gara per la candidatura alla guida del Porto-Saragozza: Francesco Massarenti (vicino ad Aitini) avrebbe qualche consenso in più dell’uscente Lorenzo Cipriani; un riscontro positivo l’avrebbe avuto anche Rosy Davidde per il Consiglio.

Al Borgo-Reno, invece, si sarebbe espressa una maggioranza per la ricandidatura a presidente di Vincenzo Naldi, anche lui vicino ad Aitini (ma dallo scontro alle primarie si era chiamato fuori), lasciando indietro l’alternativa Tommaso Petrella. Al San Donato-San Vitale avrebbero conquistato un via libera per la corsa in Consiglio il presidente uscente Simone Borsari e Loretta Bittini (entrambi con Lepore), però anche Zanetti.

Fatto sta che, dicono ufficiosamente i ‘ribelli’, le trattative non sono chiuse e i pontieri (soprattutto a Roma) sono al lavoro per trovare un punto accordo, che comunque al momento è lontano e non si prevede per ora un nuovo incontro Lepore-Aitini. Se l’intesa non sarà raggiunta, i ‘ribelli’ sono pronti a dare battaglia sabato e a votare contro la lista che sarà presentata dal segretario Luigi Tosiani: l’esito non è discussione perché i “no” potrebbero pesare per un 30%, ma per il Pd bolognese rischierebbe di essere la prima approvazione non unitaria della lista per le comunali.

(Nik’s)

Festa della divisione – Il Pd incerto sull’alleanza con Draghi organizza una festa dell’Unità in salsa neo-ulivista (linkiesta.it)

di Mario Lavia

Niente Matteo Renzi, niente Benedetto Della Vedova, 

niente Carlo Calenda, niente Emma Bonino, niente Giorgio Gori. A Bologna, Letta cerca il suo popolo e il suo popolo cerca qualcosa che non ha ancora ben chiaro. Nel dubbio meglio stringere a sinistra

A Bologna si è aperta ieri la Festa nazionale dell’Unità, Festa abbastanza monstre per sforzo organizzativo e quantità di dibattiti e ospiti. La prima Festa di Enrico Letta a occhio sarà molto di sinistra, malgrado l’accorto uso del bilancino che gli organizzatori tradizionalmente sanno usare per accontentare tutti a livello di ospiti, anche se è evidente il maggior peso della sinistra doc rispetto ad altre forze riformiste e di centro.

Niente Matteo Renzi, niente Benedetto Della Vedova, niente Carlo Calenda, niente Emma Bonino, niente Matteo Richetti, Marco Bentivogli in un dibattito sul lavoro, niente Carlo Calenda, avversario ormai acerrimo di Roberto Gualtieri a Roma. A parte la ministra Elena Bonetti (ma ci sarà praticamente tutto il governo, con la luminosa eccezione di Mario Draghi), saranno Riccardo Magi, sulla legalizzazione delle droghe leggere, e Maria Elena Boschi, in un tradizionale dibattito sulle riforme, a rappresentare quel mondo, e tanto basti.

Letta cerca il suo popolo, il suo popolo cerca qualcosa che non ha ancora ben chiaro. Nel dubbio meglio stringere a sinistra.

E infatti la sinistra di ogni ordine e grado ci sarà alla grande. È vero che il mood delle Feste dell’Unità è sempre un po’ così. Stavolta di più. Ecco Romano Prodi e Rosy Bindi, e saranno successi di pubblico, Pier Luigi Bersani, Elly Schlein, Roberto Speranza, Nicola Fratoianni, Maurizio Landini (che discuterà con Andrea Orlando), Laura Boldrini, Gianni Cuperlo, che dialogherà con Adriano Sofri, ospite non abituale, sull’11 settembre … leggi tutto

(Bianca Ackermann)

Sciacallo #1 (diario.world)

Strage di Bologna, c'è anche Conte al corteo, 
ma evita il palco in stazione 
(ilrestodelcarlino.it)

di PAOLO ROSATO

L’ex premier si è aggregato al corteo con Matteo Lepore e Elly Schlein vicepresidente della Regione. Applausi per lui in piazza Medaglie d’Oro, poi breve vertice M5S

C’è anche Giuseppe Conte alle commemorazioni della strage alla stazione del 2 agosto 1980. L’ex premier ha riorganizzato l’agenda della giornata per potere prendere parte al corteo che ha sfilato in silenzio da piazza Nettuno a piazza Medaglie d’Oro.

“Dobbiamo vincere al primo turno, così facciamo prima”. “Qui a Bologna c’è terreno fertile, possiamo costruire tanto”. Prima Matteo Lepore, candidato sindaco del centrosinistra, poi Elly Schlein vicepresidente della Regione Emilia-Romagna hanno accolto Conte (M5s) lungo il corteo che dal Comune alla stazione per la 41esima volta ha commemorato la tremenda strage del 2 agosto del 1980, in cui morirono 85 persone.

Lepore ha puntato la sua fiche sulla vittoria al primo giro alle amministrative del 3 e 4 ottobre, Conte ha sorriso: “Il centrodestra è messo così, anche a Milano….” leggi tutto