di Nello Scavo, inviato a Odessa
Guerra
Nei giorni in cui il Paese ricorda il massacro per fame dell’Holodomor, milioni sono ancora senza luce né gas: ci vorranno settimane prima che la rete elettrica torni operativa
«Per la Russia! Per la Libertà!», urlano quando la minicamera del drone inquadra l’esatto momento in cui il quadricottero sgancia la granata. Quelli di sotto moriranno tutti. Al comando ucraino esultano: “Spasiba bolsoj!”. “Grazie mille”, dicono in russo per ringraziare l’ennesimo centro della “Legione Libertà”, il battaglione di dissidenti e soldati moscoviti passati dalla parte di Kiev.
Era diretto ai “traditori” il messaggio di morte del Wagner Group, la compagnia di mercenari al soldo di Putin. Le immagini di Evgeny Nuzhin, il loro uomo accusato di essersi venduto all’Ucraina ed eliminato con un colpo di mazza da cantiere, non sorprendono quei membri della legione che il mestiere delle armi lo hanno appreso dagli istruttori russi.
Sono giorni di commozione e rabbia in Ucraina. Kiev ha accusato il Cremlino di usare le stesse «tattiche genocide» adoperate negli anni ’30 da Stalin. Dal quarto venerdì di ogni novembre nel Paese si piangono i 4 milioni di morti del terribile “Holodomor”, lo sterminio per fame.
Oggi milioni di persone sono completamente al buio e al freddo e nonostante la rete elettrica stia riprendendo a funzionare, ci vorranno settimane prima di fare arrivare in tutto il Paese, anche solo per qualche ora al giorno, elettricità e gas da riscaldamento.
Nel 90esimo anniversario del massacro senza armi, centinaia di persone vengono evacuate da villaggi, case e ospedali, specialmente nella regione di Kherson, bersagliata dall’artiglieria russa che ieri ha concentrato il tiro su Ochakiv, la cittadina da cui salpano gli incursori diretti nella penisola di Kinburn.
Poco lontano, la “Legion of Freedom” è un fantasma che appare e svanisce. Guardati a vista dall’intelligence ucraina, non si sa mai che qualcuno faccia il doppio gioco, dalle seconde linee spesso si inoltrano in campo aperto, per regolare vecchi conti e rimandare indietro i compagni di un tempo.
Non è solo un raggruppamento militare, ma il progetto di un “Movimento popolare” con una presenza politica clandestina in Russia. La sua “Combat wing” è l’ala combattente composta da dissidenti russi, bielorussi e anche soldati di Mosca catturati da Kiev e tornati liberi per venire immessi nella legione.
Inutile domandare se per tutti sia stata una scelta libera o di convenienza. «Anche da voi c’erano soldati tedeschi che sono diventati partigiani con gli italiani – risponde il nostro contatto nella Legione – e hanno combattuto per la vostra e la loro libertà. Noi sappiamo che Mosca ha occhi ovunque e questi combattenti rischiano, perché hanno le loro famiglie in Russia» … leggi tutto