di Claudia Torrisi
Una delle parole che hanno caratterizzato questi mesi di lockdown è stata "eroi", utilizzata per definire migliaia di lavoratrici e lavoratori della sanità in prima linea nella risposta alla diffusione del nuovo coronavirus.
In Italia così come in altri paesi, il loro lavoro è stato celebrato con lunghi applausi di gratitudine dai balconi.
Con il passare dei giorni, si è fatta strada la categoria più ampia dei “lavoratori essenziali”. Non solo personale medico e sanitario o che lavora negli ospedali, ma tutti coloro per i quali non è esistito lockdown o smart working, impegnati nel garantire al resto della popolazione che la vita, in qualche modo, potesse andare avanti.
“Essenziale” significa indispensabile. Essenziali sono le badanti o le persone che si prendono cura di anziani o persone disabili, nelle case e nelle strutture; i e le braccianti e tutti coloro che riforniscono gli scaffali dei supermercati; cassieri e cassiere e dipendenti che ne permettono l’apertura al pubblico e la gestione; lavoratori e lavoratrici di imprese di pulizie; rider e fattorini che portano cibo o merce a domicilio; coloro che smistano quella merce. Sono perlopiù lavori precari, sottopagati e senza tutele – anche a livello sanitario … leggi tutto