Il sonno delle opposizioni sull’inopportuno endorsement di Meloni ai franchisti di Vox (linkiesta.it)

di

Nostalgia canaglia

Il video comizio inviato dalla presidente del Consiglio al partito di estrema destra spagnolo è sembrato esagerato e grottesco sia nei toni sia nelle parole scelte. Mai un premier era intervenuto così pesantemente in una campagna elettorale straniera

L’appoggio a trecentosessanta gradi, come direbbe lei, a Vox suggerisce un dilemma inquietante: Giorgia Meloni o non si rende conto di quello che fa – e sarebbe grave – o se ne rende perfettamente conto – e sarebbe gravissimo. Il messaggio che la presidente del Consiglio, spogliatasi di questo ruolo e rimasta con il costume di capo dei post-missini, ha rivolto ai franchisti che lei definisce «patrioti» è il segno più evidente che la premier non riesce a tenere sotto controllo i bollenti spiriti della Grande Rivalsa che esplodono soprattutto a cospetto della estrema destra spagnola; un po’ perché lei ama sinceramente quel Paese e la sua lingua che padroneggia (chi si scorda dell’ineffabile comizio «Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy cristiana») e forse anche perché vede con occhio benevolo il filo nero e robusto che collega la Spagna del passato all’Italia del passato. Ci siamo capiti.

Sta di fatto che è disdicevole dal punto di vista istituzionale che il capo di un governo intervenga in modo così pesante nella campagna elettorale di un altro Paese a una settimana dal voto. Un conto è un sostegno espresso in forme sobrie, magari in quanto leader di partito, un altro è un presidente del Consiglio (perché lei resta in ogni momento la presidente del Consiglio) che invia un video-comizio estremamente duro ai patrioti spagnoli.

Una cosa sulla quale le opposizioni italiane avrebbero dovuto alzare una protesta molto più forte delle sporadiche critiche che si sono sentite (ma dove sono i leader quando servono?) perché il problema, come si diceva, è che bisognerebbe appurare se Meloni si rende conto delle cose che fa e che dice. Dei toni che usa, e anche del merito di certe affermazioni.

Sentite: «Buonasera patrioti, buonasera Santi (Santiago Abascal, leader di Vox- ndr). Sono molto contenta di contribuire con il mio messaggio alla campagna elettorale e ribadire il grande legame che unisce FdI e Vox – ha detto in spagnolo Meloni – mi auguro che Vox abbia un ruolo importante nel prossimo governo».

Ed ecco il progetto politico generale: «È arrivato il tempo dei patrioti, in Italia, Finlandia, Svezia, Polonia, e Repubblica Ceca, abbiamo dimostrato che noi patrioti possiamo governare e contribuire all’aumento della prosperità della gente. La vostra vittoria può dare impulso a tutta l’Europa».

Su questa roba dei patrioti si può discutere dal punto di vista filologico per ore ma ormai è chiaro che per lei è sinonimo di estrema destra, di post-fascisti. Bobo Craxi, uno che ben conosce la politica spagnola, ha osservato che «il programma di Vox viola almeno venticinque articoli della Costituzione spagnola, è per l’abrogazione di partiti democratici, è contro la parità di genere eccetera…», e d’altra parte nessuno nega, a partire da loro, che si tratti di una formazione politica nostalgica del franchismo, contraria ai diritti civili, all’immigrazione, contrarissima alla battaglia sul clima.

Meloni, incurante di essere a capo di un governo di un Paese che invece è molto attento per esempio a quest’ultima questione, ha urlato sostenendo che «chi ci vuole condannare non ama la natura: basta con il fondamentalismo. Vogliamo difendere la natura, con al suo interno l’uomo. La sostenibilità ecologica deve andare di pari passo con quella economica».

Parole come minimo ambigue (ma quale fondamentalismo?) che non passerebbero nemmeno nel Parlamento italiano, parole – forse non è un caso – pronunciate dopo la sconfitta della destra al Parlamento europeo su questo tema. E non poteva mancare la riproposizione del grande classico sull’immigrazione: «Il modello delle frontiere aperte non va bene, è risultato falso e tutto il mondo può vederlo. Non possiamo pensare di accogliere tutti i migranti economici».

Peccato che gli sbarchi siano in costante aumento e che giustamente entrino tutti, il blocco navale è ormai solo un fantasma dell’adolescenza. Il punto lo ha colto Lia Quartapelle (Pd) notando che «la lupa perde il pelo ma non il vizio, altro che svolta moderata» indirettamente rimarcando la contraddizione della Meloni leader dei Conservatori europei che vorrebbe allearsi con i popolari e la Giorgia che si spella le mani per l’estrema destra, la solita doppiezza politicamente schizofrenica che in questi giorni si è vista anche sulla questione della giustizia con Meloni che smorza i toni con la magistratura e Giorgia che al tempo stesso rivendica la velina che bollava la medesima magistratura come un soggetto «che fa opposizione». Forse anche Sergio Mattarella gliene avrà chiesto ragione.

E Antonio Tajani, vicepresidente del Ppe, non ha niente da dire sulla sua premier filo-franchista? O è troppo preso dalla battaglia anti-Fascina per buttare un occhio su quella antifascista? Il grottesco video-messaggio a «Santi», il leader di Vox, naturalmente in Spagna non sposterà un voto ma il problema qui è tutto italiano. Ritorna la domanda: Giorgia Meloni, alla quale forse andrebbe concessa l’attenuante della stanchezza e di uno stress per lei nuovo – altro che mal di piedi – si rende conto di quello che dice?

Perché incappare in un doppio scivolone, sulla magistratura e sulla politica internazionale, comincia a essere preoccupante per la sua tenuta fisica. E per quella politica.

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