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Putin rassicura su nucleare e nuovi attacchi ma riscrive la storia: “Hitler fu costretto a invadere la Polonia” (ilriformista.it)

di Paolo Guzzanti

Nell’intervista passata in sordina, una nuova 
mossa dello Zar

Un atteggiamento decisamente diverso dal solito

Le parole di Vladimir Putin stanno inondando Internet, specialmente YouTube con nuove interviste e con la lunga intervista che il Presidente russo ha dato qualche tempo fa a un giornalista americano già anchor man di Fox news.

Di quell’intervista è andato in onda per Pasqua un frammento che era sfuggito ma che adesso, ben sottotitolato in inglese, assume il valore di una novità storica: secondo Putin la Seconda guerra mondiale cominciò con l’invasione tedesca della Polonia, non per colpa di Hitler, ma per colpa della Polonia. È stato un passaggio veramente incredibile ma chiunque può controllarlo.

La nuova intervista e le rassicurazioni dello zar

Vladimir Putin ha detto: “Dopo la fine della Prima guerra mondiale fu assegnata la città di Danzica ai polacchi. E quando Hitler chiese in maniera del tutto gentile di poterla riavere indietro, i polacchi lo costrinsero ad invadere la Polonia perché si rifiutarono di restituirla”. Elogiare Hitler pur di dare addosso all’odiata Polonia costituisce una novità storica specialmente per un leader che dà del nazista a destra e a manca.

Ma poi si è aggiunta una nuova e interessante intervista di Putin con un giornalista russo in cui si è visto un Putin stranamente moderato, quasi sottomesso e in certi passaggi quasi implorante, che ripeteva: “Noi vogliamo e chiediamo di parlare: siamo pronti a sederci intorno a un tavolo e lo stiamo chiedendo in tutti i modi.

Dobbiamo trovare un accordo con l’occidente e chiudere una situazione pericolosa. Ci attribuiscono l’intenzione di voler invadere la Lituania o la Romania e veramente non capisco da dove vengano queste idee: noi non vogliamo invadere nessuno ma anzi vogliamo mettere fine ha una situazione bellica che chiedo di risolvere”.

No alla minaccia atomica

Quando l’intervistatore gli ha chiesto se in caso di guerra Putin fosse a favore dell’uso di armi atomiche come ha già molte volte detto dopo aver fatto piazzare rampe di lancio sulla frontiera bielorussa, Vladimir Putin ha risposto usando una voce ed espressioni quasi addolorate che fanno letteralmente a pugni con il tono che ho usato subito dopo l’attentato di Mosca in cui ho cercato di coinvolgere sia l’Ucraina che gli arcinemici americani e inglesi.

Putin ha detto: “Le bombe atomiche sono armi come tutte le altre. E se molti le hanno, è perché pensano che in casi estremi si possano usare. Ma io non ho alcuna intenzione di usare armi nucleari e trovo molto pericoloso che se ne parli così leggermente.

La Russia non vuole invadere alcun paese e cerca una soluzione concordata per l’Ucraina oltre a chiedere una conferenza con gli altri paesi per un sistema che garantisca tutti”. Avverto il lettore che riferisco a memoria le parole pronunciate dal presidente russo ma posso garantire che ne ricordo benissimo il senso che del resto è controllabile on line.

Il tono usato è stato molto più mite, quasi mogio. La mimica facciale di Putin era piena di espressioni improntate se non alla seduzione almeno alla de-escalation. Sembrava tornato il giovane Putin del 1999 quando appena salito al potere, si presentava come un sorridente sportivo a torso nudo e col cappello da cowboy proclamandosi figlio dell’Europa e parlando in tedesco davanti al Parlamento tedesco.

Troppo poco per sostenere un cambio di marcia da parte dal presidente russo ma sta di fatto che nell’ultima settimana la NATO ha preso atteggiamenti militarmente aggressivi trasferendo molti uomini sulle frontiere con la Russia e spostando sistemi d’arma come se una guerra in Europa fosse inevitabile.

Il generale Leonardo Tricarico, che è un ex capo di Stato Maggiore e che sa valutare le mosse militari anche nel loro valore simbolico, ha sostenuto che la NATO avrebbe fin troppo mostrato i muscoli e ha poi rassicurato tutti coloro che hanno paura di un imminente attacco russo, spiegando che non c’è stato alcun movimento militare russo che possa essere considerato allarmante.

E che comunque la forza della NATO è incomparabilmente più potente dell’esercito russo. Difficile essere sicuri della relazione fra manovre militari e il cambio di tono del presidente russo il quale pur chiedendo un nuovo ordine mondiale, reclama a viva voce colloqui con l’Occidente.

Sondaggio Ipsos per Euronews: aiuti all’Ucraina, a favore il 70 per cento degli europei (euronews.com)

di Sergio Cantone

La maggior parte degli intervistati in un 
sondaggio esclusivo di Ipsos per Euronews 
afferma che il sostegno all'Ucraina 
dovrebbe continuare. 

Ma gli elettori sono in disaccordo sul fatto che debba essere una priorità per il prossimo mandato del Parlamento Ue

Secondo un sondaggio esclusivo realizzato da Ipsos per Euronews in vista delle prossime elezioni europee di giugno, gli elettori dell’Ue sono piuttosto esitanti nel prendere una posizione chiara quando si tratta di aiuti all’Ucraina.

Il sondaggio, il primo nel suo genere, a cui hanno risposto quasi 26mila persone provenienti da 18 Paesi dell’Ue, rivela che il 36 per cento degli europei vuole che gli aiuti all’Ucraina siano una priorità del prossimo Parlamento europeo. Un altro 36 per cento la considera importante ma non prioritaria, mentre per il restante 27 per cento degli intervistati è una questione secondaria.

Le opinioni sull’assistenza alla nazione devastata dalla guerra, tuttavia, differiscono notevolmente da Paese a Paese.

Solidarietà per l’Ucraina sfumata

Gli intervistati degli Stati membri nordici dell’Ue sono quelli che più hanno chiesto al prossimo Parlamento di essere più proattivo nel sostegno all’Ucraina, con il 68 per cento degli svedesi, il 59 per cento dei danesi e il 57 per cento dei finlandesi che hanno dichiarato che per loro è una priorità.

Ma in Ungheria, Grecia, Romania e Slovacchia, la maggior parte degli intervistati – rispettivamente il 47 per cento, il 45 per cento, il 48 per cento e il 39 per cento – considera gli aiuti all’Ucraina una questione secondaria. Solo il 12 per cento degli ungheresi ritiene che gli aiuti all’Ucraina debbano essere una priorità dell’Ue nel prossimo mandato.

In Germania, Polonia e Repubblica Ceca, dove i governi sono tra i maggiori fornitori di assistenza militare all’Ucraina, gli intervistati sembrano avvertire una certa stanchezza per gli aiuti, con quote molto simili alla media dell’Ue.

Malcontento condizionato dall’import dall’Ucraina

Parte del malcontento in Europa orientale e negli Stati membri confinanti con l’Ucraina è probabilmente legato all’importazione di prodotti agricoli ucraini, contro i quali gli agricoltori europei hanno protestato sostenendo che stanno abbassando i prezzi in tutta l’Unione.

Per quanto riguarda l’ideologia politica, i sostenitori dei Verdi (57 per cento) sono in maggioranza favorevoli a rendere gli aiuti  una priorità per i prossimi cinque anni. Anche gli intervistati che si riconoscono nei tre principali gruppi politici del Parlamento europeo – il Partito Popolare Europeo di centrodestra, i Socialisti e Democratici di centrosinistra e i centristi di Rinnovamento – sono in gran parte favorevoli al mantenimento di un forte sostegno all’Ucraina.

Il sostegno degli elettori di sinistra è più contenuto, ma comunque ampiamente positivo. La maggioranza degli intervistati che si allineano al gruppo di estrema destra Identità e Democrazia, invece, considera gli aiuti all’Ucraina secondari.

Il sondaggio, tuttavia, non distingue tra i vari tipi di aiuti. L’Ue ha fornito assistenza militare, macrofinanziaria e umanitaria all’Ucraina da quando la Russia ha lanciato la sua invasione su larga scala più di due anni fa.

Il sostegno dell’Ue sta effettivamente aiutando l’Ucraina?

Alla domanda se la posizione dell’Ue nei confronti dell’Ucraina abbia avuto un impatto positivo sugli sviluppi nel Paese in difficoltà, gli intervistati dei 18 Paesi intervistati si sono divisi equamente.

Il 36 per cento afferma che l’Ue ha avuto un impatto positivo, il 32 per cento dichiara che l’impatto del blocco non è stato né positivo né negativo e il restante 31 per cento ritiene che l’impatto sia stato negativo.

Secondo i dati pubblicati dal Consiglio dell’Unione europea, l’importo totale degli aiuti forniti all’Ucraina dai 27 Stati membri è di oltre 143 miliardi di euro.

Di questi, 81 miliardi di euro sono stati promessi attraverso il bilancio dell’Ue per il sostegno finanziario, economico e umanitario, mentre altri 12 miliardi di euro sono stati stanziati dagli Stati membri per lo stesso scopo. L’assistenza militare ammonta a 33 miliardi di euro – due terzi come sostegno bilaterale e i restanti 11 miliardi di euro nell’ambito del Fondo europeo per la pace – mentre 17 miliardi di euro sono stati erogati a sostegno dei rifugiati all’interno dell’Ue.

Dal marzo 2022, oltre quattro milioni di rifugiati ucraini hanno trovato rifugio nell’Unione. La loro protezione e le loro esigenze di base, tra cui l’assistenza sanitaria, l’istruzione per i figli e l’alloggio, sono garantite dal Sistema di protezione temporanea.

L’Ue ha anche adottato una serie di sanzioni massicce e senza precedenti contro la Russia per la sua aggressione militare contro l’Ucraina. Sono stati adottati tredici pacchetti per frenare le vendite di combustibili fossili e metalli russi e per limitare fortemente l’accesso della Russia a beni e tecnologie chiave che potrebbe utilizzare sul campo di battaglia.

Inoltre, oltre 300 miliardi di euro della Banca centrale russa sono stati congelati nell’Ue e negli Stati alleati del G7.

Gli intervistati dei Paesi nordici – 63 per cento dei danesi, 60 per cento dei finlandesi, 58 per cento degli svedesi – hanno un’opinione positiva sull’impatto che l’Ue ha avuto nel sostenere l’Ucraina. L’asse franco tedesco, invece, è moderatamente soddisfatto: Il 37 per cento degli intervistati francesi ha un’opinione positiva e il 31 per cento negativa, più o meno come oltre il Reno.

Ma in Romania, Slovacchia, Italia, Austria, Grecia e Ungheria, la maggior parte ritiene che l’impatto dell’Ue sulla guerra in Ucraina sia stato inefficace.

 Quelli che non la bevono (corriere.it)

di Massimo Gramellini

il caffè

Circola sui social, ed è ormai planata in tv e sui giornali con l’avallo di studiosi del calibro di Pino Arlacchi, la brillante teoria secondo cui ad architettare l’attentato di Mosca sia stata la Cia.

Diranno i soliti ingenui: ma non erano stati proprio gli americani ad avvertire, inascoltati, i russi del rischio di un imminente attacco da parte dei fondamentalisti islamici?

Appunto, era il tentativo di precostituirsi un alibi: il giorno prima di venire a casa tua, il ladro telefona sempre per segnalare che qualcuno sta per derubarti. Quanto al fatto che, dopo l’attentato, i terroristi siano fuggiti per oltre 400 chilometri senza che nessuno li intercettasse, non può certo essere imputato alle falle dell’apparato di sicurezza russo, la cui implacabile efficienza è garantita ogni settimana in tv dal professor Orsini, ma all’azione di disturbo degli ucraini.

Sarà anche vero che i terroristi islamici ispirati da Zelensky, ebreo, scappavano verso la Bielorussia nemica dell’Ucraina, per di più su un’automobile con targa bielorussa. Ma come non cogliere, in queste apparenti sbavature, la sulfurea capacità di dissimulazione dei mestatori occidentali?

E c’è un’altra scomoda verità che nessuno, nemmeno Arlacchi, ha avuto ancora il coraggio di rivelare: lo stesso Putin è un agente segreto del MI6 britannico. O davvero pensavate che la sua somiglianza con Daniel Craig, l’attore degli ultimi James Bond, fosse solo frutto del caso?