di Mario Lavia
Il vuoto a sinistra
Romano Prodi e i cattolici prodiani giudicano le scelte di Elly Schlein sulla politica internazionale come un «blocco alla possibile evoluzione del sistema politico». Una posizione confusa che provoca un forte disorientamento dell’opinione pubblica
«La segretaria del Pd manifesta drammaticamente il vuoto politico della sua segreteria. La sua credibilità come forza di governo è al momento compromessa e anzi risulta di blocco alla possibile evoluzione del sistema politico».
La bocciatura senz’appello di Elly Schlein di Gianfranco Brunelli, direttore del “Regno”, la rivista dei dehoniani molto vicina per sensibilità politica e culturale a Romano Prodi, va dritta sul punto nevralgico della questione: la non credibilità del Partito democratico come forza di governo.
È una conclusione che discende dal giudizio negativo sulla politica internazionale del Pd con particolare riferimento alla sua contrarietà all’attuale linea seguita dall’Unione europea con il sostegno di tutte le famiglie democratiche, ivi compresa quella socialista di cui il partito di Elly Schlein pure fa parte, ma da cui è visto ormai come una forza massimalista.
A questo proposito, il direttore del Mulino Paolo Pombeni si è chiesto, crediamo retoricamente, «se la scelta propugnata dalla segretaria Elly Schlein e dal suo inner circle rientri nella fattispecie del massimalismo, cioè di quel modo di fare politica che ha spesso successo nell’animare gli spiriti di inquieta e irrazionale contestazione che sempre esistono nelle fasi critiche della storia: un modo di fare politica che poi porta in genere la sinistra al disastro privando i sistemi politici in cui è inserita di una alternativa di progresso contrapposta agli arroccamenti della conservazione (quando non ai rigurgiti del reazionarismo becero)».
C’è da pensare che Giorgia Meloni, che certe cose le annusa per esperienza più che per cultura politica, stia giocando proprio su questa postura «massimalista» di una sinistra italiana guidata attualmente da una pacifista “americana”, dai residuati del bertinottismo (Alleanza verdi e sinistra) e dalla ultima reincarnazione del qualunquismo grillino in chiave di estrema sinistra (Giuseppe Conte). E fa la cosa che le riesce meglio, lei e la muta di politici e giornalisti al suo seguito: provocare.
Così che ciò che accade è una radicalizzazione profonda sulla politica internazionale, forse per la prima volta in questi termini. Con il risultato, tra l‘altro – come ha osservato ieri Mario Monti – di creare un forte disorientamento dell’opinione pubblica.
Il «popolo della sinistra» soprattutto non capisce più da che parte stare anche a causa della doppiezza del Pd che è d’accordo con la difesa europea, che se si farà si farà comunque fra molti anni, ma non con l’esecuzione di un piano di difesa nazionale. Una posizione che cerca malamente di salvare capra e cavoli, ma che risulta cervellotica. La demagogia di Conte fa il resto.
Se la destra piange, la sinistra dunque non ride. E radicalizzandosi, malgrado la contrarietà della componente riformista (a proposito, dove sono finiti i prodiani del Pd?), il partito di Schlein si allontana dall’Europa e dalle sue correnti politiche democratiche e di progresso.
Il «disastro» cui allude Pombeni non è lontano dall’opinione di Gianfranco Brunelli circa la funzione esercitata di fatto dal Pd come «blocco alla evoluzione del sistema politico» che in altre parole è quello che ha osservato Prodi al Corriere della Sera: «Esistono opposizioni, ma non un’alternativa di governo». Un ritardo che per lui – ma è oggettivamente così – ricade soprattutto sulle spalle di Elly Schlein in quanto leader del principale partito di opposizione.
L’impressione è che il padre dell’Ulivo assista sconsolato, ma senza armi, alla linea che il Pd sta seguendo, che è uno «stato d’animo» comune anche ad altre personalità del mondo vicino ai democratici e pure ai capi della minoranza interna. Schlein non cambia linea, e sembra che lei di questi ammonimenti di Prodi e di altri non voglia farsi carico.
L’alternativa di governo resta quindi una chimera. Se non cambiano le cose.
