Non leggete “il Fango Quotidiano”
Un Paese civile non ha bisogno di forcaioli e bugiardi.
Tutte le condanne di Travaglio
L’angolo fascista
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Anche Marsala “fa proprio l’appello dell’Agenzia stampa ‘Dire‘ riguardo alla necessità che le città italiane ed europee si facciano testimoni di quanto sta succedendo ai migranti lungo la rotta dei Balcani”.
Lo annuncia la pagina istituzionale del Comune siciliano che dunque si aggiunge alle prese di posizione analoghe maturate fin qui a Firenze e a Bologna.
“Intere popolazioni vengono bloccate e poi rinchiuse in campi che per condizioni igienico sanitarie e assistenza sono dei veri e propri campi di concentramento”, afferma il sindaco Massimo Grillo. “Ci arrivano immagini di donne, anziani e bambini, anche portatori di handicap, allo stremo. Una situazione insostenibile che si sta aggravando ancor di più a causa della pandemia che ha portato le comunità nazionali a spostare l’attenzione sull’emergenza sanitaria.
Immagini che ci offendono- continua il sindaco Grillo- e che ci ricordano il monito di Papa Francesco rispetto alla necessità di rivedere il nostro stile di vita concentrato sull’egoismo e il consumo che fa prevalere ‘una cultura dello scarto’ in cui i più deboli e sfortunati vengono abbandonati a sé stessi”. Dunque, “da italiani ed europei tutto ciò non può lasciarci indifferenti.
E da primo cittadino di Marsala, città culturalmente e geograficamente al centro del Mediterraneo, accolgo l’appello fatto da ‘Dire’ ai Comuni, affinché si facciano primi promotori di una campagna di sensibilizzazione e di azioni concrete per aiutare queste popolazioni che soffrono dimenticate a pochi chilometri da noi”.
Il 16 luglio la camera ha dato il via libera
al rifinanziamento delle missioni militari
italiane all’estero e ai fondi per
l’addestramento e l’appoggio alla cosiddetta
guardia costiera libica, un corpo militare
creato nel 2017,
addestrato e finanziato dall’Italia per intercettare le imbarcazioni di migranti sulla rotta del Mediterraneo centrale e riportarle indietro, in un paese che non riconosce la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951 e in cui sono state documentate violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani.
Tutti i partiti hanno votato a favore del rifinanziamento, tranne 23 deputati di Leu e i dissidenti del Pd. I voti favorevoli sono stati 401, una larghissima maggioranza. Il provvedimento riguarda la proroga della partecipazione del contingente della guardia di finanza e dell’arma dei carabinieri alla missione bilaterale in Libia, il sostegno alla cosiddetta guardia costiera libica, alla missione europea Eunavfor Med Irini nel Mediterraneo centrale e inoltre alla missione Nato Seaguardian.
“L’obiettivo è fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta di esseri umani tramite l’addestramento dei militari libici”, si legge nel testo del provvedimento che giustifica il finanziamento alla guardia costiera. Ma questo è solo l’ultimo capitolo di una lunga vicenda cominciata nel febbraio del 2017, quando l’Italia ha deciso di ripristinare il trattato di amicizia che aveva stipulato con Tripoli nel 2008, firmando il cosiddetto Memorandum d’intesa (Mou) con l’obiettivo di fermare le imbarcazioni di migranti lungo la rotta.
Uno dei temi più controversi del dossier Libia, oltre alle violazioni dei diritti umani nel paese e in particolare nei centri di detenzione, è la mancanza di monitoraggio dei fondi versati nelle casse di Tripoli nel corso degli ultimi anni sia dall’Italia sia dall’Europa. Fondi che, secondo alcune inchieste, sono finiti nelle mani di trafficanti e milizie, le stesse che determinano l’instabilità del paese a partire dal 2011 e che lucrano sul traffico di esseri umani, in un paese in cui la legge prevede la detenzione dei migranti irregolari.
Ma quanti soldi sono stati versati nel corso degli ultimi anni? Come sono stati usati? E quanti se ne prevedono per gli anni a venire? … leggi tutto
Il medico di Lampedusa ed europarlamentare, insieme ai colleghi Brando Benifei, Pierfrancesco Majorino e Alessandra Moretti,
e il loro viaggio ‘in direzione ostinata e contraria’
L’ex medico di Lampedusa Pietro Bartolo, insieme a Brando Benifei, Pierfrancesco Majorino e Alessandra Moretti, tutti europarlamentari, sè partito per una missione lungo la rotta balcanica. Un viaggio “in direzione ostinata e contraria” arrivato adesso alle tappe finali.
“Tirare le somme è un’operazione sempre difficile, in alcuni casi impossibile. È così per questo intenso viaggio lungo la rotta balcanica”, scrive Bartolo nel suo resoconto pubblicato sul sito dell’europarlamentare.
“Qual è la colpa di un padre nato dalla parte sbagliata del mondo, che a piedi nudi è costretto a lavarsi con una tanica d’acqua sulla neve? Qual è la colpa di un bambino che trema dal freddo in un campo disperso in mezzo al nulla?” si chiede Bartolo.
“Un viaggio al contrario, partito dal punto d’arrivo, da quell’hotel Porin, unico centro d’accoglienza ufficiale in Croazia, dove le persone che hanno attraversato a piedi la rotta balcanica possono chiedere lo status di rifugiati e richiedenti asilo. Ma nel nostro viaggio in direzione ostinata e contraria – racconta Bartolo -, oltre al ‘porto sicuro’ di chi è arrivato, abbiamo voluto vedere coi nostri occhi le tappe della traversata degli ultimi, dei poveri cristi in cerca di un futuro dignitoso. È così che ci siamo addentrati nella foresta di Bojna, al confine tra la Croazia e la Bosnia, in territorio europeo, per vedere i varchi che i migranti cercano e capire in che modo avvengono quei respingimenti a dir poco discutibili”.
“Non ci è stato consentito, la polizia ci ha fermati prima, non c’era altro da vedere, poteva essere pericoloso per la nostra incolumità. La nostra incolumità? E quella dei bambini, delle donne, degli uomini che tentano di attraversare quei varchi costellati di mine antiuomo? A quella incolumità davvero non deve pensarci nessuno?” domanda il medico di Lampedusa … leggi tutto