Se il cattivo esempio fa vincere (corriere.it)

di Beppe Severgnini
Oggi siamo arrivati alla kakistocrazia, il 
governo dei peggiori, orgogliosi di esserlo. 
O, se non altro, felici di sembrarlo

La vittoria di Donald Trump è netta e istruttiva. Ma sostenere che rappresenti un passo avanti per la democrazia sembra azzardato. Il profumo dei vincitori è irresistibile, per tanti italiani.

L’ansia di applaudire non aiuta a capire cosa sta accadendo: l’importanza dell’affidabilità e della coerenza, per un leader politico, è passata in secondo piano. Quello che dice conta più di ciò che fa. Mostrarsi virtuoso rischia addirittura d’essere controproducente: potrebbe allontanare gli elettori, che si sentirebbero sminuiti.

I giornali americani hanno elencato puntigliosamente le falsità con cui il presidente-rieletto ha farcito discorsi e comizi. La bufala degli immigrati haitiani che mangiano gli animali domestici era la più grottesca, non certo la più grave. Non ha fatto alcuna differenza, anzi: sembra aver favorito il candidato repubblicano.

Il suo vice J.D. Vance ha spiegato al New York Times, con calma olimpica, che forzare la verità è talvolta necessario per superare l’ostilità dei grandi media. Colpevoli, evidentemente, di verificare le notizie.

«Non sono migliore di voi. Sono peggiore. Perciò votatemi!» sembra la nuova formula magica della democrazia americana. E dall’America, si sa, noi importiamo molte cose. Sfogare gli istinti e sfoggiare i difetti è diventato un modo per rassicurare quegli elettori — e sono tanti — che detestano le critiche. Chi regala approvazione incondizionata è popolare; chi avanza proposte è noioso; chi solleva obiezioni, insopportabile.

Non occorre essere uno storico per saperlo, basta qualche ricordo scolastico: il popolo, nella Grecia di Platone e Demostene o nella Roma repubblicana, chiedeva leader ammirevoli. Questa pretesa — questa illusione? — è durata per secoli, in luoghi e contesti diversissimi. Il popolo, dai suoi leader, voleva onestà, sincerità, sobrietà. Raramente la otteneva, ma almeno la chiedeva.
Neppure i dittatori sfuggivano alla regola. 

Benito Mussolini non ostentava i suoi eccessi: fingeva di essere sobrio e virtuoso, gli italiani fingevano di crederci. Solo autocrati e tiranni, oggi, continuano la farsa. Il nordcoreano Kim Jong-un, qualche settimana fa, è andato su tutte le furie quando su Pyongyang sono piovuti volantini che mostravano i lussi suoi e della famiglia a una nazione poverissima. Donald Trump li avrebbe utilizzati come manifesti elettorali: guardate quanto sono sfacciato, applauditemi! E non c’è dubbio, i suoi elettori avrebbe applaudito.

Aristocrazia significa, com’è noto, governo dei migliori. Oggi siamo alla kakistocrazia, il governo dei peggiori, orgogliosi di esserlo; o, almeno, felici di sembrarlo. Il copyright di questo discutibile stilnovo appartiene a Boris Johnson e allo stesso Trump: entrambi, nel 2016, hanno vinto sventolando con orgoglio i propri capricci e le proprie debolezze. Le critiche degli avversari? Ignorate, irrise. Finché i due non hanno dovuto governare. Allora inglesi e americani hanno capito, ma era tardi.

Nell’introduzione di Narrare l’Italia, Luigi Zoja, uno psicoanalista che conosce l’antropologia e la storia, ha scritto: «La crescita dei figli non è guidata dalle regole che i genitori impartiscono, ma dagli esempi che offrono. Anche i governanti — padri e madri del popolo — potranno predicare quelle che considerano necessarie virtù nazionali, ma le diffonderanno solo se saranno i primi a praticarle».

L’autore dovrà ammettere che c’è una novità. I leader vincenti hanno smesso di «predicare le necessarie virtù della nazione», preferiscono applaudirne i difetti. Si fa meno fatica, e rende di più.

Le parole «Dài il buon esempio!» sono la colonna sonora di molte, lontane infanzie italiane. E ciò che si chiedeva a un primogenito o a un capoclasse si pretendeva da un primo cittadino o dal capo del governo. Se tradivano la fiducia — e accadeva con una certa frequenza — ci rimettevano il posto e la reputazione. Oggi essere etichettato come «un buon esempio» non è solo anacronistico: è rischioso.

Chi crede di essere questo/questa? Come si permette di indicarci una strada, di suggerirci un comportamento? Sappiamo sbagliare da soli, grazie.

Un cattivo esempio è rassicurante, per molti elettori: vale un’assoluzione preventiva. Se è la nuova strada scelta dalla democrazia, prepariamoci al peggio. Diventerà impossibile liberarsi di un leader scelto in questo modo e per questi motivi.

Cosa volete da me?, risponderà dopo aver deluso e fallito. Vi avevo detto chi ero, e mi avete votato con entusiasmo. Ora zitti e buoni: non lamentatevi.

Quelli che Trump, una ballata del pane salato (ilmanifesto.it)

di Enrico Caria

Il colonnino infame 

Canzonetta per ricapitolare, ma anche per non capitolare, in attesa del nuovo assetto a Capitol Hill

Quelli che adesso la Harris ha smesso di ridere,
quelli che gli Stati in bilico ah ah ah,
quelli che io mai avuto dubbi, oh yeah.
Quelli che NY, LA… grandi ZTL,
quelli che lui fascista, razzista, molestatore, bugiardo… ma lei peggio perché ipocrita,
quelli che il popolo diceva pane e Kamala capiva brioche, oh yeah.
Quelli che quel rimbambito di Biden,
quelli che se si presentava Michelle,
quelli che l’America profonda,
quelli che l’America superficiale,
quelli che Biden ha dato un sacco di armi a Israele e fin qui lui niente,
quelli che fin qui, oh yeah.
Quelli che lui mai iniziato una guerra,
quelli che la Nato è finita la pacchia,
quelli che finalmente gli europei si fanno un esercito tutto suo, oh yeah.
Quelli che con Putin ora ci parla lui e PUFF la guerra finisce,
quelli che con Netanyahu ora ci parla lui e BOOM la guerra non finisce più,
quelli che mò Putin ti invade la Polonia, oh yeah.
Quelli che adesso gli immigrati haitiani la pianteranno di mangiare cani e gatti dei residenti,
quelli che le donne che non hanno tradito i mariti nelle urne continueranno a farlo in automobile,
quelli che la gente vuole l’omo forte e ‘a fimmina bottana, oh yeah.
Quelli che mò i cinesi dazzi loro,
quelli che ora l’Ungheria si allarga a macchia d’olio di ricino,
quelli che ora Putin ti invade pure i Paesi baltici, oh yeah.
Quelli che per l’Europa una grande occasione,
quelli che l’Europa in ordine sparso,
quelli che Von der Leyen, Macron, Scholz tutti insieme… a Mar-a-Lago col cappello in mano, oh yeah.
Quelli che il suo modello sempre stato Berlusconi ma di Berlusconi ce n’è uno solo,
quelli che Tajani chi?
quelli che Italy First, oh yeah.
Quelli che Salvini Great Again,
quelli che a me mi chiamava Giuseppi,
quelli che ora la Meloni getta la maschera, oh yeah.
Quelli che Franza o Spagna purché se magna,
quelli che maccherone mi hai provocato e io te distruggo adesso me te magno,
quelli che ve lo meritate Donal Trump, oh yeah.

Quelli che Trump, una ballata del pane salato

No-vax imbrattano le scuole Saltini di Carpi: i bambini coprono le scritte con i disegni (gazzettadimodena.it)

di Manuel Marinelli

La condanna del sindaco Righi: «Un vile atto 
vandalico, ma questa dei piccoli studenti è la 
risposta migliore»

No-vax imbrattano le scuole Saltini di Carpi: i bambini coprono le scritte con i disegni

I “no-vax” colpiscono ancora.

Questa volta nel mirino del gruppo “Vivi” sono finiti i muri della scuola elementare Saltini di via Magazzeno a Carpi, imbrattati nella notte tra giovedì e ieri. “Vax e 5G=morte”, “Agenda 2030=frode”, “Solo bugie su vax, Co2 e pandemie”. Questo è quello che si sono trovati davanti i bambini all’inizio delle lezioni ieri mattina: scritte a caratteri cubitali realizzate con vernice rossa che inneggiano esplicitamente al complotto.

Le folli scritte rosse
C’è anche l’immancabile sigla, quella doppia V che identifica il gruppo ViVi, già tristemente noto per gli innumerevoli precedenti a Modena aumentati esponenzialmente durante e dopo la pandemia. Recentemente era stato preso di mira anche l’ex presidente della Regione Stefano Bonaccini, sui suoi manifesti elettorali era apparsa la scritta “Bonaccini nazista”.

Anche a Carpi l’episodio fa seguito a una lunga serie di imbrattamenti avvenuti negli ultimi tempi su luoghi pubblici. Sempre il 7 novembre, ma di due anni fa, i muri del liceo Fanti erano stati cosparsi di scritte analoghe a quelle apparse ieri notte alle elementari Saltini e quindi sempre a sfondo no-vax.

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A dicembre dell’anno scorso era invece stato vandalizzato l’ospedale carpigiano, con un chiaro messaggio minatorio nei confronti dei medici, definiti “provax assassini”. Più recentemente erano invece finite nel mirino le sedi elettorali dei candidati sindaco in occasione delle scorse elezioni.

Il gesto dei bimbi
I muri sono ora tornati allo stato originario, ma prima degli operai dell’azienda incaricata dal Comune sono intervenuti gli stessi bambini, che con un gesto simbolico ma dal grande significato emotivo hanno riempito le facciate con numerosi disegni.

E così, fogli e pennarelli alla mano, i giovani studenti si sono adoperati per coprire le indecorose scritte e ridare decoro alla loro scuola. “Non disegnare sul muro”, “Il Covid fa morire” si legge su alcuni di essi.

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Il sindaco
«Un vile atto vandalico, ancora una volta a danno di studentesse e studenti, piccoli e grandi, docenti nei loro luoghi di studio e formazione», ha commentato il sindaco di Carpi Riccardo Righi, che poi ha aggiunto: «Quali parole trovare per commentare l’imbrattamento di una scuola? Un gesto privo di senso che non merita certamente visibilità, ma questa delle bambine e dei bambini è la risposta migliore. Grazie. Questa mattina, ci siamo attivati per denunciare l’accaduto e le mura saranno prontamente ripulite. La ditta incaricata è già in loco e sta procedendo con i lavori».