Diritti
È la paradossale storia di Fatima Zahra El Maliani alla quale, nel marzo scorso, il Presidente Mattarella ha conferito la prestigiosa onorificenza di Cavaliere “per la sua disponibilità a restituire il bene ricevuto attraverso il suo impegno nel doposcuola UNICEF di Torino”.
Fatima è arrivata in Italia dal Marocco a due anni e ha seguito il suo corso di studi interamente nel nostro Paese. Si è laureata e, oggi, è Research Assistant presso la prestigiosissima Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Da bambina è stata aiutata negli studi grazie al programma Sermig (Servizio missionario giovani), che assicurava il dopo-scuola a bambini i cui genitori erano fuori per lavoro tutto il giorno. Fatima ha voluto restituire questa opportunità, prestando la sua assistenza ai bambini del quartiere multiculturale di Porta Palazzo di Torino.
Malgrado questo percorso personale perfettamente integrato nella cultura italiana, oltre che profondamente generoso, Fatima è ancora legata ai permessi di soggiorno.
Alcuni pensano che la cittadinanza italiana sia solo un pezzo di carta. Non è così. È vero che il permesso di soggiorno assicura diritti fondamentali come l’istruzione e l’assistenza sanitaria, tuttavia preclude anche importanti opportunità e comporta una serie di incombenze che fanno sentire cittadini di serie B.
I ragazzi che non hanno la cittadinanza, infatti, vivono “appesi” ai rinnovi del permesso che, per questioni burocratiche, sono spesso in ritardo. L’attivista di Action Aid Ajar Drissi ricorda “i volti mortificati delle mie insegnanti del liceo quando si iniziava a parlare di gita all’estero, fino ad arrivare a trascorrere la notte da sola in aeroporto ad Orio al Serio, a 16 anni, perché non potevo partire con la ricevuta del permesso di soggiorno per un progetto di scambio culturale in Lettonia; infine ritrovarmi con la carriera universitaria bloccata a causa del permesso di soggiorno scaduto” (Perché la cittadinanza non è solo un pezzo di carta, Action Aid, 2 marzo 2022).
Anche Fatima Zahra El Maliani si è scontrata presto con le limitazioni della sua condizione. A 14 anni decide che, da grande, avrebbe fatto il carabiniere, per poi scoprire che si trattava di una carriera riservata ai soli cittadini italiani.
Il sogno infranto di una bambina e un’opportunità persa per il nostro Paese.