La proiezione del film “Donbass ieri, oggi
e domani” è in programma per domenica.
E Italia Viva presenta un esposto in Procura
Si torna a discutere di propaganda russa e del conflitto tra la potenza di Putin e l’Ucraina. Per domenica 30 giugno è in programma la proiezione di “Donbass ieri, oggi e domani”, un film prodotto da Russia Today e diretto da Tatyana Borsch, regista e autrice di libri (specialmente a tema astrologia) originaria del Kyrgyzstan ma russa di adozione. Da anni, infatti, vive e lavora a Mosca.
La proiezione si terrà al Centro Sociale per la Pace di Bologna in via del Pratello, ed è organizzata dall’associazione culturale Russia Emilia-Romagna.
Si tratta della stessa associazione che aveva organizzato le proiezioni de “Il testimone”, altro film profondamente criticato perché ritenuto un prodotto della propaganda russa e ugualmente prodotto da Russia Today. “Il testimone”, dopo alcuni tentativi bloccati dal Comune di Bologna, è stato proiettato a Bologna lo scorso 17 giugno al parco 11 Settembre.
Per evitare la proiezione, il partito Italia Viva ha presentato un esposto in Procura. In una nota, il partito scrive come il documentario voglia fare una “apologia della brutale aggressione” nei confronti dell’Ucraina, e che i contenuti del film “assumono un carattere politico di incitamento all’odio razziale in violazione della dignità umana e appaiono riconducibili ad una forma di propaganda russa con un chiaro intento di diffondere notizie distorte e generare disinformazione, volte a orientare l’opinione pubblica screditando i paesi occidentali e le istituzioni europee”.
Italia Viva, come scrive la Dire, riporta il parere dell’Agcom, che solo pochi giorni fa ha chiesto alle piattaforme YouTube e X la rimozione di questo documentario.
Stefano Mazzetti, Carmela De Troia e Marco Mingrone, in qualità rispettivamente di presidente regionale, provinciale e cittadino di Italia Viva, scrivono che gli organizzatori “abbiano scientemente e dolosamente organizzato la proiezione per aggirare il provvedimento” e quindi “con un intento che si potrebbe definire ‘eversivo’ nei confronti dell’autorità pubblica”.
Al prefetto Attilio Visconti i dirigenti di IV hanno chiesto di vietare la proiezione “per motivi di ordine e sicurezza pubblica”, mentre al sindaco Lepore e al questore Sbordone hanno chiesto di “intervenire immediatamente” per “limitare l’illegalità”.
Dopo la pubblicazione della prima parte della nostra video inchiesta, diversi ex militanti di Gioventù Nazionale si sono messi in contatto con Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it. Nella seconda puntata di Gioventù Meloniana vi mostriamo cosa pensano i militanti più in vista del movimento giovanile di Fratelli d’Italia, che collaborano con i più importanti dirigenti di Fratelli d’Italia.
Insulti antisemiti, odio razziale e omofobia, sono questi gli aspetti più oscuri che emergono nella seconda puntata dell’inchiesta condotta da Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, sulla giovanile di partito di Fratelli d’Italia.
Protagonisti sono sempre i militanti più in vista di Gioventù nazionale, che negli anni hanno collaborato, o collaborano ancora, con i massimi dirigenti di Fratelli d’Italia: come il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato, la deputata Ylenja Lucaselli, e l’onorevole Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione di Fratelli d’Italia.
“Dentro Fratelli d’Italia non c’è spazio per razzisti, antisemiti, violenti e nostalgici delle dittature del Novecento” ha dichiarato il deputato Giovanni Donzelli a proposito della nostra inchiesta. A esprimere queste posizioni, però, sono le stesse persone che operano accanto ai parlamentari di Fdi e non semplici “minorenni e ventenni ripresi a loro insaputa in un contesto di informale sguaiatezza” come sostenuto dal presidente di Gioventù nazionale, Fabio Roscani.
Lo stesso Roscani che, insieme a Caterina Funel, componente della segreteria congressi di Fdi, ha fatto visita ai giovani militanti proprio al campo comunitario raccontato nell’indagine in due puntate.
Dopo la pubblicazione della prima parte della nostra video inchiesta, diversi ex militanti di Gioventù Nazionale si sono messi in contatto con Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, e hanno raccontato come le loro esperienze, maturate in diverse regioni del Paese, fossero in linea con quanto emerso dal lavoro condotto sotto copertura.
“Quando sono entrato pensavo che fossero aperti a idee più liberali e moderate – racconta Paolo (nome di fantasia, ndr) ex militante della giovanile del partito in Toscana – ma ho trovato una totale chiusura, mi sono imbattuto in una profonda assenza di cultura politica e mi sono fatto condizionare da queste idee senza neanche rendermene conto. Entri in un contesto che ti spinge a conformarti a un linguaggio violento se non vuoi essere marginalizzato. Più ti adegui e più ti radicalizzi”.
L’antisemitismo e le dichiarazioni di facciata
A margine degli eventi politici e organizzativi del partito, oltre che nelle chat del movimento giovanile, sono frequenti gli insulti, soprattutto quelli antisemiti, provenienti in particolare da coloro che si sentono costretti a sostenere la solidarietà a Israele come dettato dal governo di Giorgia Meloni.
“Gli ebrei sono una casta, campano di rendita in virtù dell’Olocausto – afferma una militante del circolo di Gioventù nazionale Centocelle – Sono troppi, io li disprezzo come razza, perché oggettivamente è una razza, c’è la razza ariana, c’è la razza ebraica, c’è la razza nera”.
Quando si tratta di organizzare eventi formali, come l’inaugurazione di Casa Italia, però, tra gli invitati figurano ospiti come Ester Mieli, ex portavoce della comunità ebraica di Roma, nonché attuale vicepresidente della commissione Segre per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
La partecipazione della senatrice Ester Mieli all’apertura di Casa Italia ha fatto molto discutere: la sua presenza, infatti, non è passata inosservata tra i colleghi della commissione che hanno chiesto una presa di posizione di Mieli rispetto alle immagini che mostrano i militanti di Gioventù nazionale scambiarsi “Sieg Heil!”, e ricordare con nostalgia i tempi dello stragismo nero. Da lei, però, non è arrivata alcuna risposta.
Nel video, mostriamo come, durante la polemica con il conduttore di Radio Anch’io, Giorgio Zanchini, Mieli abbia ricevuto il sostegno della comunità dei militanti. Ma, proprio commentando questa vicenda, mentre si reca alla convention di Pescara del partito, la presidente di Casa Italia, Flaminia Pace, ironizza sul fatto che pochi minuti prima di scrivere il comunicato a sostegno della Senatrice Mieli era “a prendersi per il culo sulle svastiche”.
Durante quello stesso viaggio, come in altre occasioni, tra cui il campo comunitario, i militanti ascoltano le canzoni dei 270bis, la band di rock identitario guidata da Marcello De Angelis, ex portavoce del presidente della regione Lazio Francesco Rocca, costretto alle dimissioni dall’incarico proprio per i riferimenti antisemiti nei suoi testi.
Tale ambiguità si ripropone in più occasioni: durante uno dei volantinaggi organizzati per la campagna elettorale delle Europee i militanti di Gn Pinciano vengono avvicinati da una giovane simpatizzante di Fratelli d’Italia appartenente alla comunità ebraica di Roma, a cui poco dopo si aggiunge anche la madre: “Come ebrea io guardo l’atteggiamento che hanno i partiti nei confronti di Israele, il mio nemico in questo momento sono i terroristi di Hamas che la sinistra sta difendendo”.
Uno dei responsabili del circolo Pinciano suggerisce il nome di Elly Schlein come esempio di questa tendenza e la donna risponde: “Quella testa di cavolo che se potessi vederla impalata lo farei molto volentieri”. A questa affermazione Pace replica: “Pure noi”. Quando la ragazza si allontana il commento di Pace è sprezzante: “Ti pare che dovevamo beccare l’unica ebrea?”.
Eppure è la stessa Pace a sottolineare più volte le proprie radici ebraiche quando, in una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e all’allora Presidente del Consiglio Mario Draghi, scrive: “A dimostrazione del fatto che chi è di Destra non è un Fascista, estremista e nostalgico, la famiglia da parte di mio papà è di religione ebraica”.
Nelle chat di Gioventù nazionale Bari: tra insulti omofobi, razzisti e odio per gli ebrei
La violenza verbale verso gli ebrei è presente anche nelle chat di Gioventù nazionale Bari, coordinata dalla presidente provinciale Ilaria Partipilo, che negli eventi pubblici affianca il deputato Donzelli e che ha presenziato al campo comunitario Cabiria, nelle occasioni di formazione politica in cui si cantava “Sieg Heil” e si inneggiava a Mussolini.
Partipilo, quando scrive con i militanti di cui è responsabile li definisce “camerati”, ridicolizza un militante di Gioventù nazionale di religione ebraica, parla di “ebrei infami”, condivide foto di svastiche e croci celtiche disegnate all’università, definisce “menomate” le persone affette da sindrome di Down e scrive frasi come “mi ha contattata un ne*ro”, sostenendo di volerlo “aggregare così nessuno mi poteva accusare di razzismo”.
“Le cose che avete mostrato nel servizio io le sapevo da anni, ma perché le ho vissute in prima persona – afferma Enrico (nome di fantasia, ndr) ex militante di Gn Bari – dovevi aderire fin da subito al loro modus operandi, non potevi contrastarli anche se non la pensavi come loro, non avevi diritto di parola, mi sono sentito dire: non siete cani sciolti, dovete stare al guinzaglio”.
È sempre in queste chat che i giovani militanti, dopo aver condiviso immagini di Hitler e Mussolini, selfie con le statue di cera del Duce e del Führer, slogan del movimento eversivo neofascista Ordine nuovo, e richiami alla Decima Mas, si scambiano messaggi vocali dal contenuto intriso d’odio: “Io non ho niente a che fare con un nero che puzza – annuncia uno dei militanti più attivi di Gn Bari – in Africa non sono abituati all’acqua, da voi non lo so se si usa farsi la doccia col sapone. Non potete andare nel pullman con le persone normali”.
Ilaria Partipilo, insieme ai militanti di Gioventù nazionale, hanno spesso frequentato negli anni l’ufficio dell’attuale sottosegretario alla salute Marcello Gemmato, deputato di Fdi.
“Giravano idee molto radicali – racconta Paolo (nome di fantasia, ndr), ex militante nelle giovanili di Fdi a Firenze – alla fine mi sono accorto che queste cose mi stavano cambiando e non ne ero nemmeno del tutto cosciente”.
All’interno dei circoli di Gioventù nazionale i contenuti offensivi sono frequenti, anche quando i militanti si trovano a margine degli eventi organizzati dal partito, come le manifestazioni in ricordo dei militanti del Fronte della gioventù uccisi durante gli anni di Piombo. Qui i giovani non perdono occasione per esprimere la repulsione rispetto alla comunità LGBTQI+ e all’idea che a scuola possano insegnare persone con diversi orientamenti sessuali: “Il mio professore di latino è gay e convive con un uomo”, “che schifo, cambia classe”, replica una militante; “ci sono i trans che si sentono donne e vanno a manifestare”, “ma è una donna o non è una donna?”, chiede un’altra.
Il ruolo dei dirigenti
Ad alimentare le posizioni più intolleranti e discriminatorie sono le stesse persone che, già oggi, ricoprono incarichi all’interno del partito. Durante il periodo trascorso sotto copertura la giornalista di Fanpage.it frequenta Elisa Segnini Bocchia di San Lorenzo, candidata, non eletta, al consiglio comunale di Bergamo, alle elezioni dell’8 e 9 giugno.
Segnini è presentata come una delle giovani promesse della destra, oltre a essere consocia di Aristocrazia Europea, l’associazione monarchica tradizionalista con posizioni filorusse animata dal Barone nero Roberto Jonghi Lavarini, già protagonista della video inchiesta di Fanpage.it Lobby Nera.
Il ruolo di Segnini è rilevante perché oltre a essere una militante di Gioventù nazionale Pinciano, si trova a Roma perché è capo segreteria dell’onorevole Ylenja Lucaselli, componente della Commissione bilancio.
In presenza delle telecamere Segnini si defila, come accaduto in occasione della cerimonia organizzata per commemorare il militante di destra Paolo Di Nella, quando decide di non partecipare al rito del presente perché corre il rischio di essere ripresa dalle telecamere dei giornalisti presenti e creare imbarazzo alla deputata.
Nel privato, però, Segnini rivendica la propria posizione radicale, dichiarandosi una vera estremista: “Non ho mai smesso di essere razzista né fascista – premette – quindi non ti preoccupare, mi stanno sempre sui coglioni i ne*ri e i comunisti”. Durante la preparazione della campagna elettorale, a proposito della possibile elezione di Ilaria Salis, Segnini dichiara il suo proposito in caso di mancata elezione dell’attivista allora reclusa in Ungheria: “Vado apposta a Budapest, a fare festa, vado con Orban e gli dico [Ilaria Salis, ndr] deve marcire in galera con i topi e con i ratti, che le mangiano le dita dei piedi. Oppure la metti nel deserto e la fai mangiare dalle formiche.”
È il 7 giugno, la sera della chiusura della campagna elettorale di Nicola Procaccini in vista delle europee e mentre si recano alla festa organizzata dal partito i militanti se la ridono: “Il nero sta bene su tutto tranne che sulla pelle”.
Una sola cosa può danneggiare l’Italia: la paura d’avere paura di alleati interni che sono pronti a colpire
Recitare la parte di Calimero non porta bene, specie quando si contesta ad altri governi europei di avere perso le elezioni (ma erano europee) e poi non si riesce a fare un passo in avanti perché si teme l’attacco che verrebbe dall’interno della propria maggioranza. Guardiamo la sostanza, che rende ancora meno razionale quel che succede.
La presidente del Consiglio contesta, alla preparazione dell’odierno Consiglio europeo, di non avere tenuto conto dei risultati elettorali e quindi della volontà dei cittadini. Ma la maggioranza, al Parlamento europeo, era ed è imperniata sulla compartecipazione di popolari, socialisti e liberali. Non per volontà divina o nazionale, ma per risultato elettorale.
Tale maggioranza può allargarsi, ma non può essere sostituita perché non ce ne sono né i numeri né le condizioni politiche. La scelta che spetta a ciascun gruppo parlamentare è stabilire se partecipare o fare l’opposizione. La scelta che spetta a ciascun Paese dell’Unione è stabilire se intende esserci o escludersi. Il resto è fuffa.
L’indicazione della maggioranza, per quel che riguarda la presidenza della Commissione, è su Ursula von der Leyen. Spetterà al Parlamento confermarla o meno, ma si tratta della conferma dell’uscente. Da quando il governo Meloni è nato non solo la collaborazione fra autorità nazionali e dell’Unione è stata ottima, ma il rapporto personale fra le due presidenti è sembrato a tratti idilliaco. Talmente buono che a von der Leyen è stato anche rimproverato, come anche la costante presenza in Italia.
Cosa si chiede a von der Leyen, di non accettare i voti socialisti? Non ha alcun senso, specie se si citano i risultati elettorali. Si chiede di far parte della maggioranza? Prego, ci si accomodi, ma non con la corte dei miracoli di nazionalisti in rotta fra di loro. Le destre sono spaccate e pronte ad azzannarsi, non sarà recitare la calimerata a cambiare le cose.
Kaja Kallas è una liberale lettone che s’è spesa sulla medesima linea del governo italiano: sempre al fianco dell’Ucraina (fin quando necessario) e ferma condanna di Putin. Che deve fare, mediare al posto di Meloni con i putiniani che sono al governo in Italia?
Antonio Costa è socialista, ma – a parte la simpatia che desta l’avere dato le dimissioni per un’inchiesta giudiziaria che riguardava un omonimo – è stato un governante che ha sanato le finanze del Portogallo nel mentre lo faceva crescere. Ad avercene, di socialisti così.
L’Italia vuole un commissario di peso. Giusto, bello, ma non è pestando i piedi che farà un buon affare. Perché è la sostanza a prevalere. Abbiamo tre interessi sopra a tutti gli altri:
1. che i sostegni finanziari al sistema produttivo non siano generati su base nazionale, ma come politica dell’Unione (altrimenti saremmo quelli che hanno meno margine per aiutare i nostri produttori);
2. far progredire le scelte di indebitamento comune, adottate nella scorsa legislatura europea – quindi la menata del «Tutto burocrazia» è una parola d’ordine che sa di vecchio e di falso – e difendere il troppo alto debito pubblico da sempre possibili speculazioni (nel mentre, per motivi ottusamente ideologici, si continua a tenere fermo il Mes a salvaguardia dei depositi bancari);
3. considerare ciascun immigrato irregolare, da ovunque sia passato, un problema dell’Unione e ciascun centimetro di confine esterno un confine dell’Unione.
Il problema è che tutti e tre questi vitali interessi nazionali spingono l’Italia a reclamare maggiore integrazione europea, nel mentre una parte dei governanti italiani spingono in direzione opposta. Questo problema lo deve affrontare e risolvere Meloni. Non solo perché è infantile sperare che lo risolva von der Leyen, ma perché anche solo supporre di chiedere ad altri di occuparsene equivale a minare la sovranità nazionale. Che per chi partì sovranista sarebbe davvero una strana sorte.
Il Consiglio europeo comincia oggi. Una sola cosa può danneggiare l’Italia: la paura d’avere paura di alleati interni che sono pronti a colpire.