SANGUE SUL LAVORO
Due morti sul lavoro nella giornata di ieri, ben cinque in quella di lunedì.
La mattanza continua, e alla tragica conta degli omicidi bianchi vanno aggiunti i feriti gravi, come un operaio trentenne che rischia di perdere un braccio rimasto incastrato in un macchinario alla Iti Box, azienda cartotecnica di Monsummano Terme nella Valdinievole pistoiese, e quelli meno gravi ma comunque bisognosi di un immediato ricovero in ospedale, come i quattro lavoratori travolti dalle scenografie che stavano scaricando per l’allestimento di uno spettacolo al Teatro Pucciniano di Torre del Lago, a pochi chilometri da Viareggio. Tutti fortunatamente fuori pericolo, hanno fatto sapere in serata i sanitari.
E’ purtroppo rispettata la terrificante media quotidiana degli omicidi bianchi italiani. Imparagonabile, con tre casi al giorno, rispetto a quelle delle altre grandi nazioni del vecchio continente.
A partire dalla morte lunedì di tre autotrasportatori, con le prime due vittime che erano alla guida di due camion scontrati frontalmente sulla strada regionale 11, al confine tra le province di Verona e di Brescia I due autisti, entrambi residenti in Trentino, erano Renzo Roberto Leita, 65 anni, di Ischia di Pergine, e Costel Blanaru, 53 anni, di Ala.
La terza tragedia sul lavoro nel piazzale di una segheria ad Asolo, ancora nel Trentino, dove Natalino Paradisi, 55 anni, di Castel Ivano, è rimasto schiacciato da una delle due sponde del suo camion. L’allarme ai soccorritori è stato dato da alcuni ragazzi che avevano notato il mezzo pesante fermo e subito dopo il corpo dell’uomo.
Ancora lunedì in tarda serata il quarto omicidio bianco. Simone Mezzolani, operaio di 33 anni, è morto incastrato in un macchinario mentre stava lavorando alla Fab, azienda che produce componenti per il settore del mobile, a Gallo di Petriano, in provincia di Pesaro e Urbino. A scoprire il cadavere alcuni suoi compagni di lavoro che hanno subito avvisato i sanitari, purtroppo per il giovane operaio non c’era già più nulla da fare.
Le ultime tre vittime a Modena, a Roggiano Gravina in provincia di Cosenza e a Semiana in Lomellina, nel pavese. Qui un bracciante di 53 anni ha perso la vita ieri mentre era al lavoro in un’azienda agricola. Dai primi accertamenti sembra fosse impegnato a trasportare alcuni carichi particolarmente pesanti, quando è caduto a terra per un un malore che gli è stato fatale, nonostante gli sforzi dei sanitari del 118 che hanno cercato in ogni modo di rianimarlo.
Nei cantieri edili gli ultimi due morti. A Modena ieri mattina un operaio di 45 anni, residente nel perugino e dipendente di una ditta umbra specializzata nelle coperture di immobili, è precipitato dal tetto di un capannone in disuso in via di riqualificazione.
La caduta da circa cinque metri di altezza gli è stata fatale, in una tragedia che ha molti punti di contatto con quella avvenuta il giorno prima a Roggiana Gravina, dove a morire è stato un muratore di ben 65 anni precipitato dall’impalcatura sulla quale stava lavorando.
“Le norme ci sono ma non vengono applicate, perché la sicurezza sul lavoro è considerata un costo, mentre la precarietà, il lavoro nero e gli appalti e subappalti al massimo ribasso sono diventati la regola”, ben fotografa la situazione il senatore Tino Magni di Avs, che guida la commissione di indagine sulle condizioni di lavoro, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Anche Maurizio Landini, intervenendo in piazza della Loggia a Brescia nell’anniversario della strage fascista de 1974, non ha dimenticato di denunciare quanto di tragico avviene ogni giorno nel paese: “E’ una strage che dobbiamo combattere.
Bisogna combattere la logica del subappalto, bisogna ricostruire il protagonismo del lavoro, la nostra bussola rimane la Costituzione. E voglio ricordare le parole dette dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il Primo Maggio scorso: il lavoro non è una merce”.