Siamo entrati in questa pandemia avendo a disposizione armi inimmaginabili ai nostri avi, ma in una società che si sente sotto assedio, il “prima gli italiani” sembra l’unica risposta possibile
Per capire come stia la globalizzazione, e il colpo che le ha dato il Covid-19, basta pensare che oggi un milanese non può prendere un treno per andare a Padova. Come le merci e le persone, anche i virus si spostano. Un mondo più interconnesso ha agevolato la diffusione del Coronavirus. I Paesi colpiti hanno tutti, chi più chi meno, messo in atto “interventi non farmaceutici” che hanno ridotto la libertà di movimento. È il caso di dichiarare la fine della globalizzazione?
Siamo entrati in questa pandemia avendo a disposizione armi inimmaginabili ai nostri avi. Nel giro non di anni ma di settimane è cominciata la sperimentazione sul possibile utilizzo, contro il Covid19, di farmaci che avevamo già. I nostri sistemi sanitari sono stati messi sotto forte stress, ma ciò che ci colpisce è che qualcuno non abbia potuto avere le cure necessarie: resta un’eccezione, non la regola. Proprio il fatto di essere una società incredibilmente più ricca di quelle del passato ha reso possibili lockdown rigorosi: che non a caso non sono immaginabili nei Paesi più poveri.
Estremizzando, sembra quasi che tutto ciò che ha aiutato a preservare la vita e la salute degli individui abbia indebolito la società nel suo complesso … leggi tutto