L’ONG Bloom ha analizzato casualmente 148 scatole di tonno provenienti da cinque Paesi europei, riscontrando in ognuna di queste la contaminazione da mercurio. Una su dieci superava i livelli autorizzati per il tonno fresco. Alcuni campioni contenevano addirittura quattro volte la soglia consentita. Il loro rapporto ha riacceso il dibattito sulla sicurezza alimentare in Europa.
L’autrice principale è una biochimica di 25 anni, Julie Guterman. Non ha lavorato solo su campioni di tonno, che Bloom aveva fatto analizzare da un laboratorio esterno. Ha scavato nei documenti della FAO, dell’OMS e dell’UE fino agli anni Sessanta per capire come è stato fissato il limite di 1 milligrammo di mercurio per chilo. Ha concluso che le soglie sono stabilite dalle autorità pubbliche in combutta con la lobby del tonno.
“Le autorità pubbliche hanno esaminato il livello di contaminazione da mercurio nel tonno e hanno fissato le norme relative a quel livello. In altre parole, hanno fissato un livello massimo di mercurio nel tonno che consentirebbe loro di vendere tutti le riserve di tonno, altamente contaminate dal mercurio, ma non di proteggere la salute pubblica. Perché se fissassimo un vero livello di protezione della salute pubblica, saremmo ben al di sotto di quanto stabilito a livello di Unione Europea”.
Bloom ha unito le forze con un’altra ONG francese, Foodwatch, per lanciare una campagna per fare pressione sulle autorità nazionali ed europee affinché cambino le regole attuali.
“Abbiamo svolto l’attività per 25 specie ittiche nel 2022, non per il tonno, ma in tutti i casi ci siamo basati sul “livello più basso ragionevolmente raggiungibile””, spiega Stefan de Keersmaecker, portavoce dell’UE per la salute e la sicurezza alimentare.
Alla domanda su cosa intenda per “ragionevolmente raggiungibile”, risponde:
“Se si abbassano troppo i livelli, il rischio è che tutto il pesce pescato diventi inadatto al consumo. È quindi necessario trovare un equilibrio in merito alla protezione dei consumatori dall’assunzione di sostanze inquinanti. D’altra parte, bisogna anche fare in modo che la filiera garantisca la disponibilità di quel pesce sul mercato.”
Si tratta quindi di proteggere il mercato sotto la pressione della lobby del tonno?
“No. Non è così”, dice de Keersmaecker. “Consideriamo due priorità estremamente importanti che traduciamo nei nostri livelli massimi per qualsiasi pesce di cui stiamo parlando. Da un lato, proteggere i consumatori dai contaminanti, dal mercurio. Dall’altro lato, assicurarci che i consumatori possano continuare a trarre i benefici del consumo di pesce.”
Tuttavia, il portavoce dell’Unione Europea ha aggiunto che i livelli di tonno non sono fissi: “Possono sempre essere ridotti se ci sono prove scientifiche che indicano chiaramente che dovremmo ridurre il livello massimo di agenti inquinanti”.
Alla domanda se non ci sono prove sufficienti per abbassare le soglie di mercurio nel tonno, ha spiegato che la Commissione segue i pareri dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Stefan de Keersmaecker ha aggiunto che non avrebbe commentato la relazione di una ONG, ma mi ha invitato a verificare con gli scienziati la solidità o la validità scientifica delle conclusioni di tali relazioni. E così abbiamo fatto.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) è responsabile della valutazione dei rischi associati a determinati agenti inquinanti, sulla base della quale la Commissione europea stabilisce i limiti.
L’EFSA ci ha detto di non aver ricevuto nessuna richiesta di aggiornamento del parere del 2012 sui rischi del mercurio negli alimenti. Tuttavia, l’EFSA prevede di ricevere presto una nuova richiesta di valutazione dei rischi e dei benefici legati al consumo di pesce.
In attesa di soglie più severe, continuiamo a mangiare tonno in scatola, ricco di proteine, Omega 3 e mercurio. Nel frattempo, spetta a noi europei informarci e proteggerci.