World press photo 2024

Il nuovo Patto europeo per le migrazioni e l’asilo avrà conseguenze umanitarie devastanti (valigiablu.it)

di 

Il 10 aprile il Parlamento Europeo ha votato 
in composizione plenaria l’adozione del nuovo 
Patto per le migrazioni e l’asilo: 
le norme approvate saranno formalmente adottate, dopo che il Consiglio europeo le avrà approvate, entro giugno del 2024. È la fine di un percorso iniziato quattro anni fa. La proposta legislativa della Commissione Europea del 2020 era nata con l’obiettivo di delineare un quadro comune europeo per la gestione della migrazione e dell’asilo, con diverse proposte legislative.
Alla fine dello scorso anno, il Consiglio e il Parlamento Europeo avevano raggiunto un accordo provvisorio, ma che già marcava la direzione della politica dell’Unione, sui cinque pilastri chiave: il regolamento sulla gestione dell’asilo e delle migrazioni, la risposta alle crisi migratorie, le procedure di asilo, l’implementazione dello European Dactyloscopie (Eurodac) e le nuove procedure di screening.

L’entusiasmo delle istituzioni europee per un voto da loro definito “storico”

Il voto del 10 aprile è il punto di arrivo di un percorso legislativo iniziato a settembre del 2020 e ancora prima nel 2015 con il primo accordo sulla migrazione e l’asilo; nei risultati ottenuti riecheggia il graduale spostamento a destra dell’equilibrio politico di quasi tutti gli stati membri. Prima della votazione finale ci sono state molte discussioni interne, sia a Bruxelles che a livello nazionale, in cui non sono mancate critiche secondo le quali questa normativa alimenta ancora di più l’agenda dell’estrema destra, piuttosto che proteggere le persone vulnerabili.

Ylva Johansson, commissaria per gli Affari interni e forza politica trainante dell’accordo, ha dichiarato invece che con le riforme volte a “gestire l’immigrazione in modo ordinato”, i 27 paesi membri hanno fatto un passo avanti verso la neutralizzazione dell’estrema destra populista.

La commissaria europea, volto di questa proposta insieme alla vicepresidente Margaritis Schinas, ha scritto su X di essere soddisfatta del compromesso raggiunto attraverso il quale si potranno “tutelare meglio le nostre frontiere esterne, i vulnerabili e i rifugiati, rimpatriando rapidamente coloro che non hanno diritto a restare, con la solidarietà obbligatoria tra gli Stati membri”.

Solo il Partito dei Verdi ha espresso profonda preoccupazione con alcune dichiarazioni sulla salvaguardia dei diritti umani e dell’integrità del diritto d’asilo. “Il Patto rafforzerà i problemi esistenti concentrandosi in modo sproporzionato sulla deterrenza, anche attraverso la detenzione diffusa di persone e bambini, riducendone al contempo i diritti. Sposterà sempre più responsabilità verso i paesi terzi e maggiori risorse finanziarie verso governi autocratici e signori della guerra”, ha dichiarato a Euronews Philippe Lamberts , copresidente dei Verdi.

Cosa prevede il Patto e le conseguenze su chi arriva in Europa

L’accordo approvato significherà, in generale, una politica ancora più securitaria in tema di accoglienza e lascerà comunque un margine discrezionale agli Stati membri. Oltre ai regolamenti dei cinque pilastri del Patto, gli eurodeputati hanno dichiarato a più riprese di credere fortemente nell’esternalizzazione delle frontiere per il diritto di asilo e nel contrastare con forza i trafficanti di esseri umani.

Più nello specifico, i cinque punti principali del pacchetto legislativo prevedono innanzitutto una stretta sul controllo dei dati personali delle persone migranti. Il regolamento sullo screening prevede procedure per l’identificazione iniziale delle persone migranti che arrivano in modo irregolare nell’UE, inclusa la raccolta di dati biometrici (in queste rientrano impronte digitali e palmari, riconoscimento del viso e vocali ecc.).

Le procedure di verifica pre-ingresso dovranno durare al massimo 7 giorni. All’esito verrà decretata l’applicazione della procedura necessaria: rimpatrio alla frontiera, rimpatrio lontano oppure accoglimento dell’asilo.

Come fa notare la giurista Vitalba Azzollini su X, “i dati biometrici potranno essere rilevati anche da bambini di età superiore ai sei anni (finora il limite era 14 anni) e se essi non sottostanno all’obbligo – cioè se fanno storie come le può fare qualunque bambino – potrà anche essere usata una qualche coercizione nei loro riguardi”.

Il Regolamento Eurodac, invece, aggiorna le regole della banca dati con le prove biometriche raccolte durante il processo di screening, per evitare più richieste di asilo da parte della stessa persona. Non è chiaro per quanto tempo i dati saranno conservati dalle autorità, o se per esempio, ci sarà un controllo sulle modalità (ad esempio, l’uso di violenza) con cui queste informazioni verranno reperite.

Il terzo pilastro è quello sulla organizzazione in concreto dei flussi e della cosiddetta solidarietà obbligatoria. Il Regolamento individua qual è lo Stato membro responsabile della gestione di una domanda di asilo, modificando in parte il sistema stabilito dal precedente accordo di Dublino.

La responsabilità dello Stato di primo ingresso durerà 20 mesi, 12 per le persone salvate in mare. Inoltre, si prevede un sistema di cooperazione e solidarietà tra Stati membri quando uno degli Stati si trova in una situazione di pressione e di difficoltà nell’accoglimento dei migranti. Il meccanismo prevede che gli Stati membri che non possono dare accoglienza, possono scegliere di contribuire finanziariamente (20.000 euro per persona).

L’obiettivo, sulla carta, è quello di condividere la responsabilità tra gli Stati membri dell’UE, mostrando solidarietà, soprattutto verso quegli Stati, come l’Italia, che proteggono le frontiere esterne dell’Unione e che sono maggiormente esposte ai flussi migratori.

Ancora, il pilastro sulle domande d’asilo che cerca di rendere il processo più efficiente e veloce: alcune persone migranti saranno sottoposte alla procedura tradizionale, altre a una procedura “accelerata” di frontiera detta border procedure. Quest’ultima sarà applicata solo a certe categorie di persone migranti: quelli che “mentono” alle autorità, sono considerati un pericolo per la sicurezza, o semplicemente provengono da paesi ai cui cittadini non viene di solito concesso l’asilo.

Questa procedura durerà al massimo 12 settimane (sei mesi se si considera anche l’eventuale rimpatrio). Per ogni Stato membro è previsto un tetto massimo di persone che possono essere sottoposte alla border procedure, la quale coinvolgerà a livello europeo al massimo 30mila persone alla volta.

Ultimo, il regolamento sulle situazioni di crisi. Riportando al testo della norma, si forniscono “strumenti per reagire rapidamente in situazioni di crisi, come un elevato numero di arrivi illegali o tentativi di destabilizzazione da parte di paesi ostili”.

In queste circostanze, un paese richiede alla Commissione l’attivazione della situazione di crisi, e se accordata, le sue autorità nazionali potranno applicare misure più severe, compresi periodi più lunghi per le procedure di asilo: fino a dieci giorni per la registrazione del richiedente, e sei settimane in più per la border procedure. Quando un paese attiva la situazione di crisi, aumentano le misure di solidarietà da parte degli altri Stati, sia in termini di ricollocamenti (la via prioritaria) sia in termini di finanziamenti.

Le dichiarazioni entusiaste di molte figure di spicco della politica dell’UE – che hanno più volte definito questo voto come un momento storico, di svolta per l’Europa – sono davvero preoccupanti se si considerano le attuali condizioni dei migranti in Europa.

Come spesso è stato fatto notare da numerosissime organizzazioni umanitarie, e come sottolinea Picum (una ONG con sede a Bruxelles che mira a promuovere la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani dei migranti privi di documenti in Europa) nel suo ultimo comunicato, “il Parlamento europeo ha siglato un patto sulla migrazione che probabilmente porterà a diffuse violazioni dei diritti umani in tutta Europa e ai suoi confini”.

Il nuovo accordo avrà conseguenze umanitarie devastanti. Chiunque arriverà in Europa senza documenti di viaggio validi sarà probabilmente trattenuto nelle strutture di frontiera, senza eccezioni di età, comprese le famiglie con bambini.

Le persone non idonee per l’asilo rischiano di essere direttamente indirizzate verso le procedure di espulsione, senza possibilità di percorrere una strada diversa di regolarizzazione in Europa. Il patto non prevede nessuna norma sul diritto di difesa e di rappresentanza legale durante le procedure amministrative alle frontiere; i migranti che riusciranno a fare ricorso contro l’ordine di espulsione potranno comunque essere espulse in attesa di una decisione sul loro caso.

Esiste poi, secondo Picum, una pericolosa deriva del controllo delle etnie razzializzate (compresi i cittadini dell’UE), a causa dell’allargamento della profilazione e delle nuove procedure di screening per identificare le persone entrate irregolarmente.

Da ultimo, l’enorme e complessa questione del rapporto tra l’Europa e i paesi terzi: gli Stati membri potranno derogare a salvaguardie fondamentali se affermano che un paese terzo sta spingendo le persone verso i loro confini (“strumentalizzazione della migrazione”).

L’integrità del diritto di asilo minacciata

La discussione sul merito è stata quasi inesistente; ancora una volta, le migrazioni hanno polarizzato il dibattito politico nazionale e sovranazionale, complice anche la narrazione di molti media europei e la convinzione (tutta da appurare) che una politica sempre più securitaria possa funzionare come push factor.

Gli interventi degli europarlamentari sono stati quasi tutti volti a garantire un giusto posizionamento del proprio partito in vista delle elezioni europee. Se, come sembra, si verificherà un ulteriore spostamento a destra con le votazioni di giugno, è ragionevole pensare che il diritto d’asilo sarà sempre meno tutelato, soprattutto nei paesi di primo approdo.

L’europarlamentare di Fratelli d’Italia Procaccini è intervenuto a favore del Patto, sostenendo con forza la volontà dell’attuale Governo di garantire la sicurezza nazionale dei confini e di combattere l’operato delle ONG nel Mediterraneo e dei trafficanti di esseri umani, ponendoli praticamente allo stesso livello.

Pietro Bartolo del Partito Democratico, invece, si è dichiarato contrario al Patto: “Si può negoziare su tutto tranne che sull’umanità”, ha detto durante il suo intervento. Tuttavia, non si è instaurata una discussione costruttiva sull’attuale sistema legislativo, che già comprimeva al massimo i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo in Europa.

Nessuna dichiarazione sul graduale smantellamento del sistema di accoglienza in Italia, dopo il disastroso Decreto Cutro, che limita ulteriormente l’accoglienza dei richiedenti asilo, che impedisce di fatto il diritto di richiedere l’asilo politico e sottopone i migranti trattamenti inumani e degradanti nei Centri per i Rimpatri; nessuna dichiarazione nemmeno sull’esternalizzazione le frontiere, che mette in pericolo tutto il sistema di tutele e garanzie delle convenzioni internazionali.

Il dissenso della società civile

Durante la plenaria del Parlamento non sono mancati momenti di altissima tensione, quando gli europarlamentari sono stati chiamati a votare sulla cosiddetta border procedure, alcuni attivisti hanno manifestato pacificamente il loro dissenso, urlando a gran voce la loro contrarietà all’accordo tra gli Stati membri.

A sollevare il dissenso sono state 161 organizzazioni della società civile che con un comunicato congiunto dell’8 aprile, invitavano gli eurodeputati a respingere il Patto dell’UE su migrazione e asilo.

Per mesi, importanti ONG come Oxfam e Amnesty International hanno contestato con forza il Patto che “contiene violazioni dei diritti e un approccio punitivo, enorme passo nella direzione sbagliata”. La Commissione ha cercato di vendere il Patto come un grande successo, in grado di risolvere i problemi di solidarietà tra gli Stati membri e l’applicazione disomogenea dell’acquis dell’UE in materia di asilo.

Dal 2014, più di 29.000 persone sono morte o scomparse nel Mediterraneo e, sebbene questa rimanga la rotta migratoria più mortale al mondo, anche altre stanno mietendo un gran numero di vittime. Nei mesi di gennaio e febbraio di quest’anno più di 12.000 persone hanno attraversato l’Atlantico per cercare di raggiungere le Isole Canarie. I rapporti suggeriscono anche un aumento del traffico di esseri umani dal Libano a Cipro e alla Grecia.

Come dichiarato da Sarah Chander, cofondatrice di Equinox Initiative for Racial Justice, l’Europa ha approvato “la serie di politiche migratorie più letali della storia. Invece di concentrarsi sui servizi sociali e sulla sicurezza per tutti, queste leggi significheranno criminalizzazione, più profili razziali e prigioni, e più tecnologia simile a un’arma per la sorveglianza delle frontiere”.

Evan N’Dicka, il tweet di Malan: “Malori troppo frequenti, si faccia chiarezza”. Piovono le critiche di Burioni e Cartabellotta (quotidiano.net)

I due scienziati hanno letto nella dichiarazione 
del senatore una strizzata d’occhio ai no-vax. 

L’Istat assicura che non c’è un aumento dei malori successivo alla vaccinazione anti-Covid. Dimesso il calciatore della Roma: “Quadro clinico è compatibile per trauma toracico”

Anche il mondo della politica e della scienza si fa sentire dopo il malore che ha colpito Evan N’Dicka durante Udinese-Roma. In particolare, ad aprire il dibattito è un tweet di Lucio Malan, presidente del gruppo di Fratelli d’Italia in Senato. “A N’Dicka auguri di rapida e completa guarigione. Questi episodi sono troppo frequenti e va fatta chiarezza sulle dimensioni numeriche e sulle cause”, ha postato il senatore.

C’è chi nella dichiarazione di Malan ha letto una strizzata d’occhio ai no-vax, che da anni collegano malori e malattie che colpiscono i giovani ai vaccini anti-Covid somministrati durante la pandemia.

Nonostante l’Istat abbia comunicato più volte che non vi sia un aumento dei problemi di salute successivo alla campagna vaccinale del 2020-21, sono molte le risposte di coloro che fanno riferimento a ciò. “Troppi malori, e non solo sui campi di calcio”, scrive un utente, “Il fenomeno è da verificare”, risponde un altro.

A prendere parola, anche il presidente della Fondazione GimbeNino Cartabellotta. Sotto al tweet del senatore, lo scienziato risponde: “Mi scusi Onorevole, ma la Sua continua attività di disinformazione scientifica è finalizzata a raccattare voti da novax? O crede veramente a quello che scrive?”.

A fare da eco, il medico Roberto Burioni: “Il senatore Malan prosegue nella sua irresponsabile opera di disinformazione pericolosa per la salute pubblica e per il paese – scrive retwittando il post del politico – Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni non può tollerare un simile comportamento. Non è questione di destra o di sinistra, è salute pubblica”.

Intanto il calciatore della Roma è stato dimesso dall’ospedale di Udine. Gli accertamenti completati nella giornata di oggi hanno escluso qualsiasi tipo di complicazione. Già ieri sera le notizie erano rassicuranti. Il club giallorosso pubblicava sui suoi social una foto di N’Dicka sorridente sul suo letto d’ospedale. “Evan si sente meglio ed è di buon umore” rassicurava. Resta incerta la data di recupero di Udinese-Roma, interrotta al 72’.

La diagnosi

In una nota la Roma spiega che il giocatore è stato ricoverato “in seguito a un dolore acuto precordiale e alterazioni aspecifiche all’elettrocardiogramma effettuato in sala di prima urgenza allo stadio” durante la gara fra Udinese e Roma.

“Sono stati effettuati controlli cardiologici di primo e secondo livello risultati negativi per patologia cardiaca. Alla luce degli ultimi esami effettuati in mattinata il quadro clinico è compatibile per trauma toracico con minimo pneumotorace sinistro”.