di Roberto Vecchioni
In questo giorni che tutti i formaggi, i sughi pronti, gli assicuratori, i detersivi, i bancari, i concessionari si scoprono ad amare come non mai gli italiani che devono comunque comprare per essere felici;
in questo semicomico affollarsi di spot che assicurano “tutto andrà bene” ed esibiscono bambini ignari col cioccolato in bocca; in questi giorni che dobbiamo sorbirci su ogni possibile canale stereotipi, ovvietà sesquipedali, stronzate minimali da audience peloso e mascherine così o colà e un metro, un metro e mezzo di distanza e vado al mare o non ci vado, senza nemmeno perderci la sceneggiata parallela di due esimi uomini di legge che “vengo anch’io” “no tu no” e “ah sì? Allora lo dico a tutti”; in questi giorni che come ti muovi sbagli e che il virus c’è e poi c’è ma di meno e il liberismo dopo aver ucciso mezzo mondo sta pure suicidandosi, nessuno, dico nessuno, ha nemmeno per un istante pensato di segnalare ce tre ragazzi, tre musicisti, in un Paese non lontano, stavano morendo volontariamente uno per volta in un terrificante sciopero della fame per qualcosa che chissenefrega se si chiama libertà … leggi tutto