I corsi da infermiere (e non solo) fake (butac.it)

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Ci avete segnalato alcuni post social che rischiano di fare grossi danni:

 

Qui li vedete relativi a corsi di infermieristica, ma basta guardare la libreria inserzioni delle pagine che li condividono per rendersi conto che di corsi gratuiti ne offrono a centinaia, per svariate professioni e in svariate lingue:

Dal nutrizionista al legale, dall’analista dati al designer di interni, passando per ogni tipo di operatore sanitario, con tanto di loghi istituzionali di Ministeri e Ordini, in italiano ma anche in spagnolo e inglese (e anche tedesco, rumeno e chissà quante altre). Una delle pagine che abbiamo analizzato ha pubblicato più di cento post sponsorizzati in un solo mese.

Voi lo capite perché Meta lascia fare? Sono soldi, che entrano facili, cosa gli importa se sono truffe? Un po’ come quando vediamo gli annunci delle cartomanti e degli indovini sui quotidiani nazionali: anche in quel caso per pubblicare l’annuncio hanno pagato, l’editore probabilmente sa bene che non esistono indovini e che i cartomanti sono abili ciarlatani, ma se ne infischia. Pagano, chi è lui per giudicare?

Su Meta accade lo stesso, l’editore (Zuckerberg o chi per lui) lascia fare, non è interessato a quanto questi annunci sponsorizzati siano fraudolenti, si limita a incassare il suo conquibus, e a rimuovere i post se vengono segnalati spesso.

Purtroppo chi ci casca difficilmente farà causa a Meta, anzi in linea di massima difficilmente farà causa in generale. E invece dovrebbe, coinvolgendo anche Meta nella causa, perché sarebbe davvero ora di dire basta a questa assurdità.

I post sulle lauree in infermieristica sono già stati segnalati dalle associazioni di categoria che hanno pubblicato comunicati stampa e post social per spiegare appunto la falsità dell’annuncio. Ma dalle altre categorie non ci risulta sia stato fatto molto, e le pagine continuano imperterrite a far girare gli annunci, il che significa che il gioco vale la candela.

Il giorno che verranno veramente usati validi algoritmi e IA evolute per limitare questo genere di pratica sarà sempre troppo tardi, nel frattempo i truffati saranno nell’ordine dei milioni di persone nel mondo.

Il bonus lavastoviglie e altri prodigi estivi del bilancio siciliano (linkiesta.it)

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Tutti dicono mai più

Nonostante le promesse di cambiamento, la politica siciliana ripropone lo stesso schema di sempre.

La recente manovra finanziaria da duecentoventi milioni di euro è stata spartita in piccole spese, dalla ristrutturazione di parrocchie ai contributi per eventi locali, mentre le vere emergenze sommergono l’isola

Tutti dicono mai più. Come in quella famosa canzone: «Non succederà più …». «Non accadrà più» dice infatti Renato Schifani, presidente della Regione Sicilia. «È l’ultima volta», gli fa eco il presidente dell’Ars, il giovane astro nascente della destra siciliana, Gaetano Galvagno.

Ma entrambi sanno che non è vero. Le dichiarazioni estive dei politici sono velleitarie come certe storie d’amore balneari.  È solo questione di tempo, pertanto. E tra qualche mese andrà in onda lo stesso schema.

Lo schema poi è facile, l’uovo di Colombo al quale non aveva pensato nessuno, una sublimazione del famoso manuale Cencelli sulla distribuzione di incarichi e poltrone: come fare passare leggi di bilancio, finanziarie, variazioni, manovre correttive, in una parlamento, quello siciliano, con una maggioranza balcanizzata? Semplice.

Si prendono i settanta deputati, tutti, nessuno escluso, e gli si dà una cifra da spendere, ciascuno, per i loro desideri: una parrocchia, una sagra, una bocciofila, un concerto. Con tutte queste indicazioni si fa un maxi emendamento da allegare alla manovra. E il testo passa in un amen. Tutti contenti (e in questo caso, arrivederci a Settembre, si chiude per ferie un mese e mezzo). Ma i ruoli vanno rispettati, eh, che vi pare: e così chi è all’opposizione gestisce metà della posta di chi è in maggioranza.

Passano così, ormai, le manovre finanziarie in Sicilia nell’era Schifani. Compresa l’ultima, estiva, di qualche giorno fa. Una manovra da duecentoventi milioni, con tutti i deputati che si sono spartiti il bottino, condensato in un maxi emendamento da fare impallidire la leggendaria tabella H.

Per chi non c’era, ai tempi, la tabella H, inventata dall’allora governatore dell’isola Totò Cuffaro, era un allegato alla Finanziaria con tutti i micro contributi da assegnare a fine anno. Una spesa di Natale che, tra un centro religioso, una gara podistica, le feste del santo patrono, arrivava a cifre mirabolanti.

Tanto che, nel nome del risparmio, si decise di abolirla, per spazzare via l’immagine di una politica siciliana clientelare e attaccata al consenso spicciolo. Detto, fatto. La tabella H non esiste più. In compenso ogni manovra di bilancio ha il suo maxi emendamento, con l’elenco interminabile di piccole e grandi regalie dei deputati.

E quindi, anche qualche giorno fa si è ripetuto lo schema. Una parte dei soldi è servita per fare quadrare i conti. L’altra parte, invece, non è stata utilizzata per le urgenze, dalla siccità che mette in ginocchio l’economia e le famiglie, ai rifiuti che sommergono Palermo, ma per essere parcellizzata, in decine e decine di spesarelle.

Un fiume di denaro fuori controllo, perché siamo nel periodo post-elettorale (a giugno ci sono state le Europee) ed ogni deputato aveva bisogno di ringraziare chi, in un modo o nell’altro, si era speso per la sua corrente.

Ma non bisogna storcere il naso. Anzi. È un clientelismo istituzionalizzato, ed anche democratico, se vogliamo, dato che ognuno ha la sua pagnotta, sia che rappresenti il centrodestra, sia che rappresenti l’opposizione. Ogni deputato ha avuto un portafoglio da gestire di novecentocinquantamila euro, se di maggioranza. «Solo» seicentocinquantamila euro per quelli dell’opposizione.

Nell’elenco, c’è di tutto. Spiccano i trecentomila euro al Trapani Calcio, società del romano Valerio Antonini, neo promossa in serie C. Mai un contributo era stato dato direttamente con una finanziaria ad una Srl, innanzitutto. E poi, perché così tanto al Trapani, e niente al Catania, o al Palermo, che è in serie B? Chissà. Intanto, va fatta notare la coincidenza. Nell’organigramma della società svetta la figura del figlio del governatore Schifani, l’avvocato Roberto Schifani, in qualità di «general counsel».

Scorrendo le cifre, ne viene fuori una manovra surreale, che racconta un altro mondo, una geografia di piccole e grandi necessità che nulla hanno a che fare con lo sviluppo della Sicilia, le infrastrutture, le reali esigenze di questa o quella comunità. In mezzo c’è di tutto: palestre da rifare in Comuni piccolissimi, incroci, rotonde da sistemare, centri sociali in questo o quel Paese sperduto.

E poi campi di calcio a cinque, circoli di tennis, pali della luce, parrocchie, tantissime parrocchie: chi avrà il tetto rifatto, chi nuovi arredi, chi una nuova facciata. E poi, la parte del leone, le pro loco e gli eventi. Spulciando qua e là: a Mazara spunta il “Gran galà del Gambero Rosso”, centomila euro. Cinquantamila euro per il “Giro podistico internazionale di Castelbuono”, trentaseimila euro per il premio “Una ragazza per il cinema”.

Centocinquantamila euro per il Carnevale di Termini Imerese, edizione 2025. Settantamila euro per quello, evidentemente minore, di Casteldaccia. Ancora: cinquantamila euro per i festeggiamenti di Santa Sofia, a Sortino (siamo in provincia di Siracusa, ottomila abitanti) Bottino pieno fanno anche la galassia di associazioni di riferimento della destra siciliana. Immancabile il “Festival della legalità” di turno.

Questa volta è ad Enna. Lo organizza l’associazione culturale “Belvedere”, incassa centotrentamila euro. C’è anche un piccolo capolavoro: duecentocinquantamila euro per la creazione della Fondazione Lago di Pergusa, «per tutelare il più grande lago siciliano» scrivono dalla Regione. Peccato che il lago, proprio a causa dell’incuria, sia ormai asciutto da qualche settimana…

Fa capolino anche l’acquisto di qualche autobotte (un rimorso di coscienza di qualche deputato?), il finanziamento per l’escavazione di un paio di pozzi, e la misura più originale, del quale nessuno ha il coraggio, al momento, di riconoscere la paternità. Il bonus lavastoviglie. Avete letto bene.

L’arma definitiva, per gli onorevoli siciliani, per lottare contro la crisi idrica. Si tratta di un contributo di duecento euro per le famiglie siciliane che compreranno una lavastoviglie, definita nella relazione che accompagna il testo come l’elettrodomestico per eccellenza «al fine di contrastare la crisi idrica e promuovere l’uso razionale dell’acqua».

Non essendo qualcosa di spendibile dal punto di vista clientelare, il plafond è misero: duecentomila euro. In pratica solo mille famiglie potranno usufruire dell’aiuto di mamma Regione. Le altre continueranno ad arrangiarsi con bacinelle e rubinetti. Si consoleranno la sera con qualche sagra. O con Marcella Bella. L’indimenticata interprete di Montagne Verdi, già candidata con Alleanza Nazionale alle Europee, qualche anno fa, ha sulle spalle il peso della «valorizzazione dei siti archeologici siciliani».

Come? Con un tour e un video promozionale dal costo di cinquantamila euro. D’altronde, con questa penuria d’acqua, montagne verdi in Sicilia non se ne vedono più. Qualcosa bisognava inventarsi.

(@felkhadri)

Ancora un suicidio in carcere, detenuto si toglie la vita a Prato (rainews.it)

Aveva 35 anni ed era di origine tunisina. 

L’allarme del sindacato Uilpa PP: “Sale a 65 la tragica conta”.

Ancora un suicidio in carcere. Un uomo di 35 anni, tunisino, con problemi di natura psichiatrica, si è tolto la vita nella sua cella del reparto isolamento della Casa Circondariale di Prato. Lo rende noto il segretario della Uilpa PP Gennarino De Fazio.

“Sale così a 65 la tragica conta dei detenuti suicidi dall’inizio dell’anno, il secondo in meno di due settimane a Prato” prosegue la nota. “A queste morti bisogna peraltro aggiungere i 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita”. ”

Nel giorno in cui il Parlamento varerà un provvedimento vuoto, se non a tratti dannoso, nelle carceri il boia invisibile continua a infliggere la pena di morte di fatto, per di più, scegliendo casualmente la vittima”.

La strage continua: detenuto si suicida nel carcere di Biella. È il 64esimo dall’inizio dell’anno (ildubbio.news)

Tragedia in Piemonte

Il recluso, come spiega Gennarino De Fazio 
(UilPa Polizia Penitenziaria) si è impiccato 
nella sua cella

Il 64esimo detenuto dall’inizio dell’anno si è impiccato ieri sera presso la Casa Circondariale di Biella, rendendo sempre più drammatica la situazione nelle carceri italiane.

Si tratta di un recluso di 55 anni, originario dell’Albania. Il segretario generale della UilPa Polizia PenitenziariaGennarino De Fazio, ha dato notizia dell’evento, sottolineando che si aggiungono anche i suicidi di sette appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria.

«Nella sostanziale indifferenza del Governo, non si ferma la carneficina nelle carceri del Paese e siamo a un numero di morti assurdo, mai visto in precedenza», ha dichiarato De Fazio.

Sovraffollamento carceri e aggressioni

Intanto, le rivolte nel carcere minorile Beccaria, la devastazione dietro le sbarre a Torino, e le tensioni legate al sovraffollamento non risparmiano nessuna struttura detentiva. Negli ultimi anni, il numero di proteste e aggressioni alla polizia penitenziaria è esploso.

L’ultima audizione al Senato del garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale evidenzia un aumento drastico degli eventi critici: dai 63.897 del 2016 ai 153.145 del 2023. Il 2024 rischia di essere un anno record in termini di tragedie.

(La detenzione domiciliare allargata come antidoto al sovraffollamento penitenziario

Aggressioni, gesti autolesivi, manifestazioni di protesta collettiva e individuale hanno registrato un forte aumento. Nel 2016, questi eventi erano 26.329, mentre nel 2023 sono saliti a 36.729. L’ultima rilevazione, al 31 luglio 2024, mostra dati allarmanti: 163 rifiuti di rientrare nelle celle, 12.680 inosservanze agli obblighi, e 1.058 intimidazioni o sopraffazioni di compagni.

Le manifestazioni di protesta collettiva includono 14 scioperi della fame o della sete e 4.567 iniziative individuali. Inoltre, si contano nove astensioni dal lavoro o da attività ricreative e 388 proteste rumorose nelle celle.

I suicidi, secondo i dati del Garante, hanno già superato quelli dell’intero 2023, con 58 casi rispetto ai 40 dello scorso anno. Anche i tentativi di suicidio sono aumentati, con 1.211 episodi contro i 1.118 del 2023.

Il numero di aggressioni al personale penitenziario è cresciuto significativamente: nei primi sette mesi del 2024, si contano 1.194 aggressioni agli agenti della Polizia penitenziaria rispetto ai 978 dell’intero 2023. Anche il personale amministrativo ha subito un aumento delle aggressioni, con 56 casi rispetto ai 37 dello scorso anno.

L’analisi evidenzia che l’aumento del sovraffollamento si associa a un incremento degli eventi critici, come atti di aggressione, autolesionismo, suicidi e tentativi di suicidio. Oggi, i detenuti sono 61.140, mentre la disponibilità di posti è di 46.982, con un indice di sovraffollamento del 130,06% a livello nazionale.

Il carcere di San Vittore detiene il triste primato con un indice di sovraffollamento del 231,15%.

La fake news del “richiedente asilo Ali Al Shakati” arrestato per la strage di Southport (open.online)

di Antonio Di Noto

l giovane accusato di essere l’autore 
dell’accoltellamento plurimo di Southport si 
chiama Axel Rudakubana

«Un diciassettenne clandestino»; «l’immigrato Ali Al-Shakati era già nella lista di controllo della polizia».

Sono arrivate anche in Italia le teorie false sul ragazzo di 17 anni che lo scorso 29 luglio ha fatto irruzione in una scuola di danza di Southport, una trentina di chilometri a Nord di Liverpool, aggredendo, armato di coltello, bambini e insegnanti presenti. Tre bambini sono stati uccisi e almeno altre otto persone sono state ferite.

Nel Regno Unito, la diffusione di fake news riguardo all’avvenimento ha fomentato odio e violente proteste contro gli immigrati che le forze dell’ordine stanno faticando a contenere.

Analisi

Vediamo lo screenshot di uno dei post oggetto di verifica:

La polizia: “Il 17enne arresto è originario di Cardiff”.

Channel 3 riferisce che l’arrestato sarebbe un “richiedente asilo” di nome Ali Al Shakati.

Era ospitato in un centro per rifugiati a Cardiff.

Esempi di contenuti simili si possono vedere qui, e qui. Nell’articolo di ImolaOggi leggiamo:

La polizia: “Il 17enne arresto è originario di Cardiff”. Channel 3 riferisce che l’arrestato sarebbe un “richiedente asilo” di nome Ali Al Shakati. Era ospitato in un centro per rifugiati a Cardiff. Sadiq Khan, sindaco di Londra

Com’è nata la teoria di Ali Al Shakati

Come riporta l’analisi di Tom Cheshire e Sam Doak su Sky News, nelle ore immediatamente successive all’attacco, diversi account molto influenti nella bolla online – e di X in particolare – dell’estrema destra, hanno iniziato a diffondere la teoria falsa secondo cui l’omicida sarebbe un immigrato irregolare, musulmano, di nome Ali Al Shakati.

La prima menzione dell’appellativo risale alle 17.49 ora italiana del 29 luglio, giorno dell’attacco, e proviene dall’account @artemisfornow. Il 30 luglio, quel tweet aveva già 1,5 milioni di visualizzazioni.

A diffondere ulteriormente la teoria falsa è stato il sedicente sito di informazione Channel 3 Now, presente su X come @channel3nownews, il cui tweet è stato visto oltre tre milioni di volte e viene citato anche dagli utenti italiani.

Gli articoli di Channel 3 Now

Il tweet rimandava a un articolo pubblicato quando in Italia erano le 19.01. Al suo interno, l’omicida viene inequivocabilmente identificato come Ali Al Shakati, «definito un richiedente asilo arrivato nel Regno Unito via nave lo scorso anno».

Inoltre, si sostiene che il minore fosse già noto all’MI6 e ai servizi di salute mentale di Liverpool.

L’articolo è stato successivamente modificato rimuovendo i riferimenti testuali ad Al Shakati, ma lasciando un video che contente il nome nel titolo.

L’articolo risulta tutt’ora online senza riferimenti a Shakati, nemmeno nel video.

Lo scorso 31 luglio, Channel 3 Now ha pubblicato un comunicato di scuse nel quale, in riferimento all’identificazione scorretta dell’accusato omicida, «si assume la completa responsabilità dell’errore», e afferma che «le informazioni contenute nell’articolo non erano accurate e non erano al livello degli standard di affidabilità e integrità».

Analizzato in che modo sono nate e si sono diffuse le informazioni false sull’accusato omicida di Southport, chiariamo che queste sono state ampiamente smentite dalle forze dell’ordine britanniche. Successivamente, l’identità del giovane accusato di essere il responsabile dell’attacco è stata rivelata fugando ogni dubbio.

I comunicati della polizia

In un primo comunicato il sospetto omicida era stato identificato come «un maschio bianco di 17 anni di Banks, in Lancashire, nato a Cardiff», e arrestato. Un secondo comunicato, pubblicato nel primo pomeriggio del 30 luglio, faceva riferimento esplicito alle teorie su Shakati.

«Sui social media è stato condiviso un nome in relazione al sospettato dell’incidente di Southport. Questo nome è errato e invitiamo le persone a non fare speculazioni sui dettagli dell’incidente mentre le indagini sono in corso».

Infine, va notato che non è chiaro in che modo l’identità del giovane potrebbe essere stata diffusa, visto che, in Inghilterra e Regno Unito, questa non viene rivelata al di fuori del tribunale se i criminali hanno tra 10 e 17 anni. Come spiega l’ente statale del Regno Unito che regola i procuratori, il Crown Prosecution Service, nei confronti delle testate giornalistiche sono in vigore delle vere e proprie restrizioni che possono essere sollevate durante o in seguito allo svolgimento del processo se così disposto dal tribunale.

Axel Rudakubana: chi è il 17enne accusato dell’accoltellamento di Southport

Così è avvenuto per volere del giudice Menary KC, alla luce dei disordini in corso in tutto il Paese scatenati dalle fake news sull’identità falsa. Il 17enne sospettato della strage di Southport si chiama Axel Rudakubana. Il suo 18esimo compleanno è il 7 agosto 2024.

Come riassume il Washington Post, è nato a Cardiff, in Galles, e diversi anni fa si è trasferito con la famiglia a Southport. I suoi genitori sono originari del Ruanda e lui non è arrivato nel Regno Unito via mare. Inoltre, non è un richiedente asilo.

Anzi, secondo le leggi attualmente in vigore, essendo nato nel Regno Unito e presumibilmente vissuto nel Paese fino all’età di 10 anni, potrebbe regolarmente richiedere la cittadinanza britannica.

Conclusioni

Si sostiene che il 17enne accusato di essere l’autore della strage di Southport sia un immigrato irregolare, richiedente asilo, arrivato nel Regno Unito via mare di nome Ali Al Shakati. Nessuna di queste informazioni è vera.

Il giovane accusato di essere l’omicida di Southport si chiama Axel Rudakubana, è nato a Cardiff da genitori originari del Ruanda e cresciuto a Southport.

“Ingrato, responsabile del tracollo”. La lettera degli ex eletti 5s contro Conte

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Undici ex parlamentari pentastellati scrivono una 
lettera di fuoco a Conte, tra recriminazioni e accuse. 

“Movimento cambiato radicalmente, tanto da assomigliare a ciò che doveva combattere”

Il punto di non ritorno è stato toccato: nel Movimento Cinque Stelle la resa dei conti è un processo ormai irreversibile, ora accelerato da una lettera di fuoco che undici ex parlamentari grillini hanno messo nero su bianco, entrando così a gamba tesa nello scontro totale in corso tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte.

Nella missiva, visionata e riportata dall’Adnkronos, gli ex eletti prendono le parti del comico genovese e sparano invece a zero sull’ex premier, accusandolo di aver portato il Movimento al tracollo politico. I toni della comunicazione sono perentori e tesissimi, a partire da un’eloquente citazione di Cartesio scelta dagli ex parlamentari grillini per incendiare le polveri: L’ingratitudine è una mescolanza di egoismo, orgoglio e stupidità“.

Solo per contribuire a ripristinare la verità storica, fattuale e poi anche politica, interveniamo in merito alle evidenti divergenze tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, il fondatore del M5S, assieme a Gianroberto Casaleggio, il visionario mite e determinato, purtroppo scomparso prematuramente, ai quali molti ‘smemorati di Collegno’, senza arte né parte, dovrebbero dimostrare rispetto e gratitudine. Questo perché il silenzio non è più un’opzione“, si legge in apertura della missiva firmata, tra gli altri, da alcuni volti storici e di peso del M5S, come Nicola Morra, Elio Lannutti e Alessio Villarosa. Tra i nomi in fondo alla lettera, anche quelli di Rosa Silvana Abate, Ehm Yana Chiara, Jessica Costanzo, Emanuele Dessì, Michele Sodano, Simona Suriano, Raffaele Trano e Andrea Vallascas.

La lettera di Conte in risposta a Grillo ha profondamente colpito molti di noi per i modi, oltre che per il contenuto. Questo grottesco ‘scontro’ tra i due ‘leader’ di un movimento che doveva essere ‘leaderless’ è esattamente ciò che l’establishment desiderava: un Movimento 5 Stelle indebolito e diviso, avendo fallito il suo progetto di rivoluzione culturale, sempre più inconsapevolmente strumento del sistema“, hanno attaccato gli ex eletti pentastellati, criticando l’assemblea costituente lanciata da Giuseppe Conte “per rilanciare soluzioni e proposte politiche“. “L’idea (…) riecheggia le pratiche dei vecchi partiti che si volevano pensionare. È questo il destino del M5S? Cosa si vuole ‘costituire’? Trasformarsi in un clone del Pd adottando stesse logiche e uguali metodi della politica tradizionale che ha devastato l’Italia negli ultimi decenni sottraendo presente oltre che futuro a tutti noi? Abbiamo cercato in ogni modo di far comprendere che sostenere Draghi sarebbe stato un errore fatale per il Movimento“, hanno scritto gli ex eletti 5s, chiedendo a Conte di assumersi la responsabilità “del tracollo” registrato alle ultime europee.

Come può un leader che ha guidato il Movimento dal 32,7% al 9,99% non assumersi minimamente la colpa di questo tracollo?“, si legge nella lettera riportata dall’Adnkronos. Il Movimento – hanno attaccato Villarosa, Lannutti, Morra e gli altri – “è stato completamente stravolto“. E ancora: “Il cambiamento è necessario, ma lo stravolgimento senza valutarne gli effetti e rispettare identità e storia di chi sta cambiando è spesso puro caos e protagonismo narcisista. È come vincere due campionati del mondo e, alla prima sconfitta, gettare alle ortiche tutto ciò che ha portato al successo. Follia o strategia calcolata?“.

Poi un passaggio dedicato più esplicitamente alla difesa di Beppe Grillo, che nei giorni scorsi aveva scritto a Conte per rivendicare di essere il custode dei valori pentastellati. Il comico genovese – hanno scritto gli ex – “ha sicuramente commesso errori, ma ha dato l’anima per far nascere l’unica vera innovazione capace di far tornare entusiasmo nei confronti della politica. Scaricare tutta la colpa delle difficoltà del fu movimento su Grillo è assolutamente scorretto, così come lo è affermare che il garante cercasse un incontro ristretto di pochi fidati ruffiani per cambiare le regole del movimento stesso“.

La crisi di consenso – si legge ancora nell’infuocata missiva – “non deriva dalla mancanza di cambiamento. Al contrario, il Movimento è cambiato radicalmente negli ultimi anni, tanto da assomigliare molto a ciò che doveva combattere, e questo ha generato dubbi e confusione tra gli elettori, che hanno abbandonato quel soggetto politico…“. Il documento prosegue poi con ulteriori recriminazioni rivolte all’ex avvocato del popolo e alla sua gestione politica del partito grillino. “È assurdo leggere – hanno continuato al riguardo gli ex – che qualcuno si sia sentito ‘costretto’ a votare provvedimenti dannosi proposti da Draghi. Molti dei parlamentari eletti col Movimento non hanno votato la fiducia, in presenza di un voto in rete evidentemente ‘orientato’ anche da dichiarazioni dello stesso Conte, ora smemorato! Non si può scaricare sempre la colpa su altri smentendo se stessi“. Le accuse non si fermano e gli ex parlamentari rinfacciano quindi a Giuseppi di aver azzerato il partito a livello di partecipazione locale: “È evidente a tutti che il Movimento nei territori non esiste più. I veri attivisti, quelli che hanno sempre lavorato senza secondi fini, senza ambire alla candidatura, hanno capito che il Movimento era diventato un partito come gli altri, da ‘partita del cuore’ tutti abbracciati affettuosamente. Serve credibilità, non nuova organizzazione“.

Seguono una serie di interrogativi sul futuro della creatura politica di Grillo.

E, soprattutto, segue un post scriptum altrettanto incalzante, con una serie di domande dirette proprio al presidente pentastellato: “Perché e da chi fu dichiarata ‘votabile’ la riforma Cartabia pur di non far cadere il governo così come per tutto il resto delle porcherie votate? Come si è potuto far parte di un Governo che inviava armi in Ucraina? Come mai non è stata revocata la concessione ai Benetton per giusta causa, dopo la tragedia del ponte Morandi e le 43 vittime? Il collegio di garanzia del Senato aveva sentenziato il reintegro degli espulsi perché nessuno ne ha dato seguito? Oggi si chiede alla base, ma perché non è stata consultata per uscire dal governo Draghi, per entrare nella giunta pugliese e in Left in Europa?“.

Interrogativi che mettono sotto accusa l’ex premier in un momento complicatissimo per il Movimento. Parole che segnano l’inizio di una resa dei conti ormai non più rinviabile.

(italiaoggi.it)