I morti sul lavoro nell’Ue
Le statistiche sulle morti sul lavoro nei 27 Paesi membri dell’Unione europea sono raccolte periodicamente da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue. I dati più aggiornati sono stati pubblicati a ottobre e fanno riferimento al 2021.
Per evitare confronti poco attendibili, quando si paragonano i numeri delle morti sul lavoro tra i vari Stati europei bisogna considerare almeno due fattori. Il primo fattore è il numero di lavoratori: Paesi più grandi, più popolosi e con più occupati hanno un numero di morti sul lavoro più alto in valori assoluti. Il secondo fattore riguarda la diversa “pericolosità” dei settori lavorativi, che non sono rappresentati allo stesso modo nei singoli Stati.
Per esempio, le costruzioni e i trasporti sono settori con un maggior rischio di morire sul lavoro: per avere un confronto il più affidabile possibile tra i vari Paesi Ue bisogna dunque considerare quanti lavoratori sono occupati nei settori più pericolosi e in quelli meno.
Entrambi questi fattori stanno alla base di uno specifico indicatore calcolato da Eurostat: il cosiddetto “tasso standardizzato di incidenza”. Questo tasso indica il numero di morti sul lavoro ogni 100 mila lavoratori, aggiustato per le dimensioni dei singoli settori economici (per chi volesse approfondire, qui è spiegata nel dettaglio la metodologia usata per calcolare questo indicatore).
Nel 2021 l’Italia ha registrato un tasso standardizzato di incidenza pari a 3,17 morti ogni 100 mila lavoratori, l’ottavo dato più alto tra i Paesi Ue, contro una media europea pari a 2,23 (Grafico 1). Tra gli altri grandi Paesi Ue, la Francia ha un dato più alto di quello italiano (4,45), mentre Germania (1,08) e Spagna (2,49) hanno numeri più bassi. Al primo posto c’è la Lituania (5,45), all’ultimo i Paesi Bassi (0,43).