Sull’orlo del baratro, la crisi del teatro è prima di tutto la crisi dei suoi lavoratori (che-fare.com)

di Andrea Porcheddu

Pare di essere come Vladimiro e Estragone, 
in attesa di Godot. Che non arriva. O che 
potrebbe arrivare in forma di decreto Cura 
Italia o di emendamenti.

Per quel che riguarda il teatro e lo spettacolo dal vivo, infatti, i riflessi non solo economici, sociali, professionali ma anche emotivi e culturali della sospensione delle attività in Italia, in seguito alle restrizioni dovute alla pandemia, stanno emergendo in tutta la loro evidenza.

Le contraddizioni di un sistema spinto, negli anni passati, a una frenetica attività iperproduttiva, si riverberano oggi nella difficoltà di immaginare una Fase 2 che non lasci indietro nessuno. Il governo sta facendo qualche (piccolo) sforzo per pensare a delle soluzioni, immettendo una cifra (bassa) per tamponare l’emergenza della mancata attività.

Oppure ipotizza un “Netflix della Cultura” – parole del Ministro Dario Franceschini – per sperare in un futuro migliore. Così, come per magia, ci siamo trovati tutti a parlare dell’eventuale palinsesto della novella Tv e nessuno che si ricorda più della miseria della suddetta cifra, dei 130milioni annunciati per salvare il settore, di cui appena 30 andrebbero – a quanto pare – al Fus. Ma siamo ottimisti! Una salva di hurrà, vedremo tanto teatro on demand! … leggi tutto

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