di Juanne Pili
FACT-CHECKING
Lo “studio” non ha passato la revisione e non è stato di conseguenza pubblicato
In diverse condivisioni Facebook viene riportata in chiave complottista, la ritrattazione da parte di The Lancet di un preprint (copia cache qui) dove i ricercatori dimostrerebbero che, su «325 casi di autopsia e un caso di necropsia» raccolti attraverso la revisione di sistematica di 678 studi, «Un totale di 240 decessi (73,9%) è stato giudicato in modo indipendente come direttamente dovuto o significativamente contribuito alla vaccinazione COVID-19». Per capire se tale ritrattazione sia dovuta alla condotta errata dei ricercatori o se esiste un complotto volto a censurare tutti i paper di questo genere non ci resta che leggerlo.
Analisi
Chi riporta la “notizia” nelle pagine italiane lo fa col seguente testo:
The Lancet riporta il seguente testo per spiegare la ritrattazione:
Questo preprint è stato rimosso da Preprints with The Lancet perché le conclusioni dello studio non sono supportate dalla metodologia dello studio. Preprints with The Lancet si riserva il diritto di rimuovere un documento che è stato pubblicato se stabiliamo che ha violato i nostri criteri di selezione. I preprint disponibili qui non sono pubblicazioni di Lancet o necessariamente in fase di revisione con una rivista di Lancet. Questi preprint sono documenti di ricerca in fase iniziale che non sono stati sottoposti a revisione paritaria.
Il metodo dello studio
Quindi vediamo subito che la definizione «Pubblicato su LANCET» è imprecisa. La rivista parla inoltre di conclusioni non supportate dal metodo utilizzato. Questo si può vedere già dall’abstract, di cui riportiamo i punti salienti:
Abbiamo cercato tutti i rapporti di autopsia e necropsia pubblicati relativi alla vaccinazione COVID-19 fino al 18 maggio 2023. Inizialmente abbiamo identificato 678 studi e, dopo lo screening per i nostri criteri di inclusione, abbiamo incluso 44 documenti che contenevano 325 casi di autopsia e un caso di necropsia […] il sistema di organi più implicato nella morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio (8%) e da più sistemi di organi (7%). Tre o più sistemi di organi sono stati colpiti in 21 casi. Il tempo medio dalla vaccinazione alla morte è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) è stato giudicato in modo indipendente come direttamente dovuto o significativamente contribuito alla vaccinazione COVID-19.
Mancano diversi riferimenti importanti. Per esempio come hanno stabilito un nesso causale, dal momento che dovendo analizzare esclusivamente persone decedute – in buona parte con patologie pregresse -, il fatto di morire nell’arco di due settimane da una vaccinazione non implica che quest’ultima sia stata determinante. Con che «criteri di inclusione» sono stati inclusi quei «44 documenti»? In che modo i ricercatori avrebbero stabilito un controllo? Non ci è dato saperlo. Del resto nel mondo non abbiamo visto una moria di oltre il 73% dei vaccinati entro due settimane dall’assunzione della dose.
Chi sono i principali autori dello studio
Se andiamo a leggere alcune delle firme, potrebbe sorgere qualche legittimo dubbio sulla qualità della revisione. Per esempio, Peter McCullough aveva già riportato diverse informazioni false sui vaccini in passato, anche sull’origine delle varianti e sull’immunità. Parliamo di una delle fonti del «maxi-studio» della Fondazione Hume sulle terapie precoci anti-Covid, di cui abbiamo trattato qui. McCullough aveva anche sostenuto una correlazione tra vaccini Covid e tumori nei militari americani. Harvey A. Risch aveva già fatto affermazioni ambigue su vaccini Covid e decessi, e per questo è molto apprezzato anche dal noto propagandista Steve Bannon.
Conclusioni
La revisione che suggerisce come il 74% dei decessi sarebbe scausato dai vaccini Covid, è stata ritrattata da The Lancet ancora in fase di revisione, perché la metodologia dello studio non supporta palesemente le conclusioni.