La preoccupante ascesa delle organizzazioni giovanili in Russia (linkiesta.it)
Figli di Putin
Negli ultimi anni, milioni di ragazzi hanno aderito a gruppi di formazione sponsorizzati dal Cremlino. Dal Movement of the First al Young Army, diverse associazioni promuovono il sostegno al governo e la difesa militare della madrepatria
(AP/Lapresse)
Sono i giovani il principale bersaglio della propaganda interna di Vladimir Putin in Russia. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il Cremlino ha moltiplicato gli investimenti e le iniziative nei confronti delle nuove generazioni. Il piano per i «progetti patriottici» di quest’anno ha superato i cinquecento milioni di dollari di spesa. Incentivando lo sviluppo di corporazioni nazionaliste e finanziando campagne di indottrinamento giovanile, Mosca ha dimostrato – una volta di più – di voler esercitare un controllo sulle menti dei suoi figli.
Al momento, in Russia ci sono diverse organizzazioni giovanili legate a doppio filo con il regime. L’obiettivo di questi gruppi è quello di trasmettere a bambini e adolescenti russi la dottrina del Cremlino. Fare in modo, cioè, che sempre più giovani aderiscano agli ideali imperialisti di Putin e contribuiscano attivamente alla guerra contro Kyjiv.
La Russia, impegnata da due anni e mezzo nel conflitto in Ucraina, ha infatti bisogno di soldati, specialisti IT e operai dell’industria bellica, nonché di una generazione obbediente e acritica nei confronti del potere, come ben descritto da Ian Garner nel libro “Figli di Putin” edito da Linkiesta Books.
Far parte delle associazioni giovanili ha dei vantaggi notevoli in un regime autocratico come quello di Putin. Di fatto, come spiega il Washington Post, in Russia chi è membro di questi gruppi e aderisce chiaramente alla linea del governo gode di privilegi e riceve compensi dallo Stato; chi invece mostra anche solo un guizzo di dissenso può essere denunciato alle autorità dai suoi coetanei e può andare incontro alla prigione o all’esilio.
I due gruppi giovanili più importanti in Russia sono Young Army (Younarmia) e Movement of the First. Entrambi presentano molte somiglianze con corporazioni di epoca sovietica, come Young Pioneers e Little Octobrists, che avevano la funzione di educare bambini dai nove ai quattordici anni all’ideologia comunista, attraverso letture e attività ricreative.
Lo stadio successivo, fino ai ventotto anni, era rappresentato dal Komsomol, una grande organizzazione giovanile nata dall’aggregazione di gruppi di ragazzi che avevano preso parte alla Rivoluzione del 1917. La partecipazione a questa associazione era decisiva per ambire a posizioni di leadership nel Partito Comunista.
Young Army è stata realizzato dal ministero della Difesa russo nel 2016 – due anni dopo l’invasione della Crimea – per preparare i giovani alla guerra contro l’Occidente. Sul sito dell’associazione sono dichiarati nel dettaglio gli obiettivi perseguiti. Innanzitutto, ci si concentra sullo «sviluppo completo e il miglioramento della personalità dei bambini e degli adolescenti, soddisfacendo le loro esigenze individuali in campo intellettuale, morale e fisico». Inoltre, vengono insegnati «l’autorità e il prestigio del servizio militare nella società», al fine di «preservare e rafforzare le tradizioni patriottiche».
Infine, oltre a preparare al mestiere del soldato, la partecipazione a Young Army permetterebbe ai suoi membri di «combattere le ideologie estremiste, sviluppare il senso di responsabilità e formare una base morale fondata sulle tradizioni russe». Negli ultimi anni il gruppo si è allargato notevolmente e oggi conta circa un milione e seicentomila di membri, tra bambini e adolescenti, provenienti da tutto il Paese.
Movement of the First, invece, è nato nel 2022, quasi in concomitanza con l’inizio della cosiddetta «operazione militare speciale» (di fatto, un’invasione) condotta da Putin in Ucraina. Per la precisione, la sua fondazione è stata fissata il 14 giugno, esattamente cento anni dopo la nascita di Young Pioneers, a voler illuminare simbolicamente il filo rosso con quel movimento (piccola nota: nel dicembre 2023 Putin aveva proposto di ripristinare nel nome del gruppo il termine “Pioneers”, ma poi ci aveva ripensato).
Con il gruppo comunista, quello attuale condivide il deciso afflato nazionalista e la forte dipendenza dal governo centrale. Sul sito di Movement of the First si legge: «I partecipanti al movimento sono uniti alla Patria da un unico destino. Ognuno di loro è al proprio posto, si prepara a servire la Federazione Russa e alla responsabilità per il suo futuro».
Da questo obiettivo non sono esclusi i giovani ucraini delle regioni occupate dall’esercito russo. Le prime sedi dell’associazione sono infatti state aperte in Crimea e a Kherson, e nel luglio del 2023 i bambini e i ragazzi ucraini inseriti nel Movement of the First erano oltre ventiduemila.
L’associazione riceve annualmente oltre duecentosei milioni di dollari dal Cremlino – una spesa equivalente ai bilanci militari di alcuni Paesi europei, come Lettonia e Georgia. I fondi vengono investiti in attività culturali e di formazione tecnico-militare. In particolare, si tengono corsi per la fabbricazione di candele da trincea, per la tessitura di reti mimetiche e per la realizzazione e l’utilizzo di droni.
Come parte dei programmi di indottrinamento, inoltre, vengono organizzati dei “Dialoghi con gli eroi”, degli incontri con i partecipanti alla cosiddetta «operazione militare speciale», durante i quali viene glorificata la partecipazione dei soldati alla guerra contro l’Ucraina. Un lavaggio del cervello, di fatto, eseguito per convincere bambini e adolescenti russi a sostenere la politica imperialista del Cremlino.
Lo scorso febbraio, durante un evento organizzato dal gruppo, Putin aveva detto che il Movement of the First costituiva un «enorme esercito», riferendosi al fatto che il gruppo contasse ben quattro milioni e settecentomila membri e alludendo – neanche troppo velatamente, per la verità – alla vocazione militarista dell’associazione. «Volevamo mostrare qui cosa ha fatto il nostro paese negli ultimi dieci, quindici, vent’anni. E abbiamo qualcosa di cui essere orgogliosi», aveva poi aggiunto.
Quello che Putin ha salutato come una conquista è il risultato di anni di propaganda e repressione della libertà ai danni delle nuove generazioni russe. L’invasione dell’Ucraina non ha fatto che peggiorare una situazione che andava avanti da almeno un decennio, e che ha conosciuto un deciso incremento a partire dal 2018.
È attorno a quell’anno, infatti, che Putin ha assunto un atteggiamento più pressante nei confronti dei giovani, per effetto dell’ascesa di Alexei Navalny, fonte d’ispirazione per una generazione che nel proprio Paese non aveva visto altro che un leader autocrate al potere.
Se fino a quel momento i giovani russi avevano tollerato – in maniera più o meno passiva – il sistema politico di Putin, con Navalny iniziarono a voltare le spalle al governo e ad aprirsi a nuove alternative. La risposta del Cremlino fu netta: iniziò a contendersi con l’opposizione quella generazione, sfoderando l’arma del patriottismo.
Le organizzazioni giovanili nazionaliste ricevettero un deciso supporto economico dallo Stato e venne stimolato l’interesse per il servizio militare come trampolino di lancio per una carriera di successo.
Il piano di Putin mirava a riconquistare la fiducia di quei giovani russi a cui Navalny aveva mostrato un mondo diverso dalla Russia in cui vivevano. Nei confronti di chi si opponeva, il leader del Cremlino fu brutale: media indipendenti vennero chiusi, e le proteste soffocate. Chi poteva invece lasciava il Paese. Sempre di meno, col passare degli anni e la climax di potere del Presidente russo, le voci dei giovani dissidenti riuscirono a lasciare il segno.
Nel contesto dell’invasione in Ucraina, dal febbraio 2022, l’iniziativa di Putin nei confronti delle nuove generazioni ha avuto gioco ancora più facile. Da un lato, infatti, la pervasiva propaganda bellica e gli alti pagamenti garantiti dall’arruolamento (fino a cinquantacinquemila dollari all’anno per un cadetto) hanno spinto molti giovani a imbracciare le armi.
Tra le centonovantamila persone che, secondo i dati ufficiali, hanno firmato contratti di servizio nel primi sei mesi del 2024, è probabile che una buona quota sia formata da persone tra i diciotto e i trent’anni (non si può sapere il dato esatto perché non è nota l’età dei volontari).
Dall’altro lato, la presenza di connazionali (e talvolta coetanei) al fronte ha contribuito a gettare benzina sul fuoco del patriottismo fra i più giovani che sono rimasti a casa. Un sondaggio condotto a luglio da Levada Center, un’organizzazione russa indipendente, ha mostrato che il sessantasei per cento dei ragazzi di età compresa tra diciotto e ventiquattro anni si è detto a favore delle azioni dell’esercito in Ucraina.
Di fatto, «questa nuova generazione viene cresciuta con l’idea che l’Occidente ci odia», ha dichiarato al Washington Post un ex alto funzionario del Cremlino che opera ancora negli ambienti governativi. «Ora tutti, compresi i giovani, devono essere a favore della guerra, dei valori tradizionali e della religione. Bisogna essere patriottici».
Accanto alle attività proposte dalle organizzazioni giovanili, un ruolo decisivo per la formazione della nuova versione dell’homo sovieticus voluto da Putin ce l’ha l’istruzione. Da settembre 2022, pochi mesi dopo l’inizio dell’invasione ucraina, in tutte le scuole della Russia e dei territori occupati è stata introdotta un’ora settimanale chiamata «Conversazioni sulle cose importanti», in cui vengono esaltati i valori tradizionali e l’ideologia russa in contrapposizione all’Occidente, ritenuto decadente per i diritti civili, il femminismo e le libertà di espressione.
A partire dall’anno successivo, inoltre, sono stati stampati e resi obbligatori nuovi manuali di storia per le scuole superiori. I testi propongono un’interpretazione degli eventi fortemente intonata alla retorica del Cremlino: glorificano il nazionalismo russo e riabilitano i crimini commessi sotto Iosif Stalin.
Rimossi dai programmi di letteratura, invece, i romanzi “1984” di George Orwell e “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley. In Russia la distopia è già realtà.