Nuove accuse sugli sforzi “disperati” di Trump per rovesciare le elezioni 2020 (lavocedinewyork.com)

di Anna Guaita

Il procuratore speciale Jack Smith sostiene che 
si tratta di atti criminali non protetti da immunità

Il procuratore speciale Jack Smith ha presentato una quantità di nuove e gravi accuse contro Donald Trump.

Smith, che guida le indagini sul tentativo dell’ex presidente di capovolgere le elezioni presidenziali del 2020, ha consegnato alla giudice Tanya Chutkan una serie di capi di incriminazione per l’ex presidente che non sarebbero coperti dall’immunità garantita dalla recente sentenza della Corte Suprema.

Il procuratore sta cercando di convincere la giudice che numerosi atti compiuti da Trump “rientrano nella sfera privata” e non nei compiti del presidente, e in quanto tali non sono protetti dall’immunità presidenziale sentenziata dalla maggioranza dei nove giudici.

Nelle 165 pagine rese note mercoledì, Smith delinea gli sforzi “sempre più disperati” dell’ex presidente e dei suoi alleati per cercare di sovvertire i risultati delle elezioni presidenziali nei mesi di novembre e dicembre 2020 e nel gennaio 2021. Quei tentativi si risolsero con l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, quando la folla tentò di bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden.

“Quando l’imputato ha perso le elezioni presidenziali del 2020, ha fatto ricorso a crimini per cercare di rimanere in carica – si legge nel documento redatto da Smith –. Con dei complici privati, l’imputato ha lanciato una serie di piani sempre più disperati per ribaltare i risultati legittimi delle elezioni in sette Stati che aveva perso”.

Nella nuova documentazione vengono elencate alcune testimonianze – finora sconosciute – di stretti collaboratori di Trump, che, sotto giuramento, hanno ammesso di aver ripetutamente cercato di convincere l’allora presidente che le elezioni erano state regolari e che non c’erano basi legali per dire il contrario.

Ci sono anche testimonianze del suo vice, Mike Pence, che aveva cercato di spingerlo ad accettare la sconfitta “nella consapevolezza di aver comunque dato nuova vita a un partito morente”. Il presidente non aveva però grande tenerezza per il suo vice. Una testimonianza sotto giuramenti ci rivela che quando Pence fu in grave pericolo, con i rivoltosi che lo valevano acciuffare e impiccare, Trump fu informato nella speranza che intervenisse, ma la sua reazione fu: “E allora?”

I legali di Trump avevano tentato di bloccare la presentazione della mozione di Smith, sostenendo che può interferire con i risultati delle elezioni di novembre. Smith ha risposto di “non aver alcun ruolo o interesse nella politica di parte”.

Il procuratore aveva depositato la memoria legale, sigillata, la scorsa settimana, lasciando alla giudice Chutkan la decisione di renderla pubblica o meno, o di pubblicarne una versione ridotta. Varie pagine sono infatti “oscurate” e così i nomi delle persone. Tuttavia molti individui sono facilmente identificabili grazie alla loro qualifica, “vicepresidente”, “capo di staff” ecc.

Nel dibattito fra i candidati alla vicepresidenza, martedì sera, il vice di Trump, JD Vance non ha voluto riconoscere che nel 2020 Trump era stato sconfitto. Nonostante la sua performance nel dibattito sia stata fluida e sia piaciuta spesso più di quella del suo rivale, il democratico Tim Walz, questo suo rifiuto ha fatto suonare numerosi campanelli d’allarme: si è capito che Vance obbedisce a Trump al punto di rifiutarsi di riconoscere la realtà elettorale del 2020.

Nel frattempo è stato annunciato che l’ex presidente si è tirato indietro da un’intervista con “60 Minutes”, contravvenendo a una tradizione decennale che vede i due candidati alla presidenza partecipare al noto programma della CBS.

L’emittente ha dichiarato che sia la vicepresidente Kamala Harris che Trump avevano precedentemente accettato di apparire nello speciale, in onda il 7 ottobre.

Le opinioni sull’aborto di Melania Trump sconcertano entrambe le parti: “Difficile seguire la logica” (theguardian.com)

di

Nel suo libro di memorie, l'ex first lady ha 
espresso sostegno per la procedura, il cui 
diritto è stato annullato da un tribunale dei 
giudici di suo marito

La rivelazione di mercoledì sera che il prossimo libro di memorie di Melania Trump include una difesa a piena voce del diritto all’aborto, una questione su cui suo marito Donald Trump ha ripetutamente voltato le spalle durante la sua campagna presidenziale, ha lasciato le persone di entrambe le parti della questione tutt’altro che impressionate.

“Limitare il diritto di una donna di scegliere se interrompere una gravidanza indesiderata equivale a negare il suo controllo sul proprio corpo”, ha scritto Melania Trump nel suo libro di memorie. “Ho portato con me questa convinzione per tutta la mia vita adulta”.

Melania Trump ha anche difeso il diritto all’aborto più tardi durante la gravidanza, una procedura che suo marito ha ripetutamente demonizzato. (Meno dell’1% degli aborti si verifica durante o oltre le 21 settimane di gestazione.)

“Purtroppo per le donne di tutta l’America, il marito della signora Trump è fermamente in disaccordo con lei ed è la ragione per cui più di una donna americana su tre vive sotto un divieto di aborto di Trump che minaccia la loro salute, la loro libertà e la loro vita”, ha detto la portavoce della campagna di Harris Sarafina Chitika in una e-mail. “Donald Trump è stato molto chiaro: se vincerà a novembre, vieterà l’aborto a livello nazionale, punirà le donne e limiterà l’accesso delle donne all’assistenza sanitaria riproduttiva”.

Le osservazioni di Melania Trump hanno colto di sorpresa anche gli attivisti anti-aborto.

“È difficile seguire la logica di pubblicare il libro dell’ex First Lady proprio prima delle elezioni, minando il messaggio del presidente Trump agli elettori pro-life”, ha postato mercoledì sera su Twitter/X Kristan Hawkins, presidente del potente Students for Life of America. “Che spreco di slancio”.

Nelle ultime settimane, gli attivisti anti-aborto sono diventati sempre più stufi dell’ex presidente, che ha lottato, insieme al resto del partito repubblicano, per ridefinire il suo messaggio sul diritto all’aborto in mezzo all’indignazione per il ribaltamento di Roe v Wade.

All’inizio della sua campagna, Trump si è vantato di aver nominato tre dei giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti che hanno votato per rovesciare Roe, definendosi il “presidente più pro-vita di sempre”. Dopo che Kamala Harris è diventata la candidata presidenziale, tuttavia, Trump ha promesso che la sua amministrazione “sarà grande per le donne e i loro diritti riproduttivi” e ha promesso di non firmare un divieto nazionale di aborto, poche settimane dopo aver rifiutato di dire che avrebbe posto il veto.

I commenti di Melania Trump potrebbero sembrare un ulteriore insulto agli elettori anti-aborto che si sentono abbandonati da Trump, ha detto la stratega della campagna repubblicana Liz Mair, aggiungendo che i sostenitori anti-aborto gestiscono potenti operazioni per ottenere il voto. Quei sostenitori sono stati fondamentali per la vittoria di Trump nel 2016.

una donna che guarda a destra e un segno nell'aria

“Questa potrebbe essere solo un’altra cosa che si accumula per far pensare ai pro-life: ‘Non posso proprio con questo ragazzo’. Molti di loro erano comunque elettori monotematici”, ha detto Mair. “Non sta davvero dando loro un grande incentivo a presentarsi e fare qualcosa a suo vantaggio”.

Quando Tresa Undem, una sondaggista che ha intervistato le persone sull’aborto per più di due decenni, ha sentito i commenti, ha subito pensato: “Wow”. Poi ha pensato: “È una mossa elettorale”.

Tuttavia, Undem non è sicuro di chi, esattamente, sia la mossa – soprattutto dato il rapporto a volte gelido dei Trump in pubblico. Melania Trump ha raramente espresso le sue opinioni politiche ed è in gran parte scomparsa dalla campagna di Donald Trump del 2024.

Le probabilità che i commenti di Melania Trump confortino gli elettori moderati o conservatori che sostengono il diritto all’aborto sono “abbastanza scarse”, ha detto Undem.

“Questi sentimenti forti non sono apparsi all’improvviso quest’anno, giusto? Quindi è chiaro che non ha avuto alcuna influenza su di lui quando si tratta di politiche relative all’aborto”, ha detto Undem. “Non credo che sia mai stata posizionata, o che gli elettori abbiano mai pensato a lei, come avente un qualsiasi tipo di posizione politica o peso o influenza su Trump”.

Maria Elena Boschi: “Conte usa Renzi per far perdere Schlein in Emilia”

di Dario Martini

«Giuseppe Conte sta usando Italia Viva per 
attaccare Elly Schlein, e farla perdere in 
Emilia Romagna». 

Maria Elena Boschi non ha dubbi su quale sia il vero obiettivo del leader M5S. La deputata di Italia Viva guarda lontano, e spiega la vera battaglia che si sta consumando in queste ore.

Onorevole Boschi, Conte dice che il campo largo non c’è più perché non accetta che Italia Viva ne faccia parte. È lui che detta la linea nel centrosinistra?

«Quando c’era da governare a Conte andava bene tutto, da Salvini a Fratoianni. Ancora ci ricordiamo come corteggiava Ciampolillo pur di restare a Chigi. Conte è un uomo con unico ideale: la sua poltrona. Oggi lui usa Italia Viva per attaccare Elly Schlein».

In Liguria vi siete sfilati proprio dopo il diktat di Conte accettato da Orlando. Farete lo stesso anche in Umbria e soprattutto in Emilia Romagna dove avete già governato con Bonaccini?

«Assolutamente no. In Liguria vedremo chi vincerà tra Bucci e Orlando in una gara all’ultimo voto. Sull’Emilia Romagna abbiamo lavorato in maggioranza con un assessore e tre consiglieri regionali. Non accettiamo veti da parte di chi era in minoranza. Noi non mettiamo veti e metteremo il nostro simbolo sulla scheda. Vedremo se Conte si rimangerà le sue parole, come credo. Noi sosteniamo De Pascale».

Matteo Renzi ha accettato di fatto la leadership di Elly Schlein nel centrosinistra. È questo il vero motivo per cui Conte ha deciso di strappare?

«Sì. Poi certo c’è sempre un po’ di rancore personale contro Renzi che fu determinante per sostituirlo con Draghi.
Ma la questione è politica: lui non accetta che il capo del primo partito sia il capo del governo o dell’opposizione.
Berlusconi, Renzi e Meloni erano i capi dei partiti più grandi e per questo sono andati a Chigi. Se il Pd ha più voti di tutti e vince le elezioni tocca alla Schlein. Questa cosa manda ai matti Conte che non ha mai vinto un’elezione nemmeno al consiglio di facoltà».

Voi volete essere il centro del centrosinistra. È possibile davvero costruirlo?

«Non si tratta di costruirlo ma di rappresentarlo: il centro c’è. Il centro del centrosinistra è quello che difende il JobsAct e industria 4.0, che difende la posizione atlantica, che considera un reato occupare le case in modo abusivo, che crede nelle energie rinnovabili ma anche nel nucleare, che non considera una parolaccia la parola merito, che crede nei diritti e anche nei doveri. Noi siamo questi. Il referendum sul JobsAct dimostrerà che non siamo pochi».

Crede ancora nel campo largo? Perché insistere con partiti che pongono tanti ostacoli?

«Noi abbiamo aderito a un appello di Elly Schlein. Non cambiamo idea noi e non credo che cambierà idea Schlein. Quello che sta accadendo è paradossale. In Emilia Romagna noi vogliamo far vincere de Pascale, Conte vuol far perdere Schlein».

Conte, Fratoianni, ma anche Schlein, vogliono cancellare il JobsAct con un referendum. Renzi ha lanciato i comitati per salvarlo. Come se ne esce?

«Noi siamo coerenti. E a onor del vero anche Schlein lo è perché è e sempre stata contraria. Meloni, Salvini e Tajani invece hanno votato contro il JobsAct, la contraddizione è loro».

Avs e M5S chiedono di non ricandidare automaticamente Eugenio Giani in Toscana. Vogliono le primarie. Parteciperete?

«Vedremo se ci saranno. Loro chiedono primarie solo quando fa comodo. Ma in ogni caso se ci saranno primarie, ci saremo, sempre».

In queste ore di guerra tra Israele ed Iran, crede che il governo debba ritirare il contingente della missione Unifil oppure serve un cambio delle regole d’ingaggio?

«Non credo al ritiro del contingente. Nelle operazioni di interposizione all’estero i militari italiani sono i più bravi di tutti. Servono per costruire la pace e e difendere gli ultimi, dunque, mi lasci gridare viva le forze armate di questo Paese. Dopodiché mi piacerebbe che il Governo usasse anche l’arma della diplomazia. Tajani guida il G7 ma nessuno sa che cosa stia facendo. È non pervenuto, purtroppo».

Il 7 ottobre si avvicina, l’allerta è alta anche in Italia, con i manifestanti pro Palestina che intendono scendere in piazza nonostante il divieto del Viminale. Gli episodi di antisemitismo si moltiplicano. È preoccupata?

«Sto dalla parte dei miei amici della comunità israeliana e di quella ebraica di Roma e delle altre città ribadendo il nostro no all’antisemitismo.
Tuttavia sono contraria a vietare le manifestazioni, sempre. È un precedente sbagliato. Anche certe idee assurde e disgustose hanno il diritto di essere difese da chi ci crede in piazza. Vietare cortei è sempre un errore».