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Città 30, la rivoluzione mancata: limite ignorato, pochi dati. Un anno passato invano (ilrestodelcarlino.it)

di FRANCESCO MORONI

Sanzioni e schianti, report vecchi di sei mesi 
e aggiornamenti al ralenti. Il Comune: meno 
traffico e inquinamento. 

Ma ora preoccupano i cantieri. Da gennaio a giugno vittime di incidenti dimezzate sul 2023. Boom di bike sharing e spostamenti in bici

Più che ‘Città 30, c’è chi l’ha già ribattezzata ‘Città fantasma’. A Bologna i controlli si vedono raramente (quasi mai) e i cantieri per le strade hanno imposto un Andamento lento alla Tullio De Piscopo che ha raddoppiato i tempi di percorrenza e dimezzato i chilometri sul tachimetro.

Ma qual è il bilancio del provvedimento comunale più discusso del 2024, che ha esteso il limite dei 30 orari all’80% delle strade, a distanza di un anno dall’entrata in vigore? Un bilancio fantasma perché i dati, in realtà, sono rimasti indietro e un aggiornamento puntuale ancora non c’è stato.

FE_699A6592-81064762 (PUNTO STAMPA SULLA CITTA 30 CON LEPORE E LA ORIOLI)

Le multe, innanzitutto: ad oggi il Comune non ha ancora diffuso un rendiconto al riguardo. Gli ultimi numeri risalgono al (lontano) 18 luglio del 2024, cioè sei mesi dopo l’inizio delle sanzioni: 122 giornate di controlli con pattuglie sulle strade, 11.305 veicoli fermati, 1.603 multe.

Soltanto 87, però, hanno riguardato il superamento dei 30 chilometri orari (169 quelle per i 50 all’ora): poco più di una multa ogni due giorni. I cantieri veri e propri, inoltre, sono scattati dopo l’inizio della Città 30 e qualche altro malizioso è pronto a scommettere che i prossimi dati rilasciati dall’amministrazione comunale saranno al ribasso.

Incidenti e morti, soprattutto: è su questo che l’opinione pubblica si spacca, tra chi tira i numeri per il colletto della giacca sostenendo come siano calati grazie alla Città 30, e chi dice che il provvedimento c’entra poco e niente. Anche in questo caso, i dati andranno aggiornati perché sono fermi a sei mesi fa.

Quelli di Comune e Città metropolitana, se non altro, perché pure su questo capitolo le correnti di pensiero sono diverse nonostante – si dica – la matematica non sia un opinione. A Bologna da gennaio a giugno 2024 i morti sulle strade sono stati 4 contro gli 8 del 2023. Nel 2022 erano stati 11 nello stesso periodo e, se giustamente bisogna togliere dal conteggio gli anni pandemici ‘20 e ‘21, si arriva agli 8 del 2019 e ai 12 del 2018. Gli incidenti mortali, questo è evidente, sono in calo.

Ciò che non può essere evidente, invece, è quanto questo calo sia attribuibile ai 30 chilometri orari e al provvedimento. Per quanto riguarda il mero numero dei sinistri stradali: 949 nei primi sei mesi del 2024 (1.177 feriti), 1.055 nel 2023 (1.348 infortunati), 1.050 nel ‘22 (1.327), 968 nel ‘19 (1.260), 970 nel ‘18 (1.274). Spulciando le statistiche, in sostanza, non emerge una differenza così netta.

L’inquinamento, infine, tra chi è convinto che procedendo a marce più basse si inquini di più (allungando anche i tempi di percorrenza e quindi le emissioni) e chi sostiene che sia tutto il contrario. Sempre con i numeri del Comune alla mano, si parla di un calo del traffico veicolare del -3% (oltre 6.300 veicoli in strada in meno nel giorno feriale medio) e di un inquinamento legato al traffico urbano al -23% (ma per la sola centralina Arpae di Porta San Felice).

Non solo: boom del bike-sharing (+92%) e degli spostamenti in bicicletta (+12%). Insomma, dodici mesi dopo i numeri vanno aggiornati, in attesa che l’amministrazione rilasci nuovi report. Quello che è certo, però, è che la percezione della misura si è attenuata in proporzione a quanto sia cresciuta quella per i cantieri.

Inchiodato Landini e Cgil? Il documento: “Firme e pensioni fasulle, ecco le prove”

La posizione di Maurizio Landini si complica. 

Dopo aver negato le accuse su presunte irregolarità dei patronati italiani all’estero, il segretario della Cgil potrebbe essere travolto da un nuovo documento. In onda lunedì 13 gennaio Rai3 riaccende i riflettori sul caso.

E lo fa mostrando verbali degli ispettori del ministero del Lavoro relativi ai controlli effettuati presso la sede del patronato Inca Cgil di New York.

Si tratta, dunque, di un documento ufficiale del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che metterebbe nero su bianco come quasi tutte le pratiche fossero irregolari e dunque nulle.

Tra le irregolarità, quella delle pratiche duplicate, ossia la “doppia statisticazione”, ma anche richieste di denaro per servizi che dovrebbero essere gratuiti; firme e pensioni fasulle; donazioni con tariffari precisi come in un mercato nero dell’assistenza.

L’ispezione è datata 25 ottobre 2023 e mostra numeri da capogiro: nel 2020, su 770 punti dichiarati, solo 4 sono stati convalidati, con una decurtazione che sfiora il 100 per cento.

Nel 2021, la situazione non è tanto diversa: su 263 punti dichiarati, solo mezzo punto è valido. Un vero e proprio scandalo se si considera che i patronati sono finanziati con soldi pubblici, derivanti dallo 0,199 per cento dei contributi Inps degli italiani.

Già nel 2016, il “Comitato parlamentare per le questioni degli italiani all’estero” aveva denunciato le irregolarità dei patronati all’estero, evidenziando una serie di pratiche scorrette. Insomma, una situazione che va avanti da tempo e che Landini continua a negare.

Un Natale sull’orlo del conflitto nucleare (butac.it)

di 

Tra pressappochismo e allarmismo, tra opinioni 
campate in aria e mancanza di argomentazioni

Quello che segue, per quanto corredato da fonti ed argomentato, non è da intendersi come articolo di fact-checking. Traendo spunto da un articolo apparso sul Fatto Quotidiano qualche giorno prima di Natale, che passava in rassegna molteplici eventi di rilevanza internazionale e mondiale, ho deciso di scrivere l’articolo presente per le seguenti ragioni:

  • soffermarmi sulle questioni da esso sollevate e lasciare qualche link per approfondire;
  • riflettere sul fatto che a scrivere l’articolo sia stato un ex magistrato e politico italiano;
  • che sia stato pubblicato su una delle principali testate giornalistiche del nostro paese;
  • augurare a tutti buon anno nuovo. Sì, perché dipingere il mondo più nero di quanto già non sia può essere tuttalpiù inutile, alla peggio dannoso. Dunque, iniziamo.

Toni e contenuti del linguaggio di Putin, tutt’altro che indebolito, sempre più inquietanti. Gli ucraini non solo hanno avuto l’autorizzazione da Usa e Nato di utilizzare i missili a lungo raggio in territorio russo, ma hanno consolidato le azioni terroristiche anche a Mosca, da ultimo con l’uccisione […] del generale russo Kirillov

Quel “tutt’altro che indebolito” è semplicemente gratuito, poiché non supportato da alcun dato o ragionamento. Anzi, a rigore, le perdite di Aleksey Kolomeitsev, colonnello russo a capo dell’unità specializzata in attacchi con droni, di Mikhail Shatsky, a capo del dipartimento per la modernizzazione dei missili e, infine, quella riportata da de Magistris del generale Kirillov, dovrebbero essere di per sé stesse sufficienti perlomeno a evitare di inserire un commento di quel tipo. Per non parlare poi della Siria, ma l’articolo ci arriva più avanti:

L’Europa è sempre più destabilizzata sul piano politico: sull’orlo della guerra civile in Georgia, l’estrema destra che avanza nei paesi più forti, la Francia senza governo, in Germania crolla Scholz e si va alle urne.

Questi appena elencati sono certo tutti argomenti degni di approfondimento e di preoccupazione, ma non riesco proprio a capire perché da Magistris abbia inserito la Georgia in Europa.

Forse per le chiare aspirazioni europeiste del Paese, forse per le tante bandiere dell’Unione sventolate nelle piazze georgiane, ma tutto questo non basta – perlomeno non ancora, chissà in futuro – a giustificare un tale discorso. Ad ogni modo, prosegue l’articolo:

In Corea del Sud, uno Stato super alleato degli Usa, va in scena un tentativo di colpo di Stato con proclamazione della legge marziale, che viene fatto passare come un colpo di testa del capo di stato coreano. Gli americani fanno sapere di non saperne nulla.

Al di là dell’espressione “super alleato”, che mi ha strappato una risata, questa frase è costruita in modo da lasciare intendere che gli USA siano dietro al tentato colpo di stato in Corea del Sud. Eppure al 19 dicembre – data in cui scrive de Magistris – sappiamo bene quale sia stato l’esito di quel tentativo: un’eccellente dimostrazione di come le istituzioni e la popolazione abbiano saputo reagire compatti in difesa della democrazia.

Ora una domanda sorge spontanea: perché gli Stati Uniti avrebbero dovuto appoggiare un colpo di stato in un Paese già loro alleato, che non ha mostrato la volontà di allontanarsi e in cui è proprio la popolazione ad essere insoddisfatta del presidente?

Non solo tutto questo non ha il minimo senso, ma non viene nemmeno minimamente argomentato.

In Siria crolla la dittatura dispotica e disumana della famiglia Assad […] alleata di Mosca e Teheran, e avviene la liberazione, piuttosto agevole, ad opera delle forze di opposizione, guidate dal comandante jiadista Abu Mohammed al-Jolani, proveniente dalla cellula siriana di al Qaeda […] Dopo aver liberato Damasco, con il sostegno degli israeliani, il terrorista ritenuto pericolosissimo passa in Occidente per un nuovo democratico liberatore. La categoria del terrorista che muta a seconda della convenienza.

Ricordando quanto da lui scritto sopra, viene di nuovo da domandarsi la ragione di quel “tutt’altro che indebolito” se Putin ha perso un suo alleato e il Paese di cui era dittatore. Peraltro non un Paese qualsiasi, ma la Siria.

Dopodiché, de Magistris dapprima fa finta che al-Jolani e HTS (l’organizzazione della quale è a capo) non siano più considerati terroristi dalle Nazioni Unite, quando invece lo sono ancora, poi accusa l’Occidente di ipocrisia quando definisce il leader siriano “democratico”, senza specificare chi, dove e quando l’avrebbe così definito.

Al-Jolani è un uomo che, lo si voglia o meno, da semi-sconosciuto è divenuto il leader di un Paese chiave per tutto il Medio Oriente, un uomo che pur avendo un passato da tagliagole afferma adesso che la Siria è esausta dopo una guerra che va avanti dal 2011 e non è certo una minaccia per il mondo, un uomo che pur provenendo dalla “cellula siriana di al Qaeda” è stato ed è in buoni rapporti col vescovo dei cattolici di Siria e ha parlato di una “Costituzione” da dare al Paese. Per chi volesse approfondire, Il Post ha pubblicato una interessantissima breve biografia di Al-Jolani e un’intervista al vescovo dei cattolici di Siria.

Personalmente ho l’impressione che de Magistris confonda l’apertura mostrata dall’Occidente – prima peraltro del tutto escluso dal Paese – con una dichiarazione collettiva di “democraticità”. Così facendo, banalizza e distorce il senso di tale apertura, strumentalizzandola per sostenere l’accusa di ipocrisia.

Infine, l’avanzata sulle alture del Golan di Israele, i suoi bombardamenti in Siria e le motivazioni fornite dal ministro degli esteri Gideon Sa’ar commentano da soli quel “sostegno degli israeliani” di cui lo stesso parla.

Sul fronte Usa-Cina gli americani sventolano minacciosi la bandiera di Taiwan tanto per non farci mancare niente e provocare una crisi pericolosissima in estremo oriente contro la Cina, la più forte potenza mondiale.

Anzitutto a sventolare la bandiera di Taiwan non sono gli americani, ma i taiwanesi. Quello che de Magistris voleva probabilmente dire, con l’ennesima formulazione alquanto discutibile, è che gli USA stanno sostenendo militarmente ed economicamente l’isola, rendendo così i rapporti con la Cina sempre più tesi.

Nessuna parola sulle esercitazioni militari cinesi in acque taiwanesi. Ora due domande sorgono spontanee: è più verosimile un attacco americano-taiwanese alla Cina o un attacco cinese a Taiwan? In base alla risposta che ci diamo, chi starebbe provocando chi e chi starebbe invece prendendo delle precauzioni?

Ovviamente poi de Magistris ammonisce su un sempre più probabile “olocausto nucleare”, ma se riduciamo tutto a un “la Russia e la Cina hanno avanzato delle richieste e siccome hanno le armi nucleari non possiamo farci nulla”, allora stiamo implicitamente sostenendo che la prima potenza nucleare che avanza una proposta deve ottenere tutto ciò che chiede, altrimenti olocausto nucleare. Tradotto: vince la potenza nucleare che alza la voce per prima. Questa affermazione non è né accettabile, né sostenibile.

Per concludere, una perla:

L’unica notizia che potrebbe essere positiva è quella che sta crollando il mondo fondato sui due blocchi di superpotenze: Usa da una parte e Russia dall’altra. La nascita dei Brics testimonia che il mondo è multipolare e soprattutto che l’Occidente non può essere il depositario della verità e della esportazione della democrazia nel mondo.

Di “depositari dell’esportazione della democrazia”, visti soprattutto i risultati finora ottenuti, sarebbe bene che non ce ne fossero affatto, mentre l’Occidente già non è “depositario della verità” e de Magistris – insieme a molti altri – ne è la prova.

In quello stesso Occidente è infatti permesso esprimere tranquillamente qualsiasi opinione, anche la più campata in aria, sulle pagine delle più importanti testate nazionali, o in prima serata in questo o quel programma televisivo, da personaggi che si spacciano per esperti di questo e quello.

E “l’unica notizia che potrebbe essere positiva” è arrivata 33 anni fa col crollo dell’Unione Sovietica.

Come anticipato all’inizio, buon anno nuovo a tutti.

Scarti umani – Steve Bannon condanna Elon Musk come “razzista” e “veramente malvagio” (theguardian.com)

di

L'ex consigliere di Trump denuncia l'adozione da 
parte del CEO della tecnologia di alcune forme di 
immigrazione e promette di "abbattere questo tizio"

In un’escalation di malcontento tra i seguaci di estrema destra di più alto profilo di Donald Trump, il suo ex consigliere Steve Bannon ha definito il nuovo favorito di Trump, Elon Musk, “razzista” e un “ragazzo veramente malvagio”, impegnandosi a “abbattere questo ragazzo” e cacciarlo dal movimento Maga.

In un’intervista al Corriere della Sera in Italia, di cui alcuni estratti sono stati pubblicati questo fine settimana da Breitbart, Bannon ha criticato l’adozione da parte di Musk di alcune forme di immigrazione e ha promesso di garantire che Musk non abbia accesso di alto livello alla Casa Bianca.

“È un ragazzo veramente malvagio, un ragazzo molto cattivo. Ho fatto della mia cosa personale quella di abbattere questo ragazzo”, ha detto Bannon. “Prima, perché ci metteva i soldi, ero pronto a tollerarlo – non sono più disposto a tollerarlo”.

Ha aggiunto: “Farò in modo che Elon Musk finisca di qui entro il giorno dell’inaugurazione”, che cade il 20 gennaio. “Non avrà pieno accesso alla Casa Bianca. Sarà come qualsiasi altra persona”.

Musk è diventato uno dei più grandi sostenitori di Trump, e sicuramente il più ricco, durante la campagna di successo del repubblicano per riconquistare la presidenza degli Stati Uniti, spendendo circa 270 milioni di dollari e venendo ricompensato con un posto al fianco di Trump da allora.

Dopo la sua vittoria, Trump ha chiesto a Musk di aiutarlo a guidare un gruppo consultivo teoricamente dedicato a tagliare la spesa pubblica degli Stati Uniti fino a 2 trilioni di dollari, un quarto del suo intero bilancio.

Ma l’adozione da parte di Musk dei visti H-1B, che consentono alle aziende – come SpaceX e Tesla di Musk – di assumere professionisti e ingegneri qualificati al di fuori degli Stati Uniti, è stata presa male da altri accoliti Maga che si oppongono a quasi tutte le forme di immigrazione. Musk, che è nato in Sudafrica, è in possesso di un visto H1-B.

“Questa cosa dei visti H-1B, riguarda l’intero sistema di immigrazione è manipolato dai signori della tecnologia. Lo usano a loro vantaggio. La gente è furiosa”, ha detto Bannon, che Trump ha licenziato dalla sua posizione alla Casa Bianca durante la sua prima amministrazione, ma che in seguito si è reinventato attraverso il suo podcast War Room come uno dei principali evangelisti del movimento Maga.

Bannon ha ulteriormente ampliato il suo obiettivo per attaccare i giganti della tecnologia Peter Thiel e David Sacks di Musk per avere origini sudafricane.

“Lui [Musk] dovrebbe tornare in Sudafrica”, ha detto Bannon. “Perché abbiamo i sudafricani, le persone più razziste della terra, i sudafricani bianchi, e li facciamo fare commenti su ciò che accade negli Stati Uniti?”

Sostenendo che “l’unico obiettivo di Musk è diventare un trilionario” e definendolo un sostenitore del “tecno-feudalesimo su scala globale”, Bannon ha detto: “Non lo sostengo e lo combatteremo”, aggiungendo: “Non combatterà. Ha la maturità di un ragazzino.

“Farà di tutto per assicurarsi che una qualsiasi delle sue aziende sia protetta o abbia un accordo migliore o guadagni di più.

“La sua aggregazione di ricchezza, e poi – attraverso la ricchezza – il potere: questo è ciò su cui si è concentrato”.