di Pietro Campa, Tommaso Frattini, Ferruccio Pastore, Roberto Quaranta e Claudia Villosio
La “fase 2” potrebbe penalizzare parecchio i lavoratori migranti.
Svolgono infatti mansioni che li espongono di più al rischio contagio. E contemporaneamente cresce per loro il rischio povertà e quello di perdere il diritto al permesso di soggiorno.
Il rischio contagio
La cosiddetta “fase 2” nella gestione dell’emergenza coronavirus, in cui le attività economiche riprendono con precauzioni particolari e non a pieno regime, rischia di penalizzare in modo significativo i lavoratori migranti su almeno tre fronti: quello del contagio, della povertà e della irregolarità.
Come già sottolineato su lavoce.info, i lavoratori impiegati in occupazioni che comportano interazioni fisiche tra persone saranno probabilmente quelli che subiranno di più le conseguenze negative dello shock coronavirus, sia perché queste attività saranno verosimilmente le ultime a ripartire, sia perché è probabile che per adottare le adeguate misure di prevenzione del contagio sarà necessario un ridimensionamento della forza lavoro.
Senza contare che anche nel caso “più favorevole” di mantenimento del posto e ripresa dell’attività produttiva, questi lavori hanno insito un rischio per la salute maggiore di quelli che non prevedono interazioni con altre persone.
Tutto ciò è preoccupante dal punto di vista della disuguaglianza: sono proprio i lavoratori a più basso salario che hanno una più alta probabilità di svolgere mansioni che li espongono a contatti interpersonali … leggi tutto