Colpo su colpo (corriere.it)

di Massimo Gramellini

Il caffè

In un mondo dove persino al Papa slitta la frizione sulla «frociaggine», non ci si può più stupire se la premier stringe la mano a un presidente di Regione che le aveva mancato gravemente di rispetto, presentandosi a lui come «quella stronza della Meloni».

È il nuovo bon-ton istituzionale: la prossima volta che mio figlio dirà una parolaccia, anziché sgridarlo lo chiamerò Eccellenza o direttamente Santità.

C’è un precedente: Vincenzo De Luca aveva dato della «stronza» a Giorgia Meloni in un fuorionda grondante disprezzo e maschilismo anni Cinquanta, ma Elly Schlein, invece di chiederne indignata le dimissioni come avrebbe fatto se il malparlante fosse stato di destra, aveva preferito minimizzare, perdendo l’occasione storica di cambiare lo stile della politica.

Tornando a quello della Meloni, questo siparietto degno del Bagaglino conferma che la premier ha scelto di replicare colpo su colpo agli attacchi senza separare la sua persona dall’incarico che ricopre. Come se non le interessasse essere la presidente di tutti, ma solo di chi vota per lei. Ed è probabile che chi vota per lei la voglia proprio così: orgogliosamente rivendicativa e disinvolta nei modi e nel linguaggio.

Forse però la presidente del Consiglio sottovaluta l’esistenza di un’altra Italia non di sinistra che non l’ha mai votata, ma che potrebbe iniziare a farlo soltanto se la vedesse ispirarsi un po’più ad Angela Merkel e un po’ meno alla protagonista di «Come un gatto in tangenziale».

I rischi nucleari nel confronto tra Russia e Occidente, la deterrenza e i titoli surreali di certa stampa (ilriformista.it)

di Claudio Velardi

Ieri in redazione ci interrogavamo su quale 
peso potesse avere nei titoli di oggi la 
dichiarazione forte di 
Meloni sul delitto Matteotti. 

Ieri c’è stata la celebrazione alla camera dei 100 anni del discorso di Matteotti in cui di fatto anticipò il suo assassinio. Meloni ha detto: siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso dagli squadristi fascisti per le sue idee.

E tutti, o quasi, hanno preso atto delle sue parole. Certo, qualcuno ha detto che doveva dire di più, che doveva essere ancora più chiara, che doveva parlare delle responsabilità esplicite di Mussolini, ma è un’esigenza – dei giornali e nostra – di fare polemica politica di parte. In generale, il mondo politico nel suo insieme ha preso atto di questo ulteriore passo avanti di Meloni nel prendere le distanze dagli orrori del ventennio. Alcuni giornali ci aprono, altri no, ma sicuramente ci sarebbe stata più attenzione nel caso in cui Meloni non fosse stata così netta.

Altri temi di giornata riguardano gli esteri. Molti giornali hanno cambiato l’apertura con la notizia che è arrivata solo poche ore fa: la condanna storica di Trump. Non impedirà all’ex presidente di correre ancora alle elezioni per la Casa Bianca, anzi il tycoon sfrutterà proprio la sua condanna per la campagna elettorale.

Poi c’è la questione della tensione tra Europa, Occidente e Russia che si fa sempre più grave. Per un attimo perdo la mia solita freddezza perché secondo me il Fatto Quotidiano ha un titolo surreale: “Due anni di bellicismo e ora temono la guerra”.

In sostanza, dice che l’Occidente è colpevole di non essersi arreso a Putin, ma non che Putin ha invaso l’Ucraina.

Ma a parte questo, il cuore delle notizie è che c’è un confronto – per adesso – verbale molto forte tra Russia e Usa. Putin e, in particolare, i suoi falchi parlano dell’uso del nucleare in territorio russo per fare le prove e dimostrare che Mosca è pronta, mentre dall’altra parte Biden dice sì all’uso delle armi Nato in Russia, laddove partono gli attacchi diretti verso Kiev.

A valle di questo inasprimento estremo della tensione torna sui giornali il concetto di deterrenza, un tema centrale quando si parla di nucleare – un armamento letale per l’umanità.

Finora la deterrenza è servita a evitare che qualcuno facesse la prima mossa, ci si augura continui così. In ogni caso il confronto è molto duro.

Putin gioca con il fuoco. E lo sa (italiaoggi.it)

di Gianni Pardo

La propaganda russa è realmente degna di 
ammirazione. 

Ogni giorno, alla minima mossa occidentale, Mosca minaccia le più devastanti reazioni. Inclusa la Terza Guerra Mondiale.

Insiste sul punto che è stata aggredita dall’Ucraina e non il contrario. Addirittura, è tanto audace da creare (almeno formalmente) il casus belli perché scoppi il finimondo.

Alcuni giorni fa il Cremlino ha dichiarato che avrebbe unilateralmente modificato (a proprio favore) le acque territoriali del Mar Baltico, riducendo, per esempio, quelle della Finlandia. Una simile mossa potrebbe provocare la Terza Guerra Mondiale dal momento che, ai sensi dell’art.5 del Trattato Nato, al tentativo di applicare concretamente questo provvedimento una trentina di Stati della Nato dovrebbero entrare in guerra contro la Russia.

Ma dopo un paio di giorni quella decisione sbiadisce, diventa una proposta, per poi passare al dimenticatoio. Lo stesso con la provocazione di alcune boe del Mar Baltico e soprattutto con le esercitazioni con armi nucleari al confine con l’Ucraina. Ogni giorno la Russia gioca con la Nato come il gatto col topo, dimenticando che in questo caso il topo è lei. Solo che di questo l’Europa Occidentale non si accorge.

In realtà, ciò che più preoccupa è un’altra cosa. Facciamo l’ipotesi che le provocazioni della Russia siano coscientemente calibrate per farla apparire più forte di quanto non sia e nulla più. Rimane il fatto che questo è giocare col fuoco. La Russia non nasconde i suoi sogni di ricostituzione dell’Unione Sovietica; l’Occidente non nasconde la sua volontà di far scoppiare questi sogni e insomma da un lato c’è una fiammella costantemente accesa e dall’altro un mucchio di paglia.

Quanto più, per giocare, si avvicinano le due cose, tanto più facilmente un giorno ci dovremo chiedere come mai, per una ragione così sciocca, il mondo sia in guerra e tanti giovani stiano morendo.

(italiaoggi)