Quando la promozione del Made in Italy viola il diritto Ue (lavoce.info)

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Il governo promuove prodotti made in Italy su Amazon. 

Ma la campagna pubblicitaria è contraria al diritto dell’Unione europea, che vieta agli stati di pubblicizzare i ‘propri’ prodotti, a danno di quelli di altri paesi membri, pur con qualche eccezione.

L’accordo tra governo italiano e Amazon

È in corso la terza edizione del progetto Ice-Amazon a favore del made in Italy. L’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, è “l’organismo attraverso cui il governo italiano intende favorire il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle imprese italiane sui mercati esteri”.

Tramite la collaborazione tra Ice e Amazon – la piattaforma digitale di compravendita più famosa al mondo – il governo italiano mira a promuovere prodotti italiani in alcuni dei principali mercati europei (Francia, Germania, Regno Unito, Polonia, Paesi Bassi e Svezia) e non europei (Stati Uniti). La promozione è indirizzata anche al mercato italiano: la piattaforma amazon.it pubblicizza ai consumatori italiani l’iniziativa e la collaborazione tra Ice e Amazon, insieme a una lista di prodotti made in Italy, riconducibili a vari settori merceologici.

Le campagne promozionali vietate dal diritto dell’Ue

È lecito dubitare della legalità di tale campagna promozionale. In base al diritto dell’Unione europea, e in particolare alle norme sulla libera circolazione delle merci previste dai Trattati dell’Ue, è vietato agli stati membri promuovere simili campagne pubblicitarie, in quanto costituiscono misure pubbliche a beneficio dei prodotti nazionali e a danno dei prodotti stranieri, che ostacolano quindi il commercio transfrontaliero e l’integrazione dei mercati europei.

Il caso giurisprudenziale più conosciuto sul tema, in cui la Corte di giustizia dell’Ue ha chiarito il divieto, ormai diversi decenni fa, è quello affrontato nella causa Buy Irish” Campaign (“campagna compra irlandese”) riguardante una campagna promozionale su larga scala mediante la quale si esortava all’acquisto di merci nazionali.

Ciò che determina l’illegalità di simili campagne pubblicitarie è in primo luogo la natura dell’autore. Non si tratta di un’azione pubblicitaria condotta da imprese private o pubbliche, o da un’associazione di imprese, a favore di prodotti di loro fabbricazione. Le campagne promozionali vietate dalla libertà di circolazione sono quelle riconducibili direttamente o indirettamente allo stato.

Nel caso Buy Irish Campaign, la campagna pubblicitaria che incitava all’acquisto di prodotti irlandesi era stata materialmente organizzata da una società di diritto privato. Tuttavia, poiché le attività di quest’ultima erano controllate e finanziate dallo stato irlandese, la campagna pubblicitaria era in ultima analisi ascrivibile allo stato, che non poteva così sottrarsi dalla responsabilità di aver violato il divieto europeo di ostacolare l’importazione di merci straniere.

Sotto questo profilo, la situazione della campagna per il Made in Italy su Amazon è molto più chiara e netta, essendoci in questo caso un esplicito e diretto coinvolgimento dello stato italiano, per il tramite dell’agenzia governativa Ice. È direttamente quest’ultima a organizzare la campagna, concludendo l’accordo con Amazon per promuovere i prodotti made in Italy.

Un ostacolo alla libera circolazione delle merci

Questo tipo di campagne pubblicitarie, di matrice politica-statale, rappresentano un caso emblematico di ostacolo discriminatorio alla libera circolazione delle merci nel mercato dell’Ue, costituendo così la violazione più grave dalle norme del diritto dell’Ue finalizzate, all’opposto, a integrare i mercati nazionali in un unico mercato di dimensioni europee.

Si tratta di un ostacolo al commercio transfrontaliero di natura discriminatoria in quanto distingue le merci esclusivamente in base allo stato membro di produzione, e avvantaggia i prodotti nazionali a danno dei prodotti provenienti da altri stati membri.

Il diritto dell’Ue vuole che la concorrenza e la scelta avvengano sulla base dei meriti dei singoli prodotti (per esempio, qualità e prezzo), a prescindere dalla loro provenienza. Ai fini della disciplina, non rileva il fatto che la misura dello stato in questione non si concretizzi in atti vincolanti: per essere vietata, basta che la misura sia comunque idonea a incidere sulla condotta dei commercianti e dei consumatori nel territorio di questo stato, indirizzandoli verso i prodotti nazionali, e a produrre quindi effetti restrittivi sugli scambi intra-Ue.

Sia nel caso Buy Irish Campaign,sia nella campagna pubblicitaria dell’accordo tra Ice e Amazon in relazione al mercato italiano, l’effetto restrittivo, anche solo potenziale, è proprio quello di incrementare sui rispettivi mercati nazionali (rispettivamente, irlandese e italiano) la vendita dei prodotti nazionali, sostituendo i prodotti importati, e quindi frenando le importazioni dagli altri Stati membri.

È una forma di protezionismo commerciale a danno di prodotti stranieri e quindi della realizzazione dell’obiettivo di realizzare un mercato a livello europeo, che offra più ampie possibilità ai consumatori e alle imprese.

Riteniamo che lo stesso divieto valga per le campagne pubblicitarie statali rivolte a mercati di altri stati membri (tramite Amazon.fr, Amazon.de, ecc.).  Infatti, si tratta comunque di misure pubbliche che, differenziando i prodotti sulla base esclusivamente della loro ‘nazionalità’, hanno l’effetto di conservare la frammentazione del mercato dell’Ue lungo i confini nazionali.

A quali condizioni lo stato può promuovere prodotti nazionali?

Secondo la stessa Corte, allo stato membro il diritto dell’Ue consente di pubblicizzare non prodotti nazionali in generale, ma specifici prodotti nazionali dotati di particolari caratteristiche (caso 222/82). Nel caso di quelli venduti su Amazon.it, tuttavia, sono in vendita prodotti Made in Italy assolutamente privi di tali caratteristiche (per esempio, giocattoli di plastica per bambini), del tutto analoghi a quelli che possono essere prodotti in altri stati membri, la cui promozione “statale” si pone perciò in violazione delle norme dell’Ue.

Inoltre, la discriminazione i prodotti in base alla loro provenienza, a danno di quelli di importazione, può essere eccezionalmente ammessa per la tutela di altri interessi pubblici nazionali. Si pensi, ad esempio, alla protezione della salute dei consumatori.

Tuttavia, tra gli interessi tutelabili in via eccezionale non sono compresi quelli di natura economica, come il sostegno allo sviluppo di certi settori economici o prodotti. L’obiettivo dell’accordo tra Ice e Amazon, invece, è esplicitamente proprio quello di aiutare le imprese italiane sul piano commerciale.

G7, scontro tra Roma e Parigi sull’aborto. Biden: non cediamo sui diritti (ildubbio.news)

di Giacomo Puletti

Il governo italiano elimina il riferimento 
all’interruzione di gravidanza dalla dichiarazione 
finale per non mettere in imbarazzo il Papa. 

Insorgono le opposizioni

«Un caso montato come panna», «una strumentalizzazione elettorale post elettorale diparte di qualcuno». Da palazzo Chigi viene descritta così la polemica per lappaste di dichiarazione finale che gli sherpa del G7 stanno preparando e che riguarda l’aborto. Parola che compariva nel testo conclusivo dello scorso vertice di Hiroshima e che invece non compare nella bozza di quello che sta andando in scena a Borgo Egnazia, Brindisi.

Sul motivo per cui non compare le versioni divergono. «Nel paragrafo gli impegni assunti a Hiroshima dai leader vengono riconfermati – spiegano fonti di governo – Quando si fa un nuovo documento i temi già affrontati vengono richiamati» e per questo non sono esplicitati nella bozza. Il caso aborto «nasce dal fatto che nel pieno della notte, data lettura del paragrafo, si voleva andare ben oltre».

Chi voleva andare oltre non lo dice nessuno, ma tutti lo sanno. Cioè la Francia, che è nel pieno di una campagna elettorale lampo in vista delle legislative convocate da Macron dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale seguito al successo del Rassemblement national di Marine Le Pen alle Europee.

L’Italia non ha mai detto «non vogliamo», si spiega da palazzo Chigi, «ma abbiamo semplicemente chiesto che, qualora il testo venisse modificato, andava bilanciato anche con altri temi». Un tira e molla che sarebbe durato fino a tarda notte, e terminato con il ritorno al testo di Hiroshima.

L’aborto è un diritto che verrà rivendicato come indifendibile e insostituibile, dunque, ma tra le altre cose secondo il governo era «indispensabile» trovare un modo per non urtare la sensibilità di papa Francesco, ospite domani quando per la prima volta un pontefice parteciperà ai lavori del G7.

Dallo staff del presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stato ribadito che il leader del mondo libero «non cederà su diritti e aborto», mentre il tema è entrato di prepotenza anche nel dibattito politico italiano, con prese di posizione sia di esponenti di governo che dell’opposizione. «Non so se a un G7 a cui partecipa anche il Papa fosse opportuno» inserire nella bozza finale il tema dell’accesso effettivo e sicuro all’aborto».

Sgomento da parte di Pd e M5S, con una dura presa di posizione della leader dem Elly Schlein. «Non ce ne facciamo nulla di una premier donna che non difende i diritti di tutte le altre donne di questo Paese, ha detto la segretaria dem.

Schlein voleva il suo Santoro cattolico e ha scelto Marco Tarquinio, un addestrato disco rotto (ilriformista.it)

di Paolo Guzzanti

La segretaria è ancora d’accordo con se stessa?

Ripete il refrain secondo cui la Nato non è un club di nazioni che si sono alleate per fronteggiare il terrore russo, ma una accolita di briganti

Ecco s’avanza uno strano soldato, ma non è la solita guardia rossa che porta alla riscossa la schiava umanità. Nulla di così statuario, anzi un po’ titubante. Stiamo parlando infatti del dottor Marco Tarquinio, ex direttore dell’Avvenire, ingaggiato nella legione straniera del Pd, imbarcato e portato alla vittoria, dunque sotto tutti gli spot, che sarebbero le luci della verità scrutante.

Messo per la prima volta sotto quelle luci, anziché abbronzarsi come qualcuno temeva, ha illuminato con il suo pallore una tripletta di “no, no, no” quando il giornalista francese Jozsef gli ha chiesto se una volta a Strasburgo voterà per l’invio delle armi in Ucraina. Tarquinio si inalbera: dare armi agli aggrediti sarebbe come dare acqua agli affogati, un controsenso. O all’invio di armi. Eppure, dall’invasione nazista della Polonia del 1939 il principio secondo cui mai uno Stato può invaderne uno confinante portando morte e distruzione, con i soldati che stuprano le ragazzine e poi le uccidono.

È possibile che Tarquinio pensi che in fondo non sono affari nostri. Se gli chiedono qual è il più bel libro che abbia letto, cita il “Dolore” di Ungaretti e la sua più grande ispiratrice è naturalmente la mamma. Tutto questo è normale, anche troppo, ma insomma, con tutto il rispetto, si può sapere qual è il messaggio subliminale della scelta della Schlein che se lo è capato e l’ha voluto a Strasburgo?

Se lo è chiesto anche Paolo Mieli, un maestro nell’accecare la vittima con le bombe di complimenti prima di affondare la lama, quando ha detto: candidare Tarquinio è come candidare Santoro. Lo stesso Santoro che è un dominatore dei dibattiti perché dà sulla voce a tutti parlando sempre e soltanto lui. La Schlein voleva il suo Santoro cattolico?

Comunque sia Tarquinio si è subito meritato la photo-op sul La 7 quando si è scontrato col giornalista francese Eric Jozsef, il quale ha prima contestato Tarquinio per aver definito la Nato “un’alleanza offensiva”, quando proprio Svezia e Finlandia due Paesi di antica neutralità hanno supplicato la Nato per essere accolte, come gli ucraini e georgiani, questi ultimi invasi dalla Russia.

Ma Tarquinio è un addestrato disco rotto che ripete il refrain secondo cui la Nato non è un club di nazioni che si sono alleate per fronteggiare il terrore russo, ma sia invece una accolita di briganti. Tutte gli input sono reperibili ogni giorno su YouTube dove il presidente russo fa il giocoliere con le atomiche, così come Charlie Chaplin nel Grande Dittatore giocava con il mappamondo.

Del resto, scusate, nella lunga intervista americana Putin a un certo punto ha testualmente detto: “Ma si rende conto che la Polonia costrinse Hitler ad invaderla?”. Il giornalista ridacchia senza capire e Putin: “Sì, la Polonia alla fine della Prima guerra mondiale si era vista assegnare la città tedesca di Danzica. E quando Hitler, con la massima cortesia – ha detto Putin – le richieste indietro, beh, i polacchi costrinsero la Germania ad invadere perché si rifiutarono”.

Su questo passaggio nessuno ha fiatato in Europa. Da noi le sensibilità etiche, come gli intestini, han segmenti irritabili discontinui. Tarquinio afferma di aver condannato in tutti i modi l’invasione russa e di aver simpatizzato con i dissidenti. Peccato che sia stato attento a non diffondere posizioni così azzardate. Capita spesso in campo cattolico di condannare ma in modo sfocato, quasi invisibile, le angherie confessionali e di sacrestia su donne e bambini che hanno mandato in bestia anche Francesco.

Ma non si alza troppo la voce. Ora, io, mi schierai al fianco della Georgia invasa e ricevetti a Roma nell’Hotel Plaza la visita di ringraziamento del Presidente georgiano. Poi ne pagai i prezzi. Ma non ricordo Tarquinio, forse ero distratto. A quell’epoca erano tutti molto distratti. Oggi sanno ciò che fanno ma cercano di buttarla in cagnara.

Siamo abbastanza pochi da riconoscerci fra noi, fra coloro che si sono sempre schierati: ieri per la Politkovskaja e poi Navalny, morto in una tomba di ghiaccio. Io ho avuto fra i miei collaboratori assassinati Sasha Litvinenko. Ma Tarquinio davvero si è schierato a difesa di qualcuno? Forse ha detto ma qui stanno esagerando?

Non si sa. Putin due giorni era su YouTube ridendo davanti a uno spettacolo con gay e travestiti e commentava: “Questa è la civiltà che vorrebbe dominarci”Tarquinio e la Schlein hanno nulla da dichiarare. Tarquinio rappresenta un modo di essere di sinistra? Ma allora come mai gli eletti del Partito di estrema destra tedesco Alternative fur Deutschland hanno lasciato il Parlamento per protestare contro l’arrivo di Zelensky? È un contesto in cui Tarquinio si trova a sguazzare col suo “no, no, no” agli aiuti all’Ucraina e alla Nato. Ma la segretaria Schlein che, sapendo tutto, se lo è scelto e lo ha fatto eleggere a Strasburgo, è ancora d’accordo con se stessa?

La violenza di stampo mafioso è in aumento nella stessa regione italiana dove si riuniranno i leader del G7 (cnn.com)

di Barbie Latza Nadeau

Territori

Più o meno nello stesso periodo in cui il primo ministro italiano Giorgia Meloni annunciava che la riunione dei leader del G7 si sarebbe tenuta nella regione meridionale italiana della Puglia come parte della presidenza dell’organizzazione economica del suo paese, gli investigatori antimafia locali si stavano concentrando su tre gruppi criminali di tipo mafioso presumibilmente dietro un aumento della violenza.

I gruppi mostravano preoccupanti segnali di difficoltà, secondo il rapporto semestrale del Ministero dell’Interno italiano pubblicato nel gennaio 2024.

La prevalenza della criminalità registrata “riflette il dinamismo degli equilibri e delle strutture criminali segnate non solo da conflitti tra clan opposti, ma anche da attriti tra clan”, afferma il rapporto.

I gruppi sono emanazioni del sindacato criminale Sacra Corona, centrato intorno alla città di Foggia e composto da famiglie criminali che si raggruppano in clan.

A differenza della più nota Cosa Nostra in Sicilia, della camorra di Napoli e della ‘ndrangheta in Calabria, che hanno una grande impronta internazionale, i gruppi pugliesi operano in gran parte all’interno dell’Italia e dei Balcani, secondo la DIGOS (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali), la massima unità antiterrorismo e antimafia italiana.

Con base all’interno e nei dintorni delle città costiere di Bari e Brindisi – essenzialmente esattamente dove i leader più potenti del mondo si incontreranno tra il 13 e il 15 giugno – i gruppi hanno sconfitto i nemici in sfacciati attacchi in pieno giorno e hanno effettuato furti d’auto armati a un ritmo allarmante.

Ci sono stati diversi omicidi di vendetta di alto profilo tra i clan negli ultimi mesi, secondo i resoconti dei media locali, e diverse mutilazioni, tra cui le ginocchia.

Non è tutto. Una valigetta è stata trovata abbandonata in una stazione ferroviaria vicino a Bari collegata a bottiglie di liquido e a un cellulare a marzo. Da allora, quasi ogni giorno sono state ricevute minacce di bombe.

Ci sono state anche incursioni armate da parte di bande criminali nelle ville vicino alla sede del vertice – un resort esclusivo tra Bari e Brindisi – e palesi violenze tra i tre clan, ha detto alla CNN il capo della polizia locale Vittorio Pisani.

Il ministero dell’Interno ha suggerito di schierare l’esercito per riprendere il controllo della regione “per il bene del Paese”. Il rapporto ha portato a un’indagine su diversi consigli comunali locali, tre dei quali sono stati sciolti dal governatore regionale a causa di infiltrazioni mafiose e dell’uso dell’estorsione per mantenere il controllo del territorio da parte dei gruppi criminali.

I gruppi mafiosi italiani sono noti per infiltrarsi in progetti legittimi, compresi i progetti di costruzione, di cui ce ne sono stati molti per preparare le sedi per il prossimo vertice. Sono stati indagati lavori stradali, la costruzione di piazzole per elicotteri per consentire ai leader di muoversi in sicurezza e persino il centro mediatico, secondo DIGOS. Un rapporto completo è atteso dopo la fine del vertice, ha detto alla CNN un portavoce di DIGOS.

A pochi giorni dall’inizio del G7, le autorità locali si trovano ad affrontare una sfida delicata mentre cercano di bilanciare la sicurezza dei leader mondiali con il mantenimento dell’ordine pubblico locale, secondo il prefetto di Brindisi, Luigi Carnevale.

“Nessuno avrebbe potuto prevedere che in vista del G7, in programma dal 13 al 15 giugno, la Puglia, dove si terranno gli incontri tra i potenti leader mondiali, sarebbe stata interessata da eventi criminali che, pur non essendo collegati tra loro, rendono ancora più complessa la gestione della sicurezza”, ha detto in una conferenza stampa televisiva.

La Puglia, al tacco dello stivale d’Italia, è nota per i suoi ulivi secolari, i trulli conici bianchi e le spiagge incontaminate. Il summit si terrà nel resort di lusso di Borgo Egnazia, un paradiso turistico di 30 ville private con piscine private e servizi come un ristorante stellato Michelin che si rivolge all’élite.

Da David e Victoria Beckham a Madonna e Ivanka Trump, le celebrità arrivano da anni, grazie alla garanzia di discrezione fornita dal capo del resort Aldo Melpignano, che ha dichiarato alla CNN che la location era ideale per il G7.

“Ospitare il G7 2024 in Puglia rappresenta uno straordinario riconoscimento per il nostro territorio, ed è frutto di una proficua collaborazione tra pubblico e privato”, ha affermato.

La macchina di sicurezza che proteggerà i leader mondiali delle economie più avanzate del mondo è ben consolidata e guidata da DIGOS. Il “lavoro di pulizia” preventiva è in corso da quasi un anno, con particolare attenzione a scoraggiare la creazione di “possibili cellule dormienti islamiche” monitorando gli arrivi negli aeroporti e nei porti marittimi, afferma il rapporto del ministero dell’Interno.

Intorno a Borgo Egnazia è stata creata una “zona rossa” di 10 chilometri, e un’ulteriore “zona gialla” di 30 chilometri sarà strettamente pattugliata per proteggere i circa 130 gruppi di lavoro e le 21 riunioni ministeriali, per non parlare della sicurezza di ospiti speciali come Papa Francesco, che parteciperà a un vertice speciale sull’intelligenza artificiale. Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il re dell’Arabia Saudita Salman bin Abdulaziz Al-Saud dovrebbero unirsi ai leader delle nazioni del G7: Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada e Giappone.

Più di 5.000 soldati appositamente addestrati sono stati dispiegati nella regione, enormi navi da crociera sono ormeggiate al largo per aiutare a mantenere le delegazioni al sicuro e una portaerei statunitense dovrebbe arrivare entro il fine settimana e ancorare al largo delle coste pugliesi.

La politica di frontiere aperte di Schengen che consente alle persone di entrare in Italia da altre nazioni dell’area Schengen è stata sospesa tra il 5 e il 18 giugno per consentire agli agenti di controllo delle frontiere di controllare i passaporti.

Oltre alle bande criminali locali, le autorità sono anche preoccupate per le orde di manifestanti che si presentano a ogni vertice del G7 e hanno chiesto che le proteste su larga scala si svolgano il più vicino possibile alla sede del vertice. Quando l’Italia ospitò quello che allora era il vertice del G8 nel 2001, un manifestante fu ucciso dalla polizia durante violenti scontri.

La polizia militare specializzata, in collaborazione con l’unità antimafia, sta tenendo d’occhio i gruppi criminali noti. Quasi 60 persone sono state arrestate il mese scorso in relazione a un’indagine antidroga, togliendo dalla circolazione alcuni dei presunti leader del clan, almeno a breve termine.

“E’ chiaro che nessuno di questi eventi metterà minimamente a rischio i grandi del mondo, che in quei tre giorni saranno super protetti e inavvicinabili”, ha detto Pisani, il capo della polizia pugliese.

“Ma è necessario garantire la stessa tranquillità alle circa 10.000 persone che si sposteranno tra Bari e Brindisi quella settimana (delegazioni, giornalisti, osservatori) e che non godranno della protezione delle guardie del corpo e dei servizi di sicurezza”.

Allo stesso tempo, la polizia deve assicurarsi di proteggere le aree in altre parti della provincia in cui “il crimine potrebbe insinuarsi” mentre l’attenzione è concentrata su Bari, ha aggiunto.

“Non sarà un compito facile perché i riflettori del mondo saranno puntati sulla Puglia”, ha detto Pisani. “E non possiamo permetterci di trasmettere l’immagine di una regione in cui la mafia, il terrorismo e la criminalità comune hanno preso il sopravvento”.