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Il nuovo test: su 18 acque minerali solo 4 senza tracce di pesticidi (ilsalvagente.it)

di Lorenzo Misuraca

Il Salvagente per il test del numero in edicola 
ha portato in laboratorio 18 bottiglie di 
acque minerali tra le più popolari, 

trovandone solo 4 senza tracce di pesticidi. Segno che dall’inquinamento da chimica ormai non si salva quasi nessuno

Gli italiani non rinunciano alle acque minerali: ne consumiamo 252 litri all’anno a testa, e siamo il secondo paese al mondo, dopo il Messico, e il primo in Europa nella classifica dei maggiori consumatori. Anche per questo, in Italia, i marchi di acque minerali attivi sono centinaia: nel 2023 sono stati imbottigliati circa 16 miliardi e mezzo di litri di acqua, l’8% in più rispetto all’anno precedente.

E tutti i produttori, sui media e in qualsiasi spazio pubblicitario a disposizione, puntano su immaginari simili: acqua cristallina, leggera, pura, imbottigliata presso sorgenti incontaminate. Al di là del marketing, quanto sono “trasparenti” le nostre minerali?

Per scoprirlo, il Salvagente ha portato in laboratorio 18 campioni di altrettanti marchi: Panna, Levissima, Sant’Anna, Rocchetta, Saguaro (Lidl), Ferrarelle, San Benedetto, Lete, Guizza, Uliveto, Eva, Vitasnella, Brioblu, Fiuggi, San Pellegrino, Fonte Essenziale, Lauretana e Evian.

14 su 18 acque minerali contengono pesticidi

Il dato più sorprendente e per certi versi anche preoccupante è che in ben 14 campioni,

(La copertina del numero in uscita il venerdì 26 luglio. Prenotatelo in edicola o cercatelo in edizione digitale nel nostro shop)

pari al 77,7% del totale, abbiamo trovato residui di pesticidi. Specifichiamo subito che dal punto di vista legale non vi è alcun motivo di allarme: le norme stabiliscono come soglia limite 0,1 microgrammi al litro per singolo pesticida, e 0,5 per la somma di tutti gli antiparassitari presenti.

Nel caso dei nostri campioni, né singolarmente né sommate, le sostanze hanno raggiunto o superato il limite. Ma questo comunque non basta a tranquillizzarci del tutto. In alcuni casi, come per San Pellegrino, Levissima e Guizza, abbiamo trovato addirittura 4 diversi principi attivi, tra cui alcuni considerati interferenti endocrini come il Propiconazole e il Cypermethrins, tossici per la fertilità, o che possono degradare in composti cancerogeni, come il Biphenyl. Ma complessivamente sono 8 i campioni con almeno 3 tipi di fitofarmaci rilevati.

Le 4 acque minerali senza pesticidi

Come anticipato a mostrarsi senza alcuna traccia di fitofarmaci solo 4 acque minerali analizzate dal Salvagente: l’acqua Panna naturale, la San Benedetto Ecogreen naturale, la Evian naturale in vetro e la Fonte essenziale naturale (considerata nel test non adatta a tutti per la quantità di minerali).

A completare le analisi riportate nel numero del Salvagente di agosto, le caratteristiche di ergonomicità delle bottiglie (a volte talmente scomode da risultare poco pratiche), quelle di sostenibilità del packaging, oltre al contenuto di minerali e di nitrati.

La chimica non risparmia le fonti

È lecito domandarsi come sia possibile che anche le sorgenti da cui i produttori captano le acque minerali da imbottigliare siano raggiunte da pesticidi. Gli stabilimenti potrebbero essere messi maggiormente a riparo da contaminazioni?

Come anticipato nell’articolo pubblicato ieri, abbiamo scoperto che non sempre i produttori sono coscienti delle contaminazioni, visto che l’elenco (ridotto) delle sostanze da cercare viene fornito loro dalle Agenzie regionali di protezione ambientale che non prevedono il monitoraggio di tutti i pesticidi ma solo di quelli considerati più probabili e pericolosi.

Nelle pagine del lungo servizio di copertina, abbiamo provato a far chiarezza ma per gli amanti della sintesi il messaggio è chiaro: continuando a utilizzare così tanta chimica in campo non si può immaginare che esistano isole incontaminate, neppure nelle sorgenti delle minerali.

Nitrati: la situazione migliora

Fortunatamente, almeno per quanto riguarda l’altra sostanza potenzialmente dannosa che abbiamo valutato per i giudizi complessivi, i nitrati, le cose sono migliorate rispetto all’analogo test pubblicato dal Salvagente nell’agosto del 2020 (in quel caso indagammo solo acque con bollicine): allora, diverse confezioni si avvicinarono alla soglia di 10 ml/l considerata adatta all’infanzia, e in un caso, l’Egeria effervescente, il limite fu superato.

Questa volta, i campioni hanno tutti superato l’esame nitrati senza particolari problemi. Un sollievo che non basta, viste le tante criticità che tra inquinamento, contaminazioni, e interessi dei privati straripanti rispetto all’interesse pubblico, costringono il consumatore a tenere gli occhi sempre aperti.

“Celle minuscole, senz’acqua e infestate dai topi”. Con Antigone nelle carceri che esplodono (ildubbio.news)

CARCERE

Dal nuovo dossier realizzato dall’Osservatorio emerge un quadro allarmante, mentre il caldo rende gli istituti sempre più invivibile:

circa 10mila i ricorsi per condizioni di vita degradanti

«Oltre che per l’aumento delle temperature, l’estate è da sempre uno dei momenti più critici e delicati per le persone detenute, perché rallentano le attività, e con esse spesso anche le procedure burocratiche, i volontari entrano meno di frequente e via discorrendo».

Dal dossier di Antigone presentato oggi emerge «un quadro desolante rispetto alle condizioni di detenzione di alcuni istituti, le quali peggiorano in maniera esponenziale a causa del caldo afoso».

Dalle 88 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi risulta che nel 27,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile. Il dossier di Antigone che fa il punto sulla situazione del sistema penitenziario nei primi sei mesi del 2024 mette in rilievo che lo scorso anno sono stati presentati circa 10mila ricorsi per condizioni di vita degradanti e più della metà sono stati accolti.

Nel carcere di Avellino – spiega Antigone nel dossier presentato oggi -, al momento della visita, l’acqua corrente non era disponibile dalle 22 alle 6 del mattino. Le celle presentavano infiltrazioni e muffa, oltre a non essere dotate di doccia.

Presso la sezione femminile, le finestre erano corredate da schermature in plexiglass, impedendo così il passaggio d’aria (anche in giornate come quella in cui si è svolta la visita in cui il termometro segnava 41 gradi). Condizioni simili sono quelle osservate presso la Casa di Reclusione di Asti. Nella settima sezione dell’istituto di Regina Coeli le celle sono piccolissime ed ospitano 2 o 3 persone su un unico letto a castello; il wc ed il lavandino si trovano in una piccola stanza adiacente senza intimità.

Le finestre sono più piccole che in altre sezioni e dotate di celosie, il che non consente all’aria di circolare e riduce l’ingresso della luce naturale. In questi spazi così ristretti, le persone trascorrono circa 23 ore al giorno. In alcune sezioni dell’istituto, inoltre, manca l’acqua.

SENZA ACQUA NELLE CELLE INFUOCATE E INFESTATE DAI TOPI E BLATTE

«Siamo tre detenute in cella – scrivono ad Antigone alcune donne detenute -. Il bidet viene usato sia per lavarci che per pulire le stoviglie. Le docce sono in comune e ne funziona solo una su due per 15 detenute in sezione. Siamo invase da blatte e formiche.

Dal bidet fuoriescono i topi. I materassi sono pieni di muffa. Spesso e volentieri siamo senza acqua e luce. I ventilatori li abbiamo comprati a nostre spese. Non abbiamo mai accesso alla biblioteca. Non ci sono corsi da frequentare. Non c’è nessuna attività. Noi donne non siamo considerate da nessuno, siamo all’abbandono».

Anche la prima sezione della Casa Circondariale di Rimini è caratterizzata da celle di anguste dimensioni, con le finestre schermate, il pavimento e i muri scrostati, senza areazione all’interno del bagno. Le docce sono comuni e si presentano in pessime condizioni, causate in particolare da seri problemi di muffa.

Al momento della visita dell’Osservatorio la Casa di Reclusione di Carinola era priva di allaccio alla rete idrica, dovendo usufruire di pozzi artesiani e di un sistema ad hoc di depurazione dell’acqua; inoltre in quasi tutti i reparti vi sono celle senza doccia e con bagno a vista.

A Busto Arsizio, invece, per ovviare alla scarsità di luce naturale delle sezioni detentive sono state installate in tutte le celle plafoniere a led con il ventilatore integrato. La presenza di scarafaggi e di cimici da letto è stata rilevata rispettivamente presso le Case Circondariali di Bologna e di Pavia.

In particolare, presso la sezione di isolamento e l’area psichiatrica di quest’ultimo istituto, gli Osservatori di Antigone hanno constatato condizioni igienico-sanitarie inaccettabili, aggravate dal caldo e dal sovraffollamento.

Nel padiglione dei detenuti comuni, a causa dell’aumento delle presenze, durante la notte viene aperta la terza branda e poi richiusa la mattina, al fine di avere un minimo di spazio vitale all’interno della cella durante la giornata.

SOVRAFFOLLAMENTO OLTRE IL 130 PER CENTO

Le carceri italiane scoppiano, con un tasso di affollamento al 130,6% e circa 14mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. Al 30 giugno 2024 erano presenti nelle nostre carceri 61.480 detenuti in 51.234 posti detentivi regolamentari. Le donne erano 2.682, il 4,4% dei presenti, mentre gli stranieri erano 19.213, il 31,3%. Il tasso di affollamento ufficiale medio del 120%.

Come sappiamo però la capienza regolamentare, su cui è calcolato il tasso di affollamento ufficiale, non tiene conto dei posti non disponibili, che al 17 giugno 2024 erano in totale 4.123 e di conseguenza il tasso di affollamento reale del nostro sistema penitenziario è ormai del 130,6%.

Sono i dati che emergono dal dossier presentato oggi da Antigone sulla situazione del sistema penitenziario nei primi sei mesi del 2024. Se si guarda ai posti effettivamente disponibili sono ormai 56 gli istituti in cui il tasso di affollamento è superiore al 150% e ben 8 quelli in cui è superiore al 190%.

Si tratta di Milano San Vittore maschile (227,3%), Brescia Canton Monbello (207,1%), Foggia (199,7%), Taranto (194,4%), Potenza (192,3%), Busto Arsizio (192,1%), Como (191,6%) e Milano San Vittore femminile (190,7%). Sono ormai solo 38 gli istituti non sovraffollati.

LA STRAGE DEI SUICIDI IN CELLA

Sono 58 i suicidi avvenuti in carcere dall’inizio dell’anno. Nove solo nel mese di luglio. «Se il ritmo dovesse continuare di questo passo, a fine anno rischieremo di superare il tragico record del 2022 che, con 85 casi, è passato alla storia come l’anno con più suicidi di sempre». Delle 58 persone, due erano donne. Le persone di origine straniera erano 25 (43%). I più giovani erano due ragazzi di appena 20 anni, deceduti nel carcere di Novara e Pavia. Il più anziano era un uomo di 81 anni, deceduto a Potenza.

Dai dati a disposizione, sembrerebbe, che almeno 9 delle 58 persone decedute soffrissero di qualche forma di disagio psichico. Emergono almeno 3 persone con un passato di tossicodipendenza. Erano invece almeno 2 le persone senza fissa dimora. 26 persone erano state coinvolte in altri eventi critici, tra queste 14 avevano già provato a togliersi la vita in altre occasioni.

Gli Istituti dove sono avvenuti il maggior numero di suicidi da inizio anno sono le Case Circondariali di Napoli Poggioreale, Pavia, Teramo e Verona. In ognuno dei quattro Istituti si sono verificati 3 suicidi. In almeno 8 casi le persone si trovavano in una sezione ex art. 32 O.P., ossia dove vengono generalmente detenute le persone più difficili da gestire.

In almeno altri 8 casi, le persone si trovavano in una cella d’isolamento. In almeno 7 casi nel reparto nuovi giunti. Una persona si trovava all’interno di un’Articolazione per la tutela della salute mentale e un’altra nel Servizio di assistenza integrata.

RICORSI E RICHIESTE DI RIPARAZIONE

Nel 2023 sono sopravvenute 1.271 richieste di riparazione per ingiusta detenzione in relazione alla custodia cautelare subita, sostanzialmente in linea con gli anni precedenti. Il 48,5% dei procedimenti definiti nell’anno è stato accolto. Sempre nel 2023, ultimo anno per il quale il dato è disponibile, sono arrivate agli uffici di sorveglianza italiani 9.574 istanze per sconti di pena.

Ne sono state decise 8.234 e di queste 4.731, il 57,5%, sono state accolte. Gli accoglimenti erano stati 3.115 nel 2018, 4.347 nel 2019, 3.382 nel 2020, 4.212 nel 2021 e 4.514 nel 2022.