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Il report dell'osservatorio Oxford Economics smonta la demagogia targata Cinque stelle:
“Il Superbonus? È la peggiore misura politica fiscale attuata nel paese negli ultimi dieci anni”
Gli incentivi fiscali previsti dal Superbonus “sono probabilmente la peggiore misura politica fiscale attuata nel paese negli ultimi dieci anni”. Parola dell’osservatorio Oxford Economics che, in poche e semplici battute, riesce a smontare in piccoli pezzi anni di demagogia grillina a Cinque stelle.
Dopo le stime disastrose del Def, il Documento di Economia e Finanza presentato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ecco che arriva la stoccata internazionale.
La sentenza della Oxford Economics
Una sentenza economica che distrugge sia la misura grillina per eccellenza – il Superbonus – sia la propaganda costruita ad hoc negli ultimi mesi dal numero uno pentastellato, Giuseppe Conte. Il giudizio dell’osservatorio, leader nelle previsioni economiche globali e nelle analisi econometriche, è tanto netto quanto preoccupante per le casse dello Stato.
L’analisi ricorda come gli incentivi del Superbonus“inizialmente sono stati implementati come misura anticiclica dopo la pandemia ma sono continuati durante un periodo in cui l’economia è cresciuta in modo piuttosto forte”.
Il report di Oxford sull’incentivo per il settore edilizio spiega che “il moltiplicatore fiscale di queste misure sarà piuttosto contenuto, mentre l’impatto sulla produzione potenziale sarà prossimo allo zero”. Inoltre, e qui cominciano le note dolenti, “il piano – si legge nel report – si è rivelato molto più costoso rispetto alle stime iniziali e i suoi effetti sul debito pubblico si faranno sentire nei prossimi anni”.
Una previsione che non si allontana dalla realtà: dalla metà del 2021 fino a marzo di quest’anno, questa misura è costata al governo 122 miliardi di euro, ovvero il 5,8% del PIL del 2023.
Le stime di Giorgetti
Ma le oscure previsioni non finiscono qui. Il debito pubblico italiano, spiega l’analisi, si porterà dietro circa 200 miliardi di euro per gli sgravi fiscali che “si tradurranno in maggiori esigenze di finanziamento” pari al 2 per cento del Pil nel periodo tra il 2024 e il 2026.
Parole durissime che, se non altro, vanno a perfezionare il quadro disastroso perfettamente descritto dal titolare di via XX settembre, Giancarlo Giorgetti. “Il quadro tendenziale – ha spiegato solo pochi giorni fa il ministro – aggiornato rispetto alle dinamiche delle nuove previsioni di politica economica e all’impatto, ahimè devastante, del Superbonus e simili, fa sì che, a parte il consolidato indebitamento netto del 7,2% del 2023, le previsioni ci dicono 4,3 per il 2024, 3,7 per il 2025, 3 nel 2026 e 2,2 nel 2027”.
“Quando questa enorme massa dei 219 miliardi di crediti edilizi scenderanno in forma di compensazione, quindi di minori versamenti nei prossimi anni e, quindi, diventeranno a tutti gli effetti debito pubblico, anche ai fini contabili, oltre a essere già oggi, di fatto, questo in termini di impegni assunti dai cittadini italiani”, ha ricordato Giorgetti.
Due ricostruzioni, una italiana e l’altra internazionale, che non hanno niente a che vedere con il “fantastico” mondo di Giuseppe Conte e soci.