Tensione alla fiaccolata verso il 25 aprile a Torino, militanti strappano un cartellone col simbolo della “Brigata ebraica” e una bandiera ucraina (lastampa.it)

di IRENE FAMÀ, CATERINA STAMIN

«L’Anpi deve stare davanti. Ovvio», dice un 
militante del Fronte della gioventù comunista. 

«Allora possiamo far passare le persone e poi valutiamo?», ribatte uno dell’Anpi. Inizia con questo scambio di battute la fiaccolata per il 25 aprile in piazza Arbarello.

Torino, tensione alla fiaccolata per il 25 aprile: strappato cartello della brigata ebraica

Con uno spezzone pro Palestina partecipato da centinaia di persone: militanti del Fronte della gioventù comunista, del centro sociale Askatasuna e altre realtà antagoniste.

In piazza arrivano alcuni dell’associazione Aglietta e attivisti radicali che portano bandiere dell’Ucraina, dell’Iran e dell’Unione Europea. «Fuori la Nato dal corteo. Fuori la Nato dal corteo», urlano. «Fuori dalla guerra, fuori dalla Nato. Nessuna base, nessun soldato». Un giovane militante di Aska cerca di strappare dalla mano di un signore in piazza una bandiera dell’Ucraina. Ne scatta un breve parapiglia. Spintoni. Un altro afferra e strappa un cartellone con il simbolo della Brigata Ebraica.

Torino, scontro tra polizia e antagonisti in piazza Castello al termine della fiaccolata

«Il 25 aprile non è una ricorrenza, ora è sempre resistenza», cantano dal corteo. «Free free Palestine. Il 25 aprile per la Palestina libera».

Nel frattempo la fiaccolata, partita da piazza Albarello e diretta in piazza Castello, parte. Ad aprire la fiaccolata l’Anpi e il sindaco Stefano Lo Russo. Con lui, in marcia da piazza Arbarello a piazza Castello, anche l’assessora Chiara Foglietta, i segretari del Pd Marcello Mazzù e Domenico Rossi, la capogruppo comunale Nadia Conticelli, Gianna Pentenero e il vicepresidente del Consiglio regionale e presidente del comitato Resistenza Daniele Valle, che in mattinata ha ricordato il vicedirettore Carlo Casalegno e i poligrafici Franco Sbragia e Giovanni Battisti a La Stampa.
Assente il governatore Alberto Cirio ma l’ente è rappresentato da Gianluca Gavazza, consigliere segretario della Lega.

Dietro le istituzioni, l’Anpi, i sindacati, le associazioni e, in coda al corteo, un nutrito spezzone dei centri sociali e i collettivi pro Palestina. È Valle il primo a prendere la parola salito sul palco accanto a Palazzo Madama. E ricorda subito Bruno Segre. “È la prima volta che ci troviamo da soli, sembriamo tanti ma senza Bruno e i tanti partigiani che ci hanno lasciato siamo un po’ più soli”.

È il momento del sindaco Lo Russo: “Il 25 aprile è il momento del doveroso tributo, del necessario ricordo e del commosso ringraziamento, ma dell’affermazione di una grande responsabilità che dobbiamo sentire sempre più nostra”.

Mentre il primo cittadino parla i manifestanti arrivano in Piazza Castello, lanciano fumogeni e gridano “fuori gli sbirri dal corteo”. Lo Russo va avanti: “Torino ha saputo lottare in prima linea per contribuire a riaffermare i valori de Paese in cui viviamo, che non devono essere messi in discussione. Questa giornata non deve mai correre il rischio di trasformarsi in una ricorrenza priva di significato”.

I cori si intensificano. Come le grida: “Vergogna”, “Fateci parlare”. “Il 25 aprile di 79 anni fa fu un punto di partenza – conclude Lo Russo – il seme di una libertà che va coltivata e promossa ogni giorno”.

L’orazione ufficiale è dello storico Carlo Greppi: “Il nostro dovere è ascoltare la generazione dei nostri figli, i ventenni di oggi, in un Paese in cui la parola “antifascista” è diventata divisiva, in un mondo in cui parlare di pace è considerato sovversivo”.

Continuano a urlare slogan i militanti dei centri sociali mentre Greppi lancia un appello: “Loro oggi chiedono giustizia sociale e climatica, pace immediata, libertà di espressione e di circolazione e sventolano sulle loro bandiere arcobaleno istanze inclusive che le nostre generazioni non hanno saputo o non hanno voluto vedere. Noi dobbiamo saperli ascoltare”.