Sicurezza: idee nuove a sinistra (corriere.it)

di Giuseppe Sarcina

Dagli Usa a Londra

Il tema della sicurezza è tra le priorità di Kamala Harris, del premier britannico Keir Starmer, del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Gran parte della sinistra americana ed europea è decisa a strappare alla destra lo slogan «law and order», legge e ordine.

Non si può dire la stessa cosa per il mondo progressista italiano, a cominciare dal Partito democratico. Il 9 settembre scorso, chiudendo la Festa dell’Unità a Reggio Emilia, Elly Schlein ha elencato cinque punti sui quali costruire l’alternativa al governo di Giorgia Meloni.

Eccoli: sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politica industriale per la conversione ecologica, diritti civili e sociali. Tutti capitoli importantissimi, fondamentali, per carità. Tuttavia non c’è neanche un accenno alle mafie, che non risulta siano sparite dal nostro Paese, nè ai cosiddetti «reati comuni».

Il rapporto sull’«indice di criminalità», pubblicato pochi giorni fa dal «Sole 24 Ore», segnala che nel 2023, in tutta Italia sono state presentate 2,34 milioni di denunce, il 3,8% in più del 2022. I dati ufficiali, però, catturano solo parzialmente l’urticante pulviscolo di violenze, soprusi, aggressioni, molestie, furti, scippi che ormai affligge non solo le stazioni, i mezzi pubblici, i quartieri periferici e le vie del centro, ma ora persino gli ospedali. Non è un fenomeno che tocca solo Milano, Roma e altre città. L’illegalità, alimentata soprattutto dallo spaccio di droga, dilaga anche in provincia.

A oggi tutta questa dimensione politica e psicologica è monopolizzata, con varie sfumature, dai partiti di destra, dalla Lega di Salvini e Vannacci in particolare. Eppure non c’è scritto da nessuna parte che il motto programmatico «legge e ordine» debba essere esclusivo appannaggio delle forze conservatrici o addirittura reazionarie.

Una volta archiviate le teorie marxiane e anarchiche sulla «violenza di Stato» al servizio della borghesia capitalista, dovremmo dare per scontato quanto sia nell’interesse primario di tutte le fasce sociali, partendo proprio dalle più deboli, provare ad arginare la macro e la micro criminalità. Arginare, contenere: abolirle del tutto è impossibile.

È l’approccio del laburista Starmer che a luglio ha vinto le elezioni nel Regno Unito con quattro parole d’ordine. Le prime tre ricavate dal repertorio classico della sinistra: «lavoro», «assistenza sociale», «uguaglianza». La quarta, «sicurezza», strappata ai conservatori.

Nelle scorse settimane, Starmer ha usato toni e metodi risoluti, si potrebbe dire thatcheriani, per placare i violenti disordini anti-migranti e anti-musulmani esplosi nella cittadina di Southport, dopo che un diciassettenne di origini ruandesi aveva ucciso a coltellate tre bambine.

Negli Stati Uniti, Harris, vice presidente e candidata democratica, sta provando a smontare il rozzo teorema trumpiano che ha molti seguaci ovunque, anche in Italia: gli immigrati clandestini, senza troppe distinzioni, sono tutti reali o potenziali delinquenti e stanno provocando l’impoverimento dei lavoratori locali.

Kamala Harris rilancia misure già proposte da Joe Biden e che fino a poco tempo fa erano considerate schiettamente di destra:il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto all’asilo politico; il rafforzamento delle barriere al confine, anche con il ricorso alla tecnologia; la costruzione di altri centri di detenzione.

Ora può darsi che queste proposte non siano condivisibili per il Pd e in generale, per la sinistra italiana. D’accordo. Ma allora qual è il piano? Servirebbero interventi lungo tutta la filiera della sicurezza: prevenzione, controlli, repressione, condizioni penose delle carceri, rieducazione del condannato. Lo sappiamo: sarebbero necessari più fondi per le forze di polizia, per costruire altre prigioni, per moltiplicare le figure professionali dedicate al recupero e al reinserimento sociale di chi ha violato la legge.

Il Pd e le altre formazioni progressiste hanno la capacità di presentare una strategia completa? Se la risposta è «sì», perché non battere un colpo? L’opposizione parlamentare, per quanto puntuale, non basta più. Occorrerebbero coraggio politico, uno scatto nella comunicazione pubblica e la volontà di sintonizzarsi con le paure e le inquietudini del Paese, rivedendo anche la lista delle priorità

La goffa (ma efficace) disinformazione russa per far vincere Trump (linkiesta.it)

di

Mosca nell’orecchio

Dietro le fake news sui gatti mangiati a Springfield e i legami immaginari tra Kamala Harris e il comunismo ci sono i servizi segreti russi che sfruttano ampie reti automatizzate di bot e duplicati falsi di articoli originali, reclutando anche influencer apparentemente inconsapevoli

I servizi segreti russi, già al servizio della vecchia Unione Sovietica, stanno diffondendo l’assurda accusa che la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris sia comunista.

Questo è solo uno dei paradossi della campagna di disinformazione che il regime di Putin ha intensificato negli ultimi mesi, sperando che con una possibile vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali, Mosca possa ottenere un via libera per portare a termine la sua aggressione contro l’Ucraina. Una rete simile a quella adottata in Italia per influenzare la nostra opinione pubblica, come rivelato da Massimiliano Coccia su questo giornale. 

In un’inchiesta del Washington Post, funzionari governativi e federali statunitensi hanno confermato come il Cremlino continua a promuovere false narrazioni, concentrandosi in particolare su temi come l’immigrazione e la figura di Kamala Harris, nonostante le misure adottate dagli Stati Uniti per contrastare questa ingerenza, tra cui accuse formali, confisca di beni e ripetuti avvertimenti pubblici.

Il mese scorso è stato rivelato che un gruppo di influencer di estrema destra aveva ricevuto finanziamenti da personaggi legati ai media statali russi. Questi si sono difesi dicendo che non sapevano che la società da cui ricevevano fino a centomila dollari a settimana era sostenuta da persone legate alla rete di propaganda statale russa RT.

Però hanno continuato a diffondere informazioni false ai loro numerosi follower. Tra le altre, anche l’epica bufala sugli haitiani di Springfield che mangiavano gatti e altri animali domestici, rilanciata dallo stesso Trump addirittura nel dibattito con Kamala Harris. Una fake news talmente colossale da meritarsi non solo ironici cartelli sul gemellaggio tra Springfield e Vicenza, ma addirittura una voce a sé su Wikipedia.

Erika Lee, la donna il cui post ha dato il via al dibattito, ha dichiarato di essersi pentita della sua azione. L’intera vicenda sembra aver avuto origine dall’arresto di una donna a Canton, Ohio, lo scorso agosto, una città situata a circa due ore a est di Springfield. La polizia era intervenuta dopo una chiamata dei vicini, preoccupati perché la donna sembrava sotto l’effetto di droghe ed era stata vista con un gatto morto

Secondo il rapporto della polizia, la donna, identificata come Allexis Telia Ferrell, di 27 anni, era stata trovata con sangue sulle mani e sui piedi, e con peli di animale sulle labbra. Ferrell, residente a Canton, si è dichiarata non colpevole delle accuse di crudeltà sugli animali domestici. Nonostante alcuni messaggi avessero diffuso la voce che Ferrell fosse originaria di Haiti, i documenti di nascita confermano che è nata in Ohio nel 1997.

Le indagini dimostrano che le voci sono nate autonomamente, ma gli agenti russi ci si sono poi buttati a capofitto, aggiungendovi altre affermazioni ancora più esagerate, Ciò è avvenuto anche dopo che all’inizio di settembre i due cittadini russi Kostiantyn Kalashnikov and Elena Afanasyeva erano stati accusati di presunto riciclaggio di denaro finalizzato a influenzare segretamente l’opinione pubblica.

Secondo i ricercatori, il sequestro da parte del governo americano di trentadue domini web che diffondevano notizie false da Fox News e Washington Post, non è riuscito a fermare la strategia russa.

Gli account automatizzati che diffondono collegamenti a quelle storie ora condividono collegamenti a nuovi articoli doppelganger in versioni falsificate di noti media. Alcuni di questi sostengono la «collusione criminale» del Secret Service nell’ultimo apparente tentativo di assassinare Donald Trump.

La scorsa settimana, gli investigatori hanno scoperto un’ulteriore rete russa impegnata nella diffusione di falsità riguardanti Kamala Harris. Tra le accuse infondate ci sarebbero affermazioni secondo cui la vicepresidente mostrerebbe segni di Alzheimer, avrebbe legami segreti con l’industria farmaceutica e promuoverebbe farmaci per bloccare la pubertà a causa di un presunto conflitto di interessi. Inoltre, circolano voci che la Harris sarebbe marxista, basandosi sul fatto che suo nonno insegnava la teoria marxista.

Clint Watts, responsabile delle iniziative di Microsoft contro la disinformazione governativa, ha osservato che i troll russi sono migrati su nuovi siti web per ospitare notizie false, ora che «il pubblico è molto più vulnerabile man mano che ci avviciniamo al giorno delle elezioni». La sua più grande preoccupazione non è la disinformazione, ma «una fuga di file vera e degna di dossier sulla campagna Harris che plasmerà il ciclo delle notizie».

In particolare, il fatto che un tweet del 24 settembre con link a una falsa storia di Fox News sugli haitiani abbia raccolto in due giorni più di novecento retweet e nessun like ai ricercatori suggerisce una amplificazione automatizzata da parte di bot, piuttosto che interazioni umane.

La storia, intitolata «Attenti ai bambini, ai gatti e alle automobili: gli haitiani vogliono togliervi tutto», andava oltre le falsità diffuse da Trump, sostenendo che un gatto dichiarato scomparso era stato trovato «scuoiato come una carcassa di vitello in un covo di migranti».

In realtà, l’animale era stato ritrovato illeso nel seminterrato del suo proprietario. Anche un falso articolo del Washington Post che descriveva il presunto fallimento delle autorità nell’arrestare il secondo presunto aggressore di Trump come «autentica collusione criminale» e sosteneva che il sospettato era «un fascista che condivide la posizione dei nazisti ucraini» aveva accumulato più di ottocento retweet e nessun like. I responsabili sono stati identificati dal gruppo di attivisti investigativi Antibot4Navalny.

Sul punto, le autorità federali hanno citato numerosi documenti interni russi. Il politologo Thomas Rid ne ha scritto su Foreign Affairs, ricordando come i responsabili di queste offensive sui social media hanno lamentato che, dopo le continue cancellazioni di account da parte di Meta, X è diventata «l’unica piattaforma di massa che potrebbe essere attualmente utilizzata negli Stati Uniti».

Altri documenti hanno rivelato che gli appaltatori del governo russo responsabili della campagna di notizie false nota come Doppelganger hanno visto la copertura mediatica americana e le azioni delle aziende tecnologiche contro di loro come prova che erano temuti e quindi meritavano maggiori finanziamenti da parte del governo russo.

Ma nuove reti di propaganda continuano a venire alla luce. Ad esempio come quella identificata dalla società di monitoraggio della disinformazione Alethea Group: settantasette account X che generano contenuti originali e più di quattrocento che amplificano tali post.

Questa rete ha diffuso le false voci precedentemente menzionate sulla salute e sulla famiglia di Kamala Harris. Dopo che l’Fbi ha spiegato i dettagli della campagna di influenza contrattuale in una dichiarazione giurata di duecentosettantasette pagine, la stessa rete ha iniziato a diffondere l’idea che dietro ci fosse l’Ucraina.

Il 10 settembre, ad esempio, l’utente X Jhon Piell dall’account ora sospeso @salman1212120, ha pubblicato un video in cui cita Eliot Higgins, fondatore del gruppo investigativo Bellingcat, affermando che l’operazione era «un progetto ucraino complesso e pericoloso». «Meno di mezz’ora dopo la pubblicazione del video, è stato ritwittato almeno settantasei volte in meno di sessanta secondi da una rete di account, tutti creati in batch tra il 2 e l’8 settembre 2024», ha scritto Alethea.

La Russia ha a lungo preso di mira Bellingcat e Higgins, che hanno denunciato agenti dell’intelligence coinvolti in omicidi e complotti di disinformazione. Ora cerca di screditare il loro lavoro e allo stesso tempo attaccare Kamala Harris. Higgins ha pubblicato mercoledì che un falso video della Fox affermava che era stato proprio lui a scoprire un immigrato che aggrediva uno degli assistenti di Harris.

Il tweet ha raccolto più di sedicimila visualizzazioni in meno di cinque minuti senza ricevere retweet o like

Bruce Springsteen: “Voterò per Kamala Harris, Trump è pericoloso” (rockol.it)

di Gianni Sibilla

Il Boss con un video spiega le ragioni del 
suo endorsement

Con un video diffuso attraverso i suoi social, è arrivato l’endorsement di Bruce Springsteen per Kamala Harris e Tim Walz alle elezioni presidenziali di novembre.

Seduto in un diner, ambientazione americana se ce n’è una, il Boss spiega le ragioni della sua scelta con un articolato discorso, basato su ciò rappresenta l’America, paese “mai politicamente, spiritualmente ed emotivamente diviso dai tempi della guerra civile”:

Non deve essere per forza così. I valori comuni, le storie condivise che ci rendono una nazione grande e unita, la nostra attesa di essere riscoperti e raccontati ancora una volta. Ora, ci vorrà tempo. Duro lavoro, intelligenza, fede e donne e uomini con il bene nazionale a guidare i loro cuori. 

“Siamo la nazione più grande non per il nostro potere militare o per la nostra economia ma per i nostri valori”, continua Springsteen. I valori come la giustizia sociale, la libertà individuale e la possibilità di amare chi si vuole sono che rappresentati da Harris . Mentre Trump “È il candidato più pericoloso che abbia mai visto nella mia vita”, dice Springsteen, democratico da sempre e spesso impegnato nel sostenere i candidati del partito “liberal” anche con concerti e rally.

“Il disprezzo di Trump per la sacralità della nostra costituzione, la sacralità della democrazia, la sacralità dello stato di diritto e la sacralità del pacifico trasferimento del potere dovrebbero impedirgli di aspirare alla carica di presidente per sempre. Non capisce il significato di questo paese, la sua storia o cosa significhi essere profondamente americani. Harris e Walz vogliono far crescere la nostra economia in un modo che vada a beneficio di tutti, non solo di pochi come me per primi.
Questa è la visione dell’America di cui scrivo costantemente da 55 anni.”

I 100 anni della biodinamica® e la pubblicità occulta (butac.it)

di 

Su molti media nei giorni scorsi si è dato grande risalto alle celebrazioni per i 100 della biodinamica®, che ha avuto un certo spazio al Salone del Gusto di Torino. Si è pertanto parlato di biodinamica® riportando le parole dette dal presidente italiano dall’unica azienda che detiene la proprietà del marchio biodinamica®, la Demeter.

Vorremmo che questo fosse chiaro fin da subito: biodinamica® è un marchio, come lo sono Coca Cola o Kamut, un marchio, a cui, su svariati media, viene dato spazio senza che venga segnalato che potrebbe trattarsi di pubblicità. Un marchio che sfrutta ogni possibile occasione per dare a intendere agli utenti di essere valido, e che possa generare prodotti più sani di quelli da agricoltura intensiva. Prove di questo assunto? Nessuna, se non le parole di chi è del settore della biodinamica®. Un po’ come chiedere all’oste se il suo vino è buono.

La cosa che ci dà più fastidio è quando, grazie a questo sistema ormai consolidato, viene gettato fango su altre pratiche agricole. Il 29 settembre ad esempio Repubblica titolava:

La biodinamica compie 100 anni, il grido d’allarme: “L’agricoltura industriale ci sta avvelenando”

Nell’articolo subito leggiamo:

L’agricoltura industriale ci sta avvelenando, è la principale causa insieme agli allevamenti del riscaldamento globale e contribuisce al proliferare di malattie e disagi che riguardano l’intestino, le allergie, problematiche del sistema immunitario. Senza contare i danni agli animali.

Sono le parole usate da Enrico Amico, presidente appunto di Demeter. L’articolo poi ci racconta:

La biodinamica nasce un secolo fa quando un gruppo di contadini in Germania chiede a Steiner indicazioni su un metodo alternativo di agricoltura. “Già all’epoca – continua Amico – molti avevano capito che il metodo di agricoltura, poi diventato industriale, basato sulla chimica aveva delle falle perché portava a una debolezza della qualità del cibo. A Steiner chiedevano che cosa dovevano fare per portare qualità. E noi biodinamici ancora oggi lavoriamo in questo solco”.

Siamo di fronte allo stesso modus operandi che i sostenitori della biodinamica usano da sempre: prima si attaccano gli altri sistemi di agricoltura, poi si dà a intendere che il proprio sia migliore.

La biodinamica, sebbene spesso promossa come una pratica agricola sostenibile e affine all’agricoltura biologica, è ampiamente considerata pseudoscientifica da molti esperti, come noi e molti altri cerchiamo di spiegare da anni.

Questo metodo, basato sulle teorie di Rudolf Steiner, include concetti esoterici e superstiziosi, come l’uso di corna di vacca riempite di letame e sepolte nei campi per “raccogliere energie cosmiche”, o l’idea che la posizione della Luna e dei pianeti possa influenzare la crescita delle piante. Tali credenze non hanno basi scientifiche sensate e sono considerate più vicine all’astrologia che all’agronomia.

Steiner non aveva alcuna competenza nel settore agricolo e biologico, ma era un appassionato di pratiche esoteriche, come appunto l’astrologia, l’olistica e l’omeopatia. Steiner a quegli agricoltori che gli chiedevano aiuto impartì otto lezioni intitolate “Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura”, e nelle lezioni trovano spazio suggerimenti come questo:

Catturate un topo abbastanza giovane e spellatelo in modo da recuperare la pelle. Ora avete la pelle (ci sono sempre abbastanza topi, ma devono essere topi di campo se volete fare questo esperimento). La pelle del topo però deve essere ottenuta quando Venere è nel segno dello Scorpione. Quando Venere è nello Scorpione procuratevi la pelle di un topo e bruciatela. Raccogliete attentamente le ceneri e gli altri resti della combustione. Non sarà rimasto molto, ma se avete abbastanza topi è sufficiente. A patto che il fuoco sia avvenuto quando Venere è nello Scorpione, lo troverete un rimedio eccellente. In questo modo riuscirete a scacciare i topi dal vostro campo visto che verranno distrutte le corrispondenti forze negative nei confronti della capacità riproduttiva del topo di campo. Successivamente, prendete la cenere e spargetela su tutto il vostro campo.

Questi sono gli insegnamenti del fondatore della biodinamica®, e non sono altro che esoterismo applicato all’agricoltura, senza che vi sia appunto nulla di scientifico.

La cosa che però ci dà più fastidio è quella frase:

…il metodo di agricoltura, poi diventato industriale, basato sulla chimica aveva delle falle perché portava a una debolezza della qualità del cibo…

Tutto si basa sulla chimica, la vita stessa è chimica, parlare di chimica VS natura è una presa per i fondelli. Tutto è chimica, anche il cornoletame tanto amato dai sostenitori della biodinamica® si basa sulla chimica. La comunità scientifica ha contestato l’approvazione di queste pratiche, evidenziando che non esistono prove a sostegno delle affermazioni di chi le sostiene.

La biodinamica® si distingue dall’agricoltura biologica, che perlomeno si basa su principi scientifici verificabili, proprio per l’inclusione di questi elementi mistici che non possono essere testati empiricamente.

Non spiegare queste cose in articoli destinati al grande pubblico è vergognoso.

Qualche fonte per voi che amate approfondire:

Qui trovate gli articoli che abbiamo scritto in passato sul tema, e per non farci mancare nulla i due video di Tommaso Di Mambro e la sua chiacchierata con Sergio Saia, professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa:


Una domanda a Paolo Del Debbio sugli abomini del decreto Sicurezza (ilfoglio.it)

di Adriano Sofri

Piccola posta

Caro Paolo del Debbio, mi sono meravigliato mercoledì sera di sentirle dire ripetutamente che le manifestazioni devono essere autorizzate.

Al contrario, le manifestazioni, previa comunicazione, possono solo essere vietate se sussistano le ragioni legali per farlo (“gravi motivazioni di ordine pubblico”…).

Lei lo sa, certo. Io non l’ho seguita abbastanza nel tempo, ma qualche giorno fa, a causa della radio radicale che tengo accesa sperando di dormirci sopra, ho ascoltato un suo discorso recente indirizzato, se non ho frainteso, a un uditorio di giovani di Forza Italia: lei ricordava che trent’anni fa aveva scritto, su invito di Silvio Berlusconi, il programma “liberale” di Forza Italia, e di essergli rimasto fedele.

Ora, l’ennesimo decreto Sicurezza appena votato dalla Camera, in una notevole distrazione generale, e passato al Senato, con qualche “sussulto antifascista”, come si diceva una volta, stabilisce una serie di comandamenti che trovo abominevoli, ma naturalmente non pretendo che lei sia d’accordo con me.

Però vorrei chiederle di almeno uno di questi abominii, quello che riguarda la trasformazione in reato (finora tutt’al più un “illecito amministrativo” – un rabbuffo) della “disobbedienza passiva” a un ordine della polizia penitenziaria da parte di tre o più detenuti: puniti con la reclusione da uno a cinque anni, e, “se promotori”, da due a otto anni.

Cioè: se io sono in galera da detenuto (mi è facile mettermi nei panni), e con un paio di altri miei disgraziati consorti rifiuto pacificamente di rifarmi la branda, o di fare la doccia, o qualunque altro “ordine” i miei carcerieri vogliano impartirmi, mi guadagno un altro anno o cinque, e se, avendo le mie ragioni, propongo anche a un paio d’altri o più di rifiutare il cibo o di tardare il rientro in cella dopo l’aria, del tutto pacificamente – a braccia e gambe incrociate, diciamo – me ne guadagno altri due o otto.

Lei sa bene quante tentazioni offra il vigente sistema penitenziario alla disobbedienza nonviolenta (anche a quella più irruenta, tipo dar fuoco a una coperta e morirci soffocati). Lei sa che una contagiosa tentazione a fare da sé, senza cercare aggravanti di numero, pur contando sull’emulazione spontanea, prenda i detenuti italiani spingendoli a impiccarsi a una sbarra e buonanotte. (Forse ha saputo che un mesetto fa un tribunale di sorveglianza delle nostre parti, fiorentino, ha decretato di escludere dai “benefici” regolamentari un detenuto perché aveva tentato di suicidarsi e però non ci era riuscito).

Ora, la mia domanda è: che relazione c’è secondo lei fra una filosofia della vita “liberale” e misure legislative di questa fatta? Glielo chiedo non per gusto di retorica, ma perché direi che di fronte a simili aberrazioni la stessa tremolante distinzione di appartenenze politiche dovrebbe cedere.

Penso che autrici e autori non sappiano quello che fanno, ma che gli piaccia, gli piaccia molto.

Il falso spot di Kamala Harris sull’aborto (open.online)

di David Puente

Il video non compare nei canali ufficiali della campagna democratica

Chase Geiser, conduttore del canale complottista InfoWars di Alex Jones, sostiene che la campagna elettorale di Kamala Harris abbia realizzato uno spot per convincere le donne ad abortire.

La clip, con la voce della candidata democratica in sottofondo, mostra una casa completamente disordinata – in maniera disastrosa – da un bambino truccato e vestito da donna, utilizzando sia i cosmetici che gli indumenti della madre. Nonostante la voce di Kamala Harris e il logo della campagna presidenziale in alto a sinistra, si tratta di un falso.

Analisi

«DISTURBING: New Kamala Harris Campaign Ad Depicts Mother Who Wishes She Had An Abortion. Watch til the end» scrive il conduttore di InfoWars. Tuttavia, il video non risulta pubblicato nei canali ufficiali della campagna democratica.

In realtà, il video risale al 2021 e commissionato dalla britannica John Lewis per promuovere un’assicurazione sulla casa. L’idea era quella di una polizza che ti permetteva di lasciar accedere di tutto rimanendo in sicurezza. Come riportato dal The Guardian, lo spot venne ritirato in quanto ritenuto fuorviante.

Il canale di disinformazione InfoWars

Il canale InfoWars è di proprietà di Alex Jones, il più famoso complottista americano noto per le bufale sulla strage di Sandy Hook. Dopo aver diffamato e messo in pericolo le famiglie delle vittime, nel 2022 è stato condannato a risarcirle con circa un miliardo di dollari.

Sostenitore di Donald Trump, presente a Capitol Hill durante l’assalto del 6 gennaio 2021, è stato riabilitato su Twitter/X da Elon Musk e dal conduttore Tucker Carlson, quest’ultimo fuoriuscito da Fox News a seguito dello scandalo riguardante le teorie del complotto diffuse sul voto elettorale del 2020.