Oggi parliamo nuovamente del Vaccino AstraZeneca e del suo ritiro dal mercato. Ne parliamo ancora grazie a svariati media che, cavalcando sensazionalismo e scarso amore per il giornalismo, nei giorni scorsi hanno sfruttato titoli clickbait che davano a intendere cose che non sono.
Ad esempio il TG5 mandava in onda un servizio dal titolo:
Astrazeneca e trombosi, ritirato il vaccino
RaiNews, intervistando il fratello di un poliziotto morto per trombosi:
Ritirato il vaccino anti-Covid dopo i casi di trombosi
La Repubblica:
Covid, AstraZeneca ritira il suo vaccino dopo le ammissioni sugli effetti collaterali
E potremmo andare avanti a lungo, ma sarebbe solo la dimostrazione dello scarso interesse per l’informazione da parte dei tanti giornalisti che si sono dedicati alla notizia. Poi vengono i colleghi fact-checker che hanno cercato di fare chiarezza, come la squadra dei verificatori di fatti di Open, che l’8 maggio 2024 titolava:
Il ritiro del vaccino AstraZeneca e la narrazione fuorviante No Vax
Spiegando le cose nella maniera corretta, come difatti riporta l’amico David Puente:
Come riportato nel comunicato dell’EMA del 27 marzo 2024, il vaccino Vaxzevria è stato ritirato a seguito della richiesta presentata da AstraZeneca il 5 marzo 2024. Ossia, oltre un mese prima dell’articolo del Telegraph dove si riporta la notizia giudiziaria.
Rispetto ad altri vaccini, Vaxzevria non è stato aggiornato per le note varianti. Ciò comporta che il prodotto non fosse più adatto nell’affrontare le nuove condizioni pandemiche. Teniamo conto che il vaccino risultava già come il meno efficace (60%) rispetto ai concorrenti di Pfizer e Moderna.
Il problema è quando, su queste narrazioni – come riportiamo nel titolo – ci si mette a discutere, come dimostra l’articolo di MeteoWeb dedicato a uno scambio di pareri tra Roberto Burioni e gli admin del gruppo IoApro (come ricorderete, dietro quella sigla nel 2021 si celavano proprietari di ristoranti che decisero di aprire contro le normative anticontagio in vigore all’epoca).
Ci racconta MeteoWeb:
Nelle scorse ore, la pagina Facebook di “Io Apro”, il movimento composto da alcuni imprenditori che negli anni del lockdown ha lottato contro le chiusure, ha ripreso alcune dichiarazioni di Roberto Burioni e Matteo Bassetti, che nel 2021 assicuravano la sicurezza e l’efficacia del vaccino AstraZeneca. “Noi complottisti, loro scienziati! Ora però i danni chi li paga?”, si legge nel post, in cui sono stati taggati gli stessi Burioni e Bassetti, oltre all’ex Ministro Roberto Speranza.
Sotto al post, è arrivato anche il commento di Burioni, nel quale non mancano gli insulti: “se voi non arrivate a capire che il vaccino AZ era effettivamente sicuro ed efficace perché siete un branco di idioti non è colpa mia ma del vostro DNA”.
Burioni aveva ragione nel 2021, soprattutto in una condizione di urgenza come quella in cui ci trovavamo il rapporto tra rischio e beneficio permetteva di considerare sicuro il vaccino AstraZeneca, anche perché riguardo alla trombosi a cui tutti fanno riferimento indicandola come ragione del ritiro di tale vaccino, come spiegavamo qualche settimana fa:
…è stato già sottolineato che, nonostante le preoccupazioni iniziali, gli eventi avversi come la trombosi con trombocitopenia indotta da vaccino (VITT) sono molto rari e la maggior parte dei casi può essere trattata efficacemente.
Che AstraZeneca potesse causare trombosi con trombocitopenia è noto è noto sin dal 2021, era stato indicato chiaramente nel foglietto illustrativo ed era risaputo che per alcune categorie era preferibile somministrare vaccini a mRNA. L’idea che AstraZeneca abbia fatto ammissioni nuove sull’argomento viene da articoli di giornale che hanno cavalcato quel sensazionalismo che spinge i lettori a cliccare sugli articoli, non dai fatti.
Ma attaccare così frontalmente chi ha dubbi o perplessità, come fa il prof. Burioni, non fa altro che aumentare la distanza tra “gli esperti” e “il popolo”. Invece di abbattere i muri dell’ignoranza con la pazienza e la chiarezza, il professore ha scelto, così facendo, di alimentare la polarizzazione all’interno delle diverse fazioni. A nostro avviso, questo non fa altro che confermare i pregiudizi di chi già pensa che gli scienziati vivano in una torre d’avorio, distaccati dalla realtà.
In un momento in cui la fiducia pubblica nella scienza è così fragile, questo non è solo un errore di comunicazione, ma è un autogol. Lasciamo populismi e atteggiamenti aggressivi ai nostri governanti che ne fanno già un uso indiscriminato, e cerchiamo di essere più comprensivi nei confronti di chi è costante vittima dell’information disorder. Solo così possiamo sperare di superare quei muri che oggi ci dividono.