Ecco perché il nuovo Twitter di Elon Musk piace ai dittatori (formiche.net)

di Rossana Miranda

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Da quando l’imprenditore ha acquistato il social network, le modifiche del sistema hanno reso la piattaforma terreno fertile per la disinformazione e la propaganda totalitarista. L’analisi di Foreign Policy

“Prima di concederci il lusso di qualsiasi altra cosa dobbiamo tornare a un flusso di entrate in positivo”. Lunedì Elon Musk ha ammesso che le entrate pubblicitarie di Twitter si sono dimezzate. Una netta inversione rispetto all’ottimismo dello scorso aprile, quando in un’intervista della Bbc si era detto ottimista del piano di ripresa e aveva sostenenuto che la maggior parte degli inserzionisti era tornata sul social media.

La realtà è che i ricavi pubblicitari sono stati circa 88 milioni di dollari, in calo del 59% rispetto allo stesso periodo del 2022, secondo i numeri forniti dal New York Times solo a giugno.

Secondo il quotidiano statunitense, tra le ragioni della caduta c’è il tentativo di diversificare i servizi e il peggioramento della qualità dei post sulla piattaforma.

Sono diversi i rapporti che evidenziano l’impennata di posizione estremiste, propaganda a favore dei regimi totalitari e disinformazione da quando l’imprenditore ha acquistato la piattaforma. Il susseguirsi di interventi ha cambiato profondamente l’esperienza d’uso del social, e il crollo della fiducia e della sicurezza della piattaforma ha raffreddato l’entusiasmo di investitori e inserzionisti.

Di questo tratta l’analisi di Miah Hammond-Errey, direttrice dell’Emerging Technology Program dell’United States Studies Center dell’Università di Sydney, apparsa sull’autorevole rivista Foreign Policy. Nell’era Musk, scrive l’esperta, il mondo ha assistito alla revoca dei divieti sugli account estremisti e pericolosi, l’eliminazione dell’etichetta di associazione degli account ai governi (compresi quelli che diffondono propaganda russa e cinese) e la censura di decine di giornalisti perché critici nei confronti dell’imprenditore. Il risultato? L’aumento di incitamento all’odio, trolling online e molestie. E “tutto ciò segna il declino di Twitter come piattaforma attendibile per notizie e informazioni”.

LA SAGA DELLA SPUNTA BLU

La qualità della piattaforma ha risentito pesantemente delle strategie per monetizzarne le funzionalità. L’esempio più lampante: quando Musk ha eliminato le principali funzionalità anti-disinformazione di Twitter, cioè l’identificazione degli utenti verificati e degli account autenticati con un segno di spunta blu, che da misura contro la frode di identità è diventata un servizio a pagamento, Twitter Blue.

Il lancio di questo abbonamento a novembre è stato a dir poco caotico e ha fatto emergere un’ondata di account falsi. Il New York Times ha riferito che nelle 24 ore successive alla modifica delle regole da parte di Twitter, almeno 11 nuovi account con segni di spunta blu hanno iniziato a “impersonare” il dipartimento di polizia di Los Angeles. Nel mentre, i post esplosivi degli “impostori” su Twitter hanno portato al crollo dei titoli in borsa di diverse multinazionali.

A mesi di distanza, l’iniziativa non ha avuto nemmeno successo commerciale. “Quando le spunte blu indicavano che gli account venivano effettivamente verificati da Twitter, il loro numero è passato da circa 5.000 nel 2010 a oltre 420.000 nel 2022.

Quest’ultima cifra rappresentava meno dello 0,2% dei quasi 240 milioni di utenti attivi giornalieri della piattaforma”. Ma ad aprile, quando Twitter ha pensionato il vecchio sistema di verifica, solo il 4,8% degli account verificati si erano abbonati per conservare la spunta blu, scrive Foreign Policy.

DAL VERIFICATO ALLA DISINFORMAZIONE

Colpisce anche un altro dato: oggi la maggior parte dei nuovi utenti verificati ha meno di 1.000 follower. E gli account con le spunte blu hanno alimentato la diffusione della disinformazione, in particolare sulla guerra russo-ucraina: “Le notizie false amplificate dagli utenti di Twitter Blue (e dall’algoritmo di Twitter che aumenta la visibilità dei loro account e dei singoli tweet) includono storie dell’orrore sul presunto prelievo di organi in Ucraina e sull’uso di armi destinate all’Ucraina nelle recenti proteste francesi”, scrive Hammond-Errey.

Il problema è che molti utenti percepiscono ancora le spunte blu come un segnale di credibilità. E molti ricercatori credono che gli account di Twitter gestiti dai regimi autoritari di Russia, Cina e Iran stiano beneficiando dai cambiamenti della piattaforma, giacché possono facilmente attrarre nuovi follower e diffondere propaganda e disinformazione ad un pubblico più ampio. Basta pagare per Twitter Blue, e assieme alla spunta blu si ottiene l’amplificazione dei post rispetto a quelli degli utenti non paganti.

In tutto questo, Twitter non etichetta più gli account dei media statali né delle agenzie di propaganda, come faceva prima, e non vieta i contenuti da loro promossi o consigliati.

Questo ha favorito, per esempio, la capacità del Cremlino di diffondere disinformazione sull’invasione dell’Ucraina, la politica americana e il confronto con l’Occidente, tra altri argomenti che generano tensione, scrive l’esperta.

Gli account di media statali russi hanno circa il 33% delle visite in più, da quanto si legge nel report dell’organizzazione Reset, e ogni tweet è visualizzato circa 125.000 volte.

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