Come tradizione ricordiamo il regista scomparso Joel Schumacher attraverso le sue parole: quelle di una lunga intervista realizzata nel 2001 per l'uscita di 'Tigerland', film rivelatore del talento di Colin Farrell, che riproponiamo qui nella sua versione integrale.
Joel Schumacher è un regista di pellicole molto differenti se non addirittura distanti tra loro. Un ex costumista per i film di Woody Allen e Paul Mazursky assunto nell’olimpo della regia hollywoodiana dopo il successo del tutto casuale di St.Elmo’s fire. Un autore apparentemente cinico, geniale nel suo continuo andare alla ricerca di un cinema se non nuovo, almeno diverso e a tratti volutamente sgradevole.
Un autore senza peli sulla lingua e – soprattutto – in grado di coniugare anche di persona eleganza e antipatia, calorosità e professionalità. Lo abbiamo incontrato a Roma in occasione della presentazione del suo ultimo film Tigerland tratto dalla sceneggiatura di Ross Klavan e dedicato ad un campo di addestramento militare per la guerra del Vietnam nella Louisiana del 1971.
Un capolavoro per alcuni, inutile per altri. Emblema della dicotomia che sembra lacerare il cinema di Joel Schumacher tra disgusto ed entusiasmo, tra arte e showbusiness , tra cinema d’autore e pressioni commerciali.
Mr. Schumacher, da dove nasce l’esigenza di tornare ancora cinematograficamente in Vietnam con il suo film Tigerland?
Ero molto interessato dal raccontare la storia presente nel libro di Ross Klavan riguardante il suo addestramento a Tigerland nel 1971. Non ho mai pensato a questo film come ad una pellicola di guerra sul Vietnam. Ovviamente lo è in molte maniere, ma per me questa storia ha un significato più profondo … leggi tutto