Il problema della sinistra campolarghista è che ignora Starmer e ama Mélenchon (linkiesta.it)

di

A ciascuno il suo

Le posizioni del leader laburista inglese su Ucraina, Israele e Russia sono considerate dai massimalisti di casa nostra come troppo di destra, mentre il leader francese viene dipinto come un eroe per la sua anacronistica battaglia anticapitalista e antioccidentale

C’è un modo per indovinare le prospettive e le traiettorie del neo-frontismo all’italiana e non ispira particolare ottimismo sulle magnifiche sorti e progressive della sinistra campolarghista. S

i confronti l’entusiasmo suscitato in quelle lande dalla possibile rimonta al secondo turno della compagine «tutti contro Le Pen» in Francia e dal disinteresse, quando non dal sospetto, finora registrato per la probabilissima vittoria del Labour Party di Keir Starmer alle elezioni politiche nel Regno Unito di giovedì prossimo.

Si capisce abbastanza bene che nella sinistra di osservanza pagliaruliana ciò che non piace di Keir Starmer è ciò che invece piace tantissimo del baraccone antiriformista del Nouveau Front Populaire di Jean-Luc Mélenchon.

Di Starmer non piace che abbia rotto con la retorica anticapitalista e il welfarismo parassitario, con la scriminante anticolonialista di una prosopopea genuinamente antisemita e con il sogno di fare della sinistra britannica una trincea della resistenza anti-occidentale e anti-atlantica, cioè che abbia rottamato la piattaforma del suo predecessore Jeremy Corbyn, che è però sovrapponibile a quella de La France Insoumise di Mélenchon oltre che, ovviamente, a quella di tutto il cucuzzaro progressista italiano, che fa non solo da contorno, ma da sostanza del campo largo, attorno a un Partito democratico ambivalente, ma a trazione neo-berlingueriana.

Starmer sull’Ucraina, su Israele e sulla Russia dice le cose che gran parte della sinistra italiana considera di destra o belliciste, vedendo in questo leader che arriva dalla working class non un pragmatico riformatore, ma un epigono di quella tradizione liberal-laburista, che è considerata per lo più a sinistra un sordido camuffamento dell’egemonia capitalistico-conservatrice.

Si può sperare che l’ammucchiata per la Repubblica sbarri la strada al successo del giovane figurante di Marine Le Pen, risparmi alla Francia e all’Europa lo spettacolo di Jordan Bardella a Matignon e consegni a Emmanuel Macron un potere di interdizione sufficiente a evitare una deriva uguale e contraria a quella a cui porterebbe la vittoria del Rassemblement National.

Non si può però fare finta che il Fronte Popolare francese del 2024 sia erede di quello del 1936 e che Mélenchon, a cui l’eventuale successo del fronte repubblicano darebbe la golden share della maggioranza all’Assemblea Nazionale, sia il nuovo Leon Blum.

È al contrario, come ha ricordato Bernard-Henri Levy, l’erede dei comunisti che contro Blum facevano uguale sfoggio di antisemitismo e antisocialismo e l’emblema di quell’ideologia rossobruna che vede nell’islamofascismo un interlocutore alleabile della rivolta anti-liberale e negli ebrei e nello stato ebraico la pietra dello scandalo del colonialismo occidentale.

Invece nel campo largo, fuori e pure dentro le stanze del Nazareno, Mélenchon piace o non dispiace proprio per le ragioni per cui una sinistra democratica e liberale dovrebbe considerarlo estraneo e nemico.

A partire da quelle – di avere fomentato campagne antisemite – per cui il Labour Party di Starmer ha espulso Jeremy Corbyn.

(Credit: PA)

No a tutto: l’involuzione della specie (corriere.it)

di Aldo Grasso

Padiglione Italia

L’involuzione della specie.

Da No Vax a No Fse il passo è breve. Passo dopo passo, la specie regredisce. In principio, quando è apparso il Covid, c’erano i No Tamp (no tamponi), diventati poi No Vax, poi No Mask, poi No Greenpass e ora No Fse, Fascicolo Sanitario Elettronico, il sistema che archivia le informazioni sanitarie dei cittadini e le mette a disposizione di medici, ospedali e ambulatori su tutto il territorio nazionale per migliorare la tempestività delle cure.

La nuova crociata contro il Fse (la paura è che i dati vengano utilizzati per scopi sinistri) si sta diffondendo sui social ma trova sponde anche in Parlamento. In questi casi, per giustificare tanta diffidenza, si parla di «complotti», «trame», «poteri occulti», parole illuminate un tempo da una luce obliqua del pensiero, ma che oggi designano solo mancanza di pensiero, culto dell’incompetenza.

La rivoluzione tecnologica ci ha consentito di progredire e di facilitare molte nostre attività quotidiane, ma sta mettendo a riposo le nostre facoltà cognitive: essa non rappresenta più una prova della nostra evoluzione, ma una maschera del nostro declino.

Esentati dall’affanno di dover trovare celermente soluzioni per sopravvivere, abbiamo molto tempo per blandire incubi complottisti: così l’ignoranza, grazie anche ai social, diventa ideologia.

Piantedosi dice che è preoccupato dall’antisemitismo nelle piazze di sinistra, non in Gioventù Nazionale (fanpage.it)

di Giulia Casula

Secondo il ministro dell’Interno, Matteo 
Piantedosi, l’antisemitismo nelle piazze dei 
collettivi di sinistra sarebbe più preoccupante 
di quanto emerso da Gioventù Meloniana, 

l’inchiesta di Fanpage.it che ha rivelato cosa succede nella giovanile di FdI, tra Sieg Heil, razzismo e richiami al fascismo

Dal governo Meloni proseguono i tentativi di difesa di Gioventù Nazionale, dopo che l’inchiesta di Fanpage.it ha rivelato cosa accade all’interno della giovanile di Fratelli d’Italia, tra insulti antisemiti e richiami al nazifascismo. Questa volta è intervenuto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “L’inaccettabilità delle cose viste nell’indagine giornalistica di Fanpage è stata affermata anche da Giorgia Meloni e sarà sanzionata con degli allontanamenti dal partito giovanile di FdI”, ha dichiarato.

Una breve condanna che ha lasciato spazio a un attacco ai collettivi studenteschi di sinistra. “Ma l’antisemitismo che si traduce anche in azioni che possono mettere a repentaglio la sicurezza e l’ordine pubblico non si è evidenziato da quel gruppo giovanile ma da ben altri che nelle nostre piazze e nelle nostre università hanno bruciato le bandiere di Israele, gli assalti alla Brigata ebraica il 25 aprile, cose molto più pericolose che non sono state poste in essere da quel gruppo giovanile”, ha aggiunto intervistato da SkyTg24.

Le dichiarazioni del capo del Viminale non sono passate inosservate. Immediata, infatti, la reazione dei dem. “Le parole del Ministro Piantedosi tradiscono una difesa d’ufficio della giovanile di FdI inaccettabile. Dall’inchiesta di Fanpage emergono comportamenti molto gravi e reiterati dentro l’organizzazione giovanile del primo partito italiano”, ha dichiarato Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Partito democratico.

“Il Ministro ha intenzione di riferire come intenda monitorarli? Oppure il suo compito è diventato quello di avvocato difensore di giovani che inneggiano al nazismo e al fascismo? Riteniamo molto grave il paragone tra esponenti della giovanile di FdI e movimenti studenteschi: un modo per gettare fumo negli occhi”, ha proseguito. “Da Piantedosi ci saremmo aspettati una chiara censura degli atteggiamenti inqualificabili, inquietanti e largamente diffusi dentro Gioventù Nazionale”.

La scorsa settimana la premier Giorgia Meloni aveva deciso di rompere finalmente il lungo silenzio, in cui il suo partito si era trincerato dalla pubblicazione della prima puntata di Gioventù Meloniana, rilasciando alcune dichiarazioni a margine del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Dopo aver annunciato provvedimenti nei confronti dei responsabili degli atteggiamenti e delle frasi razziste, omofobe e antisemite riprese dal team di Backstair tra le fila della futura classe dirigente meloniana, la premier si era scagliata contro il metodo dell’inchiesta, definendolo “da regime”.

Nelle ultime ore è intervenuto anche l’ex premier e segretario dem Enrico Letta. “Lode a Fanpage, credo abbiano fatto un favore alla presidente del Consiglio se vuole veramente cambiare pagina. Quello che abbiamo visto è indecente e incivile”, ha detto ospite del programma “L’Aria che Tira” su La7.

Vittorio Feltri, vaffanculo da parte delle donne di Catanzaro (quotidianodelsud.it)

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Vittorio Feltri, vaffanculo. 

Te lo dico così, come te lo direbbe una signora di Catanzaro ascoltando la tua incredibile filippica sul modo di vestire e di apparire della Salis e di altri neoparlamentari europei e il tuo altrettanto incredibile paragone con la “cameriera di Catanzaro che è la cosa più bassa che si possa immaginare”.

Perché tu, con le tue giacche di morbida lana che fanno quasi veste da camera e gli occhialetti finto corno, sei vestito come un vecchio belinone del secolo scorso ed è arrivata l’ora che qualcuno te lo dica.

Ho usato volutamente temi e parole che non ho mai utilizzato prima sul giornale (e spero di non usare mai più) per una precisa ragione. Perché se a questa gente tu parli educatamente e sociologicamente di “body shaming” e di “razzismo nord-sud”, ti dicono che sei il solito esponente del “politically correct” e ti danno, tanto per gradire del “pidiota, buonista”.

CARO FELTRI, VAFFANCULO NON HAI IL DIRITTO DI INSULTARE UNA CITTÀ E UNA REGIONE

Caro collega Feltri, vuoi dire “pane al pane e vino al vino” e parlare come si faceva al bar? Allora è giusto che tu ti becchi allocuzioni da bar. Perché quando eravamo ragazzi (o anche dopo), a dirle grosse davanti a una tazzina di caffè o a un bicchiere di vino, siamo stati capaci tutti.

Tu sarai stato al Giambellino, io ho vissuto nei carruggi di Genova. Ne abbiamo viste e sentite tante, ma questo non ti dà il diritto di insultare un’intera città e una regione. E con la Calabria, sei recidivo. Perché, negli anni ‘80, in un reportage da San Luca, definisti “vecchie, goffe e nere come insetti” le donne sanlucote.

Vuoi che ti mandi qualche foto di quanto sono eleganti le donne di Catanzaro, qualunque mestiere facciano? Perché vedi, mi pare che tu continui a guardare e giudicare il mondo attraverso stereotipi che anche i bovari della Valtellina hanno superato.

Perché mentre tu ne stavi seduto alla scrivania a sentenziare su fatti che, probabilmente, non hai nemmeno mai visto, la gente è cresciuta, è andata a scuola, ha studiato problemi che tu nemmeno immagini e sa fare cose che non sapresti neppure da che parte cominciarle.

Lo sai che a Catanzaro, come in tutta la Calabria, ci sono ingegnere, avvocate, storiche, filosofe e psicologhe che ti farebbero a pezzettini in qualunque discussione?

Ma no, tu, impancato alla tua scrivania di mogano con dietro le targhe e la classica e intonsa enciclopedia, ti credi in diritto di spararle grosse. Tanto gli altri sono troppo educati per risponderti. Oppure pensano: “Ha una certa età, lasciamolo dire”.

Ecco, questa volta, però non si può soprassedere. Anche arrivati all’età del rimbambimento, non ci si può permettere di sparare qualunque cazzata ci passa per la mente. Il rispetto per il prossimo non è un optional.
E spero che tante donne calabresi, di Catanzaro e di tutte le altre province, ti rispondano con la prima frase di questo testo.

LEGGI ANCHE: Catanzaro insorge contro Vittorio Feltri e “promette” querele

Vittorio Feltri

“Rischia di scomparire la razza italica”: le parole di Guido Bertolaso che fanno scoppiare la polemica (fanpage.it)

di Giorgia Venturini

L’assessore al Welfare della Regione Lombardia 
Guido Bertolaso durante un convegno che si è 
tenuto a Palazzo Lombardia ha precisato: 

“L’inverno demografico farà scomparire la razza italica”.

“L’inverno demografico farà scomparire la razza italica”. Lo ha precisato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Guido Bertolaso durante il convegno che si è tenuto a Palazzo Lombardia su “l’alimentazione del bambino e dimensione sociale: la politica del fare”.

Nel suo discorso ha tenuto a specificare:

“L’inverno demografico è drammatico e non ci aiuta, anzi rischia di far scomparire la razza italica. È quello che ci dicono i nostri esperti. E la denatalità è il primo problema che si deve affrontare in Italia. Oggi in questa Regione dobbiamo affrontare le cattive abitudini che si stanno diffondendo. Richiamo all’esigenza di stili di vita molto più coerenti con quelle che sono le conoscenze della scienza e le nuove scoperte. È assodato che stili di vita virtuosi portino a un allungamento della vita e all’assenza di cronicità”.

Tra i primi a commentare le parole dell’assessore è stato il capogruppo del Movimento 5 Stelle Nicola Di Marco: “Anche oggi questa Giunta ci regala perle rare, con parole che risuonano colme di nostalgia. Nel vocabolario di Bertolaso ci sono espressioni come ‘razza italica’: le sciorina davanti ai microfoni della stampa come se fosse una cosa normale, ovvia, dimostrando invece una gigantesca ignoranza istituzionale. Questo ennesimo caso che coinvolge l’assessore non è accettabile”.

E poi il consigliere aggiunge: “Forse vuole ricucire le fratture interne alla Giunta di cui fa parte strizzando l’occhiolino alle teorie Lollobrigidiane di Fratelli d’Italia? Che l’assessore al Welfare prenda le distanze da se stesso ed inizi ad occuparsi dei problemi della Sanità Lombarda perché fino ad oggi, oltre a parole e conferenze stampa, non ha fatto nulla mentre i Lombardi sono abbandonati a se stessi”.