di Sandro De Riccardis
Un credito fiscale da 50mila euro per lavori di efficientamento energetico di cui lui non sapeva nulla:
è dalla denuncia di un cittadino di Treviso che è partita l’inchiesta
Cinquantamila euro incassati come credito fiscale per lavori di efficientamento energetico dichiarati da una impresa di impianti elettrici, che però non erano mai stati eseguiti. E’ stata la denuncia di un cittadino residente a Treviso, che si è ritrovato un inaspettato regalo nella sua contabilità fiscale, a fare scattare l’indagine della procura di Monza.
Un’operazione che ha portato al sequestro di 4,3 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza di Monza per crediti legali alla riqualificazione energetica degli edifici. Lavori eseguiti solo sulla carta, che però hanno permesso di creare un volume virtuale di spese e il conseguente diritto al credito da parte di un’impresa brianzola.
Partendo da quei 50mila euro di cretidi d’imposta fittizi, gli investigatori della Guardia di Finanza di Seveso sono risaliti alle fatture dei lavori dell’impresa di impiantistica, tra l’altro sconosciuta al proprietario dell’immobile. Subito sono emerse le prime anomalie: non solo i lavori di efficientamento erano stati eseguiti solo sulla carta, ma non erano stati nemmeno portati a termine gli obblighi contabili e fiscali, tra cui la presentazione delle comunicazioni periodiche di liquidazione dell’Iva, con il conseguente mancato versamento delle imposte.
L’indagine dei finanzieri ha così consentito di verificare come la società abbia avuto un volume di affari nel 2022 più che raddoppiato rispetto agli anni precedenti, con un fatturato che si è impennato durante l’estate con oltre quattro milioni legati a interventi di riqualificazione energetica che risultavano eseguiti – ma in realtà mai realizzati – a favore di oltre 130 clienti.
Un valore complessivo di 4,3 milioni legati ai rimborsi sugli interventi edilizi previsti dal decreto Bilancio, e corrispondenti al sequestro chiesto dall’ufficio diretto dal procuratore Claudio Gittardi e concesso dal gip di Monza.
E sui quali gli investigatori hanno svolto approfondimenti al fine “di scongiurare la possibilità che i crediti superbonus 110% vantati possano essere monetizzati con cessione agli istituti di credito, ovvero utilizzati per indebite compensazioni dei propri debiti erariali”.
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