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In Ucraina spunta il “libro-nero” dei filorussi: nell’elenco anche associazioni modenesi (gazzettadimodena.it)

Il rapporto di Kiev cita diverse realtà cittadine, 
con la foto di un corteo in centro

Il braccio destro dell’europarlamentare leghista Roberto Vannacci, Fabio Filomeni, tenente colonnello degli Incursori dell’Esercito italiano in pensione, come collante nei rapporti di svariate associazioni filo-russe, alcune delle quali modenesi o con figure locali al loro interno.

E un’istantanea della via Emilia, scattata all’altezza del palazzo dei Musei il 18 marzo 2023 durante una manifestazione per promuovere l’uscita dell’Italia dalla Nato – presidio organizzato dal Coordinamento modenese contro la guerra – che riassume in maniera estremamente precisa l’obiettivo del report: definire puntualmente coloro i quali, su richiesta del regime di Mosca, sarebbero soggetti attivi per «destabilizzare – si legge nel documento – l’Unione Europea e la Nato, minare l’unità interna di queste organizzazioni, radicalizzare alcuni gruppi sociali e influenzare la politica dei propri paesi. Esse vogliono inoltre ostacolare varie forme di assistenza all’Ucraina, tra le quali l’aiuto militare».

Nomi e foto di Modena

Compare Modena, con tanto di foto, in una delle 174 pagine del report “Toy Soldiers: Nato military and intelligence officers in Russian active measures”, pubblicato qualche giorno fa dal Centre for Defence Reforms, noto think tank ucraino diretto da Oleksandr V Danylyuk, ex consigliere del ministero della difesa di Kiev.

Nel dossier – il cui titolo recita questo: “Soldatini: ufficiali militari e dell’intelligence della Nato coinvolti in misure attive russe” – vengono nominate esplicitamente associazioni che sarebbero agenti attivi nella promozione di legami tra Russia e Italia in funzione filo-putiniana.

Tre, in particolare, le realtà legate alla città: il già menzionato Coordinamento modenese contro la guerra, l’associazione Russia Emilia-Romagna ed Eurasia, centro di studi nato a Trieste nel 2012.

Il report di Kiev

Si legge nel report che «vale la pena notare come i rappresentanti dell’associazione culturale Russa Emilia-Romagna siano conosciuti per un recente tentativo di giustificare l’occupazione dei territori ucraini attraverso una mostra su Mariupol – prevista a Modena – uno sforzo fallito a causa di forti contraccolpi socio-politici». Inoltre «una delle presentazioni è stata organizzata dal movimento Coordinamento modenese contro la guerra, che ha messo in atto azioni “a sostegno dei bambini del Donbass” e contro il sostegno della Nato all’Ucraina».

Quest’ultimo, che oggi sui social pare si sia trasformato nel Coordinamento modenese per la Palestina, ha pochi riferimenti a persone, ma è legata all’associazione di destra “Terra dei Padri” di Fabio De Maio.

I modenesi

Dell’associazione Russia Emilia-Romagna, invece, si conosce il presidente: è Luca Rossi, che nel 2019 si candidò con la Lega Nord in Consiglio comunale a Modena, risultando non eletto. Balzò poi agli onori della cronaca nel luglio del 2020, dopo aver commentato con un «esistono paesi seri come l’Egitto che non si lasciano condizionare da Ong.

Bye Bye Zaki» l’annuncio del prolungamento della detenzione dello studente dell’Alma Mater di Bologna. Infine il centro di studi Eurasia ha come vicepresidente il modenese Stefano Vernole, già consulente del governo Conte I per i rapporti con la Cina e vicino alla Lega. La rivista, secondo il rapporto, «ha raccontato l’invasione russa con un misto di teorie del complotto e propaganda del Cremlino».

Manifesti (laragione.eu)

di Davide Giacalone

La politica è anche rappresentazione, si dovrebbe 
avere cura che non diventi sceneggiata. 

È parte delle cose normali che gli uni descrivano con colori vivaci quelli che presentano come i propri successi, mentre gli altri ne usino di scuri per paventarne i pericoli, ma si deve stare attenti a non imbrattare pateracchi.

La propaganda e i manifesti vanno bene, ma il mero propagandismo è l’arte dei manifesti incapaci. Siamo al punto in cui il governo presenta la sua terza legge di bilancio e quasi si festeggia perché non ci sono scassamenti. La propaganda governativa prova a raccontare che ci sono importanti sgravi fiscali per il ceto medio e un’occasione d’oro per le partite Iva.

Mentre le opposizioni riescono solo a dolersi per tutte le maggiori spese che non ci sono, ovvero per la sola ragione per cui compiacersi. Intanto si omette di osservare che gli sgravi sono brodini di cui nessuno sentirà il sapore, mentre l’occasione consisterebbe nell’ennesimo condono cui gli evasori non aderiranno, perché non si mettono paura di chi è spaventosamente incapace di incastrarli, mentre ai non evasori viene consegnata una lettera dell’Agenzia delle entrate in cui li si minaccia di accertamenti se non aderiranno al condono, pur non avendo nulla da condonare.

E non si sa se prenderli a pernacchie o arrabbiarsi sul serio. È stato creato un “reato universale” che ha come pena massima (massima) due anni di reclusione. Gli altri prevedono l’ergastolo. Ridicolo: sia perché quando il reato sarà commesso il problema consisterà nel tutelare il bambino, sia perché non sarà mai data assistenza per rogatoria a un processo per un reato inesistente dove è stato commesso, sia perché la prodezza è stata messa in atto mentre ci si pavoneggia accanto a un miliardario che l’utero l’ha affittato e lo va a dire in giro con orgoglio. 

L’opposizione si è battuta contro la dichiarazione universale, ma non è riuscita a dire una parola seria nel merito. In compenso il ministro che s’occupa di famiglia crede che i pubblici ufficiali siano tenuti a denunciare i loro sospetti (un incubo), mentre nel caso i medici segnalino un caso di maternità surrogata in Italia sarebbe o per autodenunciarsi o per inchiodare un collega, visto che qui è reato. Mentre per i sospetti si entra nell’onirico: mi risultava che la puerpera fosse sterile. E qualcuno dovrebbe pure indagare?

Ermes Antonucci ha tenuto il conto: questo governo ha introdotto 48 nuovi reati. Si era presentato con un saggio ministro della Giustizia che sosteneva fosse inutile aumentare sia i reati che le pene. Servono le sentenze. Tanta abbondanza di ciarliera severità non ha prodotto più condannati, ma più minori in custodia cautelare. 

Però l’opposizione s’abbandona giuliva a quel giustizialismo che non sarebbe improprio definire fascista, perché quella è la caratura culturale di chi spera che l’avversario lo faccia fuori la cavalleria altrui, visto che di sé stesso – non a torto – pensa il peggio. Tale e quale quello che la destra fece alla sinistra. La sola cosa di sostanza sarebbe la separazione delle carriere, com’è in tutto il mondo civilizzato. Ma la sinistra è contro, perché essere di sinistra è essere contro. Un muro, si spera.

Si supera il grottesco quando si reclama che i giudici applichino le direttive governative e, in una sera, si cambia la regola sui respingimenti e si tolgono 3 Paesi dai 22 in cui si può rispedire l’irregolare. Vale a dire che, se l’avessero applicato obbedientemente, quel precetto sarebbe stato considerato sbagliato dai medesimi che lo dettarono.

E le opposizioni gridano alle deportazioni o ai costi, con ciascuno che si tiene lontano dalla sostanza: la forte denatalità non ribalta soltanto il welfare, cambia la società. Parliamo e votiamo dell’immigrazione da arginare, laddove il tema serio sarebbe quello dell’immigrazione da scegliere e incentivare.

Scrivemmo – prima – che non sarebbe arrivato il fascismo ed è ridicolo temere il comunismo. 

Ma la gara al nullismo è più avvilente che avvincente.