Scarti umani – Cavallaro / Garbato 12.01.25 (diario.world)
Scarti umani – Belpietro / Rico 12.01.25 (diario.world)
Scarti umani – Sanvito / Aspesi / Carioti / Montesano / Rubini 12.01.25 (diario.world)
Lepore sfratta i gestori di Villa Paradiso (corriere.it)
di Da. Cor.
Dopo i casi dei film pro-Putin (censurati). L’associazione: è una ritorsione politica
Villa Paradiso sotto «sfratto».
Il Comune ha infatti deciso di stralciare la sede del centro sociale del quartiere Savena più volte finito nella bufera per eventi filo-russi dall’elenco delle sedi di quartiere assegnate alle associazioni.
Scaduta la convenzione alla fine del 2024, quindi, Villa Paradiso verrà destinata a «interventi innovativi sul welfare di prossimità» da parte del dipartimento Welfare e promozione del benessere di comunità di Palazzo d’Accursio. «In soldoni, ci hanno tolto la convenzione», lamentano i gestori di Villa Paradiso che ieri hanno divulgato, mettendolo come foto copertina di Facebook, il provvedimento dell’amministrazione in cui viene messo nero su bianco che Villa Paradiso viene espunta dal «progetto Case di Quartiere» e che «il relativo immobile viene destinato al dipartimento Welfare e Benessere di comunità».
Il Comune, nel recente passato, aveva diffidato più volte i gestori del centro per iniziative politiche considerate filo-Putin. La prima volta era successo a gennaio di un anno fa, quando era stata annullata la proiezione del film filo Cremlino «Il Testimone»; l’ultima nemmeno due mesi fa, a fine novembre, quando era stata programmata l’iniziativa «Russia Corea Popolare. Una lunga storia di amicizia».
In quest’ultima occasione Palazzo d’Accursio era stato perentorio con i gestori di Villa Paradiso: trattandosi di uno spazio destinato a questioni sociali e culturali, aveva dichiarato l’amministrazione, «è inaccettabile che sia usato per ospitare attività di propaganda». Aveva quindi promesso di «prendere ulteriori provvedimenti», qualora non fosse stata rispettata la diffida.
«Non abbiamo dubbi, questa è una ritorsione politica della giunta nei confronti di un’associazione non allineata alla volontà del Pd, ma anche un chiaro segnale dato a tutte le altre case di quartiere e associazioni: o con noi, o contro di noi», ha protestato ieri Potere al Popolo.
«Prendiamo atto — prosegue il partito della sinistra radicale — che dopo le minacce la giunta è passata ai fatti, senza nemmeno avere il coraggio di non rinnovare la convenzione all’associazione, ma arrivando addirittura a cambiare completamente l’impiego dell’immobile».
Scarti umani – Maurelli 12.01.25 (diario.world)
Scarti umani – Definì lo scrittore Antonio Scurati “uomo di m.”, Sallusti censurato dall’Ordine dei giornalisti (repubblica.it)
Lo scrittore, attaccato per un’intervista contro il governo dopo le scorse elezioni, si era rivolto al Consiglio di disciplina lamentando alla “berlina” degli odiatori del web
Definire lo scrittore Antonio Scurati, autore di una trilogia di successo su Benito Mussolini, “uomo di M” non può considerarsi un esercizio del diritto di satira, anzi rappresenta una “grave violazione delle norme deontologiche della professione giornalistica”.
Il Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia censura l’allora direttore di Libero Alessandro Sallusti per il titolo di prima pagina, del 28 settembre 2022, “Il principe dei rosiconi. L’uomo di M – Lo scrittore Scurati sui giornali francesi: “Meloni al governo? È la nuova Mussolini”, e per l’articolo di fondo del direttore, sempre in prima pagina, “L’accolita dei rancorosi”.
Era stato lo stesso scrittore, autore dei fortunati M. Il figlio del secolo, M. L’uomo della provvidenza, M. gli ultimi giorni dell’Europa, a rivolgersi all’Ordine dei giornalisti per l’attacco subito dal giornale che, pochi giorni dopo la vittoria del centrodestra alle Politiche del 2022, lo aveva duramente attaccato per un’intervista concessa a un sito francese.
A Le Dauphiné Libére Scurati aveva definito Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia “gli eredi di Mussolini, e in quanto tali pericolosi per l’Italia, l’Europa e l’umanità intera”. Per questo Sallusti aveva accusato lo scrittore di “sputtanare un Paese all’estero e far passare chiunque e senza prove per l’erede del Duce”.
Nel suo esposto, come riporta il provvedimento dell’Ordine, Scurati lamentava proprio di “essere stato definito “Uomo di M”, “ove la lettera “M” veniva interpretata come l’iniziale della parola “merda”, espressione “che ricorre per ben sette volte nel breve scritto con un crescendo che conduce Sallusti a scrivere, verso la fine, che “l’uomo di M. è uomo di M. fino in fondo, e più fa l’uomo di M. e più fa ascolti”.
Per Scurati, “il significato dell’espressione “Uomo di M”, in questo contesto, è uno solo. Corrisponde, infatti, al grave insulto “uomo di merda””. A causa dell’articolo, “gonfio di un tale livore”, Scurati lamenta di essere stato “messo alla berlina”, catalizzando nei suoi confronti gli “odiatori” del web, a seguito di un “attacco triviale e sleale alla mia reputazione – scrive – una palese violazione della dignità della persona”.
Invitato a difendersi davanti al Consiglio, Sallusti argomentava di aver usato l’espressione “Uomo di M”, con “intento chiaramente satirico, nell’esercizio di critica politica”, a seguito della “reazione indignata di molti” all’intervista in Francia. L’espressione usata, si è difeso l’ex direttore di Libero, non sarebbe che “un banale gioco di parole legato ai titoli dei libri” di Scurati.
Il giornalista ha anche paragonato articolo e titolo al contenuto degli inserti satirici di quotidiani e anche al periodico francese Charlie Ebdo, oggetto di un attacco terroristico nel 2015, “noto per un esercizio di satira fortemente irriverente e tagliente”.
Una difesa che non ha convinto il collegio. Che, nel comminare la sanzione della censura a Sallusti, afferma che titolo e fondo “non possano essere considerati espressioni satiriche, sia per la loro forma sia per il contesto generale in cui sono collocati nel quotidiano”. Nel merito “per quanto la fama di Scurati sia ampia, non lo è a sufficienza per definirlo “Uomo di M.” a caratteri tanto grandi sulla prima pagina di un quotidiano a diffusione nazionale per “giocare” con i titoli dei suoi libri”.
La maggioranza dei lettori, scrive ancora il collegio, “interpreterà quella M come l’iniziale della parola “merda””. In più, “nell’articolo di fondo i toni usati non sono certo quelli dell’ironia, del paradosso, della metafora e dell’irrisione che caratterizzano la satira, ma quelli di una forte e aspra critica politica, che fa pensare a una reazione a freddo all’intervista rilasciata al sito francese, e forse anche al confronto duro che aveva avuto con lo scrittore il giorno prima”.
Anche “l’uso del titolo di apertura di un quotidiano, che va attribuito al direttore, per colpire in modo così violento una persona per quanto conosciuta in un mondo letterario piuttosto limitato, a parere di questo collegio rappresenta una grave violazione delle norme deontologiche poste a fondamento della professione giornalistica”.