Multe ai no vax, graziati 168 mila veneti che non si sono vaccinati. I medici: «Premio ai furbi, schiaffo agli onesti» (corriere.it)

di Michela Nicolussi Moro

Abolita la sanzione da 100 euro: 

in Regione dovevano essere pagate contravvenzioni per oltre 17 milioni

Sono 168mila i no vax in Veneto, calcolati dal ministero della Salute a dicembre 2022, che beneficeranno della «grazia» concessa dal governo Meloni lunedì scorso.

Con l’approvazione del decreto Milleproroghe il Consiglio dei ministri ha infatti abolito la multa di 100 euro comminata agli ultracinquantenni che non hanno adempiuto all’obbligo vaccinale per la prevenzione dell’infezione da Sars-CoV2 imposto dal governo Draghi e ha annullato le sanzioni pecuniarie già irrogate e non riscosse.

«Una scelta politica»
Le multe erano partite dal primo febbraio 2022 e nel Veneto la maggioranza dei 168mila interessati, cioè 94mila, ha tra i 50 e i 59 anni. Poi ci sono 47mila over 60 e 27mila over 70. Per lo Stato significa perdere un introito di 16,8 milioni di euro su un totale nazionale di 200. «È un segno di pacificazione nazionale dovuto», ha liquidato la questione Matteo Salvini, premier della Lega, che ha fortemente voluto il dietrofront.
«Non mi è mai piaciuta la multa, è vero anche che in quel momento drammatico era importante sensibilizzare tutti — la mediazione di Lorenzo Fontana, presidente della Camera —. Se qualcuno la sanzione l’ha pagata, per una questione di onestà, adesso fa la figura del fesso e non è bello». Da questo punto di vista lo rassicura Cristiano Fazzini, leader del movimento no vax con l’allora associazione «Veneto no Green Pass», ora diventata «Ita.Li» («Italia libera»): «L’80% dei no vax quei 100 euro non li ha mai pagati e chi l’ha fatto è stato convinto dai maggiori costi del ricorso.
Oggi non festeggiamo nessuna vittoria, il governo ha annullato le multe non perché ci abbia ascoltati ma perché consapevole che non le avrebbe mai incassate. Insomma, è stata una scelta politica più che una presa di coscienza. Per noi sono illecite, come lo era l’obbligo vaccinale, ma non sento come merito a conclusione di una giusta battaglia l’averne ottenuto l’abolizione».

«Messaggio diseducativo»

«Sono sempre stato a favore della campagna vaccinale, ma contrario alle multe, che non hanno aumentato la copertura — osserva Alberto Villanova, capogruppo della Lista Zaia in Regione —. Sono state una forzatura, c’erano già il Green pass e le limitazioni ai movimenti. Ormai sono passati due anni, è giusto chiudere quella pagina così dolorosa». Non sono per niente d’accordo medici e infermieri, benché tra le loro fila all’epoca si siano distinti 300 no vax. «La scelta del governo è un premio ai furbetti — dice Giovanni Leoni, vicepresidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici — e non è un messaggio educativo alla popolazione sul rispetto delle regole. Ricordiamoci che il Covid ha provocato 198.491 morti, tra i quali 383 medici: bisognava proteggere i cittadini.

Si pone infine un problema di equità nei confronti di chi le multe le ha pagate (non è previsto il rimborso, ndr)». Ancora più netta la posizione di Andrea Bottega, segretario del Nursind Vicenza (sigla degli infermieri): «Da Roma è arrivato uno schiaffo a tutti coloro che hanno seguito le indicazioni dello Stato per contenere i contagi e far cessare la pandemia.

Quando è scoppiata non c’erano cure, la vaccinazione era l’unica difesa, la sola che ha salvato milioni di operatori sanitari in prima linea e permesso al Paese di mantenere gli ospedali aperti, altrimenti sarebbe stata una strage. L’abolizione delle multe ai no vax è il tradimento del mandato scientifico, una beffa al sacrificio di milioni di italiani e alla salute pubblica. Cosa succederà alla prossima pandemia?».

Il ricorso al Tar

È anche vero che 300 tra medici, infermieri e operatori sanitari no vax veneti hanno presentato ricorso al Tar e davanti ai giudici dei tribunali civili contro l’obbligo vaccinale, perdendolo. E che, a dicembre 2022, su 3000 operatori sanitari era scattato l’accertamento sull’adempimento dell’obbligo.

«Molti infermieri si sono vaccinati per non perdere il posto di lavoro, ma tanti altri si sono dimessi, preferendo cambiare mestiere — ricorda Bottega —. Alcuni sono andati a lavorare per le attività di famiglia, altri nei negozi come commessi, alcune colleghe hanno preferito fare le colf. Almeno sono stati coerenti con la loro scelta radicale».