PD Bologna, il regime rosa 17 – 23 ottobre 2022 (diario.world)

di Carlo Terrosi (FB)

Un altro episodio di violenza in zona universitaria a Bologna: stavolta sono state aggredite e picchiate due ragazze. Si può tollerare che questa sia la norma nel cuore storico, monumentale e culturale della città?


Giunta Lepore: bilancio di un anno di mandato…. Alcuni dicono che non si sia fatto granché, che i problemi della città sono ancora tutti li..Ma non è vero. Almeno due cose sono state fatte:
– un sacco di dichiarazioni alla stampa;
– la gara d’appalto da 320 milioni per il tram;
…direi che gli obiettivi di mandato sono stati perfettamente raggiunti.

C’è uno spunto interessante nella conferenza stampa del Sindaco di Bologna di questa mattina, la richiesta al governo di donare alle città una parte del patrimonio demaniale per costruire case popolari. Senza dirlo, è l’esatto opposto di quello che fa il Comune di Bologna da oltre dieci anni, da quando ha cominciato a venderle piuttosto che a costruirle.
Ora, sommando la domanda di case delle famiglie a basso reddito a quella dei turisti e degli studenti, si capisce che non basta che Emily Clancy abbia fermato la grande svendita (che pure è un merito), è chiaro che la città deve crescere e, se non vogliamo consumare suolo agricolo, dobbiamo ripensare e ridisegnare la città costruita, a cominciare dalle caserme.
Anziché continuare a scialare danaro pubblico nei contributi all’affitto, bisogna ricominciare a costruire. A questo fine non c’è solo l’ACER, che non pare abbia raggiunto chissà quale efficenza; non ci sono solo le cooperative a proprietà divisa, che tanto piace alla piccola borghesia, ma c’è anche il modello, il mio preferito, delle cooperative a proprietà indivisa (nella foto le Popolarissime di via Vezza/del Lavoro)

Bologna, l’ex assessore Aitini contro il sindaco Lepore: «La montagna ha partorito un topolino» (corriere di bologna)

Sul bilancio del primo anno di mandato piovono anche le critiche della minoranza riformista del Pd marginalizzata alle amministrative

Non ci sono solo le critiche del centrodestra a mettere in discussione il bilancio del primo anno di mandato presentato dal sindaco di Bologna Matteo Lepore. Anche la minoranza riformista del Pd, marginalizzata ai tempi delle Amministrative e rimasta da allora un pungolo nel partito a trazione leporiana, il 18 ottobre ha deciso di dire la sua.

«Mi pare che, al di là del gigantesco sforzo narrativo, in questo primo anno di mandato la montagna abbia partorito un topolino. C’è tanto su cui lavorare. Tanto», ha scritto sui social l’ex assessore Alberto Aitini, incassando oltre 200 mi piace. Tra i commenti anche quello della coordinatrice bolognese di Italia Viva, Lina De Troia. «Neanche il topolino, basta guardare in giro. Lo spazzino di quartiere? Bologna la zozza. Poliziotto di quartiere? Risse, stupri, furti in aumento. Il resto fuffa — scrive la renziana — ma siamo la città più progressista d’Italia».

«Il Bologna-centrismo si è acuito»

Dario Mantovani, sindaco di Molinella che all’ultimo congresso del Pd bolognese ha rappresentato l’area riformista, invita ad allargare lo sguardo al territorio metropolitano.

«Basta guardare la cartina per rendersi conto che i Comuni con le fragilità più alte sono quelli dove il centrodestra vince o va avanti», sottolinea Mantovani, per cui «dopo un anno, a parte un po’ di scelte nominalistiche o simboliche, siamo ancora sulla china. Non mi sembra ci sia stato un cambio di passo». Anzi, sottolinea il sindaco che allo scorso congresso sfidò l’attuale segretaria del Pd Federica Mazzoni, «il Bologna-centrismo, invece che diminuire, mi sembra si sia solo acuito». Un esempio? Il Pnrr.

«Si sperava che portasse grandissime risorse su tanti Comuni sotto i 15 mila abitanti. È successo in parte per quelli un po’ più strutturati, ma la maggior parte dei Comuni — dice il leader della minoranza dem — ha avuto difficoltà a raggiungere queste risorse e i soldi nei piani integrati della Città metropolitana si sono concentrati quasi tutti sui progetti del capoluogo». Il divario tra centro e periferia insomma, sostiene Mantovani, si è acuito. Il voto per la giunta Lepore dunque è insufficiente? «Io pongo temi politici, non do voti. C’è una questione che riguarda la Città metropolitana. A un certo punto le politiche vanno sostanziate con i fatti».


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