di Carlo Valentini
É immorale tenere in ostaggio migliaia di persone che hanno prenotato un viaggio in treno o in aereo,
nel cuore della stagione estiva, per una vertenza sindacale.
Il giudizio non riguarda ovviamente il diritto di sciopero, indiscutibile in un ambito di rapporti anche contrapposti tra le parti. Ma va maneggiato con cura quando si rischia di provocare gravi danni alla collettività, inerte.
Le ragioni addotte a difesa dai sindacati (non c’è stato alcun invito al dialogo dalle controparti, i contratti sono scaduti da tempo e non si intravede la disponibilità a negoziarne il rinnovo) hanno una loro valenza ma non giustificano un’iniziativa sindacale così massiccia, senza l’individuazione di fasce protette e in un periodo ad alta intensità di viaggiatori, sottoposti a snervanti contrattempi, sconvolgimenti dei loro programmi, perdite economiche.
Insomma, uno sciopero per provocare il maggior danno possibile. Il ricatto è evidente. E nuove astensioni dal lavoro sono annunciate, con buona pace di un altro diritto: quello alla mobilità. Un diritto che non può essere calpestato dalle confederazioni sindacali, le quali non possono esimersi dal considerare la specificità dei servizi pubblici e se proprio debbono ricorrere al braccio di ferro con le controparti i comportamenti vanno ben calibrati, senza ricorrere a decisioni quasi eversive.
La maturità sindacale si misura anche sulla responsabilità delle scelte, che non possono prescindere dai loro riflessi sui cittadini. Tra l’altro modalità e tempi diversi avrebbero consentito di evitare alle categorie in sciopero l’ostilità dell’opinione pubblica, fattore non trascurabile in una società orientata al consenso. Da parte sua il governo è chiamato a un’efficace opera di mediazione tra le parti, senza venire colto di sorpresa e quindi finire per piangere sul latte versato.
La mediazione potrà essere complicata ma proprio per questo occorre prendere le redini delle vertenze e cercare di incanalarle sui giusti binari. Gli indecorosi bivacchi a cui i viaggiatori sono stati costretti sono una vergogna nazionale e non sono ammessi rimpalli di responsabilità.