Genocidio e pulizia etnica. Il rapporto di Amnesty e l’eterna battaglia sulle parole più gravi (ilfoglio.it)

di Adriano Sofri

Piccola posta

Anche a tenersi al di qua della terminologia, si deve constatare un effetto: che il campo delle reazioni si sia andato restringendo ai due poli opposti: il “genocidio da punire dal fiume al mare”, e “il diritto senza riserve di Israele all’autodifesa”

Presentando il rapporto su Gaza di Amnesty International, la sua segretaria generale, Agnès Callamard, ha dichiarato: “C’è un genocidio in corso. Non ci sono dubbi, non abbiamo nemmeno un dubbio dopo sei mesi di ricerca accurata”.

Il rapporto elenca una lunga serie di prove del suo assunto, dai bombardamenti sui civili e su scuole e ospedali, alle dichiarazioni dei governanti e dei responsabili militari israeliani, alla limitazione dell’assistenza primaria alla popolazione, alle continue evacuazioni forzate.

Com’è noto, l’imputazione di genocidio era stata accolta come plausibile dalla Corte internazionale di giustizia, e là aspetta. Il Papa Francesco l’ha appena raccolta richiamandosi, per nicodemismo, a chi ha la competenza di indagare se a Gaza stia avvenendo un genocidio. Liliana Segre ha appena cercato di ridefinire le (due) condizioni che separano i crimini di guerra israeliani dal genocidio, e di difendere in extremis l’interdizione crollata.

Fatta senz’altro propria dal grosso delle manifestazioni internazionali di solidarietà con la Palestina, l’accusa di genocidio è sostenuta con forza da studiosi israeliani come Amos Goldberg, docente di storia ebraica e specialista di storia dell’Olocausto a Gerusalemme.

La reazione ufficiale è stata durissima in Israele, dove contro il primo ministro Netanyahu e l’ex ministro della difesa Gallant è stato emesso un ordine di arresto del Tribunale penale internazionale per crimini di guerra.

Dal rapporto di Amnesty si è dissociata la sezione israeliana dell’organizzazione, e dal suo comitato internazionale si sono dimessi due membri. Non è il primo caso.

All’inizio di agosto 2022 Amnesty pubblicò un rapporto che accusava l’esercito ucraino, senza spingersi all’addebito di usare scudi umani, di mettere in pericolo i civili ucraini utilizzando centri ed edifici abitati come basi per le proprie forze armate. Anche allora la sezione ucraina di Amnesty dissentì, e molti giornalisti e conoscitori sostennero la parzialità o la scorrettezza del rapporto, spiegando per esempio che le scuole erano chiuse alla loro funzione normale. Si trattò comunque, in Ucraina, di una controversia incomparabilmente meno drammatica.

La Convenzione sul genocidio nella sua fattispecie tecnica comporta una conseguenza pratica enorme, poiché impone a chi ne abbia i mezzi di intervenire a ostacolarlo o a mettervi fine. E’ la ragione per la quale gli Stati scelgono di ignorare la perpetrazione di un genocidio per potersene astenere, come fu il caso di Clinton riguardo al genocidio dei tutsi in Ruanda – seguito dalle plateali esibizioni postume di pentimento di Clinton in visita a Kigali: “Mai più genocidio!”.

E’ stata anche la ragione che ha suggerito a Biden, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, di evocare il genocidio, che gli permetteva di disporre l’invio di armamenti senza passare attraverso il Congresso. La ragion di stato sa domesticare il rigore del diritto.

Ma sulla definizione di genocidio si combatte una partita morale (e in subordine propagandistica) addirittura più importante di quella giuridica. Le principali conquiste del diritto internazionale furono il frutto – tardivo, del resto: a Norimberga il genocidio non fu evocato, benché il termine di Lemkin, riferito all’origine allo sterminio turco degli armeni, risalisse al 1944.

Si chiamano Convenzione contro la tortura e Convenzione contro il genocidio, ma la loro formulazione si è ampliata a definire rispettivamente la prevenzione “della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti”, e il “genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra, e reati connessi”. 

Sono altrettante determinazioni che distinguono, ma non intendono stabilire una gerarchia formale di gravità, quanto al diritto. Quanto alla storia e al senso comune, la gerarchia c’è ed è pesantissima. E’, nell’accezione comune e soprattutto nella sensibilità delle vittime, come se la rinuncia ai nomi di genocidio e, rispettivamente, di tortura, suonasse come un mancato riconoscimento, un’attenuante maligna e un compromesso pressoché complice.

Io, che ne scrivo e per un’ennesima volta, sono orribilmente combattuto. Dico a me stesso che chiamerei genocidio quello che è avvenuto a Gaza e continua ad avvenire ogni giorno, se non si trattasse di Israele. Ma so che la limitazione, “se non si trattasse di Israele”, è almeno ambigua. Vuol dire, per me e la mia formazione, la storia dell’ebraismo, la Shoah, il 7 ottobre, i rapiti, lo slogan sulla cancellazione di Israele, l’albergo del Cadore che non accetta ebrei per razzismo o per paura.

Vuol dire che l’antisemitismo esiste, ed è una spina conficcata nelle viscere dell’umanità. Ma per ognuno di questi argomenti c’è l’argomento opposto. Se non fosse Israele non è una formula ipocrita o faziosa. Ma il fatto che sia Israele, se non è un’aggravante – “come i nazisti” –  non è un’esimente.

Tuttavia, anche a tenersi al di qua della terminologia, una conseguenza grave si deve constatare. Che il campo delle reazioni si sia andato restringendo ai due poli opposti: il “genocidio da punire dal fiume al mare”, e “il diritto senza riserve di Israele all’autodifesa”.

Ciò che fa terra bruciata di tutto ciò che sta nel mezzo, la realtà di un giorno dopo un giorno, un massacro dopo un massacro, un ostaggio dopo un ostaggio, una paura e una bambina e una violenza e una tortura e un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità dietro l’altro. Tutto è consumato, a ciascuno il suo.

L’altro giorno Moshe Yaalon, già capo dell’esercito, già ministro della Difesa al tempo della guerra di Gaza 2014, ha detto che il governo di Netanyahu sta compiendo una pulizia etnica ed esponendo i suoi militari a venir giudicati come criminali di guerra.

Pulizia etnica è a sua volta un’espressione ambigua. E’ stata coniata, o comunque largamente divulgata, in Bosnia e soprattutto contro il socialnazionalismo serbo e serbo-bosniaco (ma anche lo sciovinismo croato), con una doppia utilità.

Quella di denunciare la volontà razzista di fare tavola rasa del nemico (paradossale, perché il nemico era diverso tutt’al più di religione, non di etnia, se questa non si riduca alla cultura) e insieme di stare un passo al di qua dalla sacra e maledetta “parola G”, il Genocidio.

Parole e atti del governo di Israele si attagliano irreparabilmente alla nozione di pulizia etnica, a Gaza e in Cisgiordania.

La “documentazione scientifica” di Renate Holzeisen (butac.it)

di 

.pdf lanciati in rete come "documentazione 
scientifica" a sostegno delle solite narrazioni 
antivacciniste - senza nessuna prova, come ci 
siamo ormai abituati a notare

Il 5 dicembre 2024 i profili social dell’avvocata Renate Holzeisen hanno pubblicato questo post:

Qui il link alla completa cartella stampa con la documentazione scientifica
👇👇👇
https://www.renate-holzeisen.eu/…/i-cosiddetti-vaccini…/
CONFERENZA STAMPA
Inizio della necessaria revisione critica delle misure Covid
4 dicembre 2024 Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano, Sala di Rappresentanza,
organizzata dal Membro del Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano
con rappresentanti del comparto sanitario e l’associazione sociale WIR-NOI
e con collegamento da Roma del Dott. Maurizio Federico, responsabile dirigente del National Center for Global Health – Istituto Superiore di Sanità (ISS)
Link del video della conferenza stampa:
👇👇👇
https://odysee.com/…/Die-Covid-19-Impfstoffe-sofort-vom…

Il post fa riferimento a una conferenza stampa indetta dalla stessa avvocata e dall’associazione WIR-NOI, associazione che diffonde sul proprio sito contenuti come “Le 5 leggi biologiche della natura” secondo Ryke Geerd Hamer – e per noi già questo dovrebbe bastare a capire di chi stiamo parlando. Ma non siamo qui per parlare di quel criminale di Hamer e della sua “nuova medicina germanica”, bensì di Renate Holzeisen e le sue “fonti scientifiche”.

Sì perché è proprio lei che, nel testo in cui linka un .pdf – sempre di sua produzione – ci dice che include “tutta la documentazione scientifica” a sostegno di quanto è stato riportato nella conferenza stampa. La prima cosa che vorremmo sottolineare è il titolo del documento presentato dall’avvocata:

I cosiddetti “vaccini”-Covid-19 devono essere ritirati subito dal mercato e la campagna “vaccinale” deve essere terminata immediatamente Tutt’altro è irresponsabile!

Titolo che dimostra fin da subito il pregiudizio che ha permeato tutta la conferenza e che traspare anche dal testo che troviamo nel .pdf.

Nel .pdf troviamo due fonti che potremmo definire scientifiche:

  • Un articolo MDPI (Vaccines 2024): si tratta di un articolo che discute i possibili effetti collaterali immunologici dei vaccini mRNA contro COVID-19 e propone vaccini mucosali come alternativa. L’articolo è firmato da Maurizio Federico, unico autore del testo e guarda caso anche uno dei presenti alla conferenza voluta da Holzeisen. Non vengono riportate nell’articolo conclusioni scientifiche ma ipotesi e supposizioni a sostegno di un vaccino per il quale lo stesso Federico ha coordinato la ricerca.

  • Il foglio illustrativo di Comirnaty (EMA): viene citato il foglio illustrativo del vaccino Comirnaty per supportare l’idea che ci siano rischi significativi associati ai vaccini a mRNA. Il documento, però, interpreta selettivamente le informazioni senza fornirne un quadro completo​​. Questo modo di fare, estrapolando informazioni dal proprio contesto, è sfruttato molto spesso negli ambienti legati alla disinformazione, e nel caso del vaccino anti-COVID lo abbiamo visto succedere altre volte.

Oltre a queste due fonti vediamo un richiamo a uno studio del 2023 che porta anche la firma di Anthony Fauci, studio dal titolo:

Rethinking next-generation vaccines for coronaviruses, influenzaviruses, and other respiratory viruses

Nella conferenza si cita quest’articolo evidenziando la firma di Fauci ma, tra le righe, viene dato a intendere che sia la prova provata che i vaccini usati finora presentassero criticità e che pertanto lo stesso Fauci abbia sostenuto che andrebbero cambiati, ma non è così. L’articolo non afferma che i vaccini attuali siano inefficaci o pericolosi, ma evidenzia la necessità di svilupparne di nuova generazione per migliorare la protezione contro alcuni patogeni.

Concludendo

Le fonti citate nel .pdf di Renate Holzeisen sono in parte scientifiche, ma vengono utilizzate in modo parziale per supportare una narrativa critica che non è giustificata e supportata dai fatti.

Le affermazioni presenti nel documento “Cartella Stampa CS VITA” non trovano riscontro nelle evidenze scientifiche attuali e nelle informazioni fornite dalle autorità sanitarie competenti, mentre sarebbe fondamentale basarsi su dati verificati e fonti autorevoli quando si valutano informazioni riguardanti la salute pubblica.

Il garantismo secondo Travaglio: dire pregiudicato a Davigo è gogna, a Berlusconi no… (ildubbio.news)

di Simona Musco

Con l’ex pm del Pool la presunzione di innocenza 
non precede il giudizio, ma lo segue, secondo una 
Carta fondamentale che non è quella firmata dai 
costituenti, ma quella del direttore del Fatto

Si può essere assolti in via definitiva e rimanere comunque colpevoli, come lo psicoterapeuta Claudio Foti. Ed essere condannati in via definitiva ed essere comunque innocenti, come Piercamillo Davigo.

Si tratta di una forma molto particolare di garantismo à la carte, particolare perché la presunzione di innocenza non precede il giudizio, ma lo segue, secondo una Carta fondamentale che non è quella firmata dai costituenti, ma quella di Marco Travaglio.

Nonostante questa «ingiusta condanna», scrive il direttore, il Fatto Quotidiano continuerà a ospitare con orgoglio i commenti e le riflessioni di Piercamillo Davigo, fiduciosi che questo «capolavoro di surrealismo giudiziario» venga presto cancellato. Cosa che non accadrà, almeno per la parte che è andata definitiva – non per mano del quisque de populo, ma di gente che, di solito, Travaglio difende -, salvo che Davigo, legittimamente, non voglia chiedere la revisione del processo e poi, eventualmente, ricorrere anche alla Cedu.

In caso, gli auguriamo di ottenere giustizia. Ma i fatti rimangono fatti. E affermare, come ha fatto l’ex giudice Antonio Esposito, firmatario del pezzo in solidarietà dell’ex pm di Mani Pulite, che la condanna sia strana perché l’extraneus (Davigo, appunto) è stato punito mentre l’intraneus del reato di rivelazione di segreto (ovvero il pm Paolo Storari, colui che consegnò i verbali di Piero Amara all’allora consigliere del Csm) non significa fare le capriole.

Proviamo con un esempio: in caso di concorso in rapina di un adulto con un minore non punibile che succede? Che a pagare sarà solo l’adulto. Nel caso di Storari la sentenza di assoluzione definitiva è chiara: si tratta di rivelazione colposa per difetto di elemento soggettivo, dal momento che il pm si è affidato – sbagliando – a Davigo affinché quei verbali venissero trasmessi al Comitato di Presidenza, ricevendo rassicurazioni sul fatto che ciò stesse avvenendo in modo regolare. Cosa dimostratasi falsa, come acclarato da due sentenze di merito.

Esiste, dunque, il reato per Storari? No. Mentre Davigo, che sicuramente conosceva le procedure ed era pure membro della Commissione per il regolamento, non trasmise in maniera formale – e, dunque, legale – quegli atti al Comitato di Presidenza, ma ne informò i membri separatamente senza mettere in moto l’unica macchina che avrebbe potuto davvero tutelare Storari e le indagini di Milano: quella prevista dalla legge.

A voler dimenticare il fatto che Davigo ha comunicato tali atti non solo a membri del Csm – che invitò a prendere le distanze dal collega Sebastiano Ardita, indicato falsamente come membro della loggia -, ma anche a soggetti ad esso estranei, un altro aspetto è stato tralasciato da Esposito nella sua difesa del collega: «È la stessa cronistoria delle attività investigative (…) a smentire» che sia stato il contributo di Davigo a sbloccare le indagini.

Insomma: l’intervento di “legalità” dell’ex pm si è rivelato inutile. Anzi, illegale.

Qual è la conclusione a cui si arriva leggendo il pezzo di Esposito, dunque? Che dire pregiudicato a Davigo è gogna mediatica. Dirlo a Silvio Berlusconi o a chiunque altro sia stato condannato è dovere morale. E perfino trattare da colpevole chi è stato assolto si può fare, basta far stabilire il catalogo dei buoni e dei cattivi a Travaglio.

Viene il sospetto che l’unica cosa che si tentava di fare fosse giustificare la presenza, su un giornale come il Fatto, della firma di Davigo. Excusatio non petita, accusatio manifesta, dicevano i latini.

Il caso Edoardo Bove e la disinformazione sulla miocardite da Covid (open.online)

di David Puente

Negano il legame tra miocardite e Sars-Cov-2 pur 
di legare il caso ai vaccini

Durante la partita tra Fiorentina e Inter, il centrocampista Edoardo Bove si accascia a terra e viene portato in ospedale.

Per capire cosa abbia causato il malore ci vorranno diversi accertamenti, ma la notizia di una miocardite ha acceso l’interesse di contestatori dei vaccini anti Covid, sostenendo che siano questi ad averla causata.

C’è un problema: la miocardite del giocatore risale a ben prima della campagna vaccinale. C’è però un’altra falsa narrazione, quella che vede la miocardite da Covid scientificamente infondata.

Analisi

Secondo alcuni utenti, la miocardite post Covid non sarebbe «scientificamente supportata»:

La miocardite post covid non é scientificamente supportata!

La miocardite post vaccino mRNA é dichiatata come effetto avverso dal produttore del vaccino stesso.

Fate voi

Alcuni riprendono il post Telegram del complottista No Vax Ugo Fuoco:

La verità emerge sempre. Il giocatore Edoardo Bove, che domenica era stramazzato sul campo di gioco a seguito di un grave malore durante la gara contro l’Inter si è sottoposto a risonanza magnetica.

Indovinate un po’ cosa gli è accaduto? Il grave malore è stato conseguenza di una miocardite che il 22enne avrebbe sviluppato POST COVID.

È strano…perché la miocardite è comprovato essere uno dei più seri e diffusi eventi avversi PROVOCATI DAL CRIMINALE PSEUDO VACCINO AD MRNA.

Ma d’altra parte cosa avrebbero potuto dire alle gente? E cosa avrebbero potuto riferire ad un ragazzo giovanissimo cui stavano spazzando via d’un colpo la vita ed il sogno di una carriera sportiva tanto agognata?

Sono soltanto dei criminali e vanno distrutti prima che siano loro a distruggere definitivamente noi.

La miocardite di Bove quando non c’erano i vaccini

È noto che la miocardite di Bove risale al 2020 (quando aveva tra i 17 e i 18 anni di età), pertanto durante il primo anno della Pandemia e quando non era ancora iniziata la campagna vaccinale. Su Firenze Today leggiamo: «L’esame di cinerisonanza magnetica del cuore fatta lunedì, come riportato dal quotidiano La Nazione, sembrerebbe aver messo in rilievo una lesione del ventricolo sinistro.

Lesione che sembrerebbe essere stata presente anche nelle tre risonanze magnetiche a cui Bove era stato sottoposto dopo aver avuto una miocardite post Covid». Come riporta Il Tirreno, «non basta sapere che Bove ha avuto una miocardite post Covid a stabilire se sia stata quella la causa del malore».

La miocardite da Covid e da vaccino

La miocardite non è nota a seguito dell’autorizzazione dei vaccini anti Covid-19. Si tratta di una malattia infiammatoria del muscolo cardiaco, prevalentemente causata da infezione (presunta o accertata) di agenti virali. Si tratta di un fenomeno noto: secondo uno studio del 2022 del Cardio Center di Niguarda, circa 3 pazienti ogni 1.000 ricoverati hanno sviluppato un’infiammazione cardiaca, dove il 40% dei casi risulta «particolarmente grave».

Lo stesso studio cita le miocarditi da vaccino: «Sappiamo che esistono anche forme di miocardite insorte a seguito della vaccinazione.“In questi casi meno del 5% dei pazienti ha avuto un decorso grave”- conclude Marco Metra, Direttore della Cardiologia di Brescia e ultimo autore del lavoro».

Dal Giornale italiano di Cardiologia leggiamo: «le miocarditi e pericarditi da COVID-19 sono eventi significativamente più frequenti rispetto alle forme non secondarie ad infezione da SARS-CoV-2 e quelle secondarie alla vaccinazione contro il COVID-19». In merito alla miocardite da vaccino leggiamo: «A differenza delle miocarditi e pericarditi da SARS-CoV-2, le forme post-vaccino sono clinicamente lievi e generalmente caratterizzate da un’evoluzione favorevole con risoluzione clinica completa».

In un articolo del 2022 della Fondazione Veronesi leggiamo che «il rischio più alto di miocardite è risultato comparire nelle persone infettate dal virus e non ancora vaccinate» e che «il rischio di miocarditi dopo la vaccinazione Covid è ridotto rispetto a quello dopo l’infezione».

Conclusioni

Sostenere che la miocardite da Covid non sia scientificamente supportata è del tutto falso. Questa malattia è legata agli agenti virali, incluso il Sars-Cov-2. Per il caso Bove, la miocardite era stata riscontrata ben prima delle vaccinazioni Covid.