Il metodo e il virus
Chi temeva il regime, può rilassarsi. Le crepe abbondano e tutti i servizi dietro le quinte dicono che Silvio Berlusconi è scocciatissimo del comportamento del Presidente del Consiglio. Salvini non è felice e la grande conferenza stampa di lunedì è stata un flop: Giorgia, con rispetto delle istituzioni, è stata verbosa e nervosa e anche per lei il fattore umano conta.
Quando fece quel numero megalomane e fuori dalla grazia di dio in Spagna per comunicare ai franchisti spagnoli che lei era Giorgia, che era madre, era italiana e il numero della carta di identità, fu raggiunta da un giornalista del New York Times che le chiese se non le sembrasse di avere esagerato: “Yeah…” rispose Giorgia . E tacque. Poi aggiunse con lodevole candore: “Il fatto è che ero stanca morta. E quando sono stremata mi piglia una botta d’isteria. Sono fatta così”. L’ammissione fu onesta e la sua risposta servì a tappare un buco perché è ben consapevole di avere i fari puntati addosso.
Ma adesso è nei guai con la Sanità. Per la storia della reintegrazione immediata dei medici no vax e per il cumulo di sciocchezze che ha detto sulla scienza e sul metodo. E con molto garbo, ma fin da subito, medici e scienziati l’hanno cortesemente bocciata. Di tutte le accuse o sospetti o timori o indizi di neo-post-ex fascismo, quella per ora più corroborata è l’accusa di ignoranza strutturale: i fondamentali comuni non soltanto all’estrema destra, ma specialmente all’estrema destra. Aneddoto familiare: quando Adolf Hitler venne a Roma per “La giornata particolare” (poi ricostruita dal film di Ettore Scola) mio padre era un ingegnere delle Ferrovie dello Stato. E un caporione fascista gli disse che era autorizzato a visitare il treno del Führer, il top della tecnologia tedesca, per riprodurlo tale e quale per il Duce.
Mio padre entrò nel treno, esaminò tutti i dettagli tecnici e quando scese disse che non era possibile: l’alimentazione trifase e altre diavolerie che non ricordo, rendevano impossibile copiare il treno tedesco per il Duce. Appena pronunciò queste parole, il caporione fascista e altri due o tre sgherri in lana d’orbace si avventarono su mio padre, persona mitissima che detestava ogni forma di violenza e lo presero a schiaffi, calci e pugni gridandogli: “Disfattista, imbecille e traditore”. Il fascismo speculò quanto fu possibile sulla genialità di Guglielmo Marconi inventore della radio e la buttava sempre in cagnara quando era possibile costruire un grande scenario di propaganda come le traversate atlantiche.
Ma di scienza sapevano soltanto dire parole vuote e altisonanti. Il vero punto debole personale della Meloni è stato linguistico, ma non tanto per l’uso costante della parola “nazione” quando “paese” andrebbe benissimo, ma nell’aver fatto un pasticcio mentale di estrema destra ideologica, proprio mentre affermava il contrario: di volersi sottrarre all’ideologia.
Stiamo parlando della questione Covid, che nel Consiglio dei ministri è stata trattato come se fosse una montatura. Sappiamo bene che non è stata soltanto l’estrema destra ad aver vomitato sciocchezze sul Covid e la necessità di vaccinare, e conosciamo bene lo scandalo dei medici refrattari negazionisti e ribelli che sono stati allontanati dalle corsie perché pericolosi e che adesso, con due mesi di anticipo, torneranno vittoriosi nelle stesse corsie da cui erano stati allontanati. Intanto, ogni giorno cade un aereo con dentro settanta, cinquanta, ottanta persone rapidamente cremate, fingendo, anzi suggerendo che si tratti di un fatto naturale come la caduta delle pere mature, in continua decrescita.
Ma il punto grave ideologico nel discorso della presidente del Consiglio è stato quello in cui ha spacciato come una difesa delle libertà personali la bocciatura delle misure anti covid, dai vaccini alle mascherine, interpretando un comportamento politico che mentre finge di essere libertario e democratico e invece totalmente fascista.
Meloni ha detto che non si possono impartire disposizioni limitative delle libertà individuali se prima non si è raccolta l’evidenza scientifica dei vantaggi che queste limitazioni dovrebbero portare. Si tratta di una catastrofica sciocchezza che confonde mettendole sullo stesso piano le scienze deduttive figlie nella mente dell’uomo come le matematiche, gli scacchi, le geometrie euclidee e non euclidee, e le scienze della natura in cui cadono la fisica, la biologia e tutte le branche della medicina che avanzano potentemente ma sempre brancolando tra buio e luce fra tentativi, errori, correzione di errori e nuovi tentativi.
Dall’altra parte del tavolo gioca il virus che risponde con le sue varianti e una partita in cui nessuno vince mai definitivamente ma in cui si cerca di limitare per quanto possibile i danni.
Le evidenze scientifiche che pretende Giorgia Meloni non sono mai possibili perché muta continuamente il contesto della malattia, della terapia, del metodo di indagine, delle correzioni, proposte, e comunque sta di fatto che soltanto i medici americani e gli sperimentatori delle grandi case farmaceutiche americane hanno prodotto quei vaccini che con tanta sufficienza, riluttanza e albagia si tende adesso a considerare come prepotenze del nemico esterno.
All’esterno per una mentalità fascista c’è sempre un nemico che non riconosce le nostre altissime qualità e ci vuole vaccinare per forza per incassare quattrini, ci vuole a tutti i costi portare il gas indispensabile ma pretende di essere pagato e così via. Poiché è molto trendy in questo momento fare l’analisi del sangue alla povera Giorgia per vedere quanto Dna missino ancora circoli nelle sue giovani vene.
Noi proponiamo un’analisi più significativa di quella delle parole o degli aggettivi con cui qualcuno fa finta di poter sceneggiare il contesto di oggi aggiungendoci i telefoni bianchi e un linguaggio perentorio ma ignorante. Giorgia ha detto che ci vuole l’evidenza scientifica ignorando che la prova galileiana in medicina non esiste ma che la medicina va avanti lo stesso e noi siamo tutti ancora vivi grazie a lei.
È una caratteristica invece delle ultradestre moderne credere e far credere che la libertà individuale sia il termometro della benessere di una democrazia. È vero il contrario: quando una democrazia funziona e per la parte medica sa come rivolgersi alle scienze empiriche, le libertà individuali si vanno sempre più restringendo perché ognuno deve rispettare le regole del condominio, del codice della strada, del comportamento in generale affinché nessuno sia danneggiato dai capricci dell’altro.
Ed è esattamente ciò che la Meloni lascia intendere fra le righe: che finalmente la libertà sia tornata e il covid si è sconfitto e i vaccini delle emerite cazzate di sinistra.