Meloni vorrebbe essere una leader conservatrice, ma è di matrice reazionaria (linkiesta.it)

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L’album di famiglia

Nonostante sia al governo da quasi due anni, la presidente del Consiglio non riesce a prendere una posizione chiara e univoca nemmeno sulla strage neofascista di Bologna

Le parole usate ieri da Giorgia Meloni, in occasione dell’anniversario della strage di Bologna, segnalano ancora una volta il persistere di problemi irrisolti tra lei e il neofascismo.

La presidente del Consiglio ha adoperato una stranissima circonlocuzione (identica a quella usata da Ignazio La Russa, dunque probabilmente concordata): «Il 2 agosto del 1980 il terrorismo, che le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste, ha colpito con tutta la sua ferocia la Nazione».

A parte il grottesco riferimento agli «esponenti» neofascisti (ma come, «esponenti» degli assassini?), cosa sottintende la frase «le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste…» se non la larvata insinuazione che la verità giudiziaria è quella, ma chissà anche se quella storica. Che differenza con le lapidarie parole di Sergio Mattarella che ha parlato di una «spietata strategia eversiva neofascista»: la nitidezza del Presidente della Repubblica contro l’oscurità della Presidente del Consiglio.

La questione che si ripropone è quella, come disse Rossana Rossanda a proposito delle Brigate rosse e del Partito comunista italiano, dell’album di famiglia o meglio di quella lunga stagione di rossi e neri che gli amici più grandi di Meloni hanno vissuto e che per loro è come la caverna di Platone dove non vedono altro «se non la propria ombra e le ombre delle cose proiettate sulla parete». Da quella caverna non riescono a uscire.

È dunque il contrario di quanto contenuto nelle “Tesi di Trieste” (secondo congresso di Fratelli d’Italia, 2017) dove si affermava di voler «sanare le ferite dell’interminabile guerra civile che ha segnato la nascita della storia repubblicana» (dunque, per inciso, la Resistenza non è “anche” ma “solo” guerra civile, depauperata cioè dal concetto di Liberazione e riscatto nazionale).

Quando la destra post-missina parla di riconciliazione entra in contraddizione con lo spirito di rivalsa che la anima e le fornisce coraggio, quello spirito di rivalsa che Meloni incarna perfettamente e che si esprime con la sua abituale vis polemica. Anche ieri infatti non ha mancato di battagliare, come fosse una segretaria di partito e non la guida del governo, respingendo «gli attacchi ingiustificati e fuori misura che sono stati rivolti, in questa giornata di commemorazione, alla sottoscritta e al Governo».

Il vittimismo d’altronde è elemento costitutivo dell’impianto ideologico di Meloni, che altro non è se non il riflesso di un sintomo di un complesso d’inferiorità e di una marginalità avvertita come tale su un piano culturale prima ancora che politico, l’effetto inconsapevole e un tantino infantile (la parabola di Calimero) di chi avverte di avere consenso ma non egemonia, intesa come costruzione alta di un’idea generale di società.

Di qui la tendenziale ambiguità, o non cristallina chiarezza, nel non chiamare le cose con il loro nome ricorrendo a giri di parole obliqui che tradiscono l’indisponibilità a strappare gli ultimi veli di un’appartenenza a una certa storia.

Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini. Ombre sul muro di una memoria inquietante che vanifica i quotidiani sforzi di apparire come gli altri, non essendolo fino in fondo.

Di qui la quotidiana lamentazione di una leader che vorrebbe essere conservatrice, ma non riesce a esserlo e non solo perché non cita mai né Winston Churchill né Charles de Gaulle (e neppure Ronald Reagan o Margaret Thatcher), ma perché i veri Conservatori dopo aver vinto tendono a unire: sono i reazionari che fanno della rivalsa la loro avventura.

Il politologo Orsina: “Da Bolognesi parole pericolose e un antifascismo strumentale”

Giovanni Orsina, uno dei politologi italiani più 
apprezzati, lancia dalle colonne de La Stampa 
una lunga accusa ai protagonisti del nuovo 
antifascismo di maniera, 
critica fortemente le parole usate a Bologna, nel corso della commemorazione per l’anniversario della strage, e invita la sinistra a non proseguire sulla strada di un radicalismo pericoloso.
Un editoriale dettagliato nel quale Orsina affronta anche il delicato tema delle numerose sentenze sulla strage compiuta 44 anni fa, ribadendo che non sono espressione di infallibilità. “Bolognesi ha strumentalizzato una vicenda storica ”Orsina esordisce dicendo che, “Fin quando la storia d’Italia sarà interpretata e strumentalizzata politicamente come ha fatto ieri Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione familiari delle vittime di Bologna, non potremo mai sperare di riuscire a metabolizzare il nostro passato. E fino a quel momento ci sarà pure impossibile chiedere con un minimo di credibilità a Giorgia Meloni e al suo partito di recidere i residui fili emotivi che ancora li legano alle vicende del neofascismo, perché sarà loro fin troppo facile sottrarsi accusando i propri accusatori di disonestà intellettuale e faziosità”. Orsina: “Le sentenze vanno rispettate ma non sono verità divina”
Il politologo, dalle colonne del quotidiano torinese, sottolinea come, “L’interpretazione storica che ha proposto ieri Bolognesi rimanda a numerose sentenze giudiziarie. Ne ricava senz’altro forza, ma non ne viene affatto resa incontrovertibile in ogni sua parte. Le sentenze non sono verità divina, in una democrazia si ha il pieno diritto di diffidarne e criticarle”.“Tanto più – scrive Orsini su La Stampa-quando arrivano al termine di iter lunghissimi, nel corso dei quali sono state montate, smontate e rimontate più volte fra il primo e il terzo grado di giudizio.

Nel caso specifico della strage di Bologna, per altro, non mancano studiosi autorevoli e disinteressati che hanno espresso dubbi fondati sulle ricostruzioni di parte giudiziaria. Dubbi tanto maggiori quanto più quelle ricostruzioni sono, per così dire, salite di livello, passando dagli autori materiali ai loro mandanti.”

“Su Mambro e Fioravanti e la loro colpevolezza restano dubbi”

Nel corsivo, Orsina parla dei principali protagonisti giudiziari di Bologna: “In un libro uscito di recente in spagnolo e inglese ma non ancora in italiano, uno storico attento come Juan Avilés ha ritenuto provate le responsabilità di Fioravanti, Mambro e Ciavardini ,ma molto meno chiare quelle di Licio Gelli”

“In un documentatissimo volume del 2016-continua l’articolo- Vladimiro Satta è giunto a una conclusione sconfortata. L’esame dei procedimenti giudiziari contro Fioravanti, Mambro e Ciavardini nonché di quelli per depistaggio delle indagini mostra che la dichiarazione di colpevolezza dei tre neofascisti non è campata in aria come vorrebbero gli innocentisti ma, purtroppo, non è neppure molto convincente“.

“La Repubblica può essere governata solo dalla sinistra”

Il politologo, docente universitario, continua il suo intervento riferendosi al discorso di ieri nel capoluogo emiliano: “Bolognesi non si è limitato a interpretare la storia, però. L’ha pure brandita come una clava per darla in testa a tutta la destra italiana degli ultimi trent’anni: da Berlusconi, corresponsabile della bomba del 2 agosto 1980 in quanto piduista, fino a Meloni, rea di voler introdurre una riforma della magistratura simile a quella sostenuta dal piano di rinascita democratica di Gelli”.

“La clava-si legge ancora- è la consueta lettura antifascista radicale della vicenda repubblicana. Intollerante, perché chi la sostiene ritiene di essere moralmente prima ancora che politicamente nel giusto e che la propria idea di costituzione e democrazia sia l’unica possibile”.

Una lettura, dice ancora Orsina, “Scopertamente politica, infine, poiché fissa il principio che la Repubblica possa essere legittimamente governata soltanto da sinistra, e che le destre siano quindi illegittime a prescindere“.

“Meloni? Ha risposto correttamente”

Nell’ultima parte del suo editoriale, Orsina cita indirettamente Pasolini, parlando dell’antifascismo odierno, e dà ragione a Giorgia Meloni, per la risposta a Bolognesi che aveva accusato l’attuale governo di poggiarsi sulle radici dello stragismo:

“Col suo estremismo, la sua faziosità-si legge-, e non di rado col suo spregio del buon senso e della verità storica, l’antifascismo radicale è stato ed è il peggior nemico dell’antifascismo quale strumento di ampia convergenza sui valori fondanti della Repubblica”.

Il finale è dedicato ai possibili condizionamenti culturali derivanti dall’antifascismo di Stato e le conseguenze sulle azioni giudiziarie.

“Poiché esso ha avuto un’influenza notevole anche sulla magistratura, per altro, bisognerebbe pure chiedersi quanto le sentenze sulle stragi, sui depistaggi, sui tentativi di colpo di Stato ne siano state condizionate, e quanto i dubbi su quelle sentenze nascano proprio dal vederle attraversate da linee ideologiche così evidenti.

Di fronte a un intervento scomposto come quello di Bolognesi, infatti, in quale altro modo avrebbe mai potuto replicare la Presidente del Consiglio?”, la chiosa del politologo.

La parola della settimana. Vela Riccardo Rosa Video Player (napolimonitor.it)

di

(credits in nota 1)

Si alza il vento, bisogna tentare di vivere (paul valery, il cimitero marino)

S’erano nascosti oltre l’undicesimo piano della Vela numero 6 vicino alla porta che dava sull’enorme terrazzoscempio del caseggiato. Lì o si andava a fare o si andava a pomiciare. […] Quel giorno di agosto c’era molta calma in giro, era controra, la calura asfissiante aveva portato al mare un po’ tutti, quelli che erano rimasti erano troppo apatici e asfittici per arrampicarsi sul terrazzo. Altri ragazzi in giro non se ne vedevano. Lele e Mariagrazia, con le spalle alla porta del terrazzo della loro Vela guardavano da un finestrone enorme tutto ciò che si offriva loro all’orizzonte. […] Dopo qualche minuto Lele le regalò l’America la Spagna e la Cornovaglia, e Mariagrazia che ne sapeva lei? Si lasciò sorprendere rossa in viso tesa emozionata accucciata vicino a lui sotto a lui che era una colonna e guardandolo poi fumare gli chiese: “Questo è l’amore?”. “Questa è una specie di amore”. “E l’amore che cos’è?”, chiese Mariagrazia. “L’amore lo fanno i grandi – rispose Lele – a letto, gli sposati o i fidanzati che vanno negli alberghi, nelle macchine. E poi a te che interessa? Sei grande tu? Già vuoi fare l’amore tu?”, e sorridendo mentre le sfiorava i capelli chiese: “Lo vuoi un gelato?”.  (peppe lanzetta, gelato pistacchio e limone, in: figli di un bronx minore)

(credits in nota 2)

Dopo il terremoto occupammo la Vela gialla, il 13 dicembre 1980. Le situazioni al Centro storico in parte si trasferirono nell’edilizia pubblica denominata “167”, e in particolare al lotto C, qui a Scampia. La provenienza era in gran parte dai Quartieri Spagnoli. All’epoca c’erano dei progetti di radere al suolo i Quartieri Spagnoli. […] Tante persone provenienti dal Centro storico si insediarono qui con noi al lotto G e in altre parti della città. Tanti furono espulsi attraverso la legge 219 in paesi di provincia […] All’epoca le Vele non erano abitate. Quella dove noi ci insediammo, questa qui del Comitato, la gialla, non era completata neppure. C’erano tanti alloggi laterali, praticamente senza nulla, infatti tra gli inquilini che occuparono questa struttura, alcuni venivano definiti i “senza niente” perchè gli alloggi non erano stati completati. Alla fine riuscimmo a farli terminare e far rientrare gli occupanti. (vittorio passeggio intervistato da giuseppe de stefano in: cartografie sociali, rivista di sociologia e scienze umane, novembre 2016)

Facce ‘e paura, sotto ‘e Vele scagnate
Tonino ‘a casa nun è turnato.
Maradona nun po’ turna’
pe’ continua’ a sunna’…
(franco ricciardi, 167)

(foto di mario spada, da: nero scampia)

Il mio letto è come un veliero:
Cummy alla sera mi aiuta a imbarcare,
mi veste con panni da nocchiero
e poi nel buio mi vede salpare.
Di notte navigo e intanto saluto
tutti gli amici che attendono al molo,
poi chiudo gli occhi e tutto è perduto
non vedo e sento più, navigo solo.
(robert louis stevenson, da: il mio letto è una nave)

(credits in nota 3)

Ngopp’ ‘e culonne ‘e Scampia,
a Marianella aret’ ‘a casa mia,
ce sta scritta sta frase
ca’ dice tutt’ cos’.

(enzo avitabile, quando la felicità non la vedi cercala dentro)

(foto di mario spada, da: nero scampia)

Tre vele sono state abbattute, non è che vediamo grandi risultati, a me il modo in cui si sta sviluppando questo progetto mi sa di computo metrico per capire come demolire tre vele e mettere a posto la quarta. La qualità di vita del quartiere non è un tema, non  è chiaro cosa si è deciso di mettere dopo in quello spazio, e con quali soldi procedere. […] Certo, sulle Vele si sta dialogando con il Comitato, che è un soggetto importante per il territorio, ma a Scampia ci sono quarantamila abitanti. Non mi pare siano stati tenuti in considerazione nel decidere il loro destino. (daniela lepore, intervista del 2016)

(credits in nota 4)

Spettatori innocenti non ne esistono. Prima di tutto: che cosa ci fanno lì? (w.s. burrough)

(credits in nota 5)

Disgustato ‘a stu clamore ‘e l’informazione
votto ‘nterra ‘a radio e sputo int’ ‘a televisione.
È bello a jì a Cannes c’a pellicola
a fa’ scalpore p’e ridicol’,
a fa’ ‘o meglio share cu ‘na fictiòn,
cu l’uocchie ‘ncuoll’ ‘e tutta ‘a nazione,
n‘e maje capito over’ chi so’.
(co’sang & fuossera, nun saje niente ‘e me)

(foto di mario spada, da: nero scampia)

«Dentro le Vele – continua Benfenati – al momento ci sono ancora circa cinquecento nuclei familiari, che hanno avuto un riconoscimento attraverso una delibera comunale; attendono un alloggio da circa quindici anni; abbiamo avuto la sfortuna del Covid mentre era in corso il processo di abbattimento, questo ha tenuto fermi i cantieri due anni. Oggi i lavori sono ripresi, anche grazie all’arrivo dei fondi del Pnrr. Noi abbiamo detto fin dall’inizio che chi vive in posti del genere non può essere considerato benestante, deve necessariamente essere in una situazione di indigenza, quindi deve stare dentro una graduatoria speciale sul diritto all’abitare, che poi in questo caso è anche diritto alla salute, all’infanzia, a un’esistenza degna». (omero benfenati intervistato da luca rossomando, napolimonitor.it, maggio 2024)

(credits in nota 6)

E ogni riferimento è puramente casuale, brò! Quello che vogliono mostrare di noi in tivvù è totalmente diverso da ciò che siamo. Ma la sveglia sta suonando. La televisione ci droga con i suoi programmi del cazzo. Apri gli occhi: Dove Ognuno Nasce Giudicato! …tanto alla fine capiscono sempre il cazzo che gli pare. (enzo dong, italia1)

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¹ Vittorio Passeggio e i bambini delle Vele in: L’uomo col megafono, di M. Severgnini (2012)

² Felice Pignataro in: Felice!, di M. Antonelli e R. D. Klain (2006)

³ Vittorio Passeggio, i bambini e gli abitanti delle Vele in: L’uomo col megafono

⁴ Felice Pignataro in: Felice!

⁵ Mirko Calemme, Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Vincenzo Nemolato, Valeria Pollice, Tonino Stornaiuolo, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella in: Il Convegno. Azione teatrale sul tema delle periferie, di Punta Corsara (2011)

⁶ Marina Suma in: Le occasioni di Rosa, di Salvatore Piscicelli (1981)

In strada e in parlamento, la rivolta anti-musulmana dei fascisti (ilmanifesto.it)

di Leonardo Clausi

Gran Bretagna.

Scontri con la polizia dopo l’uccisione di tre bambine a Southport. Scontri con la polizia e attacchi a una moschea. E tante fake news, guidate da Farage

L’indicibile tragedia di Southport, la cittadina costiera appena fuori Liverpool dove lunedì tre bimbe – Bebe King, 6 anni, Elsie Dot Stancombe, 7, e Alice Dasilva Aguiar, 9 – sono state accoltellate durante una lezione di danza a tema Taylor Swift, sta intossicando l’estate britannica. Le piccole sono cadute per mano di un diciassettenne, identificato come Axel Muganwa Rudakubana, nato a Cardiff (Galles) e figlio di genitori immigrati dal Ruanda.

Ne conosciamo il nome solo perché continuare a tacerlo – secondo la prassi della polizia britannica – ha provocato uno spurgo di violenze razziste di estrema destra che legano fascisti britannici conclamati come la English Defence League (Edl) al partito di estrema destra Reform Uk di Nigel Farage, che tanto ha contribuito all’annichilimento elettorale dei conservatori alle ultime elezioni, vinte senza troppa convinzione dal Labour di Keir Starmer.

LA POLIZIA ha sottolineato come non stesse trattando la strage come «terroristica», ovviamente invano. Già prima che il nome del principale indiziato fosse reso noto e questi accusato di omicidio e tentato omicidio, si era levata in rete la folata di deliri cospiratori e bufale news sull’establishment laburista che «lo avrebbe protetto», facendolo ovviamente passare per uno appena sbarcato da un gommone e per un richiedente asilo con tanto di nome arabo falso.

E martedì i fascisti della Edl, e non solo loro, passavano all’azione lanciando oggetti contro una moschea, incendiando auto e scontrandosi con gli agenti, per un bilancio di quattro arresti, 53 agenti feriti di cui 27 ricoverati. Le violenze traboccavano poi a mercoledì sera, con il lancio di razzi e bottiglie fuori da Downing Street da parte di un migliaio di manifestanti, mentre nella città di Hartlepool si scatenavano sassaiole contro la polizia.

Tutti disordini che seguivano la scia di un altro grosso concentramento di fascio-nazionalisti – circa 15mila – già affluiti a Londra sabato scorso dietro al leader Tommy Robinson, che della Edf è il fondatore. Ieri Keir Starmer è tornato a Southport per la seconda volta in una settimana e ha incontrato sindaco, capo della polizia e rappresentanti delle varie fedi.

Ha definito le proteste «teppismo» e un insulto a una comunità in lutto. «Sentiranno tutta la forza della legge», ha promesso. Ma i fascisti calcistici islamofobi con la panza da birra e l’union jack tatuato sulle natiche che vogliono «indietro il loro paese» non sono l’unico problema del neo premier.

Il “populista” Farage, che è finalmente riuscito a mettere piede come deputato a Westminster dopo enne tentativi falliti e ha iniziato la lenta manovra di cooptazione/avvicinamento alla destra dei Conservatori, ha immediatamente strumentalizzato la tragedia diffondendo «perplessità» via X su come mai la polizia non avesse relato la tragedia al terrorismo e insinuando che l’identità del colpevole fosse stata nascosta.

HA RINCARATO poi la dose dagli studi di GB News, un network di destra fino a poco tempo fa diretto dall’ex Bbc Andrew Neill nel quale conduce un programma politico. Farage ha ripetutamente spergiurato di non voler essere assolutamente confuso con Robinson, ma è evidente che i suoi commenti costituiscano una sutura politica con le panze da birra nazionaliste, conferendo loro legittimità parlamentare.

Alle recenti elezioni politiche di luglio Reform Uk ha fatto un autentico balzo in avanti ottenendo quattro milioni di voti (oltre il 14%) e conquistando cinque parlamentari. In un sistema elettorale dal volto democratico tutto questo si sarebbe tradotto in un centinaio scarso di deputati.

I nomi razzisti alle piante… (butac.it)

di 

...e i giornalisti che non approfondiscono

Oramai non ci segnalate più singole notizie, ma canali Telegram e WhatsApp dove ci invitate a verificare il quantitativo di post che vengono di volta in volta condivisi.

Oggi siamo finiti sul canale Telegram di una farmacista, ora radiata, che passa il tempo a condividere consigli medici e opinioni personali ai suoi oltre 11mila follower.

Tra gli ultimi post uno riguarda una notizia condivisa da TGcom24, notizia che viene sfruttata dall’ex farmacista per parlare di cancel culture, visto il titolo scelto dalla redazione di Mediaset il 20 luglio 2024:

Via i riferimenti razzisti dai nomi scientifici delle piante

I botanici hanno votato per eliminare aggettivi ritenuti offensivi dal nome scientifico di alcune specie vegetali come l’Erythrina caffra

L’ex farmacista, che non nomineremo, scrive:

CANCELLARE LA CULTURA …un passo alla volta.
Questo è uno degli obiettivi dell élite mondialiste.
Cancellando la cultura si cancellano i valori, pian piano un passo alla volta.
Siamo tutti uguali.
Questo è il loro primo motto.
Lo siamo davvero?
Solo a parità di condizioni.
La dignità è la stessa ma non siamo tutti uguali.
Dentro ad una società ci sono individui molto diversi dal super medico all ultimo delinquente.
Tutti devono avere gli stessi diritti ma non sono uguali.
Questa merda di uguaglianza tende a appiattire verso il basso ogni tentativo di eccellenza.
Sono madre lo vedo tra i giovani.
Che stimolo oggi hanno i miei figli a laurearsi, sgomitare nel mondo del lavoro quando tutti sono “uguali”?
Ve lo dico io: nessuno!
Dietro alle cazzate come quelle che leggiamo in questa foto c è un piano ben preciso.
Cancellare tutto il possibile.
Portare il mondo in un falso comunismo 2.0
Tutti uguali, tra un pochino ci chiameremo compagni
Il peggio del capitalismo e del comunismo uniti insieme per devastare tutto

La prima cosa che mi è passata per la mente dopo aver letto quel testo riguardava i figli della donna, che spero abbiano insegnanti così bravi da far loro capire che la mamma è una complottista populista e che quanto dice va preso con le pinze.

Purtroppo so che probabilmente non sarà così, e la cosa mi spiace immensamente. Ma passiamo alla notizia vera e propria, come da anni cerchiamo di evidenziare l’italiano è una bellissima lingua e se fai il giornalista dovresti saperlo usare al meglio, leggete con attenzione il sottotitolo dell’articolo di TGcom24:

…aggettivi ritenuti offensivi…

Non è che si tratta di nomi “ritenuti” offensivi, ma di nomi che sono offensivi. L’articolo di TGcom24 senza approfondire più di tanto riporta:

Via i riferimenti razzisti dai termini scientifici che indicano alcune piante. Lo hanno deciso con una votazione gli scienziati dopo un’estenuante sessione di sei giorni a cui hanno partecipato più di 100 ricercatori, nell’ambito del Congresso Botanico Internazionale. Tutti i nomi di piante, funghi e alghe che contengono la parola “caffra“, il cui significato indica insulti rivolti contro le persone di colore, saranno sostituiti dalla parola “affra” per denotare l’origine africana della specie.

Quindi lo dicono anche loro, ma solo all’interno dell’articolo: il termine caffra non è che sia ritenuto offensivo ma abbia anche significati non offensivi, è razzista punto e basta, senza alcun’altra interpretazione. Scegliere di usare il termine “ritenuti” dà un taglio da cancel culture all’articolo che evidentemente piace a chi l’ha scelto.

Ma non siamo di fronte a un caso di quel genere: il termine caffra è assolutamente razzista, vista la sua etimologia.

L’etimologia

Il termine trova la sua origine nell’arabo kāfir ( كافر ), che significa “miscredente” o “non credente”. Originariamente, il termine non aveva connotazioni razziali specifiche, ma veniva utilizzato per riferirsi ai pagani zanj lungo la costa swahili, una regione coinvolta nella tratta degli schiavi araba.

A partire dal XVII secolo “kaffir” e le sue varianti diventarono termini dispregiativi per diversi gruppi etnici nell’Africa meridionale, in particolare durante l’era dell’apartheid in Sudafrica. Oggi, in Sudafrica, il termine è considerato un incitamento all’odio e il suo uso è vietato dalla legge.

Quindi ripetiamo insieme: non si tratta di un termine solamente ritenuto offensivo, ma di una parola che in Sudafrica è fuorilegge da tanto che è razzista e offensiva.

Concludendo

Per chi volesse approfondire c’è un breve articolo di Nature che spiega al meglio i fatti, o uno più dettagliato del Guardian britannico.

Inoltre, siccome su TGcom24 in chiusura fanno riferimento anche alla questione “nomi di animali” che potrebbero risultare offensivi (in quanto richiamano persone realmente esistite che non si ritiene siano da glorificare per l’eternità, come Hitler o Mussolini), vi rimandiamo a un interessante articolo del New York Times e un altro su Le Scienze firmato dal sempre bravo Telmo Pievani.