di Aldo Grasso
Tognazzi contro Gassmann.
Nel seguire il battibecco tra Ricky Tognazzi e Alessandro Gassmann per colpa di Dino Giarrusso, mi è tornato in mente il film «I mostri» di Dino Risi, un episodio in particolare. Un uomo che ha ucciso i cinque figli e si è rifugiato nella sua baracca sulla Pontina, a Roma, esce finalmente ammanettato tra due agenti: lui ha un’aria normale, gli agenti si concedono vanesi al fotografo che li immortala.
Alessandro e Ricky hanno indossato gli abiti dei padri e ripetuto la scena, pari pari. Mi aspettavo qualche piccola, sostanziale differenza. Del caso Giarrusso non vale nemmeno la pena di parlare, ha suscitato solo sberleffi e prese in giro, forse sono altri i «mostri» da catturare.
Non sono più ridicoli di Giarrusso gli intellettuali che si mobilitano perché non vogliono Zelensky a Sanremo? Non sono più pericolosi i parlamentari che fanno uso improprio di informazioni di natura riservata?
Non è più inquietante una giustizia che assolve l’ex calciatore Michele Padovano dopo 17anni? Non sono più malfidi i sottosegretari che comprano case a Roma a prezzi stracciati da enti sui cui vigilano?
Se non battibecchiamo su problemi veri finiremo tutti, sempre per restare nei «Mostri», come Guarnacci (Tognazzi) e Altidori (Gassman), uno più suonato dell’altro, a piagnucolare che «i cazzotti fanno male».