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Anche i grandi del pop e del rock si stanno autocensurando (rollingstone.it)

di

The Times They Are A-Changin'

(Cher e Jagger nel 1970 Foto: CBS/Getty Images (1). Chris Walter/WireImage (2) via Rolling Stone US)

Chersta per pubblicare un’antologia che copre tutta la sua carriera. È curata personalmente da lei e uscirà prima dell’ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame e dell’uscita del primo volume delle sue memorie.

Forever includerà i primi successi da sola (Gypsies, Tramps & ThievesDark Lady), le power ballad anni ’80 (If I Could Turn Back TimeI Found Someone), le inarrestabili hit da club (Take Me Home e Believe). La Forever Fan Edition conterrà anche i pezzi con Sonny Bono, un duetto col compianto marito Gregg Allman e altro ancora, per un totale di 40 brani.

Manca però una grande hit. Half-Breed del 1973 racconta la storia del figlio di un uomo bianco e di una donna Cherokee alle prese coi pregiudizi di entrambe le parti: “Gli indiani dicevano che per la legge ero bianca e l’uomo bianco mi chiamava squaw indiana”, recita un verso. Sotto il ritornello rimbomba un canto dei nativi americani.

Half-Breed è stata inserita in una retrospettiva di Cher negli anni ’90 e possiamo solo ipotizzare il motivo per cui è stata esclusa da Forever; il management di Cher ha rifiutato di rilasciare un commento. È possibile che si tratti del caso più recente di una tendenza in atto tra i grandi del pop e del rock di riconsiderare il proprio catalogo, le set list e le copertine degli album alla luce delle nuove sensabilità.

Star contemporanee come Kesha, Lizzo e Beyoncé hanno rimesso mano a testi problematici (di recente GloRilla ha modificato un verso di una canzone che deve ancora essere pubblicata ufficialmente per eliminare la parola “ritardato”), mentre gli artisti storici stanno iniziando a metterci mano solo ora.

Nel 2021 i Rolling Stones hanno eliminato dalle scalette dei concerti Brown Sugar, che parla di una “nave negriera” e di un mercante di schiavi che “sa di fare tutto bene, sentitelo come frusta le donne verso mezzanotte”. «Non hanno capito che si trattava di una canzone sugli orrori della schiavitù?», disse all’epoca Keith Richards, aggiungendo che sperava «di essere in grado di riprendere il pezzo prima o poi in futuro».

La canzone, tuttavia, non è ancora riapparsa nei concerti e, a quanto pare, non è l’unico caso di modifica apportata dagli Stones. Nel 1977, la band fece uno show per pochi all’El Mocambo di Toronto. Parti del concerto furono pubblicate nel disco Love You Live dello stesso anno dove si può sentire Mick Jagger presentare la band scherzando sulle preferenze sessuali: «Charlie Watts deve ancora scegliere», «Bill Wyman vuole solo fotografare le gambe delle ragazze», «Ronnie Wood è gay».

Nel 2022, quando è stata pubblicata ufficialmente la registrazione più estesa dei concerti, le osservazioni di Jagger erano sparite. Nello stesso anno, Patti Smith ha tolto Rock n Roll N****r da tutte le edizioni in streaming del suo album Easter del 1978.

Questa primavera Joni Mitchell ha pubblicato un cofanetto coi suoi album della fine degli anni ’70. Uno di essi è Don Juan’s Reckless Daughter. Quando il disco fu pubblicato nel 1977, pochi si offesero, almeno pubblicamente, per il fatto che in copertina Mitchell era ritratta con la blackface, ovvero con il volto truccato di nero, nei panni del personaggio che lei chiamava Art Nouveau.

Ora, a quanto pare, qualcuno ha pensato bene di farlo: la ristampa ha una copertina completamente diversa, con una foto della Mitchell che si nasconde dietro quello che sembra un lupo impagliato.

Non sorprende che nessuno degli artisti abbia commentato questi cambiamenti (tutti hanno rifiutato di parlare con Rolling Stone o non hanno risposto alle richieste di commento). La tendenza ha lasciato perplessi, sconcertati o entrambe le cose alcuni esponenti del mondo della musica.

«Nel caso di Joni, le avrei consigliato di fare quel che ha fatto», dice un importante consulente dello spettacolo ed esperto di gestione delle crisi, che ha scelto di rimanere anonimo. «Mi chiedo però se qualcuno creda davvero che Joni sia razzista».

Per quanto riguarda Brown Sugar e altre canzoni con testi che oggi potrebbero essere considerati offensivi, «si sa che sono state scritte in un’epoca diversa e che nessuno oggi le scriverebbe così. Nessuno pensa che Cher sia una persona orrenda perché mezzo secolo fa cantava quel pezzo. Bisogna stare attenti a non reagire in modo eccessivo».

(Le due copertine di ‘Don Juan’s Reckless Daughter’ di Joni Mitchell a confronto)

Al momento, i fan sembrano essere equamente divisi sull’argomento. Quando Mitchell ha rilanciato la copertina, ha semplicemente condiviso l’artwork sui social senza alcun commento. Alcuni fan hanno fatto notare di non aver nessun problema con l’originale, che per alcuni è migliore.

«Dirò una cosa impopolare, ma preferisco la copertina originale», ha scritto un utente. «A causa del politicamente corretto abbiamo rovinato il nostro senso dell’umorismo, ora è arrivato il momento dell’arte e presto accadrà con i testi. Qualcuno può davvero sentirsi offeso dall’immagine originale?».

Altri sono d’accordo con la decisione di Mitchell. «I tempi cambiano e con essi anche il modo in cui l’arte e la musica vengono percepite. Cambiare la copertina non significa cambiare la musica, la arricchisce… Sono contento che la copertina sia stata cambiata», ha scritto uno di loro. E un altro, più conciso: «La nuova copertina è decisamente migliore».

Per quanto riguarda Half-Breed, Cher ha un rapporto complicato con la canzone (che, a dire il vero, presenta una delle prestazioni vocali più appassionate e sofferte della sua carriera). Dopo averla pubblicata, non l’ha eseguita dal vivo fino al 1999, per poi reinserirla occasionalmente nel repertorio live.

L’ha ripresa nel 2014 eseguendola con tanto di nuovo copricapo adatto al testo ed è sparita di nuovo finendo sotto il fuoco dei social con l’accusa di appropriazione culturale. «È un pezzo di 50 anni fa, non voleva essere offensivo», ha scritto Cher nel 2017. «Ma ok, è una scusa un po’ del cazzo. Devo mettere da parte quel bellissimo costume e smettere di cantarla. Ha decisamente fatto il suo tempo» (Half-Breed rimane nell’attuale versione itinerante del musical The Cher Show).

Né l’editore di Half-Breed né Dawn Garrett, la figlia di Snuff Garrett che ha prodotto la registrazione originale, sono stati informati dell’omissione della hit da Forever. «Se dovessi fare un’ipotesi, direi che il motivo è quello», dice Garrett. «Non sono cresciuta con l’idea che la canzone fosse un insulto o qualcosa di simile. Ma questa è una generazione completamente diversa e credo sia importante che nessuno si senta insultato o turbato. Bisognerà vedere se i vecchi fan saranno contenti o se sarà troppo polarizzante».

Resta una domanda: fino a che punto questa tendenza si estenderà e quali altre canzoni o testi saranno cancellati? Il consulente musicale, per esempio, è scettico. «Si può arrivare al ridicolo quando si cerca di eliminare cose che già esistono. Non puoi cancellare le cose da Google. Se Michelangelo fosse vivo, coprirebbe le sue opere?».

Da Rolling Stone US.

Il coraggio della sinistra angloamericana sull’Ucraina, e l’ambiguità del Pd di Schlein (linkiesta.it)

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Il midollo del leone

La vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, in linea con i socialisti europei e i democratici americani, ha esortato i colleghi dem a confermare il sostegno militare e finanziario a Kyjiv in vista del voto voto del 19 settembre al Parlamento europeo.

Ma la segretaria preferisce un approccio più cauto, e a parlare di pace diplomatica con chi non vuole la pace

Per Italo Calvino il «midollo del leone» voleva significare l’evocazione di quella forza d’animo, diremmo, che consente di «non cedere alla rassegnazione». Era il titolo di una lontanissima conferenza (1955) nella quale il giovane scrittore ovviamente parlava di letteratura: ma il messaggio era più universale.

L’espressione venne ripresa molti anni dopo da Altiero Spinelli che nel 1986, per così dire, lo sbattè in faccia all’allora segretario della Fgci Pietro Folena, il quale aveva criticato duramente la risposta militare di Ronald Reagan al colonnello Muʿammar Gheddafi dopo un attentato a Berlino: «Vale la pena che tu metta da parte frasi e cianfrusaglie pacifiste – scriveva Spinelli – e che dia alla tua cultura politica, come nutrimento, un po’ di midollo de leone», inteso calvinianamente appunto come «nutrimento di una morale rigorosa e di una padronanza della storia».

Questa citazione del midollo del leone da parte del grande europeista è tornata in un articolo su Repubblica della vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno in evidente polemica con il suo partito, il Partito democratico. Infatti ci risiamo: giovedì 19 a Strasburgo si discuterà un’altra volta del sostegno «militare e finanziario» dell’Unione europea all’Ucraina che ovviamente la maggioranza Ursula confermerà senza esitazioni, ivi compreso il consenso all’uso delle armi per colpire le basi russe da cui partono gli attacchi.

Il gruppo Socialisti e Democratici che sta partecipando alla stesura della mozione conferma il suo appoggio a questa posizione. Con la contrarietà, ancora una volta, del Pd, sulla questione dell’uso delle armi contro il territorio russo. Picierno ha messo nero su bianco la posizione dei riformisti dem, che è poi la stessa del gruppo dei Socialisti e Democratici.

Ma non è quella del Nazareno: infatti la settimana scorsa Elly Schlein aveva esplicitamente dato ragione al governo che si era detto contrario all’uso delle armi destinate a colpire il territorio russo. «Iniziare con i distinguo per accarezzare l’idea di una resa soft, per lasciare agli altri Paesi europei l’onere del sostegno e dell’assistenza all’Ucraina è una resa politica e intellettuale inaccettabile», ha scritto la vicepresidente dell’Europarlamento. Un chiarissimo segnale al Nazareno.

L’impressione è che lo spettro della resa non sia un’invenzione. Mentre, al contrario, bisogna stringere. È questo infatti il momento del coraggio. Gli americani ce l’hanno (ier Anthony Blinken ha detto che «l’Ucraina può vincere»), i socialisti europei anche ce l’hanno. I laburisti inglesi si stanno mettendo alla testa dei coraggiosi che stanno con l’Ucraina fino in fondo.

A Kyjiv il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha tenuto un discorso fortissimo: «Le azioni barbariche di Putin sono l’ultimo esempio di una storia molto vecchia e malvagia. Uno dei miei antenati è stato portato via dalla sua casa, ridotto in schiavitù, incatenato su una nave e costretto a lavorare per il profitto di un impero straniero. Sapeva fin troppo bene cosa fosse l’imperialismo. Questo è imperialismo. Questo è fascismo».

Capito? Fascismo.

Che differenza con Schlein che, interrogata da Giorgio Zanchini proprio sull’articolo di Picierno, è parsa un tantino infastidirsi prima di confermare l’appoggio all’Ucraina condito dal consueto richiamo a una soluzione di pace. Ma sulle armi offensive legittimamente usate da Kyjiv per annientare gli attacchi dei soldati di Putin non una parola.

Giovedì prossimo il Pd dunque farà come a luglio: voterà contro questo punto (allora si astennero Picierno ed Elisabetta Gualmini), tanto il sì alle armi dirette al territorio russo passerà lo stesso. Con il consenso dei socialisti europei. Tranne che del Pd italiano. Al quale il midollo del leone continua a mancare.

Voi cosa ne pensate? (corriere.it)

di Massimo Gramellini

Il caffè

Il ministro dei Trasporti (forse per competenza, vista l’arma del delitto) è intervenuto sul caso della signora di Viareggio che ha investito un borseggiatore con la sua automobile, schiacciandolo contro una vetrina e poi passandogli sopra ben quattro volte.

«Questo dramma», scrive Salvini ai suoi follower, «è la conseguenza di un crimine. Se l’uomo che ha perso la vita non fosse stato un delinquente, non sarebbe finita così. Voi cosa ne pensate?».

Dal momento che me lo chiede, Signor Ministro, penso che ci mancherebbe ancora che la gente andasse in giro a investire i passanti per svago.

Ovvio che la signora di Viareggio ha reagito a un’azione criminale: lo scippo della sua borsetta. Ma il punto che dovrebbe attirare la nostra attenzione, e magari anche la Sua, è che lo ha fatto in modo folle e sproporzionato. Certamente non giustificabile neanche con il clima di insicurezza che si respira per le strade e che peraltro spetterebbe ai governanti modificare, anziché limitarsi a denunciarlo come se fossero, loro sì, dei passanti qualsiasi.

Qui siamo ben oltre la legge del taglione, che sanciva una sorta di par condicio: «occhio per occhio, dente per dente». Siamo al furto punito con sentenza di morte immediata, comminata ed eseguita dalla parte offesa come neanche nelle tribù preistoriche.

Forse dovremmo cominciare a chiederci chi — con pensieri, parole, opere e omissioni — alimenta il serbatoio del rancore di tanti cittadini, persino di quelli in apparenza più miti. Lei cosa ne pensa?