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Scarti umani (diario.world)

«Ecco la fine dei terroristi, criminali via dall’America»

Nuovo show dell’amministrazione americana sulle deportazioni dei migranti illegali. La segretaria alla Sicurezza interna Kristi Noem ha pubblicato un video sui social girato all’interno della controversa maxi-prigione Cecot a El Salvador, ringraziando il Paese e il suo presidente per «aver portato qui i nostri terroristi e averli incarcerati per le violenze perpetrate nel nostro Paese».

Un riferimento ai 238 venezuelani sospettati (ma non condannati) di appartenere ad una nota gang di Caracas e deportati nel Paese centroamericano incatenati, strattonati, inginocchiati per la rasatura dei capelli e portati in cella camminando a 90 gradi, come mostrano i recenti video postati dalla Casa Bianca.

Mentre Noem parla nella sua clip, dietro di lei si vede un’altra immagine controversa: una cella sovraffollata con decine di detenuti a torso nudo e tatuati delle gang MS-13 e 18th Street. «Voglio che tutti sappiano che se venite nel nostro Paese illegalmente questa è una delle conseguenze che potreste affrontare», avvisa nel video, confermando quindi la linea dura dell’amministrazione Trump sull’immigrazione.

Questo nonostante ieri una corte d’appello abbia confermato l’ingiunzione di un giudice di grado inferiore che ha sospeso il ricorso di Trump all’Alien Enemies Act del 1798 per deportare migranti venezuelani a El Salvador. Nel corso della sua visita, Noem incontrerà il presidente salvadoregno Nayib Bukele, alleato di Trump, che ha fatto costruire la struttura Terrorism Confinement Centre (Cecot) come parte della sua politica di repressione delle gang criminali in El Salvador.

La doppiezza del Pd, e la tragedia della mancanza di un’alternativa di governo (linkiesta.it)

di

Il vuoto a sinistra

Romano Prodi e i cattolici prodiani giudicano le scelte di Elly Schlein sulla politica internazionale come un «blocco alla possibile evoluzione del sistema politico». Una posizione confusa che provoca un forte disorientamento dell’opinione pubblica

«La segretaria del Pd manifesta drammaticamente il vuoto politico della sua segreteria. La sua credibilità come forza di governo è al momento compromessa e anzi risulta di blocco alla possibile evoluzione del sistema politico».

La bocciatura senz’appello di Elly Schlein di Gianfranco Brunelli, direttore del “Regno”, la rivista dei dehoniani molto vicina per sensibilità politica e culturale a Romano Prodi, va dritta sul punto nevralgico della questione: la non credibilità del Partito democratico come forza di governo.

È una conclusione che discende dal giudizio negativo sulla politica internazionale del Pd con particolare riferimento alla sua contrarietà all’attuale linea seguita dall’Unione europea con il sostegno di tutte le famiglie democratiche, ivi compresa quella socialista di cui il partito di Elly Schlein pure fa parte, ma da cui è visto ormai come una forza massimalista.

A questo proposito, il direttore del Mulino Paolo Pombeni si è chiesto, crediamo retoricamente, «se la scelta propugnata dalla segretaria Elly Schlein e dal suo inner circle rientri nella fattispecie del massimalismo, cioè di quel modo di fare politica che ha spesso successo nell’animare gli spiriti di inquieta e irrazionale contestazione che sempre esistono nelle fasi critiche della storia: un modo di fare politica che poi porta in genere la sinistra al disastro privando i sistemi politici in cui è inserita di una alternativa di progresso contrapposta agli arroccamenti della conservazione (quando non ai rigurgiti del reazionarismo becero)».

C’è da pensare che Giorgia Meloni, che certe cose le annusa per esperienza più che per cultura politica, stia giocando proprio su questa postura «massimalista» di una sinistra italiana guidata attualmente da una pacifista “americana”, dai residuati del bertinottismo (Alleanza verdi e sinistra) e dalla ultima reincarnazione del qualunquismo grillino in chiave di estrema sinistra (Giuseppe Conte). E fa la cosa che le riesce meglio, lei e la muta di politici e giornalisti al suo seguito: provocare.

Così che ciò che accade è una radicalizzazione profonda sulla politica internazionale, forse per la prima volta in questi termini. Con il risultato, tra l‘altro – come ha osservato ieri Mario Monti – di creare un forte disorientamento dell’opinione pubblica.

Il «popolo della sinistra» soprattutto non capisce più da che parte stare anche a causa della doppiezza del Pd che è d’accordo con la difesa europea, che se si farà si farà comunque fra molti anni, ma non con l’esecuzione di un piano di difesa nazionale. Una posizione che cerca malamente di salvare capra e cavoli, ma che risulta cervellotica. La demagogia di Conte fa il resto.

Se la destra piange, la sinistra dunque non ride. E radicalizzandosi, malgrado la contrarietà della componente riformista (a proposito, dove sono finiti i prodiani del Pd?), il partito di Schlein si allontana dall’Europa e dalle sue correnti politiche democratiche e di progresso.

Il «disastro» cui allude Pombeni non è lontano dall’opinione di Gianfranco Brunelli circa la funzione esercitata di fatto dal Pd come «blocco alla evoluzione del sistema politico» che in altre parole è quello che ha osservato Prodi al Corriere della Sera: «Esistono opposizioni, ma non un’alternativa di governo». Un ritardo che per lui – ma è oggettivamente così – ricade soprattutto sulle spalle di Elly Schlein in quanto leader del principale partito di opposizione.

L’impressione è che il padre dell’Ulivo assista sconsolato, ma senza armi, alla linea che il Pd sta seguendo, che è uno «stato d’animo» comune anche ad altre personalità del mondo vicino ai democratici e pure ai capi della minoranza interna. Schlein non cambia linea, e sembra che lei di questi ammonimenti di Prodi e di altri non voglia farsi carico.

L’alternativa di governo resta quindi una chimera. Se non cambiano le cose.